Decreto Sicurezza 1. I sindaci di sinistra contro il governo. Salvini: “Vi denuncio”. La strada del ricorso alla Consulta
3 Gennaio 2019L’articolo di oggi su Quotidiano Nazionale che tratta della rivolta dei sindaci dem contro il decreto Sicurezza di Salvini.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ieri ha ‘sospeso’, nel territorio della sua città, il decreto sicurezza varato dal governo Conte, ma il cui vero padre è il vicepremier Matteo Salvini nella sua qualità di ministro dell’Interno, e in particolare quelle norme che Orlando ritiene “disumane e criminogene” contro i richiedenti asilo perché impediscono, disegnando ex novo lo status di rifugiato come fa il decreto Sicurezza, “di poter godere di servizi pubblici essenziali e universali come la casa, la salute, l’assistenza sociale e sanitaria”.
Il titolare del Viminale, in prima battuta, sembra reagire soft: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco ‘sinistro’ (sic) pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati”, quasi rassicura (“Vuoi disobbedire? Non ti mando l’esercito”), ma poi, nel corso della giornata, mangia la foglia e si irrita: “I sindaci ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente perché il decreto Sicurezza è una legge dello Stato che mette ordine e regole”. La verità è che Alle sue orecchie, infatti, è arrivata una voce malevola: “il Pd ‘manovra’ i sindaci di centrosinistra, vuole abbatterti e cercare, con Zingaretti a capo, di fare il governo con l’M5S”.
Certo è che l’incendio divampa. Molti altri sindaci – Luigi De Magistris a Napoli, Dario Nardella a Firenze, i primi cittadini di Pescara e Parma (città guidata da Federico Pizzarotti, ex M5S), cui presto seguirà anche Milano (Sala) – si preparano a seguire le orme di Orlando in nome, dice De Magistris, “della Costituzione che vieta qualsiasi forma di discriminazione razziale”. E anche l’Anci, guidata dal dem Antonio Decaro, sindaco di Bari, fa sua la ‘strategia’ anti-salviniana, anche se, formalmente, si limita, a chiedere “un tavolo” con il Viminale per “discutere del decreto Salvini”.
Il punto politico è che non ci sono ‘solo’ i sindaci, dietro la ‘ribellione’ delle città, ma, appunto, soprattutto il Pd
‘L’ordine’ di far partire la battaglia contro Salvini, sul terreno a lui più caro, sarebbe partito, infatti, dal Nazareno. “Portare la battaglia in casa dell’avversario e dar fuoco alla casa” sarebbe la nuova strategia dei due principali candidati a guidare il Pd con le primarie, e cioè Zingaretti e Martina, i quali, non a caso, danno massimo risalto all’iniziativa e chiedono “a tutti i sindaci del Pd” di seguire le orme del prode Orlando.
L’idea venuta al Pd la spiega a QN il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti: sollevare, davanti alla Consulta, un giudizio di costituzionalità sul decreto Sicurezza, seguendo l’iter e la linea che il Pd ha già scelto con il ricorso di costituzionalità che verrà discusso, sempre alla Consulta, il prossimo 9 gennaio rispetto alla presunta lesione delle prerogative del Parlamento in seno di discussione della legge di Stabilità (il ricorso, in realtà, in questo caso dovrà solo stabilire se il gruppo parlamentare del Pd ha il potere di costituirsi in soggetto davanti alla Corte).
Ma mentre è possibile che un gruppo parlamentare possa costituirsi motu proprio in giudizio, davanti alla Suprema corte, un sindaco può farlo solo se qualcuno lo denuncia (e presto sarà così), poi finisce per questo motivo davanti a un giudice ordinario ed è questi, il giudice, il solo che può sollevare conflitto (e giudizio) di attribuzione davanti alla Consulta.
Il tipo di ricorso, spiega Ceccanti, si chiama, in questo caso, ‘incidentale’
Il Pd vuole così iniziare a creare grossi ‘incidenti’, cioè problemi, a Salvini, il quale però ricorda e sottolinea che “il dl Sicurezza Mattarella lo ha firmato”. E la notazione non è di poco conto. Infatti, se Mattarella avesse ravvisato profili di incostituzionalità non avrebbe firmato la legge, quindi aprire la procedura di un ricorso alla Consulta è un modo come un altro per smentire, di fatto, il Capo dello Stato.
Da notare, infine, che – in un’intervista all’Adnkronos, il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, dice a chiare lettere che “i sindaci non possono disapplicare una legge dello Stato e ribellarsi al governo”.
NB: Questo articolo è stato pubblicato il 3 gennaio 2019 a pagina 4 del Quotidiano Nazionale