Leggi elettorali e referendum/1. Il Germanicum pensato da Pd e M5S per fermare Salvini

Leggi elettorali e referendum/1. Il Germanicum pensato da Pd e M5S per fermare Salvini

14 Gennaio 2020 1 Di Ettore Maria Colombo

La guida per capire il Germanicum

 

Oggi, 13 gennaio 2020, in I commissione Affari costituzionali della Camera, primo firmatario il presidente della commissione stessa, Giuseppe Brescia (M5S) e relatori Emanuele Fiano (Pd) e Francesco Forciniti (M5S), è stato incardinato il nuovo sistema elettorale che dovrebbe, nel volgere di pochi mesi, entrare in vigore. Viene detto Germanicum perché ricalca, in parte, il sistema elettorale in vigore in Germania, o Brescellum, dal nome del suo primo firmatario, Brescia.

 

Un sistema elettorale pari a una rivoluzione copernicana

rivoluzione copernicana

La rivoluzione Copernicana

Proposto con il pieno consenso di tre partiti della maggioranza di governo (Pd, M5S, Iv) su quattro (LeU, divisa al suo interno, protesta), è un sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5% e un piccolo diritto di tribuna. Una rivoluzione copernicana, in tema di leggi elettorali, che riporterebbe l’Italia indietro di almeno trentanni, di fatto alla Prima Repubblica. Ma prima di analizzare il nuovo sistema elettorale e le sue possibili conseguenze diamo conto delle reazioni politiche.

 

Il centrodestra pronto “alle barricate”, Pd e M5S soddisfatti

Meloni

Giorgia Meloni

La Meloni promette che l’intero centrodestra farà “le barricate” contro in nome di un sistema maggioritario pure. Salvini gli ha piazzato, grazie a Calderoli, un referendum abrogativo per farlo saltare in aria che, appunto, introduce un sistema maggioritario secco, all’inglese, e la cui (dubbia) ammissibilità verrà discussa il 15 gennaio davanti la Corte Costituzionale. Forza Italia anche attacca il ritorno “alla Prima Repubblica”, pur se senza troppa convinzione.

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Carlo Calenda

Pd e M5S brindano all’intesa (i ministri Franceschini e D’Incà rispettivamente, su tutti), Italia Viva plaude, con freddezza, a un accordo che evita il peggio per un partito neonato e gracile, LeU – per piccola che è – si divide a metà: la parte che fa riferimento a Mdp-Articolo 1 dà luce verde perché punta a rientrare nel Pd, la parte di sinistra-sinistra, quella di Sinistra italiana, che invece vuole presentarsi autonoma, protesta contro la soglia di sbarramento troppo alta. Anche i partiti minori oggi fuori dal Parlamento, come i Verdi, protestano mentre la minuscola Azione civile di Carlo Calenda è soddisfatta.

 

Scartato lo spagnolo, non restava che il tedesco…

bandiera della Spagna

La bandiera della Spagna

Scartato il sistema maggioritario a doppio turno basato sui collegi e con ballottaggio nazionale tra le prime due liste o coalizioni che avessero superato una certa soglia di accesso (la ‘prima scelta’ del Pd, storicamente orientato a un sistema coalizione premiale come dimostrano la lunga difesa del Mattarellum, l’ostilità al Porcellum e l’Italicum) e scartato anche il sistema spagnolo (il sistema adottato in Spagna è un turno unico di base proporzionale ma con circoscrizioni piccole e soglie di sbarramento implicite molto alte, anche dell’8% che vedeva il niet di Italia viva), il modello ‘tedesco’ si base sull’asse di ferro tra Pd e M5S che, con il placet di Italia Viva, che rifiutava lo spagnolo, e delle Autonomie, la cui opinione è sempre cruciale in quanto tutelate per Costituzione, hanno trovato la quadra.

 

Il vero obiettivo del Germanicum: tagliare le unghie a Salvini

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Matteo Salvini

In linea generale, si può dire che il sistema ‘tedesco’, ma ‘all’italiana’ sa poco di tedesco e molto di ‘italiano’ nel senso di machiavellico tentativo di tagliare le unghie agli avversari di oggi e di domani, da parte di Pd e 5Stelle. Infatti, il principale obiettivo sistemico del Germanicum è quello di ingabbiare Salvini e depotenziare una eventuale vittoria della destra-destra alle prossime elezioni politiche.

berlusconi prodi

Berlusconi e Prodi

Detto che non sarebbe la prima volta che una legge elettorale viene fatta nel tentativo di ‘fregare’ l’avversario che si presume vincente alle successive elezioni dalla maggioranza corrente di governo che teme di perderle e che, di solito, il tentativo non ha fortuna (il Mattarellum doveva portare alla vittoria dei Progressisti nel 1994 contro Berlusconi e invece successe il contrario, il Porcellum fu fatto dal centrodestra per impedire la vittoria di Prodi, nel 2006, che però vinse le elezioni, anche se per un soffio), le leggi elettorali sono sempre materia incandescente e delicata che fanno, o disfano, la fortuna dei partiti politici.

Infatti, una legge elettorale è, banalmente, il modo con cui i voti dei cittadini si trasformano in seggi in Parlamento e, nel farlo, può cambiare i connotati a un’elezione, coartando le scelte dei cittadini in un modo piuttosto che in un altro.

Lega_Nord_logo

Il logo storico del Carroccio

Il vero obiettivo della nuova legge elettorale, dunque, si chiama Lega Nord e Matteo Salvini, il quale, non a caso, tuona subito contro e a palle incatenate: “”La Lega è per il maggioritario, come in Gran Bretagna: chi vince governa stabilmente, senza giochini di palazzo e ribaltoni”. Il modo (e il motivo) per accerchiare il Carroccio è sconfiggerlo è duplice.

Da un lato la scelta del metodo – accordo dentro il perimetro della maggioranza di governo che ‘taglia fuori’ tutte le opposizioni, cioè il centrodestra – e dall’altra la scelta del sistema elettorale (il proporzionale) sono due siluri lanciati contro la leadership di Salvini sul centrodestra e sulle sue chances di vittoria.

scheda Mattarellum

Facsimile scheda elettorale Mattarellum

Nella Seconda Repubblica, e nella testa degli italiani, è sempre invalso, e si è radicato, un duplice costume politico: costruire alleanze pre-elettorali che prefiguravano le coalizioni di governo (centrodestra versus centrosinistra, una lunga storia che solo l’avvento del M5S ha rotto in parte) e poter individuare un candidato premier sia che ve ne fosse l’indicazione tecnica (con il Porcellum) sia che non vi fosse (con il Mattarellum). Questa torsione ‘maggioritaria’ dei sistemi elettorali italici funziona da 30 anni sia con sistemi a prevalenza maggioritari (il Mattarellum) sia a prevalenza proporzionale (il Rosatellum) sia con sistemi che fingevano di essere proporzionali e invece erano maggioritari (il Porcellum). Ora, invece, con il Germanicum o Brescellum salterebbero entrambi: le coalizioni non bisogna più farle, perché ogni partito, con un proporzionale puro, fa gara a sé, e un candidato premier non serve perché basta e avanza il segretario – o capo – di ognuna delle varie forze politiche. Le alleanze per governare, in buona sostanza, si farebbero ‘dopo’ le elezioni, in Parlamento (come, peraltro, il dettato costituzionale del 1948 prescrive) e il capo del governo sarebbe scelto dai partiti e non indicato dal corpo elettorale.

 

Il doppio colpo a Salvini: via le coalizioni e via i candidati premier

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni. (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Una rivoluzione copernicana che ci riporta, appunto, alla Prima Repubblica quando contavano i partiti e i loro segretari i quali si presentavano ognuno per conto loro, alle elezioni, e poi facevano i più diversi accordi in Parlamento. Il colpo per Salvini sarebbe duplice: il centrodestra non esisterebbe più, la Meloni (che già lo supera nei sondaggi) farebbe corsa a sé, togliendo voti e consensi alla Lega, e soprattutto quel che resta di Forza Italia pure, senza dover stare sotto lo scacco di Salvini. La speranza dell’attuale maggioranza di governo – che, alle prossime elezioni, con un sistema maggioritario, finirebbe per ritrovarsi in una catastrofica situazione di minoranza parlamentare, dati i sondaggi – è dunque di ‘imbrigliare’ Salvini sia prima che dopo il voto (futuro) impedendo che possa ottenere la maggioranza assoluta dei seggi alle elezioni.

Potrebbero, contro Salvini, nascere accordi post-voto, nelle Camere, e creare un ‘cordone sanitario’, dentro il prossimo Parlamento, per isolarlo e metterlo in minoranza anche perché non vi sarebbe più un candidato premier reale. Pie illusioni, forse, ma che sarebbero corroborate da una legge elettorale, cioè il modo migliore per piegare i consensi degli italiani in un senso o nell’altro a seconda della tecnica elettorale in uso.

 

La fregola di cambiare i sistemi elettorali: cinque in trentanni 

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Va anche detto che, in Italia, i sistemi elettorali sono cambiati troppo spesso, almeno nella Seconda Repubblica. A far data dal 1992, quando vigeva ancora il sistema proporzionale puro, si sono infatti succeduti il Mattarellum (maggioritario basato sui collegi uninominali a un turno con recupero proporzionale del 25%, adottato nel 1993 e usato nelle elezioni politiche del 1994, 1996, 2001), il Porcellum (proporzionale con forte premio di maggioranza del 55% dei seggi alla prima lista o coalizione, adottato nel 2005 e usato nelle elezioni del 2006, 2008, 2013, poi dichiarato illegittimo dalla Consulta nel 2014), l’Italicum (primo e unico caso al mondo di sistema elettorale adottato dal Parlamento, nel 2015, e mai entrato in vigore alle elezioni, dichiarato in parte incostituzionale dalla Consulta nel 2016) e il Rosatellum (sistema per tre quarti proporzionale e per un quarto maggioritario, adottato nel 2017 e usato, finora, solo nelle elezioni del 2018), per tacere dei due sistemi di ‘risulta’ ritagliati dalla Consulta (il Consultellum uno e due) come leggi ‘ponte’ in caso di improvviso ricorso alle urne che, a loro volta, non sono però mai stati usati alle elezioni. In sostanza, quattro sistemi elettorali in meno di trent’anni, cui presto potrebbe aggiungersi, appunto, anche un quinto.

 

Il Germanicum opera come il taglio dei parlamentari fosse già legge (ma così non è)

bandiera germania

Bandiera della Germania

La prima cosa da dire è che il Germanicum opera sul numero dei parlamentari già ‘tagliati’ dalla riforma costituzionale entrata in vigore lo scorso 8 ottobre 2018, ma che (notizia di questi giorni) sarà sottoposta a referendum costituzionale in una data da stabilire ma compresa tra aprile e giugno. Insomma, il Germanicum opera ‘come se’ la riforma costituzionale (il taglio di 345 parlamentari rispetto ai 945 attuali che li porta a 600: 400 deputati e 200 senatori) fosse già pienamente operante quando, invece, è sub judice di un referendum costituzionale confermativo che, a differenza di quello abrogativo, ha due caratteristiche: non abbisogna di quorum (50,1% del corpo elettorale) per essere approvato e si tiene comunque in caso di elezioni politiche anticipate (il referendum abrogativo, invece, slitta di un anno da queste).

sondaggio

Sondaggio

E’ una stranezza: non è affatto detto che il referendum dica ‘sì’ al taglio dei parlamentari, potrebbe anche dire di ‘no’, anche se un sondaggio commissionato proprio oggi da Repubblica per l’istituto Demos dice che gli italiani sono pronti a dire ‘sì’ al taglio (86% complessivo contro il 12%) e in maniera schiacciante. Ma presupponiamo che il ‘sì’ al taglio dei parlamentari diventi effettivo e andiamo avanti.

 

Le principali caratteristiche del Germanicum

5 per cento

La ‘ciccia’ del Germanicum, o Brescellum, sta dunque in un sistema proporzionale con sbarramento nazionale al 5% e uno specifico diritto di tribuna per i partiti più piccoli. Il Germanicum si ispira, politicamente, al modello tedesco, ma sul piano della tecnica legislativa interviene sul Rosatellum, l’attuale legge elettorale ancora in vigore, cancellando tutti i collegi uninominali maggioritari (che, nel Rosatellum, pesano per il 36% sul totale dei collegi).

Come si eleggeranno i deputati e i senatori ‘tagliati’

400

400 deputati 400 seggi

La futura Camera dei Deputati, stabilito che sarà composta da 400 deputati (e non più 630, gli attuali) avrà 400 seggi, così ripartiti: 6 per gli eletti all’Estero, un collegio uninominale maggioritario obbligatorio in Valle d’Aosta e 391 assegnati nelle altre 19 regioni in modo proporzionale. Identica la ripartizione per il Senato della Repubblica, composto da 200 senatori (contro i 315 attuali e al netto dei cinque senatori a vita, che resteranno in ogni caso tali): 4 eletti all’Estero, uno in Val d’Aosta (uninominale maggioritario) e i restanti 195 assegnati nelle 19 regioni con metodo proporzionale.

La cartina del Trentino Alto Adige

Da notare che, al Senato, viene mantenuta l’attuale quota di collegi maggioritari per il Trentino Alto-Adige e la rispettiva quota proporzionale e che, se non interverrà una riforma costituzionale, per ora ferma nella discussione parlamentare, la ripartizione dei collegi assegnati al Senato deve rispettare, per Costituzione, i confini di ognuna delle 20 Regioni. Alla Camera, dunque, risultano vigenti i 63 collegi plurinominali proporzionali e le 28 circoscrizioni attuali del Rosatellum mentre al Senato le circoscrizioni sono pari a 20 come le attuali regioni. Sarà un algoritmo, poi, una volta stabiliti quanti seggi spettano a ciascun partito che ha superato il 5% sul piano nazionale, a stabilire la distribuzione di seggi in circoscrizioni e collegi.

 

La soglia di sbarramento nazionale al 5% e il diritto di tribuna

 

Per quanto riguarda la soglia di sbarramento è ‘nazionale’ e fissata al 5% come, appunto, è fissata anche in Germania (ma vi è anche una previsione di sbarramento al 15% per chi lo supera nella singola regione alla Camera o al Senato). E’ questo il punto più contestato. Nel Mattarellum come nel Porcellum la soglia di sbarramento era fissata al 4% e, nel Rosatellum, al molto più abbordabile 3%. LeU (almeno una sua parte) vorrebbe abbassare la soglia almeno al 4%, ma difficilmente vi riuscirà. A calmierare lo sbarramento alto interviene una novità tutta italica (e non presenta in Germania) e cioè il cosiddetto ‘diritto di tribuna’. In base a questa norma, i partiti o liste che non superano il 5% ma ottengono il quoziente pieno in almeno tre circoscrizioni presenti in almeno due regioni diverse ottengono deputati corrispondenti a quei quozienti.

senato

Il Senato

Per il Senato, invece, bisogna raggiungere il quoziente pieno in almeno una o due circoscrizioni ma nella stessa regione. Certo è che una soglia così alta (circa un milione e 700 mila voti rispetto ai voti validi delle ultime elezioni politiche), sulla base degli ultimi sondaggi finirebbe per ‘tagliare fuori’, per dire, tutti i partiti del centrosinistra, Pd escluso, mentre – sulla base dei risultati delle Politiche del 2018 – avrebbe escluso anche un partito come Fratelli d’Italia che allora prese il 4%, per un totale di 5 milioni di voti esclusi su 33 milioni di votanti (stessa sorte, per dire, potrebbe occorrere a Italia Viva, oggi quotata abbondantemente anche sotto la soglia del 4%). Invece, LeU, con il 3,4% preso a livello nazionale, avrebbe diritto a un piccolo diritto di tribuna, avendo superato (allora) il 5% in tre collegi alla Camera e due al Senato.

Andrea Fabozzi

Andrea Fabozzi

Inoltre, fa di conto Andrea Fabozzi sul manifesto, in realtà il 5% da conquistare con quozienti pieni e senza resti in due regioni e tre collegi (alla Camera) o uno/due collegi in una regione (al Senato), stante la riduzione dei parlamentari, comporta che la soglia reale di sbarramento sia più alta del 5%. Infine, altra brutta notizia per le formazioni minori, il metodo matematico di calcolo dei seggi indicato nel testo depositato da Brescia, quello dei cosiddetti ‘Imperiali’ (che individua il quoziente dividendo il totale dei voti validi per il numero dei seggi da assegnare più due) non è certo il più favorevole per i piccoli partiti. Sarebbe molto più facile, per ottenere rappresentanza, farsi candidare in partiti più grandi e non a rischio quorum. Insomma, nel corso dell’esame della legge, il diritto di tribuna potrebbe anche scomparire (Italia Viva non lo vuole e anche il Pd nutre forti dubbi) in cambio di un abbassamento della soglia nazionale al 4%, punto su cui potrebbe convergere anche Forza Italia.

 

I listini bloccati resteranno (ma c’è chi vuole le preferenze) 

rosatellum

Il Rosatellum

Infine, il Germanicum mantiene, nei collegi proporzionali, i listini bloccati del Rosatellum (presenti pure in Germania), ma viene modificato il limite dei quattro nomi in lista, ma non esplicita la presenza dei listini bloccati in luogo delle preferenze, tema che potrebbe riaffiorare in sede di dibattito attraverso un meccanismo non tedesco, ma ‘svedese’, quello dei listini scalabili se le preferenze ottenute da un candidato del listino (che sarà comunque di 4-5 nomi) sono almeno pari a una percentuale prefissata (come il 25%).

In ogni caso, eliminando sia i collegi uninominali che i ‘collegamenti’ tra le liste (le alleanze di coalizione prima del voto) si elimina il numero massimo di quattro candidati previsti oggi nel listino, consentendo un numero di candidati pari al numero dei seggi assegnati nel collegio. Ma, appunto, su questo tema – come sul diritto di tribuna – solo il dibattito parlamentare farà chiarezza, potendo portare anche a cambiamenti e modifiche in corso d’opera.

 

Ma è davvero un sistema tedesco? In parte sì e in parte no

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Il Bundestag

In Germania, in realtà, metà degli eletti del Bundestag (equivalente della nostra Camera, dato che l’equivalente del nostro Senato, cioè il Bundesrat, è eletto dai vari Lander) arriva dal sistema dei listini bloccati, ma l’altra metà dei deputati viene eletto in collegi maggioritari puri con la possibilità di dare un ‘doppio voto’ in entrambe le parti (cosa che non è nel tedesco all’italiana). E se è vero che i collegi maggioritari in uso in Germania servono solo a designare i primi degli eletti e la ripartizione dei seggi viene effettuata in modo rigidamente proporzionale, stante la soglia di sbarramento al 5% fissata anche in Germania, sistema tedesco ‘originale’ ha due diversi canali di selezione (collegi e listini), cioè è per metà maggioritario e per metà proporzionale (50% e 50%), anche se lo resta (proporzionale) nel modo con cui seleziona gli eletti. Inoltre, il Parlamento tedesco è a ‘fisarmonica’ (il numero degli eletti è variabile e non è fissato in Costituzione) e il diritto di tribuna è molto più consistente: un partito che ottiene tre mandati, cioè eletti in tre collegi maggioritari, partecipa alla ripartizione di tutti i seggi proporzionali, anche se è rimasto abbondantemente sotto la soglia del 5%.

 

Un sistema tedesco all’italiana degno della Prima Repubblica

prima repubblica

La Prima Repubblica ed i suoi protagonisti storici

Nel sistema tedesco all’italiana, invece, siamo in presenza di un proporzionale semi-puro degno della Prima Repubblica: circoscrizioni (grandi), listini bloccati (in luogo delle preferenze) e un metodo rigidamente proporzionale, con un ‘di più’, anche se non enorme, che arriva, in termini di seggi, ai partiti grandi che hanno superato il 5% che li succhiano ai piccoli che non hanno superato tale soglia,

La sola eccezione rispetto a un sistema proporzionale puro, riguarda, infatti, proprio la soglia di sbarramento: ai tempi dei grandi partiti di massa, che non temevano la frammentazione che causava loro la presenza dei ‘piccoli’, l’asticella si fermava, di fatto, all’1% circa, qui è messa al 5%, giusto per tagliare le gambe a possibili – e scomodi – concorrenti dei due partiti grandi (Pd e M5S) e pure di Iv.

logo pd grande

Logo Pd

Infatti, con lo sbarramento al 5%, il Pd cerca di sterminare qualsiasi cosa si muova alla sua sinistra (come temono, giustamente, De Petris e Fratoianni), ma coltiva anche la speranza che Iv di Renzi non ce la faccia a superare il 5% (oggi è quotata al 3,5%), l’M5S impedisce che nascano e possano risultare attrattivi partiti di pentastellati scissionisti (quelli di Pizzarotti o di Fioramonti o di Paragone, etc.), Italia Viva cerca di attirare su di sé i consensi dei moderati, impedendo che mettano radici forze come i dissidenti di FI (Carfagna&co.) o il partitino di Calenda (Azione civile).

 

L’avvertimento alla Consulta sul referendum della Lega

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Roberto Calderoli

Infine, il sistema elettorale ‘alla tedesca’ serve anche come forma di ‘avvertimento’ politico alla Consulta che, il 15 gennaio, si dovrà pronunciare sul referendum abrogativo (rispetto all’attuale legge vigente, il Rosatellum) avanzato da sette regioni di centrodestra e ideato da Calderoli che chiede, in buona sostanza, che il sistema elettorale diventi tutto maggioritario e basato su collegi uninominali (oggi sono solo il 36%) dove vince chi arriva primo e gli altri restano a casa.

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L’aula (vuota) di palazzo Montecitorio

Se si è detto, per settimane, che se la Corte avesse ammesso il referendum leghista, il Parlamento non avrebbe potuto non tenerne conto, trovandosi obbligato a scrivere una legge più maggioritaria che proporzionale, ora – dal giorno del deposito del Germanicum, il 9 gennaio – vale l’esatto contrario: il Parlamento (o, meglio, l’attuale maggioranza di governo) è come se dicesse alla Corte che, nella sua valutazione sull’ammissibilità del referendum della Lega, dovrà tener conto di una maggioranza politico-parlamentare che sta per varare una legge proporzionale. Messaggio subliminale: bocciate il testo leghista e lasciateci lavorare visto che il 95% della maggioranza (di governo) vuole un sistema proporzionale. Ma non è detto che ciò accada per forza: i giudici della Consulta potrebbero (e dovrebbero) decidere di testa loro e quindi far passare un referendum che chiede di introdurre un sistema elettorale iper-maggioritario anche se, in Parlamento, si sta discutendo un sistema elettorale iper-proporzionale.

 

Un prossimo articolo illustrerà i due referendum pendenti

aglio dracula

Rimandando a un seguente articolo l’incrocio pericoloso di due referendum pendenti sul capo del corpo elettorale (quello confermativo sul numero dei parlamentari e quello abrogativo sulla legge elettorale che vuole il maggioritario proposto da Calderoli) rimane il punto politico della nuova legge elettorale che il Parlamento potrebbe, in pochi mesi, varare. Le attuali forze della maggioranza di governo (Pd e M5S in testa a tutti) stanno cercando di sventolare, sotto il naso di Salvini, l’unico ‘aglio’ utile a dissanguare Dracula: un sistema elettorale che, di fatto, ne limiterebbe la vittoria.

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 13 gennaio 2020.