Addio a Vincino, il genio del Male

Addio a Vincino, il genio del Male

22 Agosto 2018 1 Di Ettore Maria Colombo

Ieri pomeriggio se n’è andato Vincenzo Gallo, noto ai più come Vincino.

Vincino è morto

Aveva 72 anni, era nato a Palermo e, purtroppo, era malato da tempo.
Vincino
lavorava, dalla sua nascita, cioè 22 anni fa, al Foglio, quando il suo fondatore e direttore, Giuliano Ferrara, lo aveva voluto subito con lui. Fino a ieri, Vincino aveva mandato al Foglio, ora diretto da Claudio Cerasa, la sua consueta, ironica e geniale, vignetta. A metà luglio era uscito il suo ultimo libro, edito da Utet, il cui titolo è un programma: “Mi chiamavano Togliatti. Autobiografia disegnata a dispense, Tomo I (Abbiate fede)”. Un programma d’intenti e di ironia “alla Vincino”. Alla presentazione del libro nella libreria Red Feltrinelli di Roma, proprio Giuliano Ferrara aveva fatto, di Vincino, il ritratto più dissacrante e, dunque, più realistico e verace. “L’autobiografia di Vincino – aveva detto Ferrara – è uno sghembo manuale di sinistra, un flusso di incoscienza, un’autobiografia oscena e candida” di “un uomo e di un autore che ama l’assurdo, l’irriverenza è la sua vera pelle”.

 

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Del resto, raccontare la vita (e le opere) di Vincino vuol dire immergersi a capofitto, e a rotta di collo, nella storia del nostro Paese dal secondo dopoguerra in poi, alternando risate e lacrime come in un film dell’amato Dino Risi. Eppure, è nell’anno in cui scoppia in modo “ufficiale” la contestazione studentesca, il 1968, che Vincino decide di ‘prendere parte’ e di militare nel movimento Lotta continua.

Nel 1972 si trasferisce a Roma e lavorare a Lc fino al 1978. Ed è nel 1978, un anno dopo la contestazione del 1977, che Vincino fonda e dirige il suo primo giornale satirico, L’Avventurista (nomen omen), inserto satirico di LC, ma soprattutto partecipa alla nascita della rivista Il Male, che segnerà tutta la sua vita, oltre che tutta la sua carriera. Il Male, di cui Vincino è direttore per quattro anni (dei cinque in cui esce), ha creato dei veri cult del giornalismo italiani come la famosa copertina “Tognazzi e Vianello sono i veri capi delle Brigate Rosse” che mise a rumore l’intero Paese. Vincino – e, certo, non solo lui – hanno fatto del Male un esperimento di libertà e di irriverenza verso la politica e i potenti, zeppa di disegnatori e illustratori di genio e grido. E nel 1982, quando il Male chiude per problemi economici e anche per forti contrasti interni, Vincino non si arrende. Disegna strisce e vignette per il Clandestino, Tango, inserto dell’Unità, e per Linus. Nel 1987 inizia la collaborazione con il Corriere della Sera, lavora per Cuore e Il Sabato, il primo rivista satirica di sinistra, il secondo organo di Cl… Si sprecano, negli anni a seguire, le collaborazioni con altri grandi disegnatori e vignettisti (Vauro, Mannelli, Saviane) che danno vita a nuovi, ma più sfortunati, tentativi di riesumare testate storiche come Il Male e Il Clandestino.

Tra le prime reazioni alla sua scomparsa c’è quella dell’ex premier, Paolo Gentiloni: “Ci mancherà la sua dissacrante ironia, il suo impegno di uomo libero”. Ma la frase più bella è quella del suo ‘collega’ e amico Vauro: “Hai disegnato i grandi mostri della politica italiana e mi hai lasciato solo con i mostriciattoli”. ‘Mostriciattoli’ di cui, però, Vincino voleva sapere tutto e chiedeva anche a me, cronista politico, di raccontarglieli e descrivergli. In cambio, ovvio, vignette.