Cristo si è fermato a Matera. Il voto in Basilicata per le Regionali del 24 marzo si gioca sul petrolio

Cristo si è fermato a Matera. Il voto in Basilicata per le Regionali del 24 marzo si gioca sul petrolio

15 Marzo 2019 2 Di Ettore Maria Colombo

Cristo si è fermato a Matera. Il voto in Basilicata per le Regionali si gioca sul petrolio. Addio al ‘fortino rosso’?

 

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Cartina della Basilicata

 

Dopo Abruzzo Sardegna è la volta della Basilicata.Domenica 24 marzo la seconda più piccola regione del Sud (la prima è il Molise) è chiamata a rinnovare il consiglio regionale e eleggere il suo nuovo governatore. Nell’ansia che attanaglia la politica italiana attuale anche questa è una nuova prova politica per il governo gialloverde e per il centrodestra a trazione salviniana che nelle ultime competizioni elettorali si è “mangiata” l’alleato pentastellato. Ma gli occhi sono puntati anche sul Pd guidato, dopo le primarie del 3 marzo, da Nicola Zingaretti. Senza dimenticare che le urne lucane sono l’ultima prova generale prima delle elezioni Europee del 26 maggio.

 

I quattro candidati in lizza nelle urne lucane del 24 marzo

 

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Il candidato Antonio Mattia (M5S)

 

I candidati che si sfideranno nelle urne sono quattro: Vito Bardi (centrodestra), che è appoggiato da cinque liste (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Basilicata Positiva, Idea), Antonio Mattia (M5S), Valerio Tramutoli (appoggiato da una lista, “Basilicata Possibile”) e Carlo Trerotola (centrosinistra), appoggiato da sei liste (Pd-Comunità Democratiche, Avanti Basilicata, Basilicata Prima Riscatto, Progressisti Basilicata, Verdi, lista Trerotola).

 

carlo trerotola

Carlo Trerotola (centrosinistra),

 

Sono in lizza, in totale, dunque, 28 liste (14 per la provincia di Potenza e 14 per quella di Matera) per, appunto, quattro candidati.

Con il sostanziale caos che si è venuto a creare dopo l’arresto dell’ormai ex governatore, Marcello Pittella( Pd), ora di nuovo in libertà dopo un periodo passato ai domiciliar, il balletto di date con tanto di ipotesi di accorpamento con le elezioni europee, l’ultimo caso scoppiato in regione è stato quello dei sondaggi falsi, oltre alla polemica sull’uso del petrolio che deriva dalle trivelle. 

 

Il ‘balletto’ sulla data delle elezioni regionali

 

Vito De Filippo

Foto LaPresse – Vito De Filippo (Pd)

 

Dopo le dimissioni anticipate dell’ex governatore, Vito De Filippo (Pd), nel 2013 la Basilicata venne chiamata al voto due anni prima del dovuto insieme alle regionali che si tennero nelle giornate del 17 e del 18 novembre. In linea di principio, quindi, le urne in Basilicata si sarebbero dovute aprire a novembre 2018, ma l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto l’ormai ex governatore Pittella ha provocato lo slittamento della data.

Si era paventata poi l’ipotesi delle elezioni regionali a fine gennaio. Periodo, però, che coincideva con l’inaugurazione di Matera 2019 a “capitale europea della cultura”, da cui l’idea di posticiparle al 10 febbraio. Alla fine, si era deciso di slittare ulteriormente il voto, con le elezioni regionali in Basilicata che erano state stabilite per domenica 26 maggio, in concomitanza con le europee.

 

tar basilicata

Tar della Basilicata

 

Una decisione, questa, che però scontentava molti. La parola alla fine è passata al Tar della Basilicata che, il 10 gennaio scorso, ha stabilito che i comizi elettorali dovevano essere indetti entro 20 giorni. A questo punto, il consiglio regionale si è dovuto adeguare, con la data del voto ufficializzata, dopo questo estenuante balletto di ipotesi, a domenica 24 marzo.

 

La vicenda giudiziaria che ha travolto l’ex governatore Pittella

 

marcello pittella

L’ex governatore, Marcello Pittella( Pd)

 

La decisione sulla data del voto è arrivata, peraltro, poco prima che scoppiasse l’inchiesta SanitàMarcello Pittella (in politica, la sua è una sorta di ‘dinastia’: il fratello, Gianni, è stato capogruppo del Pse nell’Europarlamento ed entrambi sono figli di un padre che fu un notabile locale del Psi) era stato riconfermato all’unanimità dal Pd della Basilicata come candidato alle elezioni regionali. E nonostante la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il governatore, Pittella era deciso a essere ancora lui il candidato del centrosinistra, provocando però in questo modo l’allontanamento della sinistra-sinistra, pronta a rompere e correre con un proprio candidato autonomo.

Certo è che il caso Pittella, esponente della potentissima stirpe di Lauria, nel potentino, pesa sul voto ma soprattutto ha pesato sulle liste. Molti suoi ex protetti, per dire, hanno cambiato cavallo. Come ha fatto Nicola Benedetto, ex assessore ai Trasporti di Pittella, ora ispiratore della lista a sostegno del candidato presidente di centrodestra, Bardi. O Carmine Cicala, fratello di Amedeo, sindaco nel ‘paese del petrolio”, Viggiano, famiglia vicinissima a Pittella, ora candidato con la Lega alle regionali. Oppure Franco Cupparo, sindaco di Francavilla, imprenditore candidato nelle liste di Forza Italia, ex uomo di fiducia di Guido Viceconte, che prima era con Silvio Berlusconi, ma alle ultime politiche candidato con il centrosinistra. O Piergiorgio Quarto, ex presidente della Coldiretti, vicinissimo alla candidatura per il centrosinistra in alternativa a Pittella, ora col centrodestra.

Ma Pittella non si dà per vinto: pur uscito sconfitto dal braccio di ferro per ricandidarsi governatore, di fatto ‘domato’ dalle primarie del Pd, con la vittoria di Nicola Zingaretti e la necessità di cambiamento suggerita da Roma e interpretata come richiesta e condizione da Roberto Speranza, l‘ex governatore si ricandida consigliere nella sua lista che evidentemente si misurerà con il Pd nelle urne. Infatti, in tutta questa girandola di nomi e cambi di casacca, il Pd è quasi scomparso, finito come un simbolo piccolissimo nella lista ‘Comunità democratiche‘ a sostegno di Trerotola

“Nella regione di Matera città europea della cultura 2019, terra dal paesaggio sempre diverso di mari e monti, dal Pollino ai calanchi ‘lunari’ di Carlo Levi – scrive in un reportage Angela Mauro sull’Huffington Post – eppure terra disoccupazione ed emigrazione, vale di più battere il territorio casa per casa, voto per voto, lista per lista a penetrare ogni famiglia. E’ lo schema su cui si muove il centrosinistra, in attesa di Zingaretti in visita in regione la prossima settimana. “Qui siamo di fronte a un ministro dell’Interno che si vuole occupare di Basilicata facendosi vedere in Regione ora solo per la campagna elettorale”, dice Piero Lacorazza, ex presidente del consiglio regionale entrato in rotta di collisione con Pittella e poi rimosso dall’incarico, ma ora candidato nella lista di centrosinistra ‘Basilicata Prima-Riscatto’.

 

Come si è arrivato alla scelta degli attuali candidati

 

Per preservare l’unità della coalizione, dunque, alla fine si è scelto di puntare sul farmacista Carlo Trerotola che ha il sostegno del Partito Democratico (che si presenterà, però, non con il suo simbolo, ma con la lista Comunità Democratiche), dei Radicali Lucani, del dissidente dem Piero Lacorazza, vicino al segretario di Mdp, Roberto Speranza, che era pronto a scendere in campo con “Basilicata Prima”, di Liberi e Uguali in quanto tale e di due liste civiche, oltre ai Socialisti e ai Verdi.

 

la basilicata possibile

Simbolo di La Basilicata Possibile

 

 

In ogni caso, una parte della sinistra alternativa, insieme ad altre realtà civiche e ambientaliste, ha deciso di non appoggiare Treretola e si è riunita nella lista Basilicata Possibile indicando come candidato il professore Valerio Tramutoli. Fisico e docente di telerilevamento ambientale all’università di Basilicata, Tramutoli raccoglie poche ma battagliere forze: Sinistra italiana, altre aree di sinistra e anche gli ex pentastellati di ‘Altra Basilicata’, tutti delusi dal Movimento 5 Stelle

 

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Il candidato Vito Bardi (centrodestra)

 

Nel centrodestra le direttive arrivate dal nazionale hanno ricompattato la coalizione. Dopo il patto Berlusconi-Salvini-Meloni, che riguardava anche Abruzzo e Sardegna, in Basilicata è stata Forza Italia a scegliere il candidato governatore nel generale in pensione Vito Bardi.

Ha fatto la sua scelta, tramite le ormai classiche regionarie, anche il Movimento 5 Stelle, con il potentino Antonio Mattia che con 322 voti ha superato gli altri due candidati in lizza, Gianni Perrino e Grazia Maria Donvito.

 

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La ex giornalista del Tg2, e inviata di guerra, Carmen Lasorella

 

Ha scelto di rinunciare a correre, invece, la ex giornalista del Tg2, e inviata di guerra, Carmen Lasorella, in precedenza accostata anche al Movimento 5 Stelle, che si voleva presentata sostenuta dalla lista LuCi (Lucani Insieme). In un primo momento, anche Liberi e Uguali era pronta a sostenerla, ma alla fine LeU ha scelto di aderire alla coalizione di centrosinistra.

 

lega sud ausonia

Il simbolo di Lega Sud Ausonia

 

Anche Franco Vespe, che era sceso in campo con la Lega Sud Ausonia, ha annunciato il suo passo indietro, mentre Silvana Arbia, con il suo Stato Moderno Solidale, non è riuscita a raccogliere le firme necessarie.

 

Sondaggi ‘farlocchi’ sulle Regionali hanno inquinato le acque

 

Euromedia Research

Euromedia Research

 

Nei giorni scorsi è stato diffuso, tramite i social, da alcuni esponenti del centrodestra lucano, un presunto sondaggio che sarebbe stato realizzato da Euromedia Research. Dopo una richiesta di chiarimenti pervenuta dal Movimento 5 Stelle, l’istituto di sondaggi milanese ha negato di aver mai effettuato delle rilevazioni in merito.

 

sondaggi bidimedia

L’istituto di sondaggi Bidimedia, logo

 

Ormai fuori tempo massimo, si può affermare che non sono stati realizzati sondaggi ufficiali sulle elezioni regionali in Basilicata. L’istituto Bidimedia, però, lo scorso 30 ottobre, aveva effettuato una indagine sul voto politico nazionale spacchettando le preferenze regione per regione.

In Basilicata, quindi, ma nell’ottobre scorso, secondo il Bidimedia, alle elezioni politiche i lucani voterebbero così.

  • Movimento 5 Stelle – 39%
  • Centrodestra – 30,6%
  • Centrosinistra – 18,9%
  • Sinistra – 7,4%

Come detto, queste sono indicazioni di voto a carattere nazionale e non legate, nello specifico, alle regionali. Il sentore iniziale era che il Movimento 5 Stelle potesse essere il grande favorito, ma oggi non vi sono certezze a riguardo, e la sfida sembra ristretta a centrodestra centrosinistra.

Da ricordare che, alle ultime elezioni Politiche, il M5S ha fatto il pieno di voti (oltre il 43%), la Lega si è assestata intorno al 7% mentre il Pd ha preso poco meno del 17%. 

 

Il ‘particolare’ sistema elettorale lucano

 

In Basilicata si vota con un nuovo sistema elettorale, dopo che già nel 2013 i consiglieri furono sforbiciati da 30 a 20. La modifica è stata approvata a metà agosto del 2018 con il voto degli 11 consiglieri di centrosinistra e il numero legale garantito dalla presenza di Michele Napoli, consigliere regionale fuoriuscito dal centrodestra.

 

michele napoli

Michele Napoli, centrodestra

 

Le novità maggiori sono l’introduzione della parità di genere, con la doppia preferenza (in una lista un sesso non può superare la quota del 60%), l’abolizione del listino, permettendo così ai cittadini di scegliere tutti e 20 gli esponenti che siederanno in Consiglio, prerogativa che prima era riservata alle segreterie dei partiti, e del voto disgiunto: votando un consigliere la preferenza andrà direttamente anche al candidato governatore collegato, come succede nel Rosatellum.

Non è previsto il ballottaggio, quindi il candidato che prenderà più voti verrà nominato governatore. Cambia anche il premio di maggioranza che sarà progressivo: 11 consiglieri con il 30%, fino a un massimo di 14 consiglieri.

Per il resto si tratta di un sistema proporzionale, con i consiglieri che saranno eletti nelle liste delle due circoscrizioni provinciali, Potenza Matera (13 nella prima e 7 la seconda per un totale di 20 consiglieri) e soglia di sbarramento regionale fissata al 3%.

 

L’incognita dell’astensione

 

astensionismo elettorale

Astensionismo elettorale

 

Su tutti e quattro i contendenti pesa però l’incognita dell’astensionismo che in Basilicata sembra riguardare un elettore su tre. Alle ultime Regionali, per dire, votò appena il 47,6% degli aventi diritto, contro il 63% del 2010. Gli aventi diritto al voto sono sulla carta 460mila, cinque anni fa i voti validi furono 250mila, meno degli abitanti della sola Bari.

 

Il ‘fortino rosso’ che ha resistito a tutti gli scandali

 

fortino rosso

La Basilicata potrebbe essere il prossimo “fortino rosso”

 

Anche se, con l’elezione di Nicola Zingaretti, il Pd sembra finalmente uscito dal letargo in cui era caduto dopo le politiche del 4 marzo 2018, la Basilicata potrebbe essere il prossimo “fortino rosso” che il centrodestra si prepara a espugnare. Un fortino che, peraltro, ha già resistito a un buon numero di ‘assalti’. Ma partiamo dai numeri. Scorrendo i risultati delle ultime Regionali, il 29 marzo 2010, Vito De Filippo (centrosinistra) venne eletto con il 60,81% delle preferenze mentre, dopo soli tre anni, nella tornata del 2013, Marcello Pittella (centrosinistra) fu nominato presidente di Regione con il 59,6% dei suffragi. 

 

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Foto Mauro Scrobogna /LaPresse  – Paola Severino, ex ministro della  giustizia

 

Numeri considerevoli che non sono mai stati scalfiti nemmeno dal cosiddetto scandalo “Rimborsopoli” che ha travolto consiglieri e assessori, costringendo De Filippo a dimissioni anticipate. Anche Pittella era stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire diverse spese sostenute tra il 2010 e il 2012. Altrove, simili cannonate avrebbero sbriciolato ogni fortezza, ma non nella “rossa” Lucania. Tant’è che, fino alla inchiesta sulla Sanità del luglio scorso che è costata a Pittella due mesi di arresti ai domiciliari e la sospensione dalla carica di governatore per effetto della legge Severino, il presidente di Regione uscente era anche quello su cui il Pd avrebbe voluto scommettere anche il prossimo 24 marzo. Ci sono volute il cambio in corsa nel Pd, le risultanze delle indagini e la forza di LeU-Mdp – che in regione può contare su una personalità nazionale, Roberto Speranza, in grado di portare il 6% dei consensi a Mdp – per costringere i dem a trovare un sostituto dell’ultima ora. Sostituto improvvisato e frutto di compromesso che potrebbe forse rappresentare il primo mattone incrinato di una fortezza che finora aveva resistito a ogni bordata.

 

Rimborsopoli, il caso trivelle e le indagini sul “Centro oli”

 

trivelle

Trivelle

 

Sono state, così, proprio le inchieste della magistratura a cadenzare il succedersi delle ultime giunte lucane. Dopo la Rimborsopoli degli anni 2010-2012, il 2 novembre 2016 un nuovo filone relativo a rendicontazioni sospette portò al rinvio a giudizio di 17 ex consiglieri regionali e del presidente dell’Assemblea regionale dell’epoca, Francesco Mollica (Udc), processo ancora in corso.

Sempre nel 2016 scoppiò l’inchiesta relativa allo smaltimento degli scarti di produzione del Centro oli dell’Eni e ai lavori per la realizzazione del Centro oli della Total, in località Corleto Perticara.

L’attenzione dei magistrati si focalizzò su presunti scambi tra assunzioni e autorizzazioni posti in essere dalla precedente amministrazione comunale e la vicenda ebbe un forte risalto mediatico in quanto lambì il governo Renzi, causando le dimissioni dell’allora ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi, per il coinvolgimento del suo ex compagno, Gianluca Gemelli (la cui posizione è stata poi archiviata) che, secondo l’accusa, aveva interessi nella costruzione dell’impianto di Tempa Rossa

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L’ex leader del Pd, Matteo Renzi

 

Matteo Renzi, all’epoca presidente del Consiglio, tuonò contro la procura di Potenza: “Le indagini sul petrolio – disse – in Basilicata si fanno ogni quattro anni e non vanno mai a sentenza”.

 

M5S e Lega, in Basilicata, sono divisi anche dal petrolio

 

barili di petrolio

Barili di petrolio

 

Anche le prossime Regionali si giocheranno sul petrolio. Petrolio che i Cinque stelle non vogliono venga estratto. In media si tratta di 140-150 milioni di royalties per la regione ogni anno. Poco: non è nemmeno il 15% del costo del sistema sanitario lucano (un miliardo e rotti), ma il petrolio in Val d’Agri, oggetto anche di inchieste della magistratura per 400mila tonnellate di ‘sversamenti’ nell’ambiente dagli impianti lucani, è il convitato di pietra di questa campagna elettorale.

Non è un caso che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, durante il tour potentino a sostegno del candidato pentastellato, Antonio Mattia, abbia dichiarato che “per le estrazioni petrolifere, la Valutazione di impatto ambientale (Via) è di competenza nazionale ma, guarda caso, la Basilicata è la sola regione in cui l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) è di competenza regionale: ciò non collima con la tutela dell’ambiente. Mi impegno a portare in Parlamento che se la Via è nazionale anche l’Aia lo deve essere”.

 

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Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini

 

Proprio sul petrolio si registra, dunque, l’ennesima spaccatura tra Lega M5S. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ormai di casa in Basilicata, date le numerose incursioni, avverte: “Non sono un ultrà dell’industria o degli alberelli, ma voglio un Paese che cresce, con la tutela dell’ambiente ma a vantaggio del territorio. Sono contro i ‘no’ di bandiera: l’Europa è piena di dimostrazioni che l’industria pulita può convivere con l’ambiente e creare ricchezza. Chi ha governato la Basilicata ha permesso che i proventi di questa terra evaporassero”, rincara Salvini.

 

Ma, in fondo, anche il vicepremier leghista (6% la Lega alle politiche 2018 contro il 12% di Forza Italia) si muove in terra straniera, punta su ciò che sa e con i suoi candidati lucani si raccomanda: “Usate il marchio Lega, quello tira”. “Più che i volti – racconta sempre Angela Mauro sull’Huffington Post – conta il brand per Salvini, che qui, tra militanti e curiosi in fila per i selfie, incrocia anche qualche contestazione: a Maratea lo striscione ‘No Lega’ e il coro “Viva i terroni”, a Potenza ‘Non tutto il Sud dimentica’, riferito alle frasi pronunciate in passato dal vicepremier leghista contro il Sud. A Policoro, sulla costa ionica dove anticamente sorgeva l’antica città greca di Heraclea, alcuni ragazzi lo attaccano sull’immigrazione. Lui: “Bravo, hai vinto dieci immigrati da mantenere”.

Invece, con un brand in affanno, Luigi Di Maio fa quello che può per difendere il suo Antonio Mattia, candidato presidente della lista unica M5S (47anni, potentino, in corsa anche come consigliere).

Meno presente di Salvini, anche Di Maio si fa vedere in regione. Cerca di distinguersi dai leghisti in calcio d’angolo, si fa “garante della coesione nazionale” riguardo all’autonomia chiesta dal Nord, si fa fotografare con due immigrati che lavorano in un’azienda del metapontino, promette di tornare la prossima settimana, chiede il voto per cambiare “da vecchia a nuova politica”. Rocambolesco, dopo dieci mesi al governo nazionale. Ma in Basilicata il M5S riesce in extremis a mantenere il sostegno di due professori in prima linea sulle questioni ambientali: Albina Colella e Giambattista Mele. Lei voleva fare una lista, non è riuscita a raccogliere le firme e ora con l’area ‘Bene comune Basilicata’ ha lanciato un appello pro M5S: “Sola alternativa al disastro economico e ambientale della regione”.

 

L’inciampo di Tretorola che si è detto ‘fan’ di Almirante

 

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Pierluigi Bersani presenta Carlo Trerotola, candidato del centrosinistra

 

Ma se è vero che la gara sarà essenzialmente a tre, in un tripolarismo che rispecchia la situazione nazionale, il farmacista Carlo Trerotola, candidato del centrosinistra, oltre a dover difendere il fortino lucano dall’assedio dei contendenti, in questi giorni è impegnato a respingere via Facebook gli assalti di chi, anche da dentro la coalizione, lo critica per una sua improvvida dichiarazione di destra (“Non sono mai andato ai comizi se non a quelli di Giorgio Almirante. Ogni tanto lo ascolto anche adesso”). Non un fulmine a ciel sereno, almeno per il centrosinistra lucano, che già sapeva quanto la famiglia Trerotola orbitasse attorno al mondo della ex Fiamma tricolore: il padre del candidato, Nicola, è stato esponente di spicco dell’Msi potentino e amico personale di Almirante e il fratello, Ercole, si è candidato a sindaco nel comune di Balvano (Potenza) con il centrodestra.

 

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Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

 

Il centrodestra, peraltro, ha puntato su una figura seria e rassicurante, quella dell’ex generale della Guardia di Finanza Vito Bardi, scelto proprio da Silvio Berlusconi. Ma la sua candidatura ha causato più di un mal di pancia nella coalizione che vede correre assieme Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, in quanto non sarebbe sufficientemente conosciuta dall’elettorato. Al suo posto era stato ventilato anche il nome dal patron del Potenza calcio, Salvatore Caiata, eletto nelle fila dell’M5S alle Politiche 2018, poi espulso dal M5S dopo un’indagine per riciclaggio (ora siede nel gruppo Misto).

 

patron del Potenza calcio Salvatore Caiata

Il patron del Potenza calcio, Salvatore Caiata

 

Più che imporre un candidato di bandiera la Lega ha preferito evitare rotture per cercare di diventare primo partito della coalizione, in Basilicata. Il Movimento 5 Stelle corre, ovviamente, da solo e proverà a monetizzare gli effetti del reddito di cittadinanza, ma la sfida sembra, ancora una volta, a due: centrodestra contro centrosinistra. Il caso delle trivelle e la crescita del centrodestra a livello nazionale stanno togliendo molte sicurezze ai pentastellati. In più, il centrosinistra, tornato unito e battagliero, non vuole mollare la guida della regione e non può essere tagliato fuori dai pronostici.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo blog il 15 marzo 2019