Rai sotto schiaffo. Polemiche su tutto, ma tanto c’è Sanremo…

Rai sotto schiaffo. Polemiche su tutto, ma tanto c’è Sanremo…

6 Febbraio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Sanremo va male e delude tutti. Impazzano le polemiche per le scelte di Freccero (Rai 2). I casi di dj Trava, Maglie, cachet di Grillo e Benigni

 

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Il primo logo della Rai-tv (1953)

 

Caso Travaglio junior. Caso compensi a Benigni. Caso Maglie. Ma anche caso cachet dei conduttori di talk show

 

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Claudio Baglioni

 

E, ovviamente, il ‘caso Sanremo’, che – almeno nella sua prima puntata, quella di ieri sera, martedì – va male e delude. La critica, ovviamente, ma soprattutto gli ascolti, in calo. La Rai, dunque, è finita di nuovo nell’occhio del ciclone. Le polemiche politiche non mancano, ma anche le scelte ‘artistiche’ vengono, e fortemente, messe in discussione. Insomma, il ‘nuovo corso’ della Rai (presidente e ad, ma anche direttori di rete e nuovi programmi in cantiere), espressi dalla maggioranza gialloverde non gira a dovere.

Freccero vuole ‘dj Trava’, figlio di Marco Travaglio, per “Popolo sovrano”

Alessandro Travaglio

Marco e Alessandro Travaglio

 

L’altro ieri, scoppia il caso Travaglio junior. Infatti, secondo La Repubblica, il figlio di Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, Alessandro Travaglio, di professione musicista rap (nome d’arte ‘Trava’) potrebbe firmare la colonna sonora del nuovo talk show che, condotto da Alessandro Sortino(ex ‘Iena’) e da Eva Giovannini, si chiamerà “Popolo sovrano”.

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Alessandro Sortino

Il programma partirà giovedì 14 febbraio e prenderà il posto di Nemo, condotto da un’altra ex ‘Iena’, Enrico Lucci, scalzato da Sortino, di cui era, peraltro, l’idea originaria del format di Nemo. Una scelta, quella di mettere in campo un nuovo format del giovedì sera che vuole rafforzare la presenza e il posizionamento di Rai 2 nel panorama informativo, che è fortemente voluta dal direttore di rete, Carlo Freccero. Le polemiche, ovviamente, impazzano subito. Il deputato Michele Anzaldi, watch dog del Pd sul settore televisivo, attacca: “Freccero non lascia ma raddoppia, con i soldi del servizio pubblico: dopo aver pagato Grillo, ora vuole dare una rendita, con tanto di Siae, al figlio di Travaglio. Altro che Scherzi a parte, sembra un film horror di quart’ordine. Nella Raidell’M5Shanno deciso di superare qualsiasi soglia della vergogna. L’amministratore delegato Salini è ancora tra noi o è prigioniero della Casaleggio Associati?”.

LORENZO MIELI

Lorenzo Mieli

In realtà, a sentire la Fremantle Italia, la società diretta da Lorenzo Mieli (figlio di Paolo Mieli) che edita il programma in co-produzione con la Rai, la notizia non sarebbe vera: “La scelta della sigla e della colonna sonora spetta a noi, non alla Rai, che decide solo su promo e spot. In ballottaggio, abbiamo due canzoni molto popolari degli anni ’70 e non abbiamo mai preso in considerazione di affidare la colonna sonora a dj Trava”. Anche Freccero prova a dire che quella di Travaglio jr  “è solo un’ipotesi”, ipotesi che, di fatto, è ormai già tramontata. Ma bisognerà attendere la prima puntata di “Popolo sovrano” – un titolo che, oggettivamente, è un programma – in onda il giorno di San Valentino, per scoprirlo.

Cachet ‘stellari’ a Grillo, Benigni e Celentano per vecchie repliche tv

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Il comico Beppe Grillo

Ma le polemiche che investono la Rai non si fermano qui. Dopo il cachet di quasi 40 mila euro dato a Beppe Grillo per trasmettere, nella puntata “C’è Grillo”, sempre su Rai 2, vecchi spezzoni di suoi interventi in tv, altra scelta che il direttore di Rete, Freccero, ha testardamente voluto e imposto, ecco che scoppia il ‘caso Benigni’.

Roberto Benigni

Roberto Benigni

 

All’attore comico toscano, insignito del premio Nobel, sono andati, infatti, tra i 100 e 150 mila euro, dopo una serrata trattativa tra il suo manager, Lucio Presta, che alla Rai ne aveva chiesti ben 200 mila, per mandare in onda “C’è Benigni”, prima serata di Rai 2 sempre fatta di filmati di repertorio. Gli ascolti, peraltro, non hanno premiato né ‘C’è Grillo’ né ‘C’è Benigni’.

lucio presta

Lucio Presta

Il secondo, andato in onda l’altro ieri sera, è stato visto da 1.304.000 spettatori, pari al 5,4% di share, battuto, in pratica, da tutti gli altri programmi concorrenti sulle altre reti, da Rai 3 (Presa Diretta) a Rete 4 (Quarta Repubblica). Anche peggiore è stato il flop di ‘C’è Grillo’. Il programma di Grillo raggiunge appena il 3,1% di share, con 527.000 spettatori. Né, ovviamente, sono mancate le polemiche sia prima che dopo la sua messa in onda. Il ‘solito’ Michele Anzaldi si chiede come sia possibile che il palinsesto di Rai 2 venga stravolto per fare posto al fondatore dell’M5S. Emanuele Fiano fa notare come la scelta della Rai è stata a dir poco fallimentare per la “nuova flessione degli ascolti”.

enrico lucci

Enrico Lucci

 

Ma questa non è l’unica critica mossa alla Rai

ANZALDI

Michele Anzaldi

Sempre Anzaldi fa notare come una direttiva dei vertici Rai imponga di non pagare esponenti politici. Sostiene Anzaldi che, “per la messa in onda dei suoi spettacoli, Grillo ha ricevuto circa 30 mila euro attraverso il suo agente, come confermato da Freccero. Il compenso all’esponente politico Beppe Grillo si configura come una palese violazione della direttiva Rai che vieta di pagare politici”.Infine, appunto, c’è la questione dei compensi. Ne vanno ben 70 mila ad Adriano Celentano, il primo a inaugurare la ‘serie’ dei ‘C’è’ su Rai 2, 40 mila a Grillo, 30 mila a De André (o, meglio, ai suoi eredi), 160 mila a Benigni. Onestamente troppi per mandare in onda vecchi spezzoni di vecchie trasmissioni tv di cui la Rai detiene i diritti. La serie delle trasmissioni ‘C’è’ si concluderà, in ogni caso, lunedì prossimo con una puntata dedicata all’ormai defunto Gianfranco Funari, re dei talk show … anni ’90.

La Maglie e la sua ‘striscia’ dopo il Tg1: ci sarà o no?
Ancora non si sa…

maria giovanna maglie

Maria Giovanna Maglie

Inoltre, fa ancora ancora discutere, ma stavolta la decisione è di Rai 1, la scelta di affidare alla giornalista Maria Giovanna Maglie una “striscia” quotidiana dopo il Tg1al posto di quello che, negli anni Ottanta, era la ‘striscia’ informativa condotta da Enzo Biagi. ‘Striscia’ che in molti cercarono, dopo la sua defenestrazione dalla Rai a causa dell’editto di Sofia di berlusconiana memoria, inutilmente di replicare. La Maglie, denuncia l’Usigrai, non risulta più iscritta, da anni, all’Ordine dei Giornalisti. “Maria Giovanna Maglie, alla quale qualcuno in Rai vuole affidare la striscia informativa in prima serata che fu di Enzo Biagi, non risulta iscritta all’Ordine dei Giornalisti da 3 anni” scrive su Twitter, allegando la foto dell’elenco in cui il suo nome non figura, il segretario generale Usigrai, Vittorio Di Trapani.

Craxi

Bettino Craxi

 

Malumori, però, filtrano, stavolta, anche da parte dei 5 Stelle sul caso Maglie. “No ai raccomandati in Rai”, dicono infatti dal Movimento ricordando una (vecchia) intervista al settimanale Panorama rilasciata dalla Maglie nel 1991 in cui lei stessa affermava: “Credo che Craxi mi abbia, diciamo così, dato una mano per entrare in Rai”. Il suo profilo, dunque, è “incompatibile con M5S che vuole una Rai del cambiamento, dove prevalga la meritocrazia e non chi ha avuto sponsor politici in passato”.

 

facebook

 

E sulla sua pagina Facebook ufficiale il Movimento si ribadisce che “La Maglie è passata dalla vicinanza al partito comunista, poi a quello socialista e poi a Berlusconi. La Rai che vogliamo guarda al futuro non al passato. La Maglie è legata a vecchio sistema. Ci auguriamo perciò che Salini (l’ad della Rai, ndr.) valuti bene il suo profilo”, scrive Manuel Tuzi, portavoce alla Camera, su Twitter, cui si accodano anche i deputati M5S Alessandro Amitrano e Michele Sodano: addirittura sostengono che prendere la Maglie è “una cosa da pazzi”.

Lega M5S

L’inutile discesa dei big nazionali di M5S e Lega

 

L’attacco, da parte dei 5Stelle, è davvero martellante e asfissiante. In un tweet la deputata Carmen Di Lauro, componente della commissione di Vigilanza della Rai, scrive: “Enzo Biagi fu un esempio unico di serietà e sobrietà. La Rai adesso pensa di affidare il suo spazio alla Maglie che proprio sobria non è stata, tanto da guadagnarsi il nomignolo di ‘Lady nota spese’”. “Maria Giovanna Maglie già in passato era stata assunta in Rai. Fu costretta ad andarsene per una nota spese da 150 milioni.

compensi rai vauro

Viste le premesse, direi proprio che non è il caso di farla tornare” twitta Vittoria Baldino, altra deputata del Movimento 5 Stelle. “Ecco almeno tre motivi sul perché la Maglie non merita la striscia informativa che fu di Enzo Biagi: fu raccomandata da Craxi, come ha lei stessa ammesso, non è iscritta all’albo dei giornalisti e spese a carico della Rai 150 milioni di lire”, twitta, invece, il deputato Michele Gubitosa. “Maria Giovanna Maglie – attacca Cristian Romaniello – uscì dalla Rai in maniera poco onorevole: in un anno e mezzo costò agli italiani 150 milioni di lire di note spese! Darle il posto che fu di Biagi è irrispettoso nei confronti degli italiani”. Sulla stessa lunghezza d’onda molti altri deputati pentastellati.

rai viale mazzini uffici

La sede Rai

 

A quanto apprende l’Adnkronos da fonti parlamentari, i vertici del M5S starebbero valutando la possibilità di inviare una lettera all’amministratore delegato di Viale Mazzini per chiedere espressamente di ‘bloccare’ l’assegnazione alla giornalista ‘sovranista’ della striscia informativa dopo il Tg1.

“Ci appelliamo all’ad – spiegano fonti parlamentati grilline – perché non può far passare un profilo così. E allo stesso tempo ci appelliamo alla Lega. Siamo certi che il Carroccio non potrà mai sostenere una persona che ha dichiarato di essere raccomandata, legata palesemente al vecchio sistema politico che tanto male ha fatto ai cittadini e che in più è stata coinvolta in un caso di spese pazze”. Non manca anche, però, chi difende la Maglie, specie sul fronte Lega.

 

massimiliano capitanio commissione di vigilanza rai

Massimiliano Capitanio

“Queste interessanti polemiche confermano che la scelta di un professionista vero, intelligente e a tratti vulcanico” dice all’Adnkronos Massimiliano Capitanio, segretario della commissione parlamentare di Vigilanza Rai, sottolineando come sia “assolutamente azzeccata per confezionare un prodotto indipendente, nuovo e destinato a creare dibattito”. “E’ una giornalista di cui ho una ottima opinione, non riesco a capire il motivo per non darle la trasmissione” dice Igor Iezzi, deputato della Lega, a sua volta membro della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. “Non vorrei – spiega il leghista – cadessimo nella censura delle idee,” perché “mi sembrano critiche strumentali, siamo alle barzellette”.

 

maria giovanna maglie

Maria Giovanna Maglie

Ma chi è Maria Giovanna Maglie?

 

Veneziana, 68 anni, ha lavorato a L’Unità dal 1979 al 1987, specializzandosi in politica internazionale. Nel 1989 è entrata in Rai, diventando poi corrispondente da New York. A Viale Mazzini rimane fino al 1993, quando si è dimessa per uno scandalo riguardante rimborsi spese gonfiati. La vicenda si chiuse poi con l’archiviazione chiesta dal pm per insussistenza del reato di truffa, non essendovi fatture false tra le note spese contestate. Maglie ha poi collaborato con Il Giornale, Il Foglio, Radio Radicale, ha scritto una biografia su Oriana Fallaci e diversi saggi di politica internazionale. Editorialista di Libero, è stata opinionista a trasmissioni a L’isola dei famosi e La vita in diretta. Per il sito di gossip Dagospia cura la rubrica “America fatta a Maglie” e ha commentato la campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Trump, preconizzandone la vittoria in tempi davvero non sospetti.

donald trump

President Donald Trump

“Può darsi che mi sia dimenticata di pagare le quote, sto verificando con l’Ordine e nel caso mi scuserò e vedrò cosa devo fare per regolarizzare la mia posizione” si difende la giornalista, che rivendica il suo essere “professionista dal 1984” e l’avere “lavorato per tante testate nazionali, quotidiane, settimanali, televisive e radiofoniche”. Maglie – che non risponde sulla vicenda delle ‘spese pazze’ e Craxi – definisce la vicenda “un contrattempo” e dice che “non costituirebbe un problema nel caso decidessi di accettare l’offerta” di condurre una striscia informativa su Rai 1.

 

La polemica sull’informazione Rai non ha fine
Il Pd attacca il Tg1 e il Tg3

salini foa rai

Salini e Foa dirigenza RAI

 

D’accordo, sarà pure la settimana di Sanremo, ma la polemica politica sull’informazione non conosce tregua. Anche perché la campagna elettorale per le regionali non si ferma affatto, dato che fra pochi giorni si vota in Abruzzo e la partita è molto aperta. In pratica non esiste un silenzio elettorale per far sentire le canzoni. Sarebbe davvero troppo. E così succede che dalle fila del Pd, in evidente difficoltà per le vicende congressuali e per i sondaggi, c’è chi se la prende con il Tg1e il Tg3, ovvero con le testate che dovrebbero essere maggiormente sensibili alla casa dei dem.

 

Gennaro Sangiuliano

Gennaro Sangiuliano

E che le cose non stiano andando nel verso giusto, lo dimostra il fatto che non viene attaccato il Tg2 di Gennaro Sangiuliano, come tutti si aspetterebbero, quello che si è maggiormente smarcato dal politicamente corretto ed è molto filo governativo.

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Davide Faraone

No, il problema sono il Tg1 e ilTg3. Dunque, avanti tutta con l’assalto ai due telegiornali della Rai. “Nelle edizioni di pranzo di oggi Tg1 eTg3 sono stati gli unici telegiornali ad aprire con il Restitution Day elettorale del M5S, a tre giorni dal voto in Abruzzo”, afferma il senatore del Pd, Davide Faraone, capogruppo dem in commissione Vigilanza Rai. Legittimo sollevare la questione, tranne per un dettaglio. Le elezioni regionali interessano gli addetti ai lavori e gli elettori chiamati al voto.

Semmai è al momento del risultato che il dato assume un valore nazionale. Ma il deputato dem insiste: “Tutti gli altri tg, dice Faraone, hanno aperto con altre notizie: Tg2 con Trump, Tg5-Tg4-Studio Aperto con le indagini sul caso del Bortuzzo, Tg La7 con lo scontro nel governo sulla Tav. Anche i siti dei giornali (Repubblica, Corriere, Stampa, Messaggero, Il Fatto Quotidiano) aprono con altro, nessuno con la manifestazione dell’M5S”.

di maio grillo casaleggio

Di Maio, Grillo e Casaleggio

“L’informazione del servizio pubblico, pagata da tutti gli italiani, trasformata in propaganda per il partito di Di Maio, Grillo e Casaleggio. Direttori con lunga carriera in Rai, come Carboni e Paterniti, diventati trombettieri politici”, conclude Faraone. Concetti e polemiche usati anche da Michele Anzaldi, che attacca sistematicamente Tg1 e Tg3. Insomma, la strategia della goccia d’acqua e, per non farsi mancare nulla, Anzaldi contesta pure Sanremo e Baglioni.

L’ultimo flop, quello più pesante.
Gli ascolti bassi della corazzata Sanremo

san remo 2019

 

Per fortuna, si potrebbe dire, è iniziato il Festival della Canzone di Sanremo, ovviamente su Rai 1, la rete ‘ammiraglia’ della Rai, e ci si può distrarre ascoltando canzoni. E, invece, anche qui sono dolori, per la casa Rai e i suoi generali.

 

sanremo

I conduttori del Festival

 

Oltre un milione e mezzo di spettatori in meno, giù di due punti di share. Baglioni non supera se stesso, anzi un po’ flette e l’esordio-kolossal del Festival, quattro ore e mezzo di spettacolo, porta a casa un risultato nobile ma non fa il boom e perde peso rispetto all’edizione del 2018. Viene da pensare alla durata come prima ragione, probabilmente per il pubblico è una prova dura resistere fino a notte inoltrata. Ma forse è più nei contenuti extra che il debutto della 69 esima edizione del Festival della canzone italiana ha lasciato perplesso chi cercava, soprattutto, intrattenimento.

 

fiorello

Fiorello

 

La prima serata del festival di Sanremo è stata infatti vista da 10.086.000 spettatori con il 49,5%di share. Un milione e seicentomila in meno dell’edizione 2018 che ebbe il traino della performance di Fiorello. La prima parte della serata (dalle 21.16 alle 23.56) ha avuto 12 milioni 282 mila spettatori (49.4%), la seconda (dalle 00.01 all’1.14) 5 milioni 120 mila (50.1%). Lo scorso anno la media della prima serata era stata di 11.603.000 telespettatori con il 52,1%. Gli ascolti di ieri sono analoghi a quelli dell’esordio del Carlo Conti bis del 2016, quando la media della prima serata fu 11.134.000 telespettatori con il 49,48% di share.

Claudio Baglioni

Baglioni ad inizio carriera

 

Claudio Baglioni osserva, nella conferenza stampa del Festival seguente alla prima serata, che “nell’insieme il progetto ha avuto un buon battesimo”, “la partenza ha bisogno poi di qualche rodaggio ma siamo contenti di aver potuto far ascoltare le 24 canzoni in concorso con la maggior qualità possibile e il nostro stare un passo indietro perché sempre di festival e canzoni parliamo. L’obiettivo del popolar-nazionale mi sembra raggiunto, per ora”.

E poi aggiunge: “Saremo i servitori, i sacerdoti, i templari di questa povera canzonetta italiana che ancora raccoglie tanto entusiasmo. Ogni direttore artistico non deve pensare solo al proprio Festival ma anche a quello che verrà, chiunque lo faccia”, perché “penso che il dovere di chiunque non sia solo pensare al proprio giardinetto ma impegnarsi affinché il Festival non perda certe connotazioni. L’anno scorso mi hanno chiamato a farlo quando nessuno voleva farlo perché tutti avevano paura dopo Conti. Quest’anno siamo partiti abbastanza bene, non starei a misurare i mezzi punti”.

 

ariston

 

“Baglioni – scrive la critica televisiva Alessandra Vitale su La Repubblica, versione on-line – ha rivendicato e messo in pratica la centralità della musica e questo è stato il suo grande merito, la sua “rivoluzione”, restituire il festival alla sua natura originaria sfrondandolo di tutto ciò che ormai l’aveva trasformato in uno show televisivo con gli artisti in gara a fare da accessorio. Ma se gli artisti in gara sono, come quest’anno, 24, si sfronda pure troppo. E così, si viene colti quasi di sorpresa quando, dopo l’intro dei conduttori, viene chiamato subito in scena il primo cantante, Francesco Renga.

 

virginia raffaele sanremo

Virginia Raffaele

 

Eravamo abituati al super-ospite, al mattatore che faceva subito impennare l’adrenalina. Così come suona strano vedere Virginia Raffaele, con tutte le sue qualità, relegata al ruolo di brava presentatrice. Perché brava lo è, ma di più se fa le cose per cui la consideriamo fichissima. Invece l’hanno disinnescata. Della Carla Fracci rimbambita, di Belen con tutti i suoi tic, della ragazzaccia non c’è traccia. Peccato.

 

claudio bisio migranti sanremo

Claudio Bisio

 

Lo stesso valga per Bisio. Che da veterano del palco sa salvare situazioni, inventare momenti, portare a casa il risultato con eleganza e leggerezza. Ma non vogliamo credere che le sue cartucce siano quattro battute sulle canzoni “sovversive” di Baglioni, utili solo a chiedere ancora una volta di non parlare più delle polemiche sui migranti che hanno stufato”.

“Le emozioni – continua la Vitale – non sono mancate, sui social in molti hanno seguito col batticuore il momento Bocelli, con il passaggio di consegne padre-figlio e quel simbolico giubbino in pelle che il grande artista ha affidato al giovane come portafortuna. Un passaggio padri-figli che è un po’ anche quello tentato dal festival di Baglioni ma con un esito forse diverso: il pubblico del festival era davvero pronto a una commistione di generi tanto forte, come quella presente in questa edizione?

 

A quale pubblico parla un festival che mette in gara insieme la tradizione sanremese di una Anna Tatangelo, l’iper-pop televisivo di Irama, la cifra di esportabilità internazionale del Volo, e artisti indipendenti che parlano un linguaggio poco frequentato dal pubblico generalista, come Ex-Otago oThe Zen Circus per citarne un paio? Chi c’era ieri sera davanti alla tv? Forse, invece di raggruppare pubblico di diverso genere, il festival ha ottenuto l’effetto di parcellizzare. Ognuno s’è guardato chi gli piaceva. Effetto You Tube. La signora che ha apprezzato Francesco Renga, avrà seguito con la stessa attenzione Achille Lauro? Detto questo, non si parla di un flop. E siamo solo al primo appuntamento. Che è quello che dovrebbe partire col botto, ma pure quello che aiuta a prendere le misure”, conclude sempre Alessandra Vitale.

teresa de santis

Teresa De Santis

 

Il festival, invece, secondo la direttrice di Rai 1Teresa De Santis, centra un obiettivo strategico e prospettico molto importante: “Portare su Sanremo chi Sanremo non l’avrebbe mai visto” con grandi ascolti ma anche ascolti più giovani rispetto alla media di Rai 1. “È stato il festival che speravo e sognavo dal punto di vista musicale. E ha ottenuto un grande risultato d’ascolto, che è più o meno quello che ci aspettavamo. È il terzo migliore risultato degli ultimi quindici anni. Il record dello scorso anno era difficile da ripetere, difficile fare un record dopo l’altro. Ma la cosa più importante è che ci premia su fasce di pubblico che Rai 1 non intercetta da anni, che è poi anche l’obiettivo del mio piano editoriale, per arginare l’invecchiamento della rete”, aggiunge la direttrice di Rai 1che difende il suo Sanremo.

Si registra , invece, un grande aumento della fruizione sul web: su Rai Play la prima serata è stata seguita da oltre 500 mila telespettatori, il 14% in più rispetto al 2018. Elevatissimo anche il dato sui social, con oltre 2 milioni di interazioni.

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Il vicepremier e titolare del ministero degli Interni, Matteo Salvini

La verità è che il Festival è, ormai, un’esibizione logora. Sostiene Matteo Salvini che al festival degli sbadigli non lo amino affatto. “Vi auguro un buon Sanremo, so che non mi amano. Ormai quando faccio la doccia la mattina mi ascolto Questo piccolo grande amore”, dice il vice premier parlando, in un comizio a Terni, a proposito del Festival. “Al livore, al rancore e alla rabbia della sinistra”, sottolinea Salvini, “ormai ho capito che bisogna rispondere con un sorriso e con pane e Nutella”. Passi per il pane e la nutella. Sostiene, invece, l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, di essere molto soddisfatto: “il grande risultato di ascolti premia l’ottimo lavoro della Rai per un bellissimo Festival. Andiamo avanti così”. E così, persino i dati di ascolti che parlano inequivocabilmente di un vistoso calo vengono tirati come si vuole. Ma al netto della versione uno e due la prima serata del festival di Sanremo è stata noiosa, oziosa e un po’ faziosa. In effetti aveva ragione il direttore di Rai 1, Teresa De Santis, a dire che questa (non) sarebbe stata “l’edizione degli sbarchi”.

Al netto di questo la prima serata non ha affatto brillato e le polemiche pre-festival, non sono state un traino, ma una zavorra che ha tenuto a terra i telespettatori. Meglio occuparsi d’altro.

pio e amedeo

I comici Pio e Amedeo

Stasera, nella seconda serata, si esibiranno solo la metà dei cantanti (l’altra metà domani). Ma sul palco dell’Ariston salirà un bel gruppo di super-ospiti: Marco Mengoni e Riccardo Cocciante, sul fronte musicale. Torna poi a Sanremo Michelle Hunziker, presentatrice l’anno scorso con Baglioni Pierfrancesco Favino, che sarà impegnata in uno sketch con Claudio Bisio. E ancora: arriveranno i comici Pio e Amedeo e gli attori Laura Chiatti Michele Riondino, presto nelle sale con il film “Un’avventura‘”. Certo, ci saranno ancora Bisio, Baglioni e Raffaele, l’unica a salvarsi dalla banalità, ma questo passa il convento…


NB: Questo articolo è stato scritto il 6 febbraio 2019 in forma originale per questo blog