Salvini e Di Maio litigano su tutto. Crisi di governo alle porte. Possibili maggioranze alternative M5S-Pd?

Salvini e Di Maio litigano su tutto. Crisi di governo alle porte. Possibili maggioranze alternative M5S-Pd?

8 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Ormai, Salvini e Di Maio non si parlano quasi più…

 

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I due vicepremier del governo Conte, Salvini e Di Maio

 

Lo scontro tra Lega e M5S si amplia e s’ingrossa come un fiume in piena che, a causa delle piogge, rompe gli argini. Ormai, Matteo Salvini e Luigi Di Maio litigano su tutto. Rarefatti anche i contatti personali. Sms e WhatsApp, con tanto di ‘faccine’ (gli emoticon) che i due si scambiavano in modo costante e assiduo ogni giorni, sono praticamente scomparsi. Le chat interne tra i due languono. In pratica, i “due consoli” che reggono le sorti del governo e della maggioranza gialloverde non si parlano, se non per interposta persona. O tramite comunicati stampa, di solito di fuoco. E il premier, Giuseppe Conte, non riesce più a riportare pace, ridotto ormai a un vaso di coccio tra due vasi di ferro. Infine, il posto del titolare all’Economia, Giovanni Tria, vacilla pericolosamente, assediato e attaccato da entrambi i lati com’è perché sia la Lega che i 5Stelle ne soffrono la “politica dei No”.

 

Ma davvero “non succederà nulla” fino alle elezioni europee?

 

DI maio salvini

DI Maio e Salvini, crisi profonda

 

Cosa succederà, dunque, al governo e alla maggioranza? “Nulla”, è la frase che si sente ripetere dentro i Palazzi, “almeno fino al giorno dopo dei risultati delle elezioni europee”, cioè il 27 maggio.

Stanno davvero così le cose? E sono possibili maggioranze alternative a quella gialloverde, magari una maggioranza giallo-rossa, cioè composta da una ‘nuova alleanza’ tra Pd e M5S? O si procederà, “semplicemente”, a un rimpasto di governo, a partire dal fatto che la poltrona da ministro agli Affari europei (vacante da quando Paolo Savona l’ha lasciato per diventare presidente della Consob e il cui interim è in mano a Conte) da sostituire e, probabilmente, la sedia di Tria da far saltare?

 

Giulia Grillo e Danilo Toninelli

Giulia Grillo e Danilo Toninelli

 

Potrebbero saltare, in realtà, anche le poltrone di Danilo Toninelli (Infrastrutture) e di Giulia Grillo (Salute), il cui operato è messo in discussione all’interno dello stesso Movimento. O, anche, le poltrone di Costa (Ambiente) e Bonisoli (Beni culturali) su cui ha puntato le sue attenzioni, e critiche, la Lega. Ma questo governo, oltre a scrivere il Def (la data ultima per presentarlo alle Camere è domani 10 aprile), riuscirà a scrivere una manovra economica, in autunno, che si annuncia, se non ‘lacrime e sangue’,  di certo ‘monstre’, cioè di almeno 50 miliardi? Le risposte, direbbe Bob Dylan, “turbinano nel vento”. Certo, sono scenari politici, ovviamente e per ora, futuribili.

 

Bob Dylan

Bob Dylan

 

Ma il giornalismo – e la Politica – sono così, ragionano non solo su fatti ‘concreti’, ma anche su ipotesi, valutazioni, scenari, cioè sul ‘futuro’. Vediamo, dunque, i principali oggetti del contendere, dentro la maggioranza, la loro possibile soluzione e gli scenari, fallaci per definizione, possibili.

 

Braccio di ferro sulla flat tax: la Lega la vuole, l’M5S rimodulata

 

lega M5S

Lega e M5S

 

“La flat tax è una nostra priorità ed è nel programma. Come noi rispettiamo e approviamo quello che c’è nel contratto e che non è nel dna della Lega, penso al reddito di cittadinanza, pretendiamo rispetto sul tema fiscale dagli altri”. E’ domenica mattina quando il vicepremier Matteo Salvini, che si trova a Verona, per il Vinitaly, apre il fuoco contro il suo alleato di governo che, sulla flat tax, nicchia.

 

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Massimo Giletti e Matteo Salvini

 

Poi, di sera, sempre domenica, a Non è l’Arena (La 7), intervistato da Massimo Giletti, Salvini ribadisce il concetto: “La riduzione delle tasse la vuole la gente e io la voglio messa nero su bianco”. Per Salvini, cioè, nel nuovo Def, che il governo deve varare entro martedì ‘ perché il giorno dopo, il 10 aprile, è la data fissata per inviarlo alle Camere (un obbligo di legge che va rispettato né può essere eluso) ci ‘deve’ essere la flat tax. Punto. Salvini ce l’ha con Di Maio e i 5Stelle, ovviamente, ma non solo con loro.

 

Il ministro Tria ‘frena’, ma è finito nel mirino di tutti, Lega e M5S

 

Il ministro Tria

Il Ministro Tria

 

Anche il ministro Tria è finito nel mirino della Lega, come ieri era finito in quello dei 5Stelle per il ddl sui rimborsi ai truffati delle banche (Conte li ha visti oggi, lunedì, per cercare di metterci una pezza). Tria, infatti, ritiene che la flat tax debba andare “nella manovra di bilancio, e non nel Def” che, poi, è un modo come un altro per rinviarla a tempi migliori e, forse, di rinviarla sine die.

 

giuseppe conte giovanni tria

Giuseppe Conte Giovanni Tria

 

Anche sulla questione, che si trascina ormai da settimane, del ddl sul rimborso ai truffati delle banche, Tria frena, media, smussa, e la cosa non piace né all’M5S né alla Lega. In pratica, la testa di Tria è già rotolata. Il tempo giusto, però, per un ‘cambio’ al vertice del Mef arriverà solo dopo le elezioni europee. Lega e M5S vogliono un altro ministro, ma il paradosso è che nessuno dei due vuole mettere un suo uomo su quella poltrona. Troppo ‘scottante’ e pericolosa, la ritengono, “un altro modo per perdere voti, non certo per aumentarli”, sospirano i colonnelli di entrambi i partiti.

Anche se, paradossalmente, proprio oggi il ministro Tria ha battuto un colpo significativo: i rimborsi ai truffati delle banche si faranno come dice il Mef, come voleva e chiedeva lui (1 a zero per Tria).

 

Lite Salvini-Giorgetti che i I 5Stelle ‘vedono bene’ al posto di Tria

 

Giancarlo Giorgetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

 

Non a caso, l’M5S quella scottante poltrona  – che fu di Quintino Sella e dove ancora se ne conserva la scrivania – la propone per la Lega e vedrebbe bene l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (un uomo di cui i 5Stelle diffidano e che, anzi, ormai detestano), sulla poltrona di Tria, per “farlo bruciare”. Giorgetti non ci pensa neppure in quanto “non è stupido”, dice chi lo conosce bene, e anzi continua a ripetere nell’orecchio di Salvini che “con questi qua” non si può “andare avanti”. Insomma, Giorgetti vorrebbe ‘staccare la spina’, e al più presto, al governo in quanto tale, figurarsi se vuole andare a prendere il posto di Tria per poi doversi far crocifiggere, novello San Sebastiano, sull’altare di una manovra economica (la Legge di Stabilità) che rischia di diventare la pietra tombale di governo e maggioranza, quando arriverà l’autunno. 

 

Giorgetti e Salvini

Giorgetti e Salvini

 

Peraltro, sono nati dei problemi anche tra Giorgetti e Salvini: i due hanno, pesantemente, litigato (per poi ‘fare pace’) proprio sul provvedimento per i truffati dalle banche: Salvini – in questo caso, uno dei pochi casi in cui la pensa come Di Maio – vuole accelerare e farli arrivare subito, cioè prima del voto delle europee, ma Giorgetti frena perché, proprio come Tria (e, in parte, Conte), pensa che la Ue potrebbe comminare all’Italia pesanti sanzioni per non averne rispettate le norme del bail-in. Persino la flat tax non sta in cima alla lista dei desideri di Giorgetti, che ha gli incubi la notte al pensiero di dovere scrivere una Legge di Stabilità monstre e che rischia di ‘farci sbattare’ con la Ue.

 

Di Maio vuole una flat tax ‘rimodulata’, Salvini risponde picche

 

flat tax

Flat Tax

 

Ma se i dissidi tra Salvini e Giorgetti sono ricomponibili (e si sono ricomposti) con una telefonata tra due vecchi amici, quelli con Di Maio sembrano, ormai, troppi e, ormai, sempre più irrisolvibili.

L’iniziale replica dei 5Stelle alla richiesta di Salvini di introdurre, nel Def, la flat tax sembra blanda (“Noi siamo sempre leali al contratto, chi lo è stato meno è la Lega”) con fonti pentastellate che spiegano acide: “Noi non abbiamo mai detto di non volerla, ma che non bisogna fare facile campagna elettorale su certe misure, ambiziose e costose”. Ma, in serata, Di Maio, ospite da Fabio Fazio (Rai 1) dice: “Ok alla flat tax ma non deve aiutare i ricchi”. Sembra un ‘via libera’, ma non lo è. Di Maio ha chiesto alle sue menti economiche di ‘studiare’ una flat tax basata su tre scaglioni e non su due, come chiede la Lega, per scippare a Salvini la paternità del provvedimento e farla “in un altro modo”. Inoltre, Di Maio, alla sera, in tv, sempre ospite da Fabio Fazio, a Che tempo che fa? (Rai 1), aggiunge: “Tutto quello che c’è nel contratto di governo si fa, su tutto il resto non si passa”.

 

fabio fazio luigi di maio

Di Maio, ospite da Fabio Fazio, a Che tempo che fa

 

Minaccioso Di Maio preconizza:  “il governo andrà avanti altri quattro anni, ma che bisogna mettere argine alla Lega”. Salvini, su La 7, ospite da Massimo Giletti a “Non è l’Arena“, contro-replica e contro-provoca, quasi ‘in diretta’: “Farò di tutto per fare la Tav”. E, già che c’è, butta la palla in avanti, assicurando che “la legge Fornero va smantellata tutta” e che la Lega punta a fare ‘quota 41’.

Quello sulla flat Tax, ormai, è diventato un vero tormentone…

 

salvini

Ll leader leghista, Matteo Salvini, si autodefinisce “l’uomo meno litigioso del mondo”

 

Anche oggi, lunedì, Salvini è tornato sul punto, la flat tax, ormai diventato un vero tormentone. Premesso che, ribadisce di badare “al solo, non alla forma” e assicura che con i 5 Stelle “andremo avanti, anche se qualcuno si fa venire i mal di pancia” in un’intervista al quotidiano Libero, il vicepremier pianta molti paletti per segnare la pista lungo cui si deve muovere il governo, in particolare su tasse e cantieri. “Ora si fa a modo mio” è il titolo dell’intervista, un po’ la seconda parte di quel “qui comando io” che il quotidiano La Repubblica attribuì, con tanto di titolo di scatola a caratteri cubitali (titolo mai davvero smentito) a Salvini una settimana fa e contro cui si scagliò l’alleato Luigi Di Maio chiedendo (e ottenendo) la smentita, pur se parziale. “Sono tutte ‘cassate’…” disse allora Salvini, che però su alcuni provvedimenti ribadisce, oggi, di non voler cedere.

 

EFDD

Il Logo del Gruppo Europarlamentare Efdd

 

Il leader leghista bolla le polemiche come “una perdita di tempo”, aggiungendo che rientrano “nella logica della campagna elettorale: chi è indietro attacca per recuperare voti”, cioè i 5Stelle. Come sull’alleanza europea con i neonazisti, l’AfD – che però nel Parlamento europeo milita nel gruppo Efdd in cui sono anche i 5Sstelle, come fa notare il braccio destro di Salvini, il ministro Lorenzo Fontana, in un’intervista alla Stampa, mentre Salvini risponde all’alleato ricordando la visita di Luigi Di Maio ai gilet gialli che stanno mettendo a soqquadro la Francia.

Salvini e Di Maio si parlano sì, ma scrivendo lettere ai giornali…

 

Luca Zaia

Il Governatore Luca Zaia

 

Io sono soddisfatto di ciò che abbiamo fatto in 10 mesi di governo” – dice Salvini a Libero – Se però mi chiede dove siamo venuti meno, non ho problemi a risponderle: cantieri, infrastrutture, Tav, aeroporti. Ho annunciato a Luca Zaia (il governatore leghista del Veneto, ndr.) lo sblocco dei cantieri della Brescia-Verona-Vicenza-Padova, ma bisogna fare più. Non faccio nomi, dico solo testa bassa e lavorare. Non nascondo che molte cose non sono state ancora fatte, c’è chi frena, non solo a livello politico, anche burocratico, ma chi è al governo non deve aver paura”.

Salvini rilancia senza mezzi termini la flat tax (“Non torno indietro neppure se me lo chiede Padre Pio”). I soldi si troveranno perché le elezioni cambieranno l’Europa, spiega il vicepremier, “avremo i margini per allentare lo strangolamento fiscale che soffoca l’economia” perché “se non abbassi le tasse, il Paese non cresce”.

Parla di flat tax anche Luigi Di Maio in una lettera aperta al Corriere della Sera, lettera in cui rivolge un messaggio a Salvini:Caro Matteo, grazie. Grazie per il sostegno che hai offerto al cambiamento che abbiamo avviato”. Però subito dopo si augura che finiscano “le scortesie” verso i ministri 5 Stelle (messe in opere, le ‘scortesie’, dalla Lega) e una “sana e leale competizione” per le Europee.

“Della flat tax, di cui si discute accesamente, condividiamo i termini e lo scopo – registra Di Maio – “Ne parla il contratto e sarà uno dei punti che occorrerà raggiungere, associandovi, a mio parere, comunque un principio di proporzionalità per fare in modo che il beneficio stesso sia distribuito con criterio verso le famiglie e il ceto medio”. Ma “è evidente – spiega – che questo debba essere riformulato al fine di alleggerire il grande carico fiscale che oggi soprattutto pesa sulle nostre imprese. In questa cornice, l’auspicio è che l’esecutivo possa lavorare a un piano per la riduzione del cuneo fiscale e all’introduzione di ulteriori agevolazioni volte a far ripartire la crescita in Italia”.

 

salvini al vinitaly

Matteo Salvini al Vinitaly

 

Il governo lavora all’obiettivo di abbassare le tasse e aiutare le imprese, abbiamo appena approvato il dl crescita, stiamo mandando in Gazzetta Ufficiale lo Sblocca cantieri e sarò io il garante che la flat tax si deve fare e deve entrare nel Def ma deve aiutare il ceto medio, non i ricchi” ribadisce il vice premier dell’M5S, visitando pure lui, ma nella giornata di oggi, il Vinitaly.

Parole e considerazioni che, però, vengono respinte e rintuzzate in questo modo da Salvini: “L’idea rivoluzionaria della flat tax è che è piatta, unica e uguale. Non esiste la flat tax progressiva”. Come si usa dire a Roma, “stiamo di nuovo di capo a dodici”…

 

Morale: Lega e M5S sono di nuovo ‘agli stracci’…

 

 

braccio di Ferro tra Salvini e Di Maio

La vignetta: braccio di Ferro tra Salvini e Di Maio – Credit Paparelli

 

Insomma, Lega e M5S sono di nuovo agli stracci, solo che questa volta si tratta di un problema non piccolo: ‘riempire di contenuti’ l’architrave della politica economica del governo nel prossimo triennio. Il Def, appunto. “Domani (cioè oggi, ndr.) valutiamo”, prova a dire Conte, che cerca anche di blandire Salvini su Quota 100 (“L’impegno è triennale, mai valutato stop prossimo anno”) e poi fa considerazioni lunari (“Tutte le questioni le affronteremo serenamente e tranquillamente”).

I vertici di Lega e M5S, intanto, seguitano a picchiarsi come fabbri. I terreni di scontro spaziano da punti che nel contratto di governo c’erano, ma in modo ambiguo (la Tav, le piccole e Grandi Opere, la Tap, la legittima difesa, i vaccini, etc.) e altri mai neppure immaginati, nel Contratto (i diritti civili, delle donne, fino al negazionismo sulla Shoah…). I 5 Stelle tengono costantemente aggiornato il cahiers de doleances di quelle che ritengono vere e proprie ‘provocazioni’, da parte della Lega e le elencano puntigliosi: “castrazione chimica, libera circolazione delle armi, leva obbligatoria”, etc.

Dal canto suo, Salvini ironizza sulla “decrescita infelice”, quella che i 5Stelle vorrebbero imporre al Paese, sulle Opere da sbloccare che il ministro competente (Toninelli) blocca, sulla legge per le Autonomie regionali ferma ai box (“Se qualcuno ha dubbi, se li faccia passare”, dice Salvini). Insomma, Salvini e Di Maio sono arrivati ‘alla frutta’ prima ancora che la campagna per le europee sia neppure iniziata. Figurarsi come si potranno comportare, e rapportare, dopo. “Se non ci fosse la guerra in Libia, la crisi di governo sarebbe già scoppiata…” sospira un colonnello leghista.

 

Diritti civili e diritti della famiglia: un altro duro terreno di scontro

 

vincenzo spadafora

Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio

 

Da annotare sul taccuino le parole di un pentastellato di peso, Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che a Salvini ha tirato – sul tema dei diritti civili, una settimana fa, mentre si chiudeva il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, cui Salvini ha partecipato, insieme al ministro alla Famiglia, Fontana, e insieme a Giorgia Meloni – un uppercut in pieno volto.

 

lucia annunziata

Lucia Annunziata

Se la Lega si attiene al contratto di governo, bene – dice secco Spadafora ospite di Lucia Annunziata, a In mezz’ora (Rai 3) – Ma se dovesse decidere altro sarà una responsabilità della Lega far cadere il governo”. E ancora: “La Lega si sta spostando molto a destra, una destra che può fare paura al Paese”. Infine, una stoccata diretta contro il ministro leghista (e cattolico-tradizionalista) Fontana: “Le famiglie vanno aiutate e non mi pare che dal ministro Fontana ci siano grandi risposte né grandi aiuti”. In Lega vogliono risponder tutti, ma Salvini frena: meglio che a parlare siano i fatti.

 

simone pillon

Simone Pillon ANSA/FABIO CAMPANA

 

Il – contestatissimo – disegno di legge sull’affido familiare, che prende il nome dal senatore leghista Simone Pillon, andrà avanti, anche se i 5Stelle annunciano ai quattro venti che “così non va bene”. L’altra mossa è stato l’annuncio, da parte dei capigruppo leghisti di Camera e Senato, Molinari e Romeo, di una proposta di legge per istituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sul business delle case famiglia e per velocizzare adozioni nazionali e internazionali”. Fontana ha rimesso la delega sulle adozioni nelle mani di Conte in polemica con lui per aver nominato “autonomamente” i membri della commissione adozioni. Salvini anche ci tiene.

 

La crisi di governo è alle porte. Ci sono maggioranze alternative?

 

crisi di governo

Crisi di Governo alle porte

 

Insomma, tra la Lega e i 5Stelle volano, ormai tutti i giorni, “gli stracci” e la crisi di governo sembra davvero alle porte. A tal punto che potrebbe anche non aspettare, appunto, il 26 maggio, e cioè i risultati delle elezioni Europee. Come abbiamo visto, Di Maio bombarda ogni giorno Salvini e con argomenti sempre più ‘di sinistra’. Salvini risponde sempre più piccato, Conte non riesce a metter pace tra i due, la poltrona di Tria balla e il Quirinale è in agitazione. Ma esiste uno scenario politico alternativo alla maggioranza gialloverde? In teoria, sì. Si tratterebbe di dare vita a un governo ‘giallo-rosso’ che, pur se con numeri risicati, specie al Senato (ma anche l’attuale maggioranza gialloverde viaggia, ormai, sul filo dei 161 voti), dia vita a un (nuovo?) “governo del cambiamento”.

Quello che, ricorda ogni tanto Di Maio, poteva già nascere il 4 marzo, “ma il Pd di Renzi ci disse no”. Ora, però, nel Pd comanda Zingaretti, Renzi è ‘solo’ un senatore e i renziani una netta minoranza.

 

Pd-M5S? Per Zingaretti e i suoi è “un’ipotesi impraticabile”

 

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Nicola Zingaretti

 

Zingaretti, ovviamente, nega ogni ipotesi del genere, sia in pubblico che con i suoi. Anche gli zingarettiani scuotono la testa: “Anche se lo volessimo, non è una strada praticabile. Troppi problemi. E poi Renzi ce la farebbe saltare. Con un pugno di senatori affonderebbe quel governo nella culla e avrebbe la scusa perfetta per realizzare il suo sogno, la scissione, ma a costo zero, cioè senza pagare alcun dazio”.

 

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Roberto Giachetti

 

I renziani, ovviamente, ridono di gusto, e non solo quelli tendenza Giachetti, pronti a sbattere la porta e andarsene: “Se Zingaretti è così matto da fare un passo del genere, scoppia la rivoluzione. Un governo Pd-M5S nascerebbe morto. Abbiamo almeno 20 senatori e altrettanti deputati che gli farebbero mancare la fiducia. E ci toglieremmo tanti sfizi, contro Zingaretti”. Inoltre, c’è una campagna, elettorale da fare, quella per le Europee: l’obiettivo di Zingaretti – un giorno a portata di mano, un altro giorno meno – è superare, nei voti, i 5Stelle. Insomma, in questa fase pre-elettorale, la ‘competizione’ per drenare voti agli avversari, chiunque essi siano, è fondamentale. Del resto, lo stesso Di Maio, per risalire la china nei sondaggi, si sta spostando sempre più ‘a sinistra’. “Purtroppo – sospira un ex Pd, tendenza di sinistra, che come molti altri di Mdp e LeU voterebbe subito per un governo Pd-M5S – ora bisogna spingere sulle diversità, non sulle affinità che ci sono, e non solo sui diritti, ma anche su salario minimo e lotta alle ricchezze. Dopo le Europee? si vedrà”.

 

Ma dopo le Europee cosa può succedere? Di tutto…

 

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Il simbolo delle Elezioni Europee del 2019

 

Ma dopo le Europee, cosa può succedere? Mattarella, prima di mandare il Paese di nuovo alle urne, le proverebbe tutte, anche la nascita di una inedita maggioranza tra Pd e M5S. Già un anno fa, due big dem, Dario Franceschini e Andrea Orlando, che ieri stavano in minoranza (sotto Renzi) ma oggi sono saldamente in maggioranza (con Zingaretti) ci avevano sperato, e ci avevano anche provato, ma Renzi stoppò sul nascere ogni trattativa con i 5Stelle, anche se c’è chi dice, ricordando quei mesi concitati, che “se Di Maio avesse cercato direttamente Renzi e non avesse posto, sul piatto, l’obbligo di tagliarlo fuori dalle trattative, le cose sarebbero, forse, andate in modo assai diverso…”.

Bettini e Smeriglio: gli zingarettiani per il ‘dialogo’ con l’M5S

 

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Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio

 

Zingaretti – come abbiamo già detto – nega ogni ipotesi, anche solo di entende cordiale, con i 5Stelle, ma anche i sassi davanti al Nazareno sanno che il suo mentore politico, l’europarlamentare Goffredo Bettini, e il suo braccio sinistro, il vicepresidente della regione Lazio, Massimiliano Smeriglio (che però non sta nel Pd), questa prospettiva (il dialogo con l’M5S e un possibile governo insieme) l’hanno apertamente teorizzata, anche se sotto la formula, un po’ ambigua, e lo slogan “dobbiamo recuperare i loro elettori“.

 

Spadafora e Fico: gli uomini M5S che vogliono il dialogo con il Pd

 

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Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio

 

E nell’M5S qualcuno ci sta lavorando, a una prospettiva del genere? Sì. Uno è Vincenzo Spadafora, che un’idea del genere l’ha sempre coltivata, ed ora è tornato a suggerirla di recente a Di Maio. L’altro è il presidente della Camera, Roberto Fico. “I simili dovrebbero stare con i simili…” diceva un anno fa il leader dell’ala ‘ortodossa’ e, insieme’ ‘movimentata’ dell’M5S, e pare sia tornato a ripeterlo.

Cosa succederà, da qui a due mesi? Quien sabe? è la sola risposta, ma “il catalogo è questo”, per dirla con Mozart. I pezzi sulla scacchiera sono già disposti, ora tocca muoverli. 

 


 

NB: Questo articolo, pur scritto in forma originale per questo blog, è il sunto di tre articoli usciti nei giorni scorsi e scritti per Quotidiano Nazionale