Europee. Zingaretti apre agli “scappati di casa” di Mdp. Renziani in agitazione. Più Europa andrà con Pizzarotti

Europee. Zingaretti apre agli “scappati di casa” di Mdp. Renziani in agitazione. Più Europa andrà con Pizzarotti

27 Marzo 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Ecco un articolo che analizza le scelte del nuovo Pd di Zingaretti in vista delle elezioni europee: alleanze (a partire da Mdp), simbolo e candidati capolista. Intanto Più Europa va con Pizzarotti.

“I renziani dovranno adeguarsi”. Smeriglio parla e fa danno. Zingaretti prova a ricucire

 

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Massimiliano Smeriglio vice-presidente della Regione Lazio

 

“Ora comanda Zingaretti e i renziani si devono adeguare”. Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio e braccio ‘sinistro’ del nuovo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, la mette giù così – cioè in modo molto duro – e di prima mattina, intervistato da Radio Cusano Campus, la questione del nuovo corso dem, in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

Un ‘nuovo corso’ che implica, tra le altre cose, il ‘ritorno a casa’ degli “scappati di casa”, come li chiama Roberto Giachetti, ultimo epigono del renzismo nel Pd, cioè gli esponenti di Mdp – Articolo 1 guidati da Roberto Speranza, ma che comprende anche ex big dem come Bersani e D’Alema. Zingaretti prova subito a metterci una pezza (“Non condivido questo approccio di Smeriglio. Casomai si tratta di costruire una fase nuova con il contributo di tutti”), ma ormai il danno è fatto e i renziani vanno in agitazione

Non a caso, il renzianissmo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che sente la sua poltrona traballare (Zingaretti vorrebbe cambiarlo), chiede, da un’ora per l’altro, un voto ‘di fiducia’ su di sé, dentro il gruppo al Senato, fiducia che ovviamente arriva. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa succede.

 

Eppure, la prima riunione della Direzione era filata via liscia…

 

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Nicola Zingaretti, segretario del Pd, all’ingresso del Nazareno

 

Ieri, al Nazareno, si è tenuta la prima riunione della Direzione dell’era Zingaretti. In teoria, è filato tutto liscio. Sul mandato a trattare con le altre forze politiche, ‘transfughi’ dem inclusi, per una lista unitaria alle Europee, il neo-segretario ottiene una fiducia ‘bulgara’, compreso il voto dell’area Martina (e, in particolare, della sotto-componente che fa capo a Luca Lotti e Lorenzo Guerini, ex renziani ‘dialoganti’) e  la sola astensione dei 17 membri della Direzione che fanno capo a Giachetti.

 

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Roberto Giachetti, candidato alle primarie del Pd

 

Un’ipotesi – quella del dialogo con forze politiche che, fino a ieri, venivano viste come la peste, nel Pd di età renziana (gli scissionisti di Mdp-LeU, appunto) – che appariva, fino all’altro ieri, impensabile. Certo, il neo-segretario assicura che l’apertura non vuol dire “rimettere indietro l’orologio alle lancette della scissione”, ma tant’è. L’alleanza con Mdp è già diventata cosa fatta.

 

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Il segretario di Mdp Roberto Speranza

 

Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp, porterà la proposta di accordo al coordinamento del suo partito venerdì, e l’accordo, in casa di Mdp-Articolo 1, passerà ovviamente senza problemi.

 

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“Frans” Timmermans, politico olandese e vicepresidente della Commissione europea

 

Del resto, era stato il candidato ufficiale del Pse alla successione a Juncker come capo della commissione Ue, Frans Timmermans, a dire, quando aveva incontrato Zingaretti a Bruxelles per la sua prima uscita ‘europea’, a chiedersi stupito “perché due partiti che stanno nel Pse dovrebbero presentarsi separatamente. Io – aveva aggiunto – ho bisogno di tutti i deputati possibili per combattere sovranisti e anti-europeisti. E’ sbagliato disperdere i voti”. E così è stato accontentato. 

 

Il composito nuovo simbolo del Pd per le elezioni europee

 

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Il manifesto “Siamo europei” di Carlo Calenda

 

Non a caso, nel simbolo del Pd alle prossime europee, ci sarà, ovviamente, il logo del Pse e, ieri, Zingaretti ha visto anche il segretario del piccolo Psi, Riccardo Nencini, assicurando apertura e attenzione, nella costruzione delle liste, anche a lui. Nessuna paventata ‘bicicletta’ tra Psi e Mdp, come pensavano di fare i leader dei due piccoli partiti di sinistra prima dell’apertura di Zingaretti.

Esponenti ‘di area’ saranno candidati nelle file del Pd. Mdp e Psi devono solo scegliere quali, anche se dovranno rinunciare agli uscenti, troppo targati dalla (dolorosa) scissione di due anni fa. In buona sostanza, Paolucci, Panzeri e Zanonato (ex dem passati a Mdp) non saranno ricandidati e neppure gli uscenti del Psi (Locatelli). Nel simbolo ci sarà un ‘richiamo’ al Pse come a ‘Siamo Europei’

 

Il problema non sono Comunali e Regionali: l’alleanza sarà ‘larga’

 

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Le schede delle elezioni regionali

 

Il problema, in ogni caso, non solo le elezioni comunali (3864 i comuni che andranno al voto) o le prossime regionali (Piemonte il 26 maggio, Emilia-Romagna – regione in cui potrebbe correre, per il centrosinistra, l’attuale sindaco di Parma, Pizzarotti – e Calabria a novembre). Rispetto a quelle, anche i renziani o ex renziani – specie quelli che corrono per un secondo mandato, dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, al governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino – chiedono, come il pane, che l’alleanza sia “molto larga”, quindi comprendente anche Mdp, i cui voti sono necessari per vincere e, forse, anche Sinistra italiana di Fratoianni. Zingaretti parla, in Direzione, di una nuova coalizione di centrosinistra, anche se tutta da costruire: “Il primo cantiere da aprire è la costruzione di una rete di alleanze intorno a noi, un campo ancora fragile ma che è già iniziato grazie allo sforzo dei territori in cui si sta votando. Vale sia per le amministrative che per le europee”.

 

Nicola Fratoianni

Nicola Fratoianni

 

Per le amministrative, la ‘rete’ cui pensa Zingaretti sarà, appunto, molto larga: in quel caso, e con il beneplacito dei renziani, andrà dai liberaldemocratici di ‘Più Europa’ a Italia in Comune di Pizzarotti, dai Verdi al Psi ai movimenti civici e comprenderà, appunto, anche Mdp-LeU, forse persino Sinistra italiana di Nicola Fratoianni. Un ‘fronte amplio’ insomma, necessitato dall’urgenza di difendere quello che c’è, cioè i sindaci e i candidati governatori uscenti targati Pd e, in Toscana, Mdp (Rossi). 

 

Ma il tema vero sono le elezioni europee. Simbolo e candidati

 

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Il simbolo delle elezioni europee del 2019

 

Ma il problema politico più sensibile, specie per i renziani, appunto, sono le elezioni europee. Con ‘Più Europa’ e Italia in Comune di Pizzarotti – che faranno ‘cartello’ a sé, tagliando fuori i Verdi, come vedremo dopo – il dialogo non è mai, realmente, decollato, invece con Mdp sì. Certo, l’alleanza – ormai stretta – con Carlo Calenda e il suo appello (200 mila le firme raccolte), ‘Siamo Europei’, l’accordo c’è e il logo di ‘Siamo Europei’ sarà presente, accanto al simbolo del Pd.

 

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Carlo Calenda si candiderà come capolista nella circoscrizione del Nord-Es

 

Calenda – che però potrebbe aderire al gruppo dell’Alde e non a quello del Pse, una volta eletto – si candiderà come capolista nella circoscrizione del Nord-Est, quella del Nord-Ovest è già appannaggio dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (ex leader di Campo Progressista), al Centro ci sarà spazio per una renziana, Simona Bonafé (segretaria del Pd in Toscana), ma anche per un seguace di Zingaretti, l’europarlamentare uscente David Sassoli, mentre al Sud si parla con insistenza della candidatura, come capolista, di Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia ed europarlamentare uscente con oltre 133 mila preferenze. Per le Isole spunta, in queste ore, il nome di Giusy Nicolini, ex sindaco di Lampedusa, prima valorizzata e poi messa da parte dal Pd gestione Renzi. Non trova conferme, invece, almeno per ora, la candidatura della ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso: un nome che rappresenterebbe un altro dito messo nell’occhio ai renziani, data la sua durissima opposizione al governo Renzi e al referendum istituzionale. Zingaretti scherza sul sold out dei nomi (“Ho già un elenco di 700-800 candidati capolista. Voi mi capirete…”) ma il quadro e il catalogo dovrebbero essere proprio questi.

 

I renziani scalpitano e si agitano, ma per ora non rompono

 

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Roberto Giachetti, candidato alle primarie del Pd

 

Il ‘problema’, agli occhi dei renziani, non è, ovviamente, il piccolo Psi, o l’accordo con l’esperienza dei cattolici romani di Democrazia solidale – Demos o con i ‘sinistri’ reduci di Campo Progressista (Pisapia) o del movimento ‘Futura’ fondato dall’ex presidente della Camera, oggi in LeU, Boldrini.

Il problema è, invece, il concretizzarsi dell’accordo con Mdp. Per Zingaretti la rotta tracciata è molto chiara: “Neppure un voto va disperso”, per i renziani molto meno. “Il Pd va rilanciato e rafforzato” perché “dal rilancio del Pd passa l’unica alternativa possibile a Salvini”.

 

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Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini

 

E, non a caso, il neo-segretario del Pd annuncia, per i giorni compresi tra il 5 e il 7 aprile, “tre giorni di mobilitazione in cui si riaprirà il tesseramento e si denuncerà l’azione di un “governo disastroso” con lo slogan “Per amore dell’Italia” come segnale di attenzione e cura per il Pd

 

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Il deputato renziano del Pd Ivan Scalfarotto (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

 

“L’unità delle forze che si richiamano al socialismo democratico è un bene”, replica – confuso e felice – Maurizio Martina mentre Lorenzo Guerini si limita a “valutare bene” l’apertura a sinistra se manca una contestuale apertura al centro. Ma Ivan Scalfarotto, renziano duro e puro, contro-ribatte: “Non si può far rientrare chi ha sparato per anni contro di noi”. E Giachetti, intervistato dal Corsera, prova a intimare il suo alt: “Noi abbiamo chiesto a Zingaretti se in queste ampie delle Europee possono entrare anche rappresentati di Mdp, cioè coloro che hanno lavorato per far perdere il Pd e lui ci ha dato una risposta evasiva, ma è chiaro che ha aperto la porta a un’operazione che fa entrare nel Pd il cavallo di Troia di Speranza e degli altri”. Solo che, alla fine, l’area Giachetti (17 i suoi membri in Direzione) si limita ad astenersi e l’area Martina, appunto, vota persino a favore. Insomma, l’accordo con gli “scappati di casa” – come li ha bollati, con perfidia, Giachetti tempo fa – sembra fatto e senza particolari ripercussioni negative interne.

 

Renzi polemizza con Gentiloni, i suoi preparano il partito

 

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L’ex premier ed ex leader del Pd Matteo Renzi

 

Ma Renzi e i renziani doc sembrano voler andare avanti per la loro strada, pur se – per ora – sottotraccia. L’ex premier si ‘disinteressa’ del nuovo corso del Pd e si limita ad annunciare la nuova Leopolda (si terrà dal 18 al 20 ottobre e metterà a fuoco, per ora, un tema non divisivo come “La sfida educativa”) e la nascita della sua Fondazione, che avrà sede a Milano, Poi, però, si mette a polemizzare con Gentiloni su cui ha avrebbe voluto fare lo ius soli (lui) e chi non lo avrebbe voluto fare (Gentiloni) perché, pur mettendo la fiducia, sarebbe caduto il governo.

 

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Sandro Gozi nuovo presidente dei Federalisti europei

 

Intanto, però, l’azione dei Comitati ‘Azione civile – Ritorno al futuro’ – gestiti in prima persona da tre renziani doc: Scalfarotto, Sandro Gozi, che si candiderà alle Europee ma in Francia, dentro la lista En Marche! di Macron, ed Ettore Rosato, ex capogruppo alla Camera, di cui ora è vicepresidente – continua in modo incessante e propone ogni giorno nuovi temi in un’agenda che appare assai lontana da quella del Pd come, per dire, la raccolta di firme per uno ius culturae. Cioè, in pratica, proprio quello ius soli che, secondo Renzi, Gentiloni non ebbe il coraggio di approvare. Sono circa un migliaio, già, i comitati civici di Renzi e sparsi sul tutto il territorio nazionale. Un partito in fieri

 

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Lista En Marche! di Macron

 

Insomma, il progetto di un partito, seppur ‘in nuce’, del renzismo militante va avanti e “se quelli di Mdp rientrano in modo organico, con l’obiettivo di rifare i Ds, non aspetteremo molto ad andarcene” sbotta un renziano d’ordinanza, membro della Direzione.

 

Speranza frena, Bersani benedice e D’Alema torna in campo

 

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Roberto Speranza alla presentazione del simbolo del Movimento democratico e progressista (Mdp)

 

Dalle parti di Mdp si prova a minimizzare e si fa notare che il ‘partitino’ andrà presto a congresso (dal 5 al 7 aprile, a Bologna) per continuare la strada di un’organizzazione “autonoma”, ma la verità è che il rientro degli ‘scappati di casa’ dentro il Pd, ormai, è cosa fatta. Peraltro, tutti i big ex dem benedicono la ‘nuova alleanza’. Pierluigi Bersani parla, ospite ieri sera di Ballarò (La 7), benedice “la lista unitaria dei socialisti europei”, anche se assicura che lui non sarà in prima fila né si candiderà.

 

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Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema alla Camera dei Deputati

 

Massimo D’Alema fa filtrare il suo ‘compiacimento’ per l’accordo e l’amicizia ‘ritrovata’ e anche e soprattutto la notizia di un seminario della sua Fondazione, Italiani-europei, che si terrà il 30 marzo a Roma. Un ‘evento’ chiuso al pubblico cui sono stati invitati anche diversi big del Pd, Zingaretti in testa, per un “confronto libero” in cui “discutere con intellettuali, studiosi e politici, di come ricostruire un pensiero che si confronti con le sfide del nostro tempo” che sarà incentrato su tre questioni (nuovo modello economico, crisi della democrazia, rapporto con le nuove tecnologie). Massimi sistemi, certo, ma che dicono molto del ritorno in grande stile di un ‘pensatoio’ della sinistra come quello di D’Alema che vuole tornare, di fatto, a ‘dettare la linea’ anche al Pd.

Più Europa fa la sua lista con Pizzarotti, tagliati fuori i Verdi

 

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Bonino, Della Vedova e Cappato presentano il simbolo di ‘+Europa’

 

Peraltro, mentre il Pd ‘apre’ alla sua sinistra, non riesce ad aprire alla sua ‘destra’, cioè all’area liberal-democratica. E’ proprio di oggi l’annuncio, tramite conferenza stampa, di Benedetto Della Vedova, segretario di ‘Più Europa’, della presenza di una lista autonoma, alle prossime europee. L’alleanza interna è quella con il movimento ‘Italia in Comune’ fondato dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, per un ‘fare fronte’ contro la “maggioranza nazional-populista” e, anche, “con una proposta distinta dal Pd” che aprirà un dialogo anche con il Partito democratico europeo di Francesco Rutelli (ebbene sì, esiste) e con il gruppo Volt (il simbolo verrà presentato il 7 aprile a Firenze), ma che ‘chiude’ a ogni ipotesi di alleanza con i Verdi, che avevano, finora, costruito un percorso in comune con Pizzarotti e che, a questo punto, rimangono drammaticamente a piedi. 

Anche se proprio i Verdi, rimasti appiedati, potrebbero, a questo punto, cercare un’accordo con un’altra lista e un altro rassemblement che sta nascendo, ma nel campo della sinistra-sinistra: quello cui, sotto l’egida della Sinistra Europea (che, al Parlamento Ue, siede nei banchi del GUE), stanno lavorando Sinistra italiana di Nicola Fratoianni e il Partito della Rifondazione comunista di Maurizio Acerbo, ‘alleanza’ di ex comunisti che potrebbe vedere anche l’apporto di movimenti e centri sociali, oltre che la presenza del piccolo movimento ‘Dema‘ che fa capo a Yannis Varoufakis. 

 

Partito democratico europeo Pde Italia

Il Simbolo del PDE

 

Il motivo (teorico) del divorzio tra Più Europa e Pizzarotti con i Verdi sono le “posizioni distanti” su temi come il nucleare, l’ambiente e le Grandi Opere, il motivo (pratico) però è un altro e sta nel fatto che non ci sono abbastanza posti in lista (e da capolista) per tre soggetti diversi, ma solo per due. 

 

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Italia Bene in Comune, il movimento fondato dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti

 

L’obiettivo di una lista che dovrebbe chiamarsi “Europa in Comune” è, ovviamente, quello di superare un’asticella difficile, quella del 4% imposta dalla legge elettorale per le elezioni europee, e di dare forza al gruppo dell’Alde, i liberaldemocratici europei, ma su liste e capolista i lavori sono ancora in corso. Potrebbe presentarsi ovunque Emma Bonino, e anche Della Vedova, ma non Pizzarotti mentre potrebbe candidarsi, come capolista, il coordinatore di Italia in Comune, il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci.

 

sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci

Il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci

 

Rispetto al ‘divorzio’ dal Pd, Della Vedova si limita a dire, in modo tartufesco, che “per colpire meglio uniti è bene marciare divisi”, ma la divisione della sua lista dal Pd c’è e pesa. Specie considerando che l’obiettivo primario del Pd di Zingaretti è proprio quello di superare, in consensi, come dicono quasi tutti i sondaggi, i 5Stelle, oggi dati intorno a uno scarso 20%, obiettivo che il Pd potrebbe mancare per un soffio. 

 


NB: Questo articolo è stato scritto il 27 marzo 2019 in forma originale per questo blog