Revenge porn nel “Codice rosso”. La maggioranza gialloverde dice ‘no’. Donne dell’opposizione sulle barricate

Revenge porn nel “Codice rosso”. La maggioranza gialloverde dice ‘no’. Donne dell’opposizione sulle barricate

28 Marzo 2019 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

ULTIMA ORA. DI MAIO SCONFESSA I 5STELLE: “SI’ AL REVENGE PORN NEL DDL”.

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Il vicepremier Luigi Di Maio (M5S)

Dopo la figuraccia della maggioranza di governo che ha impedito alle opposizioni di far approvare, sotto forma di emendamento, la norma contro il ‘Revenge porn’ all’interno del ddl sul “Codice rosso” (legge che punisce la violenza sulle donne), dagli Stati Uniti, dove si trova in visita di Stato, il vicepremier M5S Luigi Di Maio fa marcia indietro e sconfessa l’intero operato della maggioranza gialloverde e, in particolare, del suo partito, i 5Stelle, dicendo queste parole: “Per me quell’emendamento è un primo passo. Martedì quando torneremo in aula si può benissimo votare. Poi c’è da approvare un disegno di legge organico”. Il  secondo riferimento del vicepremier è alla proposta di legge che i 5 Stelle hanno presentato in mattinata, alla presenza della madre di Tiziana – la ragazza di Napoli morta suicida per i video intimi diffusi in Rete – che supporta l’iniziativa dell’M5S, ma la sua è una sconfessione di fatto alla linea tenuta dal suo partito alla Camera. Qui di seguito i fatti accaduti nella giornata di oggi, sul tema, a Montecitorio.

 


 

Una brutta pagina, quella scritta oggi dalla Camera

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Vista dall’alto dell’aula di Montecitorio

 

La Camera dei Deputati, oggi, ha scritto una brutta pagina. Soprattutto per la difesa dei diritti delle donne e delle violenze – in Rete e non solo tra le mura domestiche – che subiscono ogni giorno. Revenge porn stralciato, un’occasione persa” titola Repubblica.it, giustamente. E le donne deputate delle opposizioni parlamentari (praticamente tutte, dal Pd a FI fino a LeU) occupano i banchi del governo a Montecitorio in segno di protesta, provocando la maggioranza e il rinvio della seduta sull’esame del ddl “Codice rosso” a martedì prossimo, 2 aprile. Le parlamentari protestano, appunto, per l’esclusione del tema del Revenge porn dal ddl (disegno di legge) detto “Codice rosso” e, peraltro, meritatamente portato avanti dal governo. Ma vediamo di capire cosa è successo.

 

La drammatica storia del suicidio di Tiziana Cantone

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La commozione della mamma di Tiziana Cantone alla conferenza su Ddl contro il revenge por

 

La ‘colpa’ – ogni tanto le cose vanno dette per quelle che sono, con relativi ‘giudizi’ – è della maggioranza gialloverde che non trova un accordo sul revenge porn, ossia la diffusione per vendetta di immagini private: dovrebbe entrare nel ddl sul “codice rosso” contro la violenza sulle donne che è in discussione alla Camera ma un emendamento presentato da Laura Boldrini (LeU) sul tema viene bocciato, anche se solo per 14 voti di scarto. Scoppia subito e s’infiamma la polemica. Anche perché, nello stesso giorno, Maria Teresa Giglio, madre di una ragazza, Tiziana Cantone, morta suicida per i suoi video intimi diffusi in Rete, proprio ieri si era presentata a Palazzo Madama a supportare la proposta di legge dei 5Stelle (prima firmataria la senatrice Elvira Evangelista) sull’intero provvedimento affinché “quanto accaduto a mia figlia non si ripeta più”. Figlia che – racconta la madre in lacrime – è stata trattata come una prostituta”. “Finalmente si apre uno spiraglio”, aveva commentato la donna. “Basta far west sui social e sul web” era stata la dichiarazione della senatrice relatrice M5S. Tutto bello, molto nobile e molto giusto.

Ma alla Camera, sullo stesso tema, succedeva, appunto, tutt’altro. Fino alla sconfessione di Di Maio alla linea tenuta, per tutto il giorno, dai 5Stelle perché Di Maio, dagli Usa, dice ‘sì’ al Revenge porn. 

 

Il resoconto di una giornata difficile e amara per le donne

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L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini

 

Quello che segue è il resoconto di una giornata difficile e ricca di tensione. I problemi ci sono e si vedono subito anche dentro la maggioranza di governo. In discussione, alla Camera, c’è il ddl “Codice rosso” e la maggioranza prima si divide poi si ricompatta. Se infatti l’emendamento presentato dalla Lega per l’introduzione, in alcuni casi, della castrazione chimica fa levare gli scudi al Movimento, e viene subito ritirato, le due anime di governo stringono i ranghi e affossano il reato di “Revenge Porn”: 232 voti contrari e 218 favorevoli per l’emendamento, proposto dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini, che avrebbe trasformato in reato la diffusione non autorizzata di materiale intimo altrui.

 

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Revenge Porn

 

Ma, appunto, il problema è che, quasi nello stesso momento, il M5S presenta la propria proposta di legge in materia e non vuole farsi ‘scippare’, dalle opposizioni, il tema su cui lavora. Miserie della Politica, a spese e a danno delle donne. La nuova norma, all’esame della Commissione giustizia del Senato, introduce un reato “ad hoc” e prevede pene fino a 10 anni di reclusione per chi diffonda materiale a carattere sessuale senza il consenso delle persone coinvolte. Ma quello è un progetto di legge ancora tutto da discutere e vagliare, alla Camera il Revenge porn potrebbe passare, e subito, all’interno del del sul “Codice rosso“. 

 

Perché Lega e M5S bocciano l’emendamento ‘Revenge porn’

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I due vicepremier del governo Conte, Di Maio e Salvini

 

È la relatrice di maggioranza, Stefania Ascari (M5S), a mettersi di traverso: interviene in aula, dopo una sospensione dei lavori, per esaminare la proposta della deputata di Leu Boldrini che chiedeva di trasformare il ddl dei 5Stelle sul Revenge porn in un emendamento al Codice rosso. La Ascari spiega: “C’è già la nostra proposta di legge. Il tema è per noi talmente importante che riteniamo debba essere trattato con un percorso più approfondito”. Il riferimento della Ascari è, appunto, alla proposta di legge che vede come prima firmataria la senatrice Evangelista, che però è in discussione al Senato, nella commissione Giustizia, e che avrà tempi di esame molto più lunghi. 

 

I 5Stelle si difendono così: “il nostro ddl sarà ben più ampio”

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Castrazione chimica, Patuanelli: «Non sono favorevole e non credo il M5S sia disponibile»

 

Il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, chiude ogni spiraglio alla richiesta unanime di tutte le opposizioni, da destra a sinistra, di inserire il reato di Revenge porn nel provvedimento sulle nuove norme contro la violenza di genere, e lo spiega così: “Serve una legge organica, il cui testo sia frutto del corretto lavoro di ascolto degli stakeholder, come le associazioni, la Polizia Postale, le piattaforme web, gli esperti”. Morale, no all’inserimento del Revenge porn nel “Codice rosso”. “Il ddl che abbiamo presentato oggi in Senato – spiega ancora il capogruppo pentastellato – è già in discussione in commissione Giustizia, e il nostro impegno è di approvarlo in tempi brevi ma senza forzature, come sarebbe un semplice emendamento”. Sulla stessa linea, per una volta, pure la Lega.

 

La bagarre in Aula delle opposizioni. Fico sospende i lavori

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Revenge porn stralciato: le donne dell’opposizione protestano, Fico sospende la seduta alla Camera

 

Quindi, la sorte dell’emendamento delle opposizioni – la cui richiesta unitaria è di approvarlo e inserire nel ddl sul “Codice rosso” una nuova tipologia di reato legata proprio al revenge porn  – è segnata, ma l’emendamento Boldrini viene bocciato per pochi voti: 218 i sì contro 232 i no.

Dopo la votazione le deputate di Forza Italia, e poi quelle di Pd e Fdi hanno inscenato una protesta plateale, occupando i banchi del governo, protesta che ha costretto la presidenza della Camera (presiedeva Roberto Fico) alla sospensione dei lavori, che sono stati rinviati a martedì prossimo.

 

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Rivolta in aula per il blocco del Revenge Porn

 

Martedì prossimo, quindi, i lavori dell’Aula riprenderanno esattamente dal punto in cui si sono interrotti oggi, ovvero il voto, a scrutinio segreto, su un altro emendamento, a prima firma Federica Zanella (FI), ma sostenuto da tutte le altre forze di opposizione, sempre sullo stesso tema, cioè l’introduzione del reato di prevenzione e repressione del revenge porn, ma che sarà di nuovo osteggiato da 5Stelle e Lega.Si allungano così i tempi dell’esame del ddl per la tutela delle vittime della violenza domestica e di genere che avrebbe dovuto essere approvato oggi in prima lettura.

 

Il durissimo intervento di Stefania Prestigiacomo (FI)

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Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia

 

Poi, nel primo pomeriggio, arriva l’intervento durissimo di Stefania Prestigiacomo per Forza Italia: “Oggi stiamo scrivendo una bruttissima pagina di storia parlamentare, abbiamo vissuto in passato momenti esaltanti in quest’aula quando, grazie all’operosità e all’intelligenza innanzitutto delle donne di tutti gli schieramenti ma anche con il supporto dei colleghi, abbiamo saputo rinunciare a primogeniture in nome dell’approvazione di valori che sono oggi pilastri nel nostro ordinamento giuridico.

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Anna Finocchiaro

Ricordo il giorno in cui abbiamo approvato la legge che modificava il reato di violenza sessuale da reato contro il costume a reato contro la persona. Tutte le donne parlamentari firmarono quel progetto di legge indipendentemente dai partiti: la prima firma era Anna Finocchiaro (Pd), la relatrice della legge, con il consenso di tutti, era Alessandra Mussolini. 

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Alessandra Mussolini

Oggi invece, in nome dell’egoismo e in nome di una ostinazione incomprensibile, noi stiamo rinunciando alla possibilità di dare seguito ad atti votati da quest’aula perché ricordo che, nel mese di novembre, abbiamo approvato una mozione a prima firma Mara Carfagna (FI) che invocava un intervento della maggioranza e del governo su un tema come questo. In questo momento stiamo disattendendo ad un impegno assunto da quest’aula all’unanimità” chiude la Prestigiacomo tra gli applausi.

 

Le proteste bipartisan di Lorenzin, Carfagna e Boschi 

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Laura Boldrini

 

Il clima, dunque, si era già surriscaldato e tale resta. Poco dopo l’intervento della Prestigiacomo le parlamentari d’opposizione occupano i banchi del governo e la seduta è viene sospesa. Ma durante la giornata tante donne che siedono in Parlamento parlano. “Abbiamo perso una grande occasione” commenta amara la Boldrini. “Dobbiamo intervenire ora, la vostra posizione è imbarazzante” tuona la deputata Beatrice Lorenzin (Pd).

 

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Revenge Porn, Boschi e Carfagna: ‘Votate sì a nuovo reato’. Ascari (M5s): ‘C’è già nostra proposta’. E Lorenzin si infuria

Su Twitter Mara Carfagna (Forza Italia) scrive: “Questa maggioranza riesce a dividere il Paese anche sulla violenza contro le donne e la tutela dei diritti. Non era mai successo. Prima se ne va questo governo, meglio è”. Sempre su Twitter interviene Maria Elena Boschi (Pd): “Alla Camera Lega M5S stanno bocciando tutti gli emendamenti che introducono il Revenge porn. Dove è la ministra Bongiorno? Se ha a cuore davvero le donne vittime di violenza faccia cambiare idea al governo”.

 

Giulia Sarti, vittima di Revenge porn, difende il governo

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Giulia Sarti M5S

 

Invece, su Facebook, ha parlato Giulia Sarti, la deputata dei Cinque stelle a sua volta vittima della diffusione di foto intime e di un video, molto probabilmente artefatto, che la ritraeva nuda e durante un atto sessuale. Uno scempio e una volgarissima diffusione di foto e video. Peraltro, quest’ultimo, sicuramente falso, ma allegato a foto vere, quindi diventato ‘verosimile’, cioè una ‘vera’ fake news.

Un episodio orribile che ha costretto la deputata – al di là del processo che la vede parte offesa nei confronti del suo ex fidanzato per le mancate restituzioni dei rimborsi elettorali verso il suo partito, l’M5S, e che già l’ha portata alle dimissioni da presidente della commissione Giustizia della Camera– a doversi letteralmente ‘nascondere’. “Ringrazio tutti coloro che in questi giorni hanno espresso reale e sincera vicinanza nei miei riguardi – ha scritto la Sarti sulla sua pagina Facebook criticando, invece, la soluzione di combattere il revenge porn con un emendamento “A tal proposito, in virtù di quel che ho passato, io – così come molte altre donne, purtroppo – ci tengo a sottolineare che il caso in questione, cosiddetto Revenge porndiscusso in queste ore nell’ambito del Codice Rosso, non può certo risolversi attraverso l’approvazione di un mero emendamento. Al contrario, la materia è talmente delicata da richiedere un ampio dibattito non solo parlamentare, bensì giuridico-sociale, volto a coinvolgere esperti, vittime, famiglie, analisti, giuristi e tutte le varie articolazioni dello Stato competenti come la Polizia postale e delle comunicazioni. È un tema importantissimo, una sua seria regolamentazione non può rischiare di nascere monca”. Insomma, Sarti copre l’M5S e rinvia tutto il tema a una legge che, forse, non si farà mai. Invece, con l’emendamento Boldrini, l’occasione di varare subito una norma contro il Revenge porn è stata sprecata. Ma forse, con il nuovo emendamento che presenterà Forza Italia quando si riprenderà l’esame del ddl, martedì prossimo, questa volta il Revenge porn potrebbe passare, data la ‘nuova’ posizione di Di Maio. 

 

Cosa prevede il “Codice rosso” varato dal governo

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Petizione su Change.org per il Revenge-Porn

 

Ma al di là della querelle sul Revenge porn, cos’è il “Codice rosso”, il ddl varato dal governo di cui si discute alla Camera? Prevede, in sostanza, una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide sui casi di violenza sulle donne. Il “codice rosso” è un disegno di legge che porta le firme del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno ed ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018.

 

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Il premier Giuseppe Conte tra Salvini e Di Maio

 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli altri membri del governo, durante la riunione di quel giorno, avevano indossato un nastrino rosso, simbolo di vicinanza alle vittime. Il colore rimanda al grado di massima urgenza previsto nel triage dei pronto soccorso. “Dal governo è stato dato un segnale concreto contro la violenza di genere” commentava il premier. Conte ha spiegato che sono stanziati 33 milioni per il 2019 destinati a un fondo di emergenza, somma che sarà coordinata dal sottosegretario alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora. “Con questo disegno di legge – diceva la ministra Bongiorno – qualcuno si accorgerà che le donne non possono essere massacrate in attesa di giudizio. Quando una donna si rivolge allo Stato e alle forze di polizia per denunciare la violenza che sta subendo, quella donna deve avere una corsia preferenziale”.

 

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Giulia Bongiorno

 

La ministra alla Pa poneva l’accento sulla difficoltà che spesso hanno le vittime a denunciare e sull’importanza di prevenire le morti che ancora registrano numeri altissimi. “Non bisogna considerare come scontato che una donna si rivolga alle forze di polizia – incalzava Bonafede – Quella richiesta di aiuto è spesso un atto di coraggio”. I tempi più brevi, aggiunge, non si avranno solo in fase di denuncia, ma anche negli step successivi: “La semplicità di questa legge è la forza di questa legge”, diceva.

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Lucia Annibali, deputata dem in commissione Giustizia

Non era convinto il Pd. “Leggerò il testo del decreto con attenzione non appena sarà disponibile, ma a giudicare dalle dichiarazioni dei ministri proponenti, si è preferita ancora una volta la propaganda alle soluzioni ragionate e concrete”, ha commentato Lucia Annibali, deputata dem in commissione Giustizia, diventata un simbolo della violenza contro le donne dopo essere stata sfregiata con l’acido su mandato dell’ex. “È antipatico dover ricordare che il cosiddetto ‘bollino rosso’è in realtà già previsto dal codice di procedura penale”, spiegava la Annibali.

 

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Revenge Porn Senato, Lucarelli, Cantone, Patuanelli et all

 

Il riferimento è alla legge 119/2013 sul femminicidio che già prevede una corsia preferenziali per le vittime di questi reati. Dello stesso parere Cosimo Ferri, deputato del Pd, ex sottosegretario alla Giustizia in tre precedenti governi: “Il codice rosso è una norma manifesto, uno slogan che non affronta realmente il problema della prevenzione e non tutela le vittime. E non è una novità”. 

“Ci auguriamo che il codice rosso riesca ad evitare che le donne vengano uccise mentre sono in attesa di giudizio” – aveva scritto invece, su Facebook, Mara Carfagna (FI) ,promotrice della campagna social “Non è normale che sia normale”, rivolta proprio contro la violenza di genere. “Aspettiamo di vedere il testo in Parlamento. Come sempre avremo un atteggiamento costruttivo”.

Mara Carfagna

La vicepresidente della Camera Mara Carfagna

Il provvedimento non prevede solo la comunicazione immediata delle denunce al Pm, ma anche, ad esempio, l’obbligo di formazione ad hoc per le forze di polizia.Tra le norme del ddl ecco le principali.

Denunce trasmesse subito al Pm. Sparisce, con una modifica dell’articolo 347 del codice di procedura penale, ogni discrezionalità da parte della polizia giudiziaria che, una volta ricevuta una denuncia da parte di una donna per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate subiti e commessi in contesti familiari o di semplice convivenza, dovrà inviarla subito al magistrato senza valutare se sussistono ragioni di urgenza. In questo modo si punta ad evitare che la situazione si deteriori ulteriormente, adottando così il prima possibile provvedimenti “protettivi o di non avvicinamento”.

Vittima ascoltata entro 3 giorni. Il magistrato è obbligato a sentire la donna entro tre giorni dall’avvio del procedimento per tutti i casi di violenza domestica e di genere. Una deroga è possibile solo se ricorrono “imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini, anche nell’interesse della vittima”. Con la modifica dell’articolo 362 del codice di procedura penale si vuole dare al pubblico ministero la possibilità di valutare subito l’eventuale sussistenza delle esigenze cautelari a carico dell’aggressore.

Vittima ascoltata entro 3 giorni

Vittima ascoltata entro 3 giorni

 

Priorità alle indagini. Con un’integrazione all’articolo 370 del codice di procedura penale, si obbliga la polizia giudiziaria a dare priorità allo svolgimento delle indagini delegate dal pubblico ministero (senza alcuna possibilità di valutare l’esistenza dell’urgenza) in caso di reati di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, commessi in ambito familiare o di semplice convivenza. L’esito dell’indagine va trasmesso in modo tempestivo al pubblico ministero.

Formazione della polizia. Il disegno di legge introduce l’obbligo di formazione (a partire dall’anno successivo all’entrata in vigore della legge) per la polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la polizia Penitenziaria. Le forze dell’ordine frequenteranno corsi presso specifici istituti per ottenere le competenze specialistiche necessarie a fronteggiare la tipologia di reati sia in termini di prevenzione che di repressione degli stessi. Le lezioni serviranno per un’adeguata interlocuzione con le vittime.

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Codice Rosso Revenge Porn

 

Peccato che, nella benemerita legge denominata “Codice rosso” non vi sia ne vi sarà il Revenge porn anche se le parole di Di Maio in tarda serata lasciano presagire un ‘cambio di passo’ dell’M5S quando il ddl sul “Codice rosso” tornerà in Parlamento, a Montecitorio, martedì prossimo 2 aprile, fino al punto che a questo punto il nuovo emendamento sul Revenge porn potrebbe, invece, passare.


NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo blog il 28 marzo 2019