C’è vita a sinistra del Pd? Sì, ma è flebile. Il nuovo cartello elettorale ‘La Sinistra’, i Verdi e gli altri

C’è vita a sinistra del Pd? Sì, ma è flebile. Il nuovo cartello elettorale ‘La Sinistra’, i Verdi e gli altri

5 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

C’è vita a sinistra del Pd? La risposta, incredibilmente, è sì, ma è fioca… 

 

vita a sinistra

C’è vita a sinistra del Pd?


Ci sarà, cioè una ‘concorrenza’, anche se non eclatante né particolarmente forte, sul piano dei possibili numeri e del ‘pericolo’, della Sinistra-Sinistra (e, ma molto meno, dei Verdi) come pure, ovviamente, ci sarà una ‘concorrenza’, alle liste del Pd, da parte del ‘centro’, che si presenterà sotto le bandiere del simbolo di ‘Più Europa’. Potranno, queste liste, dare fastidio al Pd e riuscire a fargli mancare i voti necessari per superare, sia pure ‘in discesa’, i 5Stelle, alle Europee? Forse sì, forse no. Molto dipende da loro. Ma prima di vedere e capire di cosa (e di chi) stiamo parlando, meglio fare ‘il punto’ proprio sulle liste del Pd.

 

Il ‘listone’ del Pd. Tranne al Sud, i capolista ci sono già tutti

Calenda e Zingaretti

Zingaretti e Calenda

 

Il Pd, come si sa, sta costruendo le sue liste ‘aperte’, un ‘listone’, quello per le Europee del 26 maggio (ma si vota anche per le elezioni comunali in 3800 comuni e per le Regionali in Piemonte), che è riuscito, per ora, nel suo doppio intento: aprire a ‘destra’, verso il movimento di Carlo Calenda, Siamo Europei, il cui logo campeggia nel simbolo del Pd, nella sua parte bassa, e aprire ‘a sinistra’, soprattutto, cioè a Mdp.

 

Irene Tinagli

Irene Tinagli

 

Per quanto riguarda il primo fronte, è ufficiale la candidatura dello stesso Calenda come capolista del Pd nel NordEst, ma anche quella dell’economista Irene Tinagli, ex deputata di Scelta civica, come seconda in lista nel NordOvest, a ruota del capolista Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano ed ex leader di un’altra formazione di sinistra – che, di fatto, non esiste più – Campo progressista.

 

majorino

Pierfrancesco Majorino –
Foto Piero Cruciatti / LaPresse

 

Peraltro, sempre nel NordOvest, ci sarà un’altra candidatura molto marcata a sinistra, quella dell’assessore ai Servizi sociali del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, una vita spesa a sinistra, tra movimenti studenteschi e para-sindacali (fu il fondatore dell’Uds, la Rete degli studenti) e battaglie a favore dei diritti dei migranti e dell’accoglienza.

 

Simona Bonafè

La renziana Simona Bonafé

 

Al Centro, invece, il capolista sarà una renziana doc, Simona Bonafé – unica concessione a quell’area, peraltro – seguita da due europarlamentari uscenti: David Sassoli, cattolico impegnato nel sociale ed ex volto della Rai, che al congresso si è schierato con Zingaretti, e Roberto Gualtieri, che – anche secondo il nuovo corso del Pd – ha “lavorato bene”, a Strasburgo. Nelle Isole la capolista sarà Caterina Chinnici, europarlamentare uscente e sorella del magistrato ucciso dalla mafia, mentre un punto interrogativo, per la posizione di capolista, resta per la circoscrizione Sud.

 

I tanti rifiuti ricevuti da Zingaretti e la possibile soluzione interna

 

saviano roberto

Il NO di Roberto Saviano

 

Manca un uomo (o una donna) diretta espressione del nuovo segretario, come capolista, e, per il posto di  prima fila della circoscrizione Sud, finora, Zingaretti ha ricevuto solo rifiuti. Sono arrivati, nell’ordine, dall’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso, dallo scrittore di successo di gialli e noir, Maurizio De Giovanni, e da un altro scrittore, ancora più famoso, Roberto Saviano. Inoltre, appunto, Zingaretti, oltre alla necessità di mettere un suo uomo, vorrebbe scegliere un uomo ‘di partito’.

 

Enzo Amendola

Enzo Amendola

 

Tre i papabili. Enzo Amendola, napoletano, che nella nuova segreteria del Pd si occuperà di Esteri (ma lui recalcitra); l’ex vicepresidente del Csm, e candidato (sfortunato) del centrosinistra in Abruzzo, Giovanni Legnini sono i primi due nomi che girano in queste ore. Un nome disponibile e ‘papabile’ è di certo quello del medico che cura i migranti in quel di Lampedusa, Pietro Bartolo, sponsorizzato da un’altra formazione ‘ancillare’ al Pd, quella dei cattolici laziali Demos-Democrazia solidale di Mario Giro, ma sarebbe un altro nome non espressione diretta di Zingaretti.

 

Mario Giro

Mario Giro

 

Il nome del capolista al Sud, comunque, dovrà uscire, per forza, a breve perché i simboli elettorali vanno consegnati entro l’8 aprile e le liste vanno chiuse, al Viminale, entro il 16 aprile.

 

Mdp apre l’Assemblea “Ricostruzione”, ma alza le sue pretese

 

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Roberto Speranza alla presentazione del simbolo del Movimento democratico e progressista (Mdp)

 

Per quanto riguarda l’accordo con Mdp (la parte degli ‘scissionisti’ del Pd che ruppe con il Pd dell’epoca Renzi e che, poi, diede vita al contenitore elettorale di LeU, un ‘involucro’ che esiste, ormai, solo come gruppo parlamentare, ma che – come vedremo – non ha più alcuna ragione d’essere, dal punto di vista politico) le cose stanno andando a posto, ma molto faticosamente.

A partire da oggi, e per due giorni, Mdp terrà, a Bologna, la sua Assemblea nazionale che s’intitola, non a caso, “Ricostruzione”. La barra è chiara e dritta: aprire una ‘interlocuzione’ con il Pd che porti, alla lunga, a una ‘ricomposizione’ della dolorosa scissione di due anni fa. Insomma, Mdp vuole, alla lunga, ‘rientrare’ nel Pd ma non vuole che il rientro assomigli a una annessione. Ad aprire e chiudere i lavori sarà il segretario di Mdp, Roberto Speranza. Mdp si è già alleata con il Pd, sotto varie forme e simboli, alle Regionali di Abruzzo, Sardegna e Basilicata: senza registrare particolari performance positive, ha dato il suo piccolo contributo al ‘piazzamento’ del Pd e del centrosinistra come secondo, dopo il centrodestra e prima dell’M5S, in ognuna di queste tre competizioni. E, per le Comunali, alleanze con il Pd saranno strette, di fatto, in tutti i comuni in cui si andrà al voto, grandi e piccoli. 

 

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Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema alla Camera dei Deputati

 

Solo che, dentro Mdp, l’appetito è venuto mangiando. In pratica, Speranza (e, dietro di lui, Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema) hanno chiesto la ricandidatura di due, su tre, europarlamentari uscenti: Massimo Paolucci (campano, ex dalemiano) e Antonio Panzeri (milanese, ex riformista ai tempi della Cgil), e solo Paolo Zanonato (veneto) ha rinunciato, sua sponte, a tornare a Bruxelles.

MDP

Per il Pd la richiesta è suonata come un diktat inaccettabile per due ordini di motivi: il malumore attivo dei renziani, che non vogliono il ritorno di quelli che hanno bollato come “gli scappati di casa” (il copyright è di Roberto Giachetti) e, avendo Mdp chiesto di candidare tutti i suoi in posizioni ‘eleggibili’, il problema, per Zingaretti, è di rispettare equilibri interni sempre più difficili e delicati. Perché se è vero, e ormai certo, che il Pd supererà – come dicono tutti i sondaggi – il muro del 20% dei voti, è anche vero che eleggerà meno della metà, forse, degli europarlamentari eletti nel 2014, quando Renzi portò il suo partito al ‘trionfo’ (effimero) del 40% dei voti.

 

La temperatura interna al Pd tra maggioranza e minoranza sale…

 

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L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd)

 

Quindi, davanti alle reiterate (e pressanti) richieste di Mdp, Zingaretti ha fatto suonare il bing-bang, cioè ha detto stop: “va bene Paolucci, ma non potete imporcene due, quindi niente Panzeri” è stato il ragionamento recapitato ai – nuovi – alleati di sinistra, anche perché per i renziani vedere, nelle liste dem, ben due nomi di ‘scissionisti’ dal ‘loro’ Pd (quello di epoca Renzi) era davvero troppo.

Senza dire, infine, che la ‘temperatura’ interna, tra nuova maggioranza (le aree Zingaretti-Orlando-Franceschini-Cuperlo) e nuova minoranza (i renziani, che siano o meno ‘dialoganti’) si sta rarefacendo. Zingaretti ha sì deciso di confermare nel loro ruolo i due capigruppo di Camera e Senato, nominati da Renzi dopo la sconfitta elettorale alle Politiche, il renzianissmo Andrea Marcucci (al Senato) e il ‘dialogante’ Graziano Delrio (alla Camera), ma sta anche per nominare Andrea Orlando (ex ministro e avversario storico di Renzi) come vicesegretario del partito, altro pugno nell’occhio ai renziani che hanno capito che, di vicesegretari, non ne avranno nessuno.

Insomma, Mdp dovrà accontentarsi – e, alla fine, lo farà – di un eurodeputato uscente in posizione eleggibile (Paolucci) e di candidati suoi ‘di area’, uno in ogni circoscrizione (sono cinque), ma difficilmente in posizioni eleggibili.

Cosa succede a Sinistra? LeU è diventato un contenitore vuoto

 

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Il logo elettorale di LeU (Liberi ed Uguali)

 

Questo è il ‘quadro’, lo stato dell’arte del Pd, e dei suoi alleati di sinistra, ma che succede a Sinistra?

LeU, si diceva, è un contenitore vuoto, un involucro inutile. Prima se n’è andato Pippo Civati, non rieletto, con il suo movimento, ‘Possibile’, di cui fino a ieri si erano, peraltro, perse le tracce.

 

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L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini

 

Poi, se n’è andata Laura Boldrini, che ha fondato un suo movimento, ‘Futura’, che pure avrà qualche candidato – in posizione non eleggibile – nelle liste del Pd (si parla di Marco Furfaro), come lo avrà anche il Psi, poi se ne sono andati i cosiddetti ‘autoconvocati’ di LeU, il cui capofila, Francesco Laforgia (emiliano, ex prodiano) ha rotto con Mdp e – mentre Pietro Grasso (candidato premier di LeU alle Politiche) resta sullo sfondo, disamorato – hanno rotto con Mdp.

 

Nicola Frantoianni

Nicola Frantoianni

 

Infine, ha preso armi e bagagli Sinistra Italiana, il cui coordinatore nazionale è Nicola Fratoianni, che ha, di fatto, ricostruito il suo mini-partito, erede di Sel di Nichi Vendola e, alla lontana, dei fasti antichi del Prc di Bertinotti.

 

Potere al Popolo si è sfarinato e i Verdi sono rimasti a piedi…

 

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Il logo del Partito dei Verdi Europei

 

Ancora più a sinistra, esisteva Potere al Popolo, presente alle Politiche del 2018 con risultati risibili, agglomerato elettorale del piccolo Prc, oggi guidato dall’abruzzese Maurizio Acerbo, e di un coacervo di centri sociali, soprattutto napoletani, la cui portavoce era Viola Carofalo.

 

Federico Pizzarotti

Federico Pizzarotti

 

Infine, esistevano i Verdi – candidati, in varie forme, dentro l’ex centrosinistra – che ora si sono ripresi la loro libertà d’azione e che, però, sono rimasti ‘a piedi’ dopo che il loro patto di unità con ‘Italia Bene Comune’, il movimento civico fondato dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, è andato in frantumi perché Pizzarotti ha scelto di convergere, per le Europee, con i liberal-democratici di ‘Più Europa’, le cui posizioni sui temi ambientali erano inconciliabili coi Verdi.

 

SI e Prc si rimettono insieme: torna una ‘piccola’ Rifondazione

 

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Il simbolo di Rifondazione comunista

 

Davanti all’obbligatoria – e ardua – asticella del 4%, lo sbarramento da superare, alle Europee, la sinistra-sinistra ha, dunque, cercato di fare massa, cioè di mettersi insieme, anche se poco appassionatamente. L’esperimento, a dirla tutta, è riuscito solo a metà. Infatti, Sinistra Italiana e il Prc hanno messo da parte antichi odi e antiche ruggini (al congresso del Prc del 2008, vinto da Paolo Ferrero, predecessore di Acerbo, i vendoliani di Fratoianni se ne andarono, sbattendo la porta) e si sono riconciliati, facendo di necessità virtù, anche perché entrambi quotati intorno l’1%.

 

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Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris

 

A complicare le cose anche il fatto che il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che doveva guidare la lista dell’alternativa (di sinistra), alle Europee, si è tirato indietro e così il suo movimento, Dema.

 

Gue Ngl

GUE/NGL

Insomma, mancava – e manca ancora – un leader forte e riconoscibile. Il Prc ha pagato il prezzo della rottura con Potere al Popolo, ormai su posizioni ribellistiche e para-anarchiche, ma poco male. In nome della Sinistra Europea (il gruppo, all’Europarlamento, si chiama Gue/Ngl e raccoglie diversi partiti e formazione dell’estrema sinistra rosso-verde presenti in tutt’Europa), è stato anche fatto un ‘sondaggio’-votazione interna (on-line, ovviamente, ormai va di moda così…) per nome e simbolo.

 

Sondaggio on-line: ha vinto il nome ‘La Sinistra’. I suoi candidati

 

 

Sinistra Europea

Sinistra Europea

 

Ha vinto, nel sondaggio, su 20 mila partecipanti, il nome “La Sinistra” e il marchio è stato registrato. La presentazione del simbolo e delle liste alla stampa – ci informa Daniela Preziosi su il manifesto, uno dei pochi giornalisti, e dei pochi giornali, che parlano di questo variegato e complicato mondo – si terrà lunedì prossimo, insieme a quello di qualche candidato, mentre l’apertura della campagna elettorale si terrà a Roma il 14 aprile, al Teatro Quirino.

 

Andrea Costa Baobab

Andrea Costa – Baobab Experience

 

Le liste sono ancora in fase di compilazione, ma è molto probabile che tra i candidati ci siano questi nomi: Andrea Costa, punto riferimento dei volontari di Baobab Experience, esperimento di solidarietà ai migranti irregolati di Roma, la parlamentare uscente Eleonora Forenza (eletta, nel 2014, nella lista L’Altra Europa con Tsipras, che superò miracolosamente lo sbarramento del 4%, esponente di Rifondazione comunista), la giornalista Paola Natalicchio, ex sindaco di Molfetta, il presidente del consiglio comunale partenopeo Sandro Fucito (di Sinistra italiana), il consigliere comunale fiorentino Tommaso Grassi (della lista civica “Firenze a sinistra”). Non ci sarà, invece, l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, che nonostante il corteggiamento di molti (anche del Pd) alla fine ha deciso di non candidarsi.

 

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Sergio Cofferati, ex leader della Cgil

 

Rinuncia alla ricandidatura anche Sergio Cofferati, l’altro ieri segretario della Cgil e ieri europarlamentare uscente, oggi in Sinistra italiana, “per aiutare il processo di rinnovamento”, spiega al manifesto. “La sinistra è il nostro nome. La nostra parte. Valori, scelte, lotte e passioni”, recita il comunicato finale dell’esito della votazione online.

 

Le tre rondini del movimento di Vaorufakis, Diem 25, volano via…

 

Lista Tsipras

 

Non ci saranno, invece, le tre rondini, che erano state inserite, ma che probabilmente voleranno via dal simbolo. Erano state inserite nelle insegne del “terzo spazio” (dopo quello dei sovranisti e quello dei rigoristi) per includere un riferimento politico alla “Piattaforma Primavera Europea” di “Diem 25”, il movimento trans-nazionale fondato dall’ex ministro del Tesoro della Grecia di Tsipras, Varoufakis.

 

Varoufakis

Yanis Varoufakis

 

Il quale movimento, Diem 25, però con ogni probabilità non aderirà ufficialmente alla lista, dopo una consultazione trans-nazionale dei propri iscritti e nonostante gli iscritti italiani fossero favorevoli. Forse, però, ci saranno in lista alcuni suoi esponenti, ma a titolo personale. Sarà, dunque, quello della Sinistra-Sinistra, “lo spazio di chi si batte senza incertezze contro il nazionalismo delle destre reazionarie che si presenta all’Europa come un’onda nera.

 

Daniela preziosi

Daniela Preziosi

 

Lo spazio di chi si batte contro il liberismo perché sa che questo, l’austerità, le politiche contro i diritti del lavoro e delle persone, contro l’ambiente, portate avanti in questi anni da chi ha governato l’Europa sono responsabili della crescita di questa onda”, spiega sempre Daniela Preziosi dalle colonne del manifesto.

 

Ma ecco spuntare un’altra lista, quella dei Verdi ‘uniti’ a Possibile

 

Verdi_logo

Il simbolo elettorale del partito dei Verdi

 

A sinistra del Pd, però, quella della ‘Sinistra’, non sarà l’unica lista presente alle elezioni europee. Nella nottata di ieri c’è stata una riunione anche del piccolo partito dei Verdi – che è riuscito ad agganciare il movimento Possibile di Pippo Civati, rinato dalle proprie ceneri – i quali oggi hanno presentato, a loro volta, nome e simbolo della loro lista, a sua volta, ovviamente, ‘unitaria’ (sic) e il cui nome è stato presentato sotto il logo classico dei Verdi e sotto la scritta “Verdi europei”

 

 

Pippo Civati

Il movimento Possibile di Pippo Civati

 

Sono andati a vuoto i molti tentativi di unificare le due liste, quella della Sinistra e quella dei Verdi. Dall’appello di Possibile, pure raccolto da Rifondazione comunista, fino agli appelli locali, è stato tutto inutile. Peraltro, Possibile, con una votazione on-line, tanto per cambiare, si è spaccato: su 800 votanti (sic), 400 hanno scelto la lista con i Verdi contro altri 300 che volevano andare ‘a sinistra’.

 

Ilva Taranto

Stabilimenti ILVA di Taranto


Troppo tardi, troppe distanze, riferiscono entrambi i fronti, tra
Verdi e Sinistra Italiana, sin dai tempi della battaglia sull’Ilva di Taranto che li vide su blocchi contrapposti (i Verdi contestavano a Vendola, all’epoca governatore della Puglia, la gestione ambientale dell’Ilva con tanto di denunce penali).

 

Elly Schlein

Elly Schlein

 

Per la mancata unione delle due liste, che rischia di far saltare il quorum del 4% a entrambe, anche la tedesca ed esponente dei Verdi europei, Elly Schlein, corteggiatissima front woman di Possibile e, a sua volta, europarlamentare uscente, rinuncerà alla candidatura che gli è stata chiesta da più parti, Pd incluso (ma ‘cerano, in teoria, anche i Verdi a proporle un posto in lista).

 

Luca Pastorino Leu

Luca Pastorino (Leu)

 

Infine, dalla famiglia di Leu, coté Art.1, altri spostamenti sparsi. Gli “autoconvocati” di Laforgia, in questo caso spalleggiati da un ex deputato fino a ieri molto vicino a Civati, Luca Pastorino, aderiranno a “La sinistra” mentre di altri ex parlamentari oggi in LeU si sono perse le tracce.

 

Zingaretti, in sostanza, ha ben poco di cui impensierirsi…

 

Zingaretti governatore del lazio

Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti

 

Insomma, alla sinistra del Pd, ‘crescono’ ben due sigle, e due agglomerati politico-elettorali, più o meno assemblate e rodate, che proveranno a rosicchiare elettori (ed eletti) a Zingaretti e al Pd. La ‘Sinistra’ di SI-Prc-LeU e i Verdi-Possibile. Entrambi, però, appaiono esperimenti gracili, accrocchi complicati, e difficilmente hanno concrete speranze di superare il 4%: di certo non i Verdi, ma forse neppure la nuova ‘Sinistra’. Zingaretti, insomma, ha davvero poco di cui impensierirsi, da parte loro.

 

ALDE

 

Diverso è il discorso per la concorrenza che avrà al centro. Vero è che la lista di ‘Più Europa’, innervata dai civici di Pizzarotti, molto probabilmente non entrerà, a sua volta, nel Parlamento Ue (in quel caso, i suoi eletti si iscriverebbero all’Alde), ma potrebbe togliere al Pd quel 3-4% di voti bastevole a impedire che i dem, anche qualora superassero il 20% dei voti, riescano a superare, sia pur in discesa, i 5Stelle. Che, poi, è e resta il vero obiettivo ‘politico’ che si è dato Nicola Zingaretti.

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 5 aprile 2019.