Centrodestra, il vecchio leone Berlusconi ruggisce, ma Salvini è il nuovo ‘leoncino’

Centrodestra, il vecchio leone Berlusconi ruggisce, ma Salvini è il nuovo ‘leoncino’

31 Marzo 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

E’ pronto a nascere un ‘nuovo’ centrodestra, ma a trazione Salvini

 

Sta nascendo un ‘nuovo’ centrodestra basato sulla Lega, con Matteo Salvini futuro candidato premier, e su un solo alleato, una sorta di ‘Fratelli d’Italia’ allargata – e resa un po’ meno ‘di destra’ – agli azzurri che, come Giovanni Toti, non credono più in Berlusconi e nel futuro di Forza Italia (in fondo, il colore del partito che guida Giorgia Meloni è il blu dei conservatori europei)? Forse sì. 

 

Berlusconi Salvini e Meloni a cena insieme

Berlusconi, Salvini e Meloni a cena insieme

 

Possibile, se non probabile. Diversi e molteplici i segnali e gli scricchiolii che vanno in questa direzione, nonostante l’apparente bonaccia tra gli attuali leader della ‘vecchia’ coalizione. Quella che, nel vertice di Arcore dell’altro ieri sera, ha visto Berlusconi, Salvini e Meloni spartirsi le candidature delle prossime elezioni regionali e amministrative da ‘buoni amici’, secondo il vecchio e sano principio dell’”uno a te e due a me”. Per dire, Alberto Cirio, europarlamentare uscente di Forza Italia, ma ex leghista e per nulla inviso alla Lega, l’ha spuntata, alla fine, come candidato del centrodestra alle regionali che vedranno il Piemonte andare al voto lo stesso giorno delle Europee.

 

Candidature alle amministrative. La Lega fa la parte del leone

 

lega salvini

Simbolo della Lega e Salvini

 

Ma, appunto, Forza Italia ha molto poco da ‘festeggiare’. Cirio – come vedremo più avanti – è un para-leghista, Salvini ha ottenuto le candidature di suoi uomini in città importanti, se non cruciali, come, soprattutto, Firenze, Prato, Bergamo, Pavia, Ferrara, Modena e Biella. A Forza Italia restano in mano solo le candidatura di città minori (Cremona, Vercelli, Sassari, Foggia) più tre capoluoghi di regione (Perugia, Bari e Pescara) e alcuni candidati ‘civici’ considerati, però, vicini al partito azzurro.

 

Giorgia Meloni Fratelli italia

Giorgia meloni e il simbolo di Fratelli d’Italia

 

E anche Fratelli d’Italia si prende la sua bella fetta, imponendo suoi uomini ad Ascoli (che FI voleva), Pesaro, Livorno e Cagliari (queste ultime due, però, saranno due probabili sconfitte). Senza dire del fatto che, pur lasciando il candidato governatore della Calabria, dove si voterà a novembre, a FI, Salvini ha già ‘prenotato’ per la Lega il nome del candidato a governatore dell’Emilia-Romagna, dove si voterà sempre a novembre, momento che per lui rappresenta “la madre di tutte le battaglie” insieme al voto in Toscana (ma nel 2020), visto che vuole strapparle lui, tutte le ‘regioni rosse’, al Pd.

 

Intanto, il governatore ligure Toti rompe con Berlusconi

 

Giovanni Toti pronto a dire addio a Forza Italia

Giovanni Toti pronto a dire addio a Forza Italia

 

Infine, arriva la notizia del pesante attacco portato dal governatore ligure, Giovanni Toti, al cuore dell’impero berlusconiano, al punto da metterne in discussione persino la leadership: “Se qualcuno vorrà mettersi in discussione per una politica e un’Italia nuova io ci sono, ma per guardarci negli occhi e dirci che va tutto bene così io preferisco continuare a occuparmi della mia Liguria”. 

Toti annuncia così, con queste parole, la sua ‘diserzione’ dall’appuntamento clou che aveva in programma oggi, all’Eur di Roma, quello che, in teoria, è ancora il suo partito, Forza Italia: il convegno-happening di celebrazione dei 25 anni di storia della creatura fondata da Berlusconi l’ormai lontano 25 marzo del 1994.

 

Berlusconi replica duro: “La nostra pazienza è finita”

 

berlusconi forza italia

Berlusconi Silvio, fondatore di Forza Italia


Siamo un partito che si è sempre rinnovato ma continuano a darci del vecchio. Storie tutti infondate, anche se qualcuno che s’è assunto la responsabilità del governo regionale (Toti, appunto, ndr.) continua a insistere in questa direzione.
Abbiamo avuto pazienza sino adesso. Credo che sia il momento di far finire questa pazienza
” chiude il Cavaliere.


Toti, non pago, controreplica a stretto giro di posta: “La pazienza temo che l’abbiano persa gli elettori e ce lo hanno detto da tempo. Continuiamo a dire che va bene tutto così, senza parlare del perché la Lega prenda 4 volte i nostri voti. Oggi sono rimasto tra gli imprenditori e i fiori della Liguria, ma sono sempre pronto a confrontarmi con chiunque voglia davvero cambiare con coraggio per ripartire. Intanto, in bocca al lupo a tutti i candidati alle Europee, a partire dal presidente Berlusconi” conclude Toti con finto tono amichevole.

Il disegno del governatore ligure è chiaro: il ‘nuovo’ centrodestra non può che essere a ‘trazione’ leghista e salviniana, serve un ‘nuovo’ contenitori per gli ex azzurri di impronta liberal-conservatore, l’alleanza organica con la Meloni e, in prospettiva, un ‘partito unico’ tra Lega, FI e FdI  è la sola prospettiva politica possibile. Parole che suonano amare come il fiele, alle orecchie del Cavaliere.

 

FI celebra i suoi primi 25 anni di vita. Ne ha davanti altri 25?

 

forza italia 25 anni

25 anni di Forza Italia

 

Forza Italia è stata e sarà sempre la spina dorsale del centrodestra. Oggi è indispensabile più di 25 anni fa”. Silvio Berlusconi, esattamente un quarto di secolo dopo la sua prima trionfale discesa in campo, torna a parlare in pubblico – e per oltre un’ora – smentisce ogni rumors circa il suo precario stato di salute (che, però, come vedremo, precario resta) e rilancia, all’assemblea degli eletti azzurri, il ruolo centrale del suo partito nello scenario politico, nazionale ed europeo. Al Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma, l’ex premier prova a infondere ai suoi una iniezione di fiducia e di orgoglio lanciando un messaggio identitario contro chi pensa che, appunto, ormai l’annessione della Lega sia solo una questione di tempo.

“Chi scrive che Forza Italia sia al tramonto – protesta con inusuale trasporto il Cavaliere – è uno stupido che non sa leggere la realtà”. Forte dell’intesa per il Piemonte sul candidato azzurro, Berlusconi conferma che sarà capolista alle europee del 26 maggio e in tutte e cinque le circoscrizioni, tranne in Italia centrale, dove il capolista sarà Antonio Tajani.

 

Il Cavaliere non è più, però, al massimo della forma fisica…

 

Silvio berlusconi andreotti

GIULIO ANDREOTTI – RETRO 1985 – NELLA FOTO GIULIO ANDREOTTI CON SILVIO BERLUSCONI

 

“La voce flebile, la fisicità limitata, un bicchiere d’acqua chiesto e che non arriva mai, fino ad essere invocato con preoccupazione anche dalla platea” racconta il ‘tono’ e lo stato fisico del Cavaliere chi, come Rudy Francesco Calvo ha seguito dal vivo, per l’Huffington Post, la manifestazione di Forza Italia. “Se un paragone tra il Silvio Berlusconi di oggi e quello di venticinque anni fa – continua il giornalista – sarebbe impietoso e certo ingeneroso per un uomo ormai alla sua ottantatreesima primavera, ancora più crudele è il raffronto tra la Forza Italia rampante e battagliera, per quanto improvvisata, delle origini e quella di oggi. Dietro il simulacro del capo, elemento imprescindibile di coesione, si è ritrovato al Palazzo dei Congressi un partito che vuole sentirsi ancora unito e forte quando così più non è. Un partito che prova a guardare alla successione, ma vede allontanarsi Toti – polemicamente assente – e acclama Mara Carfagna, subissata dagli applausi della sala”.

 

Ma Berlusconi sa ancora come arringare la sua folla

 

Silvio_Berlusconi_Forza_Italia

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

 

Prima di arrivare, acclamato dal solito coro di ‘Silvio, Silvio!’, Berlusconi fa capolino da dietro le quinte, scatenando il battimani. Le parole d’ordine sono sempre, inesorabilmente, le stesse, ma manca la forza di un tempo. “Rimane – nota Rudy Francesco Calvo – l’affetto e l’orgoglio che quest’uomo sa ancora suscitare in chi crede in lui, potentissimi. Arringa la folla, la istruisce passo passo su come condurre l’ennesima campagna elettorale che sarà lui a guidare, cerca di soprassedere sui momenti di difficoltà, quando gli portano un bicchiere d’acqua in più di quanto chiesto (“non devo fare il bagno, devo solo bere!”) o quando una donna prova a interromperlo”.

“Le parole d’ordine non cambiano. Semmai si adattano ai protagonisti, nuovi e peggiori dei nemici di un tempo. “Oggi la situazione è più grave di 25 anni fa – spiega Berlusconi con tono preoccupato – perché i Cinquestelle si dichiarano comunisti veri, ma sono anche degli incompetenti e questo li rende ancora più pericolosi”” Ecco perché è “ancora più fondamentale” la presenza di FI, in Italia come in Europa, per ricostruire un nuovo centrodestra, che a Bruxelles dovrebbe prendere le sembianze di un’alleanza tra il Ppe e “la destra democristiana, i conservatori e i sovranisti”.

 

Forza Italia, un partito ‘nuovo’ ma con il peso del ‘vecchio’

 

Rudy Francesco Calvo

Rudy Francesco Calvo

 

Dietro la prima fila dei big, tutti schierati per l’occasione, siedono tanti amministratori e militanti che riempiono una sala volutamente piccola che lascia fuori in tanti. È il primo sintomo dell’incertezza che accompagna la celebrazione dei venticinque anni dalla ‘discesa in campo’ con cui Forza Italia ha deciso di aprire la campagna elettorale in vista delle elezioni europee del 26 maggio. La paura di non farcela, di non riempire non tanto i posti a sedere, quanto le urne, si vede nel volto teso di Antonio Tajani, organizzatore e grande cerimoniere della giornata, si avverte nei discorsi dei partecipanti, si percepisce negli interventi dal palco, troppo ostentatamente orientati all’ottimismo e all’orgoglio. “Non è più il partito ‘di plastica’ delle origini – nota sempre Rudy Francesco Calvo – . A dimostrarlo ci sono una classe dirigente diffusa in tutto il Paese e migliaia di amministratori locali. Forza Italia rivendica il suo essere un partito vero, ma torna a mettere in scena per l’ennesima volta proprio quella ‘plastica’, quel mix di anticomunismo, liberismo, garantismo e leaderismo che ne segna la storia senza riuscire a permearne fino in fondo l’azione”.

 

Le fratture di FI: quella esterna con la Lega e quella interna

 

Berlusconi Meloni Salvini

Meloni Berlusconi Salvini

 

Sono tante le fratture che attraversano il partito che “ha fondato il centrodestra in Italia”, come ripetono tutti per ribadirne il suo ruolo centrale. Quella principale, ovviamente, è con la Lega di Salvini. Un nome che nessuno osa pronunciare nei propri interventi. Solo Alberto Cirio, incoronato candidato del centrodestra alla Regione Piemonte, lo ringrazia fugacemente in un breve intervento.

L’altra grande frattura è interna ed è proprio con chi vorrebbe una linea più accomodante con la nuova Lega e vorrebbe trattare una pacifica convivenza prima di rischiare che Salvini metta in atto una vera e propria annessione. È, appunto, la tesi del governatore ligure Giovanni Toti. E infatti la sua posizione non trova spazio nella sala, dominata dalla fazione dell’orgoglio forzista, impersonato dai vari Tajani, Bernini, Gelmini, Carfagna e avallata dal Grande Capo. “Stiamo tutti quanti benissimo a casa nostra”, dice il presidente del Parlamento europeo e ce l’ha con Toti.

 

Berlusconi vuole alleare il PPE a Orban ma critica Salvini

 

Orban Salvini

L’ungherese Viktor Orban e Matteo Salvini

 

Berlusconi presenta anche il nuovo simbolo con cui Forza Italia correrà alle Europee: è molto ‘nazionale’ e, soprattutto, senza alcun riferimento grafico né nominalistico alla famiglia popolare, il PPE. E a riprova della sua presunta rinvigorita leadership, scomunica dal palco, come già detto, il grande assente, Giovanni Toti, da tempo critico con la gestione del partito e ora anche con lui. 

Berlusconi prende, poi, anche a punzecchiare la Lega, osservando che “il governo è nelle mani dei Cinque Stelle” e che Di Maio, “da finto sottomesso, si prende tutta la sostanza, lasciando solo la forma a Salvini”. Poi, però, chiede al Ppe di guardare a destra, proprio verso i sovranisti ‘alla Salvini’. “Per cambiare l’Europa – è la sua ricetta – il Ppe deve abbandonare l’alleanza storica con i Socialisti e aprirsi ai conservatori e ai sovranisti che bisogna educare e convincere”. Una proposta, quella berlusconiana, che punta a ritagliare per sé il ruolo strategico di grande mediatore nei contatti con leader ‘eterodossi’ come, ad esempio, l’ungherese Viktor Orban. Detto questo, chiarisce che vuole un “sovranismo europeo” e non quello dei singoli stati che “porta al nazionalismo”.

 

Le donne azzurre scatenate contro Salvini (e contro Toti)

 

Capigruppo Forza Italia Gelmini e Bernini per Camera e Senato

Capigruppo Forza Italia, Gelmini e Bernini

 

In questo continuo gioco di bastone e carota, il Cavaliere riesce comunque a infiammare i suoi, dando loro certezze sul futuro, malgrado le sue 82 primavere. Antonio Tajani, il vicepresidente lo dice chiaramente: “Senza Forza Italia il centrodestra non vince da nessuna parte, in nessuna città, in nessuna Regione: siamo nati 25 anni fa e continueremo a esistere”.

 

MARA CARFAGNA

Mara Carfagna

 

Tanti gli applausi che arrivano a Mara Carfagna, secondo cui le regionali hanno dimostrato che il Paese non vuole consegnarsi alle destre sovraniste. “Non c’è spazio – rivendica la vicepresidente della Camera – per un governo sovranista senza il nostro contrappeso moderato. E’ fallito il disegno di svuotarci.

 

anna maria bernini

Annamaria Bernini, capogruppo al Senato

 

Non siamo alla deriva”. “Basta sconfittismo – le fa eco Annamaria Bernini, capogruppo al Senato – questa è la nostra storia e nessuno ce la può togliere”. Molto applaudita anche la presidente dei deputati azzurri, Mariastella Gelmini, quando ricorda che “è stato Berlusconi ad aver creato il centrodestra, l’unica alleanza che può governare bene il Paese”. Poi, però, sempre la Gelmini, rinvia la discussione interna a dopo le europee e “a chi oggi ha deciso di non essere qua” (Toti) manda a dire che “il 26 maggio non si decide il coordinatore di FI, ma una grande battaglia di libertà. Poi ci sarà tempo per fare i congressi”.

 

Arcore villa di Berlusconi

VILLA SAN MARTINO RESIDENZA DI SILVIO BERLUSCONI fotografo: Stefano De Grandis / Fotogramma


Peccato che proprio Carfagna (soprattutto), ma anche la Gelmini e la Bernini (meno) siano le azzurre oggi di punta nei ruoli del partito cui Salvini ha chiesto a Berlusconi, nel vertice di Arcore, di “mettere la museruola” o, meglio, a “darsi una calmata” e che “non fanno altro che attaccarmi”.

 

Il tema della successione al Cavaliere resta sospeso nell’aria

 

berlusconi tajani

Tajani e Berlusconi

 

È evidente, del resto, come il tema della successione a Berlusconi non sia più esclusivamente nelle sue mani. Non è più tempo di delfini nominati e poi rapidamente abbandonati al loro destino. Lo sa anche Tajani, ultimo rappresentante di quella vasta schiera, che prova ad aggirare il tema, ma è già insidiato da vicino non più da Toti, che ormai su una linea opposta, ma anche dalla stessa Carfagna. È lei a far esplodere l’applauso dei presenti, quando dal palco dice senza mezzi termini che “anche in Forza Italia ci sono cose che non funzionano e io sarò la prima dopo le europee a chiedere una riflessione sull’organizzazione e sulla gestione del partito”. Tajani osserva tesissimo, seduto accanto a lei, la platea applaudire con convinzione, e prova a metterci una pezza poco dopo, aiutato anche da Anna Maria Bernini, che lo definisce “il nostro Van Basten”.

 

van basten milan

Marco Van Basten, “vecchia” gloria della squadra del Milan

 

Ma come Van Basten, Tajani rischia di apparire un centravanti di altri tempi. “Abbiamo già iniziato la fase congressuale – abbozza una semi-autocritica il presidente del Parlamento europeo – c’è stato un dibattito costruttivo in molte città. Certo, non abbiamo bisogno di eleggere il leader nazionale, perché Berlusconi è legittimato da milioni di persone…”, ma non va più avanti. Il tema, tanto per cambiare, Forza Italia lo ha ‘rimandato’ al ‘dopo’ (le elezioni europee) che chissà mai vedrà la luce.

 

La soglia del 10% alle Europee è quella della sopravvivenza…

 

La campagna elettorale di Forza Italia per le Europee 2019 parte da Tajani

La campagna elettorale di Forza Italia per le Europee 2019 parte da Tajani

 

Certo è che, per FI, la soglia ‘di sopravvivenza’, quella che serve per potere ancora contare e – se non proprio dettare la linea – almeno poter alzare la voce, dentro il centrodestra e soprattutto con la Lega, è fissata nell’asticella del 10% alle imminenti elezioni europee. Sotto quella soglia, partirà lo ‘sfarinamento’ di FI (molti deputati del Nord già scalpitano per entrare nella Lega, seppur dalla porta di servizio), per non dire se si verificasse un – allo stato irrealistico, ma non impossibile – sorpasso di FdI a spese degli azzurri, un fatto catastrofico e che sancirebbe la fine ingloriosa del partito. Invece, sopra la soglia del 10% Berlusconi e i suoi colonnelli possono ancora sperare di dettar legge o, quantomeno, di essere ‘indispensabili’, rispetto la Lega, in vista delle prossime elezioni Politiche.

 

Intanto, per scalare il Piemonte, è stato scelto Alberto Cirio

 

Alberto Cirio

Alberto Cirio

 

Sarà, dunque, dopo molti tentennamenti (di Salvini) e incaponimenti (di Berlusconi), un europarlamentare azzurro uscente, Alberto Cirio, il candidato del centrodestra alle elezioni regionali in Piemonte che si terranno il 26 maggio. Lo hanno stabilito i tre leader della coalizione (Berlusconi, Salvini e Meloni) tornati a riunirsi, dopo tanto tempo, a Villa San Martino di Arcore.

Al termine di un pranzo nella residenza del Cavaliere, si è concluso, in un clima sostanzialmente cordiale, un braccio di ferro tra Forza Italia e Lega che era durato intere settimane. Berlusconi è contento del risultato e continua a pensare di poter rivendicare ancora, per il suo partito, un ruolo da protagonista all’interno del centrodestra. Salvini è contento perché, una volta, Cirio ‘era’ suo. L’accordo, quindi, viene accolto con sospetta soddisfazione reciproca dal Cavaliere come da Salvini.

Il fatto che un azzurro corra in Piemonte, osservano fonti di FI, impedisce di fatto alla Lega di conquistare “il corridoio del Nord”, un dato molto rilevante soprattutto in vista della sfida alle europee. In cambio, però, come si diceva, alla Lega vanno molti e importanti candidati sindaci nei capoluoghi di provincia, soprattutto in Emilia-Romagna e Toscana, regioni considerate da Salvini il nuovo fronte della sua espansione territoriale. Fonti leghiste sottolineano che Salvini, sul Piemonte, “ha mantenuto la parola data” e precisano che nell’incontro sono state assunte decisioni solo su Cirio e non su altri, ma non è vero. Poi, per prevenire i malumori dei pentastellati, si ribadisce che quella in Piemonte è un’alleanza locale, il cui obbiettivo è sconfiggere il centrosinistra che, in Piemonte, ricandida il governatore uscente, Chiamparino. Secondo altri, Salvini avrebbe ribadito al Cavaliere che con Forza Italia i rapporti sono buoni, ma limitati solo al quadro locale. Soddisfatta anche Giorgia Meloni. Tuttavia, FI ribadisce che il problema dei problemi, ovvero la tenuta precaria del governo, resta nella sua gravità, ma – per ora – Salvini continua a fare orecchie da mercante.

 

Chi è Alberto Cirio, detto “mister preferenze”

 

tajani cirio

Tajani e Cirio

 

Alberto Cirio ha 46 anni e una laurea in giurisprudenza all’Università di Torino, è sposato e ha due figli. Ha iniziato la carriera politica ad Alba (Cuneo), dove a metà degli anni Novanta è stato consigliere comunale e vicesindaco. Dopo gli esordi nella Lega Nord, nel 2004 viene di nuovo eletto consigliere comunale con Forza Italia. Nel 2005 viene eletto consigliere regionale con quasi 11 mila preferenze. Ricandidato alle regionali del 2010 con il Popolo della Libertà, viene rieletto nella circoscrizione di Cuneo con oltre 14.500 preferenze e nominato assessore all’Istruzione, al Turismo e allo Sport. Candidato alle elezioni europee del 2014, è eletto nelle liste di Forza Italia nella circoscrizione Italia nord-occidentale con oltre 35 mila voti. Coinvolto nelle indagini per la cosiddetta Rimborsopoli bis insieme ad altri ex consiglieri regionali, gli vengono contestate spese in pranzi e cene di rappresentanza per 20 mila euro. I pubblici ministeri lo scorso febbraio hanno chiesto l’archiviazione, ma il Gip e il Tribunale del Riesame devono ancora pronunciarsi sul caso.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2019 in forma originale per questo blog