Renzi e la “scissione silenziosa”. Cosa sono i “Comitati civici” dei renziani e i loro uomini “pronti a tutto”

Renzi e la “scissione silenziosa”. Cosa sono i “Comitati civici” dei renziani e i loro uomini “pronti a tutto”

6 Aprile 2019 2 Di Ettore Maria Colombo

Matteo Renzi se ne andrà dal Pd di Nicola Zingaretti?

 

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Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti

 

Probabile,  è la risposta, ma la domanda, forse, è mal posta. Infatti, quella che sta avvenendo, sia pure in modo carsico, cioè sottotraccia, è una scissione – silenziosa – dei renziani. Ma non tanto quelli che stanno, a pieno titolo, nel Pd e che militano, sostanzialmente, nella mozione Giachetti  (12% di voti alle primarie, 119 delegati in Assemblea nazionale, 16 membri in Direzione, una manciata di un decina di parlamentari: numeri molto bassi, anzi esigui e, ovviamente, non immediatamente ascribili a una futuribile scissione, anzi, potrebbero essere molti meno i pasdaran), ma specie quelli che stanno animando i comitati civici di “Azione civile” – Ritorno al Futuro”.

Matteo Renzi batte l’Italia con “Un’altra strada”, il suo nuovo libro

 

Matteo Renzi libro

Il libro, Un’altra strada (Marsilio) di Matteo Renzi

 

 

Matteo Renzi, come si sa, sta battendo l’Italia, ormai da mesi, per la presentazione del suo libro, Un’altra strada (Marsilio), libro che, peraltro, ha ‘fatto il botto’, come vendite (cosa notevole, per un libro di saggistica, e di memorie, neppure il primo, peraltro, scritto dall’ex premier e in un profluvio di memorialista scritta da ex premier dem), restando settimane in cima alle classifiche dei libri più venduti. Il libro, in parte, è uscito di getto dalla mente e dal cuore dell’ex premier, in parte è anche un ‘messaggio’ politico, scoperto sin dal titolo (“Un’altra strada”, appunto). Alle presentazioni – che si sono già tenute nelle principali città italiane, ma che continuano in quelle più piccole – le scene sono, più o meno, sempre le stesse: folle (non oceaniche, ma discrete) di gente (200-300 persone a volte) in estasi per il loro ‘Matteo’, che applaudono a ogni passaggio, si ‘bevono’ ogni ragionamento (e ogni battuta) e, alla fine, pazientano anche per decine di minuti per gli immancabili selfie, oltre agli autografi alle copie, gesto sempre ormai meno di moda. Una ‘base’, quella del pubblico delle presentazioni che, certo, non può essere considerata una ‘base’ elettorale, ma che rappresenta la presenza (e la credibilità) di un leader che, in teoria, è oggi un ‘semplice’ senatore eletto nel Pd.

 

Un pubblico di ‘entusiasti’, base potenziale di ‘qualcosa d’altro’…

 

Matteo renzi comitati ritorno al futuro

Renzi e la folla ad ogni sua pubblica uscita

 

Ma si tratta anche un pubblico che ha continuato ad accorrere in massa alle uscite pubbliche di Renzi anche quando, peraltro proprio durante una di queste presentazioni, è piombata – come un fulmine a ciel sereno – un mese fa, la notizia dell’arresto ai domiciliari dei genitori di Renzi (ora, peraltro, rimessi in libertà). La ‘gente’ e il ‘pubblico’ che andava alle presentazioni non se l’è fatto dire due volte, ad applaudire a Renzi che tuonava contro il ‘giustizialismo’ e a favore del ‘garantismo’. Nessun imbarazzo, da parte loro, mentre nel Pd, invece, l’imbarazzo regnava sovrano.

 

Poi, e soprattutto, ci sono i Comitati civici “Ritorno al futuro”

 

I comitati civici – non direttamente ascrivibili all’ex premier, ma da lui ispirati e che a lui afferiscono – sono nati in modo in parte spontaneo e in parte organizzato, a ridosso della sconfitta elettorale del 4 marzo 2018, mentre il Pd si tormentava su quando e come fare il congresso, e sull’onda di un desiderio di revanche del renzismo militante che, nonostante la batosta subita (il 18% dei voti al Pd e le dimissioni di Renzi da segretario del partito, dopo quelle, due anni fa, da premier). Hanno preso il là, anche ufficialmente, all’ultima edizione della Leopolda tenutasi ad ottobre 2018 (“La prova del nove” era il titolo). Nati sulla falsariga dei comitati per il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 (allora, però, erano ben 10 mila…), i comitati civici renziani si sono strutturati e dotati di coordinatori locali (cittadini e regionali) e, appunto, si sono dati forma e nome. Nome che, però, ha oscillato: all’inizio era Comitati civici “Ritorno al futuro 2020” (una data e, quasi, un programma), poi è diventato “Azione civile – Ritorno al Futuro”, senza più l’aggiunta del ‘2020’, data che poteva apparire minacciosa, in quanto sembrava fissare, sul calendario, l’inevitabile scissione.

 

comitato ritorno al futuro

Logo Comitati Ritorno al Futuro

 

E anche se il nome, lungo come una Quaresima, non aiuta, i comitati sono rapidamente cresciuti e lo fanno ancora. Il loro numero oscilla tra i 380 (sicuri) e i 500 (in fieri), sono sparsi in tutto il territorio nazionale, ma ce ne sono molti di più nel Centro-Nord, li coordina Ivan Scalfarotto (deputato renziano ed ex sottosegretario nei suoi governi), che, molto di recente, è stato affiancato, sempre nella veste di coordinatore nazionale da Ettore Rosato. Ex capogruppo del Pd alla Camera nella scorsa legislatura, vicepresidente dell’aula di palazzo Montecitorio in quella attuale, ex franceschiniano poi diventato renziano di rito ortodosso, Rosato – triestino puntuto – porta, dentro i comitati, una verve di tipo più logistico-organizzativa, mentre Scalfarotto ne resta la mente creativa.

Diversi i temi su cui si muovono i comitati: alcuni sono molto ‘locali’ (insomma, si occupano di problemi pratici legati alle tematiche delle città in cui i loro membri vivono) e altri respiro nazionale. La campagna più recente – e ancora in corso – riguarda un vecchio pallino di Renzi, lo ius soli.

 

La campagna ‘di massa’ dei Comitati civici è per lo ‘ius culturae’

 

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L’ex premier, Paolo Gentiloni

 

Al netto della polemica imbastita da Renzi – nel libro e in varie uscite pubbliche – contro l’allora premier, Paolo Gentiloni e l’allora capogruppo al Senato, Luigi Zanda, oggi tesoriere del nuovo Pd, su chi, come e perché, nel Pd di allora, impedì l’approvazione di quella legge (per Renzi furono Gentiloni e Zanda, per questi due, invece, erano i rapporti di forza che non lo permettevano, visto che gli alleati dell’allora Ncd di Alfano e di Ala di Verdini erano contrari e avrebbero bocciata, al Senato, lo ius soli, anche se il governo avesse messo la questione di fiducia), Renzi ha rilanciato con forza il tema di una legge a favore dei bambini stranieri (cioè figli di genitori extracomunitari) che nascono e vivono in Italia e che, stante le leggi attuali, possono accedere alla cittadinanza solo a 18 anni. I comitati civici hanno raccolto la battaglia e hanno fatto partire una raccolta di firme sul tema, anche se hanno ‘battezzato’ la questione (e la battaglia) con un nuovo nome, ius culturae.

 

Il conte Lupo Rattazzi figlio di Urbano e di Susanna Agnelli

Il Conte Lupo Rattazzi, figlio di Urbano e di Susanna Agnelli

 

L’attivismo dei ‘comitati civici’: sulla Rete e sui territori

Insomma, i comitati di ‘Azione civile’ sono attivi, anche se a volta composti da meno di cinque persone, e si danno parecchio da fare. Immancabili, ovviamente, la pagina Facebook, Twitter, Instagram e il sito. Oggi, sul quotidiano la Repubblica, viene fuori la notizia che, tra i loro iscritti, c’è anche un nome assai ‘blasonato’, quello del conte Lupo Rattazzi, figlio di Urbano e di Susanna Agnelli, che vuole lottare contro “la deriva bersaniana” che rischia di prendere il Pd di Zingaretti.

 

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Ritorno al Futuro, Comitati di Azione Civile

 

 

Ma che tipo di rapporto hanno i Comitati civici con il Pd? Di amore-odio, in pratica. Alcuni dei membri dei Comitati sono iscritti ‘anche’ al Pd, ma molti altri – la maggior parte – no. Anzi, vengono da mondi che gli avversari di Renzi liquidano come ‘berlusconiani’ o come ‘il partito dei ricchi’ o ‘delle Ztl’, ma che di certo affondano la loro forza in categorie professionali ‘alte’ (medici, insegnanti, docenti universitari, professionisti) o comunque ‘ceto medio’. E, per chi tra loro è iscritto al Pd, la ‘deriva’ che, secondo loro, il Pd di Zingarett ista prendendo, aprendo le porte alla sua sinistra (Mdp e affini) li preoccupa molto e li mette, sostanzialmente, sull’uscio, pronti ad andarsene.

 

Scalfarotto rassicura: “Lavoriamo con tutti, tranne Lega e M5S”

 

Ivan Scalfarotto

Ivan Scalfarotto

 

Certo è che, per il momento, l’ordine di Renzi, il classico “scatenate l’inferno”, non è (ancora) arrivato. Anzi, Renzi, per ora, frena, smussa, sorride, anche a Zingaretti.rappresentanti locali, come quelli nazionali, dei Comitati civici pensano ad altro e, soprattutto, lavorano su altro. Temi e parole d’ordine che sono, sostanzialmente, assai lontane da quelle del Pd. “È un movimento – raccontava, tempo fa, e mettendo le mani avanti, Ivan Scalfarotto, incaricato di coordinare il progetto al Corriere della Sera che può parlare con persone di tutte le opinioni. E non è un partito perché come comitati non ci vogliamo sostituire alle tradizionali forze politiche. Siamo pronti ad avere rapporti con tutti, tranne che con la Lega e con i 5Stelle”. “Intanto ci stiamo muovendo sul territorio – spiegava Scalfarotto – abbiamo fatto un’iniziativa quando Battiston è stato rimosso dall’Agenzia spaziale italiana in nome della libertà di scienza, abbiamo sostenuto la manifestazione Sì Tav a Torino, e firmato una petizione per rimettere in piedi Casa Italia dopo i danni del maltempo”.

 

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(Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

 

Del resto, ben prima di lanciarsi nell’avventura di un nuovo partito, Renzi stesso – si dice – preferirebbe cercare innanzitutto di creare un radicamento nel territorio, facendo perno proprio sui comitati civici. Una base su cui poi in futuro può nascere un nuovo soggetto politico.

 

Gozi e la ‘tela’ europea: En Marche (che lo candida) e Ciudadanos

 

Invece, dal punto di vista della proiezione ‘europea’, a tenere i rapporti e i contatti con la ‘centrale’ del pensiero e dei partiti di stampo liberal-democratico c’è Sandro Gozi. Ex sottosegretario agli Affari Europei di Renzi e Gentiloni, ‘piddino’ per sbaglio (Gozi è un ex radicale, sempre molto liberal), Gozi ha reso noto che si candiderà alle elezioni europee, sì, ma ‘non’ in Italia, bensì in Francia, nella lista che è stato base del successo del presidente transalpino, Emanuel Macron, alle ultime presidenziali, En Marche! . La notizia, nel Pd, non l’hanno presa bene. Sia perché, così, Gozi annuncia, in anticipo, che si iscriverà all’Alde, il gruppo di marca liberaldemocratica del Parlamento europeo, e non al Pse, il gruppo a cui si iscriveranno tutti gli eletti del Pd, sia perché la mossa di Gozi è stata pensata, e annunciata, senza essere stata concordata con Zingaretti e con i suoi.

 

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Il presidente francese Emanuel Macron (Photo by Philippe HUGUEN / AFP)

 

Del resto, proprio Gozi, presidente e animatore dell’Unione federalista europea, è l’uomo che, per conto di Renzi, tiene i rapporti non solo con Macron, ma anche con gli altri partiti di ‘area’ liberale e liberaldemocratica. E proprio lui è il ‘teorico’ di una strutturazione del ‘partito’ italiano (i Comitati civici, appunto) che si fondi e riassuma in una sorta di via di mezzo tra l’En Marche! di Macron (movimento e non partito, leggero e destrutturato, ma con una guida, dall’alto, assai rigida) e il partito spagnolo (liberale, ma di destra) Ciudadanos che sceglie i suoi candidati dal basso verso l’alto, tramite ‘primarie’ che si tengono in Rete, e che, proprio sulla Rete, ha basato la sua forza.

 

Il professore Roberto D’Alimonte

Il professore Roberto D’Alimonte

 

Come sottolineato anche dal professore Roberto D’Alimonte in un’intervista al sito Money.it, i comitati civici potrebbero quindi essere “l’ossatura di una nuova formazione politica come ha fatto Macron in Francia”. Anche perché, nonostante i buoni rapporti con Macron, il Pd naturalmente farà gioco di squadra con i socialisti del Pse.

 

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Sandro Gozi, nuovo presidente dei Federalisti europei, deputato del Pd e renziano

Un partito che, con il Pd, si potrebbe anche alleare, ma autonomo

 

L’obiettivo di Gozi – ma anche di Scalfarotto e di Rosato, oltre che, ovviamente, dello stesso Renzi – è, invece, un altro: costruire, fuor di metafora, un partito/‘non’ partito che, sulla scorta di esempi esteri come la Ciudadanos spagnola e l’En Marche! francese, si ponga, a livello europeo, come sponda del nuovo liberalismo europeista e, a livello italiano, come un neo-partito liberale, sostanzialmente, di collocazione neo-centrista che, magari, con il Pd si potrebbe anche alleare, ma che in ogni caso dovrebbe affrontare da solo la sfida delle urne. Per le elezioni europee, ormai, non si fa più in tempo, ma per le sempre più probabili elezioni politiche anticipate si farebbe in tempo.

 

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La bandiera del Pd

 

Le Europee? Troppo presto. Si lavora per le Politiche anticipate

 

Il progetto e la fisionomia dei Comitati civici indicano una già fissata direzione di marcia: un ‘nuovo’ partito, oltre che un partito ‘nuovo’, che finirebbe, giocoforza, per fare concorrenza al Pd, anche se, alle elezioni politiche, il movimento di Renzi e il Pd potrebbero, paradossalmente, ritrovarsi alleati per ‘fare fronte’ contro i sovranisti. Alle Europee, ovviamente, i Comitati civici ‘non’ si presenteranno. Arrivano troppo presto, la competizione elettorale è troppo polarizzata, la struttura dei Comitati stessi è ancora troppo gracile, con gli ordinari problemi annessi e connessi di soldi, strutture, sedi, etc.

 

La leopolda appena conclusa

Matteo Renzi alla Leopolda appena conclusasi

 

Renzi e i renziani doc sembrano, però, convinti di voler andare avanti per la loro strada, anche se per ora lo fanno ancora sottotraccia. L’ex premier, di fatto ‘disinteressato’ dal nuovo corso del Pd, si limita ad annunciare la nuova Leopolda (sarà la decima e si terrà dal 18 al 20 ottobre per mettere a fuoco un tema in teoria non divisivo come “La sfida educativa”) e la nascita della sua Fondazione politica, che avrà sede a Milano e per la quale Renzi ha già iniziato a cercare i finanziatori.

 

Ma se il Pd ‘aprisse’ ai 5Stelle la scissione sarebbe nelle cose…

 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

 

Solo un fatto politico grave – anzi, ‘gravissimo’ – potrebbe far cambiare idea a Renzi. Ed è questo. Se, dopo le elezioni europee, il governo Conte cadesse e la maggioranza gialloverde dovesse collassare, il Pd di Zingaretti potrebbe essere ‘tentato’ – di fronte a una ‘consistente’ e ‘seria’ offerta dell’M5S di aprire un ‘secondo forno’ e una sua seconda ‘fase politica’ alla legislatura – dall’aprire una interlocuzione con i 5Stelle per formare un “vero governo del cambiamento”. Renzi, e la sua pattuglia di senatori (una decina sicuri, forse venti) e di deputati (un’altra ventina), a quel punto, si metterebbero di traverso votando contro, in Parlamento, a un governo che dovesse nascere sull’asse Pd-M5S, il che vorrebbe dire, molto probabilmente, farlo fallire. A quel punto, però, la scissione tra Renzi e i suoi da una parte e il Pd di Zingaretti dall’altra sarebbe inevitabile, di fatto ‘nelle cose’. Ed ecco che allora sì che i Comitati civici verrebbero ‘risvegliati’ e messi in azione come base sociale e politica del nuovo gruppo parlamentare e, di conseguenza, del nuovo partito di Matteo Renzi.

 


NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 6 aprile 2019