“Giorgia va veloce”. Il primo cdm ‘operativo’ e la prima conferenza stampa a palazzo Chigi, e il piglio da boxe

“Giorgia va veloce”. Il primo cdm ‘operativo’ e la prima conferenza stampa a palazzo Chigi, e il piglio da boxe

1 Novembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

“Giorgia va veloce”. Il primo cdm ‘operativo’ e la prima conferenza stampa a palazzo Chigi è la spia del piglio da ‘boxe’ che la premier vuole imporre. Sottosegretari e viceministri tra ‘gioie e dolori’, specie dentro una FI a pezzi: giuramento il 2 novembre, giorno dei Morti…

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“Giorgia va veloce”. Il primo cdm ‘operativo’ e la prima conferenza stampa a palazzo Chigi è la spia del piglio da ‘boxe’ che la premier vuole imporre

Nb. Questo articolo è stato pubblicato, in parte, sul Quotidiano nazionale del I novembre 2022

 

La ‘Giorgia’s version’: tutto procede bene… Ma la guerra sul sottogoverno è stata spietata

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La ‘Giorgia’s version’: tutto procede bene

“Mi aspetto compattezza e lealtà”, da ministri e sottosegretari, e “la sto riscontrando: non ci sono stati problemi di alcun genere. In cdm si respira un clima di grande compattezza ed entusiasmo, pur nella consapevolezza delle difficoltà”, dice, in apertura di conferenza stampa indetta dopo il cdm, la premier Meloni. Non è esattamente così. 

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Meloni e Salvini

Scontri, e pure tosti, ce ne sono stati, in questi giorni, specie tra Meloni e Salvini. Il quale già si allarga, si sbraccia, si dà da fare per dimostrare che il vero ‘premier ombra’ è lui, altro che vice-premier, e che la sua presenza ‘ingombrante’ darà filo da torcere alla premier e sarà anche peggio.

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Antonio Tajani

Non si trovano notizie dell’altro vicepremier, Tajani, ma sul punto non si nutrivano dubbi. 

La ‘guerra per bande’ andata in atto dentro FI

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Stabilito che trattasi di un gioco a incastro, un ‘risiko’

Per non dire della fatica di comporre il risiko del sottogoverno, un gioco a incastro andato avanti per un’intera settimana, tra gli equilibrismi della Lega – che doveva mediare tra veneti, lombardi e milanesi, filo-governatori e salviniani – e quelli di FI. Ormai un partito davvero allo sbando, FI, dove alla sorda guerra – neppure a ‘bassa’, ma ad ‘altissima’ intensità – tra ‘ronzulliani’ e ‘tajanei’ (se Tolkien fosse vivo ci farebbe un capitolo a parte del libro ‘Le due torri’ cioè il capitolo più sanguinoso della sua saga Il signore degli Anelli), cui si è sovrapposta quella tra ‘nordici’ (ronzulliani), ‘centrali’ (nel senso di Italia centrale, tajanei) e ‘sudisti’ (nel senso di ‘partito azzurro del Sud’): se le sono date di santa ragione tra Ronzulli che (non) mediava e il Cav ‘assente’. 

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J. R. R. Tolkien

Tutti volevano un posto, molti sono rimasti a bocca asciutta, specie gli ex parlamentari ormai ‘fuori’ da ogni speranza di finire, almeno, in Purgatorio (Calabria, Giacomoni, Giammanco), alcuni neppure ci hanno provato, ormai disperati, pochi sono risultati, alla fine, gli eletti e ‘salvati’. Tra questi ultimi c’è lo storico interprete (uno che – oltre alla cultura raffinatissima e humor british – parla russo alla perfezione) del Cavaliere, Valentino Valentini.

Valentino Valentini

Valentino Valentini

Rimasto fuori dalle Camere, anche perché ‘punito’ dalla Ronzulli e candidato in un collegio impossibile, è il solo vero ripescato all’interno dell’area liberal di una Forza Italia in cui il ‘bastone’ dell’ala radical è sempre più forte. Solo che è stato dirottato al Mise, seppure come viceministro, e non agli Esteri (o alla Difesa, dove voleva andare), per ragioni di opportunità e di possibili ‘conflitti’.

Gli sconfitti azzurri e le poche certezze del Cav

Il Cavaliere Berlusconi

Il Cavaliere Berlusconi

Alla fine della fiera, dunque, Silvio Berlusconi spunta sei sottosegretari e due vice ministri. Ma perde per strada tre nomi, dati per favoriti fino all’ultimo: il coordinatore regionale in Calabria Giuseppe Mangialavori, considerato vicino a Licia Ronzulli, l’ex governatore Ugo Cappellacci, suo uomo in Sardegna e soprattutto Paolo Barelli, capogruppo uscente alla Camera e fedelissimo di Antonio Tajani, in pole come ‘vice’ di Matteo Piantedosi al Viminale.

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Giuseppe Vincenzo Mangialavori

I primi due sarebbero rimasti fuori a causa delle resistenze di Meloni legate a vicende processuali: dalle carte di alcuni procedimenti giudiziari calabresi sarebbe emersa una vicinanza di Mangialavori (mai indagato) a un clan ‘ndranghetista, mentre Cappellacci sarebbe a processo per corruzione e peculato. Anche su Barelli, secondo fonti parlamentari di centrodestra, ci sono state perplessità simili. 

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Paolo Barelli

‘Caduti’ i tre big azzurri, il Cav, raccontano, è corso ai ripari per sostituirli, cercando nello stesso tempo di assicurare caselle all’ala sudista del partito che è sul piede di guerra perché considerata sotto rappresentata a palazzo Chigi e di garantire una quota rosa, come chiesto da via della Scrofa. Da qui la scelta dell’ex premier di puntare soprattutto su berlusconiani della prima ora, come il suo avvocato e responsabile giustizia di Fi, Francesco Paolo Sisto, diventato vice del Guardasigilli Carlo Nordio, e un fedelissimo rimasto escluso dal Parlamento e ora ‘risarcito’, come Valentino Valentini, interprete personale del Cavaliere e consigliere di politica estera, specialmente per i rapporti con Mosca, promosso al nuovo Mise (non si sa se con la delega alle Tlc, che ha sempre fatto gola agli azzurri). Senza contare l’ex presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini, promosso sottosegretario all’Editoria. 

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Alberto Barachini

Tre posti chiave per il leader forzista, che ‘compenserebbero’ la mancata conquista del ministero di via Arenula. Come previsto, è entrato in squadra anche il quarantenne Matteo Perego di Cremnago, considerato vicino alla famiglia di Berlusconi, non rieletto il 25 settembre scorso.

Tullio Ferrante

Tullio Ferrante

C’è anche una new entry ‘in quota Fascina’: l’avvocato campano (nativo di San Giorgio a Cremano) e neo deputato Tullio Ferrante (alle Infrastrutture), considerato amico della ‘quasi moglie’ dell’ex presidente del Consiglio. 

Matilde Siracusano

Matilde Siracusano

Tre le donne piazzate da FI, di cui due ‘sudiste’: la siciliana Matilde Siracusano (ai Rapporti con il Parlamento), e la calabrese Maria Tripodi(agli Esteri), che ha preso il posto di Mangialavori in zona Cesarini. Oltre a Sandra Savino, attuale coordinatrice del Friuli Venezia Giulia (al Mef). Chiusa la squadra (decisiva una telefonata nella tarda serata di ieri tra il presidente di FI e il premier Meloni) resterebbero, però, ancora forti malumori in Calabria e tra i ‘tajaniani’ per l’esclusione di Mangialavori e di Barelli, uomo di fiducia del vicepremier e numero due di FI. Mal di pancia, raccontano, anche in Campania, legati alla ‘sorpresa’ Ferrante, e difficili da sopire.

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Berlusconi ragiona con il manuale Cencelli in mano, e la Lega pure

Insomma, sono stati giorni complessi, difficili, ricchi di polemiche sui ‘maledetti’ giornali (non esiste un premier, a memoria d’uomo e di premier che li riesca ad amare, e pure questo, però, si sa) e di giochi a incastro che, al confronto, manco manuale Cencelli è finito nel cestino, è servito, anche se, alla fine, la ‘quadra’ è stata pur trovata. 

Il primo cdm ‘vero’ e la prima conferenza stampa della premier. Tutto, o quasi, funziona

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Il primo cdm ‘vero’ e la prima conferenza stampa della premier.

In ogni caso, però, ‘tutto va bene, madama la marchesa’, anzi la premier, come si può negarlo? Insomma, chi potrebbe negare, a una neo-premier, una dose, quasi omeopatica, di ‘veline’ politico-mediatiche da distribuire alla stampa? Nessuno, ecco. E siamo ancora in ‘luna di miele’, non con la stampa, ma con l’opinione pubblica sì. 

Il giorno primo del mese primo dell’anno primo dell’era Meloni (pregarsi astenersi da ogni sciocco parallelo con l’anno I dell’era fascista) inizia con un bagno di (ovvio) auto-ottimismo, oltre che di (necessario) realismo. La macchina della comunicazione funziona alla perfezione. 

Come se Meloni e i suoi, a palazzo Chigi, non fossero dei novizi alle prime armi, scolaretti al primo giorno di scuola, ma come se avessero già abitato lì, e pure per anni, padroni della materia. 

Fabrizio Alfano

Fabrizio Alfano

La conferenza stampa inizia con puntualità teutonica, alle 16.30, lo streaming non presenta sbavature, tutti parlano il giusto, senza esondare. Il nuovo capo ufficio stampa e cerimoniere del Palazzo – lo storico caporedattore dell’Agi, Fabrizio Alfano, che fu anche portavoce di Fini e che da oggi si affianca alla portavoce di una vita, Giovanna Iannello – spiega subito che “Giorgia va veloce” nel senso che ha, subito dopo, vari impegni pressanti, quindi poche domande, ecco. 

Alfredo Mantovano

Alfredo Mantovano

In ogni caso, dopo l’introduzione del premier sui temi del suo primo cdm ‘operativo’ (quello di una settimana fa, tenuto il giorno stesso dell’insediamento, era né più né meno che “la cena per farli conoscere”) e la palla, cioè la parola, passata ai ministri convenuti (Nordio, Piantedosi, Schillaci: tre esordienti, mentre Mantovano, che pure è presente, resta silente), lei risponde a diverse domande dei giornalisti. 

Signore degli Anelli di Tolkien

Signore degli Anelli di Tolkien

Certo, si lamenta già un po’ troppo “di quello che leggo sulla stampa”, fa qualche battuta vagamente acida (“Ora tolgo il bavaglio a Nordio!”), nega dissapori sulle nomine di sottogoverno (otto i viceministri, che sono tanti, e 31 sottosegretari: 39 in totale), poi rivendica che “abbiamo scelto i migliori, rispettato competenze, nel rispetto dei ruoli e dei pesi” (dei vari partiti), “bilanciato la presenza femminile e territoriale”. Ma, precisa, “e qui voglio fare un po’ di controinformazione” (rispetto alla stampa), “non ci sono stati problemi, quando ho avuto dubbi li ho fatti presenti, magari i problemi arriveranno” ma ‘non è questo quel giorno’, direbbero nel Signore degli Anelli, ecco. 

La ‘ciccia’ in cdm: giustizia, rave party, salute

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Primo Cdm per la Premier Meloni

Per quello che riguarda la ‘ciccia’ del cdm e, dunque, anche i messaggi lanciati in conferenza stampa, Meloni fa subito capire che, appunto, lei ‘va veloce’. Sulla riforma della Giustizia si frena (è quella targata Cartabia, vecchio governo), ma “non perderemo i soldi del PNRR”, è sospesa fino al 31 dicembre, ma solo perché “ce lo hanno chiesto tutti (e qui sottolinea ‘tutti, ndr.) i Procuratori generali delle Corti d’Appello”. 

Falcone e Borsellino

Giovanni Falcone Paolo Borsellino

Sul carcere ostativo, invece, si accelera perché “ho iniziato a fare politica con le stragi di mafia, nel nome di Falcone e Borsellino, i ‘papelli’ dei mafiosi mirano da sempre a svuotar quelle norme, noi invece le riconfermiamo, per ovviare alla sentenza della Consulta che presto sarebbe arrivata, ma il Parlamento resta sovrano, può modificare il testo in sede di conversione” (figurarsi se il Parlamento toccherà una virgola).

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Sul Covid 19 – e qui l’opposizione già si scatena accusando il governo di strizzare l’occhio ai no vax – si decelera perché “il modello Speranza” e una “visione ideologica della sanità e della libertà personale va ribaltata” ma la prevenzione resterà, almeno dentro agli ospedali e per i medici, però ‘ma anche basta’ ai modelli sanitari ‘repressivi’ (momento ‘libertario’ di premier conservatrice). 

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I ragazzi partecipanti al rave party in corso nella zona nord di Modena in prossimità del quartiere fieristico e dell’ingresso dell’autostrada A1. Modena, 31 Ottobre 2022 . ANSA /SERENA CAMPANINI

Sui rave party si accelera, e di brutto, perché “lo Stato italiano non si fa mettere i piedi in testa” e “l’illegalità non sarà più tollerata”. Insomma, il pugno sarà di ferro, Piantedosi è già intervenuto, le scorrazzate, birre e droghe sui prati non saranno più tollerati, e tanti cari saluti ai drop out. 

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Matteo Salvini

I ministri annuiscono, spiegano la ratio dei provvedimenti, sembrano persino a loro agio, neppure troppo impacciati, ma – parliamoci chiaro – stanno lì a fare ‘colore’. La scena se la prende lei, la protagonista è lei, loro comprimari. Tranne Salvini, il quale, però, ieri non c’era e tutti attendono una conferenza stampa dei due, i cronisti sono già pronti a pagare pur di vederla. 

Il pugno di ferro della ‘lady di ferro’ si vede tutto, il guanto di velluto, invece, si stenta intravederlo. In ogni caso, già al prossimo cdm, convocato per il 4 novembre, il gioco si farà assai più duro. E’ la stessa premier ad annunciare che si parlerà di Nadef, manovra economica, caro energia, deleghe (compresa quella, delicatissima, ai servizi segreti), nuovi nomi dei dicasteri e loro ‘confini’. Appuntamento al 4 novembre, dunque, mentre viceministri e sottosegretari giureranno il 2, giorno dei Morti. 

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“Mi attendo le vostre battute” dice la Meloni, con aria di sfida, ai giornalisti

“Mi attendo le vostre battute” dice la Meloni, con aria di sfida, ai giornalisti. La premier ha messo su in guantoni. Difesa ‘alta’. Ma vediamo, ora, la ‘squadra’ di sottogoverno.

Il ‘sottogoverno’ del governo Meloni. Sono 39

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Il ‘sottogoverno’ del governo Meloni. Sono 39

Otto viceministri e trentuno sottosegretari. Totale, appunto,39, anche se la premier sperava fossero meno, tipo 35, per non dare l’idea della ‘Casta’. 

Giorgia Meloni ha dunque completato la squadra di governo: ieri il Consiglio dei ministri ha dato via libera alla lista dei sottosegretari, mentre pure i viceministri sono già stati individuati, ma saranno nominati dopo le formalità necessarie. 

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31 sottosegretari di Stato

Tra i 31 sottosegretari di Stato, agli Esteri vanno Giorgio Silli e Maria Tripodi; agli Interni Emanuele Prisco, Wanda Ferro e Nicola Molteni; alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari: alla Difesa Isabella Rauti e Matteo Perego; all‘Economia Lucia Albano, Federico Freni e Sandra Savino; al Mise Fausta Bergamotto e Massimo Bitonci; al Mite Claudio Barbaro; all’Agricoltura Patrizio La Pietra e Luigi D’Eramo; alle Infrastrutture e trasporti Tullio Ferrante; al Lavoro e politiche sociali Claudio Durigon; all’Istruzione Paola Frassinetti; all’Università e ricerca Augusta Montaruli; alla Cultura Gianmarco Mazzi, Lucia Borgonzoni e Vittorio Sgarbi; alla Salute Marcello Gemmato; ai Rapporti con il Parlamento Giuseppina Castiello e Matilde Siracusano. 

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I sottosegretari alla presidenza del Consiglio sono invece quattro

sottosegretari alla presidenza del Consiglio sono invece quattro: Alessio Butti di FdI (Innovazione), Giovanbattista Fazzolari (FdI), (Attuazione del programma), Alberto Barachini di FI (Editoria), Alessandro Morelli (Cipe). 

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I viceministri sono otto

I viceministri sono otto e saranno: Edmondo Cirielli di FdI (Esteri); Francesco Paolo Sisto di FI (Giustizia); Maurizio Leo di FdI (Economia); Valentino Valentini di FI (Mise); Vania Gava della Lega (Mite); Edoardo Rixi della Lega e Galeazzo Bignami di FdI (Mims); Maria Teresa Bellucci di FdI (Lavoro). “Il giuramento dei sottosegretari si terrà il 2 novembre perché non vogliamo perdere tempo”, ha spiegato Meloni. Mentre per quanto riguarda la delega ai servizi segreti “stiamo ancora lavorando, penso che nel prossimo Cdm”, previsto per il prossimo venerdì, “avremo le determinazioni”, ma dovrebbe andare al fidatissimo sottosegretario Alfredo Mantovano. 

logo fdl

Fratelli d’Italia

Facendo una radiografia politica del sottogoverno, Fratelli d’Italia, principale partito della maggioranza, ottiene 18 posti tra viceministri e sottosegretari (7 donne e 11 uomini)Alla Lega vanno 11 posti (3 donne e 8 uomini), a Forza Italia 8 (3 donne e 5 uomini), uno a Noi Moderati e poi c’è il ‘solito’ Sgarbi, notoriamente ‘indipendente’ di suo (ma è stato il candidato unitario del centrodestra a Bologna). Su un totale di 39 nomi, appena 13 sono donne.

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Il Governo Draghi aveva 6 viceministri e 35 sottosegretari, con 20  donne

Un risultato non esaltante, e ‘in basso’, rispetto al Governo Draghi che aveva 6 viceministri e 35 sottosegretari, tra cui ben 20 erano donne.

FdI ottiene 4 viceministri e 14 sottosegretari: Cirielli, Leo, Bignami e Bellucci (viceministri); Ferro, Prisco, Delmastro, Rauti, Albano, Bergamotto, Barbaro, La Pietra, Frassinetti, Montaruli, Mazzi, Gemmato, Butti, Fazzolari (sottosegretari). La Lega ha 2 viceministri e 9 sottosegretari: Rixi e Gava (viceministri); Molteni, Borgonzoni, Ostellari, D’Eramo, Castiello, Bitonci, Morelli, Durigon, Freni (sottosegretari). Forza Italia ha 2 viceministri e 6 sottosegretari: Sisto e Valentini (viceministri); Tripodi, Perego, Savino, Ferrante, Siracusano, Barachini (sottosegretari). Noi moderati ha un solo sottosegretario: Silli. 

vittorio sgarbi

Sgarbi era candidato unitario del centrodestra a Bologna per il Senato

Sgarbi era candidato unitario del centrodestra a Bologna per il Senato (peraltro sconfitto da… Casini). Il Consiglio dei Ministri di venerdì 4 novembre affiderà la delega per i servizi segreti, nominerà i viceministri e approverà i decreti legge per le nuove competenze dei dicasteri, quelli con i nomi innovativi che tanto hanno fatto discutere…