La ‘librocomachia’. Nel Pd ci si fa la guerra anche a colpi di libri…

La ‘librocomachia’. Nel Pd ci si fa la guerra anche a colpi di libri…

9 Novembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

La ‘librocomachia’. Nel Pd ci si fa la guerra anche a colpi di libri… Le ultime fatiche letterarie di Nardella, Bettini e Bonaccini nascondono la lotta per la successione a Letta a guida del partito

La ‘librocomachia’. Nel Pd ci si fa la guerra anche a colpi di libri…

La ‘librocomachia’. Nel Pd ci si fa la guerra anche a colpi di libri…

Nb. L’articolo è stato pubblicato il 9 novembre sulle colonne del sito The Watcher Post

Nel Pd, oltre che menarsi tra loro, con i terzopolisti e con i 5s, amano anche, e molto, scrivere…

congresso 2022

Il congresso anticipato, ormai, è alle porte

La Batracomiomachia (in greco antico si scrive Βατραχομυομαχία, “La battaglia delle rane e dei topi“) è un poemetto di 303 versi, parodia dell’epica eroica e guerresca di Omero, e in particolare dell’Iliade, nel quale si narra di una battaglia combattuta tra i topi e le rane. Ai tempi antichi faceva molto ridere, ebbe molta fortuna e fu amata pure dai posteri come, ad esempio, Giacomo Leopardi.

Nel Pd – come ormai sanno anche i sassi – se le stanno dando di santa ragione. Il congresso anticipato, ormai, è alle porte (si terrà a marzo del 2023, il ‘percorso’ congressuale è iniziato, con tanto di regolamento varato in Segreteria) ma pure le alleanze, in vista delle prossime elezioni regionali, sono un bel busillis. Un dramma, in realtà, dato che si parla, di fatto, di sconfitte annunciate (Lombardia, soprattutto, ma anche Lazio, per non dire di Friuli e Molise). Sia perché il Terzo Polo si è buttato molto avanti ed ha già “tagliato fuori” i dem: succede in Lombardia con la candidatura di Letizia Moratti e l’incapacità del Pd di contrapporgli chicchessia, figurarsi allearsi con lei e con loro, entrambi detestati da un la classe dirigente locale dem che prende, di solito, percentuali e consensi ridicoli o imbarazzanti, cioè rasenti i voti di IV o Az, in regione.

Sia perché, in Lazio, Conte e i 5Stelle hanno già sgambettato il Pd, entrando in tackle scivolato e abbattendo il povero giocatore in area mentre provava a calciare: fuor di metafora, mentre i dem si baloccavano a sfogliare la margherita del candidato migliore (D’Amato no, troppo spinto da Calenda, Leodori no, troppo vicina a Franceschini, Bonafoni no, troppo radical, si pensava a Gasbarra, vicino a Bettini e benvoluto da Conte, ma ora boh, non si sa bene), Conte teneva una conferenza stampa bombastica (quella di ieri) in cui riusciva a dire, in meno di 15 minuti, tre capolavori di incoerenza: no al termovalizzatore a Roma (persino la Raggi ci aveva fatto un pensierino) come scusa per mandare gambe all’aria l’alleanza con il Pd che pure ha provato a tenerlo dentro in tutti i modi; dire no a un nuovo decreto armi per l’Ucraina (Conte ha fatto schizzare in alto le spese militari e i 5s hanno detto cinque volte cinque si ai vari invii di armi all’ucraina per riscoprirsi pacifisti irenici solo sabato scorso); dire no ad alleanze che non siano “programmatiche” alle regionali come se i partiti non fossero le macchine del consenso che son,o ma club per intellettuali che discettano di filosofia.

Senza dire del fatto che, alle prossime regionali, i 5s potrebbero ritrovarsi con il Pd in due regioni (Friuli e Molise) e in altre due no (Lazio e Lombardia). Morale, Conte tocca lo zenit dell’incoerenza e della falsità ideologica, ma nel Pd però ancora si vogliono alleare con lui. Intanto, i sondaggi danno i due partiti appaiati o i 5s superare il Pd in discesa con un netto 15 pieno su un 14 scarso… 

 Solo che – insomma, vivaddio! – una vecchia propensione all’intellettualismo cogitabondo non manca mai, nel Pd, anzi: forse è l’ultima eredità del caro, vecchio, Pci che ancora si mantiene in vita. E la torsione da intellettò gauchiste engagé è sempre quella, ben vivida, sempre ben presente. Insomma, se non scrivi almeno un libro, non sei nessuno. Di certo, non puoi diventare segretario. 

“Sono Giorgia”. Un libro, una donna, una vita

“Sono Giorgia”. Un libro, una donna, una vita

Ecco che, dunque, nel Pd, scrivono, scrivono… Lettere aperte, saggi, articoli, comunicati stampa e, anche, si capisce, libri. Ponderosi saggi politici che, in buona sostanza, nessuno legge (il solo libro di politica che fa furore nelle classifiche librarie resta quello di Giorgia Meloni), ma che tornano sempre utili per ‘fare’ battaglia politica. Ne è nata, appunta, una sorta di ‘libromachia’, guerra di libri. 

Massimo Troisi

Massimo Troisi

Ora, al netto della – poco nota ma decisiva – battuta di Massimo Troisi (“Perché lei non legge? Vede, non sono io che non leggo, sono quelli che sono centinaia a scrivere, e scrivono, scrivono, ma loro sono centinaia a scrivere e io, invece, sono sempre uno solo, a leggere…”), resta che fioccano, come se piovessero, anche le presentazioni di libri che i dirigenti dem – candidati e non alla prossima segreteria del partito – amano scrivere e usare i libri per fare propaganda politica. 

libro

Un libro, insomma, torna sempre utile per ‘posizionarsi’, nel dibattito politico interno

Un libro, insomma, torna sempre utile per ‘posizionarsi’, nel dibattito politico interno, e pure per raccogliere ‘fedeli’, cioè lettori che si tramutano in simpatizzanti e – si spera – in voti congressuali. 

Il libro di Nardella, fiorentino violinista ‘trapiantato’ a Firenze

La citta universale nardella

Il libro di Nardella, fiorentino ‘trapiantato’

Oggi, per dire, si terrà, alla sede della Stampa estera (di solito, alla Stampa estera, si presentano candidati premier, premier, leader di partito, ministri, insomma gente che conta, ecco…), la presentazione del nuovo libro del sindaco di Firenze (e da due mandati), Dario Nardella. S’intitola “La città universale”, lo pubblica La nave di Teseo, prestigiosa casa editrice di Elisabetta Sgarbi, consta di ben 400 pagine, che sono tante, costa appena 19 euro (ma su Ebay già si trova a sconto), è fresco di stampa e – recita la quarta di copertina – parla del medesimo Dario Nardella. Il quale è tutto che fiorentino, essendo nato a Torre del Greco, vicino Napoli, nel 1975, ma insomma fiorentino lo è ‘diventato’ già a 14 anni, quando si è trasferito nella città dei Medici (e Machiavelli, e Dante, Boccaccio, etc. etc. etc.). A Firenze Nardella ha frequentato il liceo, l’università e il conservatorio (il sindaco sa suonare il violino, ed è pure bravo, a farlo), a Firenze è cresciuto e di Firenze è diventato sindaco, nel 2014, solo che è arrivato al secondo mandato, quasi alla sua fine (scade nel 2024), ergo occorreva inventarsi un nuovo mestiere. Quello di segretario del Pd rappresenta una valida alternativa, anche se i due ex sindaci diventati segretari (Walter Veltroni, sindaco di Roma, e Matteo Renzi, sindaco della sua Firenze) non è che ‘portano bbuono’, come esempi storici. 

dario nardella © emiliano benedetti 2 2

Nardella definisce Firenze “una città universale, una città in cui si vive immersi nell’arte e nella storia, meta e tappa di persone di tutto il mondo”

Nardella definisce Firenze “una città universale, una città in cui si vive immersi nell’arte e nella storia, meta e tappa di persone di tutto il mondo, in cui il rapporto costante con il bello forgia il modo di vivere e di pensare dei suoi abitanti”, recita la quarta di copertina, che continua così: “Proprio il ruolo di sindaco di Firenze, palcoscenico privilegiato, l’ha portato ad assumere responsabilità e funzioni a livello internazionale, a conoscere e studiare le città più importanti del nostro continente e a collaborare con i loro sindaci e amministratori. Sono state queste esperienze a confermare la sua convinzione che le città siano il presente e il futuro dell’Europa, luogo di incontro e scambio, relazioni e mediazione, inclusione e complessità. Dario Nardella, partendo da Firenze e dalla sua esperienza diretta per arrivare fino alle grandi città europee, delinea i contorni di un nuovo progetto politico che, auspicabilmente, ci porterà a un nuovo Umanesimo, in grado di fornire linfa fresca alla politica e alla società tracciando nuove strade per un futuro diverso e migliore”. 

Anche Stefano Bonaccini ha scritto un libro… Gli altri candidati scrittori alla segreteria dem

bonaccini libro

Anche Stefano Bonaccini ha scritto un libro

Al netto della retorica, che qui viene profusa a piene mani, Nardella potrebbe rappresentare il competitor di Stefano Bonaccini al prossimo congresso. Il quale Bonaccini ha, a sua volta, scritto un libro: “Il Paese che vogliamo. Idee e proposte per l’Italia del futuro” (Piemme, appena 128 pagine, almeno lui, solo 19 euri). 

Paola De Micheli

L’ex ministra Paola De Micheli

E potrebbe essere lui, Nardella, il candidato del fronte degli anti-Bonaccini, annidati tra gli ex renziani di Base riformista, i Giovani turchi, i liberal e altri pezzettini di ex correnti (Delrio), che, oggettivamente, è il candidato più forte e più autorevole, a vincerlo, il prossimo congresso dem non foss’altro perché è sceso in campo, di fatto, per primo e non sembra essere impensierito dagli altri candidati che pure si sono già fatti avanti: l’ex ministra Paola De Micheli, che pure ha una sua rete, e il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che già gira l’Italia con il format ‘Pane e politica’. 

Matteo ricci

Matteo Ricci, gira l’Italia con il format ‘Pane e politica’

Ma la sinistra interna, davanti a Nardella, storce il naso, non è convinta, sbuffa, scalpita. Troppo ‘moderato’ e ‘riformista’ resta, il suo profilo. Troppo poco libero – e liberato – dalle scorie del renzismo, di cui Nardella era, fino all’altro ieri, un fedelissimo. Troppo ‘civico’ il suo profilo.

Renzi, perfido come una serpe

Renzi, perfido come una serpe

E questo nonostante Nardella – come il buon, si fa per dire, Renzi, perfido come una serpe, ha pensato bene di rivelare a tutto il mondo – abbia litigato, e pure di brutto, con il suo ex dante causa. Un po’ per bagatelle tutte fiorentine (su aeroporto, tramvia, etc. ha contro Iv), un po’ per ragioni, appunto, tutte ‘politiche’ e ‘nazionali’. Ma anche se Nardella non è più in feeling con Renzi alla sinistra dem ‘non’ piace.

Anna Ascani

Anna Ascani

Gira, tra gli altri, il nome di Anna Ascani, che ha la sua corrente (Energie democratiche) e, invece, appare tramontato quello della pasionaria della sinistra extra-Pd, la neo deputata Elly Schlein (non si ha notizia, ad oggi, di libri delle due, ma entrambe potrebbero candidarsi alla leadership…).

Invece, sia Peppe Provenzano, neo deputato, che però dalla corsa alla segreteria s’è chiamato fuori, sia Andrea Orlando (organizzatore di una sua, personale, corrente, Dems) pure scrivono libri.

La sinistra e la scintilla. Idee per un riscatto

La sinistra e la scintilla. Idee per un riscatto

Provenzano, giovane enfant prodige dell’ultimo decano, oggi scomparso, del migliorismo nel Pci, Emanuele Macaluso, ha dato alle stampe, ma nel 2019, “La sinistra e la scintilla. Idee per un riscatto” (Donzelli) e Orlando ha pubblicato “La sfida verde. Diritto al lavoro o alla salute?” (Feltrinelli, fresco fresco, uscito nel 2022). Due campioni – loro sì – della sinistra-sinistra dem. Ma uno dei due, presumibilmente Orlando, si lancerà, poi, nella prossima sfida congressuale?

 

Il ‘metodo Bettini’, un altro che ama scrivere…

Goffredo Bettini

Goffredo Bettini

E qui entra in gioco un altro grafomane, in quanto a dirigenti dem che amano scrivere libri, l’ideologo della sinistra dem e, ora, pure di Conte. Parliamo dell’ex dirigente del Pci-Pds-Ds-Pd Goffredo Bettini. Classe 1952, ex deputato, ex europarlamentare e, oggi, battitore libero, ma che accusa (Letta e non solo lui) di averlo ‘silenziato’ e ‘imbavagliato’ (Bettini credeva, fermamente, all’alleanza organica politico-elettorale con i 5s). 

Bettini è una nota, vera potenza, dentro il Pd

A Sinistra. Da capo

Padre putativo dei sindaci di Roma, che ha inventato, letteralmente, da Rutelli a Veltroni a Marino (era il famoso ‘modello Roma’, appunto, nel senso che li telecomandava a suo piacimento), ma anche ideatore del ‘modello Lazio’(Gasbarra in Provincia, poi Zingaretti, per due volte, in Regione sono state, appunto, le sue ‘invenzioni’) e ideatore pure del penultimo segretario del Pd (sempre Zingaretti, per quanto la sua segreteria sia stata, diciamo così, assai ‘sfortunata’), Bettini mantiene una salda presa sulla sinistra interna Pd e, già che c’è, da anni, pure su quella extra-Pd (i ‘cugini’ di Articolo 1 ex Mdp-LeU) e sui 5stelle. 

Goffredone – una casa a Roma, piccola ma zeppa di libri, nel quartiere rosso di Testaccio, tanto che quando organizza i suoi compleanni gli tocca farli nella casa di periferia del suo autista, e una nella lontana Thailandia, suo buen retiro – ha deciso che proprio non era più l’ora di tacere. A onor del vero, non lo ha mai fatto: interviene – ogni più sospinto – con interviste, saggi, presentazioni di libri (altrui), ma ha pensato che era ora di scriverne uno, stavolta di suo pugno. 

Letta candidature

Enrico Letta

Domenica scorsa, dopo mesi di silenzio («sono stato zittito», ha detto e ce l’aveva più o meno direttamente con il segretario Enrico Letta, che dopo la rottura fra Pd e M5s non lo ha difeso, a suo dire, dagli attacchi dell’altro mezzo partito) ha anticipato, su Rai 3, nel programma di Lucia Annunziata, “In mezz’ora” – il senso e il filo del ‘ragionamendo’ del suo nuovo libro. Si intitola “A Sinistra. Da capoedizioni Paper First (è la casa editrice del Fatto quotidiano di Travaglio…), con postfazione dell’ex ministro Andrea Orlando, non a caso uno dei papabili candidati, ala sinistra, alla successione di Enrico Letta. 

A ‘casa’ Bettini rinasce l’alleanza giallorossa

Daniela Preziosi

Daniela Preziosi

Curiosità, subito notata da una attenta cronista di cose di casa Pd, Daniela Preziosi, su Il Domani: “Bettini si è collegato alla trasmissione nel corso della sua festa di compleanno: come l’anno scorso, ha invitato i suoi ospiti a la Storta, periferia a nord della Capitale, sotto la pergola pasoliniana ma accogliente della casa del suo storico autista, Libero Bozzi. A differenza dell’anno scorso, per evitare pettegolezzi politici, gli invitati, che erano un centinaio, sono stati molti meno: un gruppo scelto di amici. «Veri», però: Conte, D’Alema, Veltroni, Gasbarra”.

Le ‘presentazioni’ del nuovo libro di Bettini sono “tutto un programma”: alleanza coi 5S

INCENERITORE A ROMA

Termovalorizzatore a Roma

Ma torniamo al libro: si annunciano presentazioni col botto, e cioè destinate a entrare con i piedi nel piatto del congresso del Pd nella speranza di far risorgere la mai davvero defunta alleanza giallorossa. Ma sulla strada della resurrezione c’è il futuro termovalorizzatore di Roma. Conte chiede a Gualtieri di fermarlo (difficile che succeda) e fa capire che, in Lazio, l’alleanza con il Pd, alle prossime regionali, non ci sarà, dando un dispiacere, in prima persona, pure a Bettini. Comunque, Bettini, nonostante il freddo che si registra tra lui e il Nazareno, in questi mesi è rimasto il grande mediatore fra dem e il M5s (ma quello nazionale, in pratica l’ex premier).

m5s pd

Bettini grande mediatore fra dem e il M5s

Primo evento: venerdì 11 novembre a Roma, alle ore 18, e non in un posto qualsiasi, ma bensì all’Auditorium di Roma, luogo radical chic di concerti ed eventi. Con Conte, Andrea Orlando, il Grande Mediatore e Cerimoniere (dei Papi), Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, nonché grande timoniere della manifestazione pacifista di sabato scorso Roma, e le direttrici Agnese Pini(Quotidiano nazionale) e Norma Rangeri (il manifesto) a fare le domande. 

Agnese Pini

Agnese Pini

Secondo evento a Napoli, il 14 novembre. Con un altro parterre di spingitori di alleanze giallorosse: Dario Franceschini, tenutario di un’area di cattodem ancora viva e vegeta (Area dem), oltre che noto scrittore (ma di romanzi), l’ex premier Massimo D’Alema (altro amico di Conte), a sua volta noto per i suoi (molti) libri, e il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, altro fan dell’alleanza ‘organica’ tra Pd e 5s. 

Massimo D’Alema

Massimo D’Alema

Qui di seguito, sempre grazie all’articolo di Daniela Preziosi, ecco un passaggio del saggio: «Il Pd e la sinistra sono stati spiantati. Non tanto dalle scelte dell’oggi, ma da una nostra claudicante storia passata. Non è l’ora neppure di discutere di alleanze. Stai con questo o stai con quello. Di cose rosse, rosso–verdi, mezze sciolte o liquide, infatuate da un possibile ritorno indietro ideologico e di chiusura. Le alleanze sono parte fondamentale di un progetto politico. Ma non aiutano a vedere dentro sé stessi. Nel profondo della crisi che si sta attraversando. È una nuova visione del mondo che dobbiamo comporre. Un rilancio della risposta di fondo al perché vogliamo restare in campo». Parole alate, come si vede, e assai pensose, domande prive – ad oggi – di risposte, che entrano in medias res, ma che ancora non fanno capire su chi (quali candidati) e come il ‘peso’ di Bettini si butterà, lievemente o a corpo morto, nella nuova contesa. Insomma, chi sarà, alla fine, il ‘suo’ candidato? 

La domanda resta aperta. Certo è che il congresso del Pd è partito ufficialmente con la lettera di Letta di «chiamata» ai nuovi potenziali iscritti. Ma il dibattito pubblico su cosa sarà la prossima «Cosa» – e con chi si alleerà – è già partito e il calcio d’avvio l’ha battuto lui, Bettini, già padre fondatore del Pd delle origini veltroniane.

Al netto dei libri, il congresso dem è iniziato… Ecco la lettera con cui Letta lo ha convocato

Rivoluzione bolscevica

7 Novembre inizio della Rivoluzione bolscevica

Il 7 novembre, il Pd ha aperto la prima tappa del suo congresso, detto «congresso costituente del nuovo Pd». Data curiosa nota sempre la Preziosi: è l’anniversario della Rivoluzione sovietica (la Rivoluzione d’Ottobre cade di novembre, era il 25 ottobre del 1917 ma, secondo il calendario giuliano, in vigore nell’impero russo, era il 7, e i comunisti, veri, il 7 novembre la festeggiavano), ma al Nazareno nessuno se l’è ricordato. Niente di male, era ovvio del resto, pure coincidenze.

Nanni Moretti direbbe, se ne avesse voglia, parole definitive, sul punto…

Nanni Moretti direbbe, se ne avesse voglia, parole definitive, sul punto…

La segreteria (con Letta ancora alla guida) ha sfornato il testo da volantinare nei circoli. Non viene chiesta l’adesione «a scatola chiusa» al partito, ma a un processo di cui non si conosce «l’esito a priori» (Nanni Moretti direbbe, se ne avesse voglia, parole definitive, sul punto…). 

La sostanza politica era stata già approvata (a maggioranza, cioè senza la condivisione di tutti) all’ultima Direzione. Il dispositivo diceva così: il congresso «sarà aperto agli iscritti del Partito Democratico, agli iscritti ai partiti, ai movimenti e alle associazioni che decideranno di aderirvi e ai cittadini che vorranno sottoscrivere l’appello alla partecipazione. I partecipanti saranno liberi di organizzare assemblee aperte nelle quali discutere di tutti i nodi politici essenziali. Per partecipare alla discussione non sarà dunque necessario essere iscritti al PD. I partecipanti alla fase costituente diventeranno iscritti al nuovo PD nel momento in cui voteranno sulle piattaforme politico-programmatiche dei candidati alla Segreteria (fatto salvo il versamento della quota di iscrizione)». Traduzione: anche chi non è iscritto al Pd potrà votare al… congresso del Pd (è una prima volta: logica vorrebbe che votassero solo gli iscritti Pd). 

I partiti ‘fratelli’, per ora, rispondono ‘niet’…

Articolo Uno

Primi destinatari dell’appello sono gli alleati di Art.1, Demos e Psi, le tre formazioni che hanno mandato i propri candidati nelle liste del Pd–Italia democratica e progressista. Art.1 ha già risposto: parteciperà alle ‘fatiche’ congressuali. Sono pochi ma in una partecipazione non alta, così si pensa, peseranno eccome: e voteranno solo per candidati di ‘ultra-sinistra’, ovvio, cioè non per Bonaccini.

Logo Democrazia Solidale DemoS

Il 14 novembre si terrà la direzione di Demos: affronterà il tema ma al momento la maggioranza dei componenti è orientata per il no. O, meglio: l’idea è quello di partecipare alla chiamata solo se il Pd permetterà loro di farlo come partito (sic, parliamo di poche decine, se va bene, di persone, che gravitano tutte alla comunità di Sant’Egidio), dall’inizio alla fine: insomma alleati sì, eventualmente federati, ma non sciolti nel Pd. È invece un no quello dell’alleato socialista, come anticipa Enzo Maraio, segretario del Psi, che punta a rifondare, invece, una ‘socialdemocrazia’. 

Enzo Maraio

Enzo Maraio

Certo è che, per capire chi e se si candiderà al congresso del Pd, un metodo assai semplice c’è: consiste nel controllare, sulle varie piattaforme, se ha scritto, o sta per scrivere, un libro…