Zingaretti ha chiuso le liste del Pd, ma aumentano le tensioni con i renziani per l’accordo con Mdp

Zingaretti ha chiuso le liste del Pd, ma aumentano le tensioni con i renziani per l’accordo con Mdp

10 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

NB: Inizio, da oggi, una nuova collaborazione giornalistica, quella con l’importante sito di notizie Tiscali.it dove, da oggi, potete trovare i miei articoli in una pagina dedicata.

Ringrazio, per la fiducia, il direttore, Stefano Loffredo, il caporedattore, Walter Ciancilla, e la collega Claudia Fusani. 

Zingaretti ha finalmente chiuso le liste per le Europee

 

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Nicola Zingaretti

 

Le liste del Pd per le elezioni europee sono completate, sia per le posizioni di capolista, sia per quelli di immediato rincalzo. Ma i problemi, per il Pd di Nicola Zingaretti, sono appena iniziati. Il fianco di sinistra sembra, in parte, coperto (ma non lo è del tutto, come vedremo), ma il fianco destro, quello al centro, rimane pericolosamente scoperto. E gli ultimi sondaggi indicano che il Pd ha perso la “spinta propulsiva” iniziale, tornando a stare ‘sotto’ i 5Stelle.

 

La trattativa per i posti resta aperta fino all’ultimo minuto…

 

ultimo minuto

Ultimo minuto…

 

La trattativa del nuovo segretario sia con le anime interne (renziani in testa) sia con gli ‘alleati’ esterni (Mdp in testa) prosegue e proseguirà fino all’ultimo momento utile, cioè fino alle soglie della Direzione nazionale del Pd che dovrà vidimare le liste e che è convocata per giovedì 11 alle 16. L’esito della riunione è scontato. Nicola Zingaretti gode, ovviamente, di un’ampia maggioranza in grado di approvare le liste per le Europee senza colpo ferire. Ma quello che ancora non è scontato è l’atteggiamento che terranno le minoranze interne che, ormai, sono diventate ben tre: l’area Martina-Orfini-Delrio, la nuova componente guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini (Base riformista, acronimo “Br”, sic, è un nome provvisorio, garantiscono) e i turborenziani di Giachetti.

 

Il piccolo Psi se ne va con +Europa e Italia in comune

 

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Il simbolo del Psi di Riccardo Nencini

 

Fallita – anche se qui siamo nel campo del de minimis non curat praetor l’alleanza con il Psi del nuovo segretario Enzo Maraio, il quale oggi ha annunciato l’accordo con la lista europeista composta da +Europa e Italia in comune, la notizia del giorno è la candidatura del vice di Zingaretti alla Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, già più volte finito nel mirino per le sue dichiarazioni a favore di un’apertura a sinistra e di una possibile alleanza con il M5S

 

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Il simbolo del gruppo europeo della sinistra rosso-verde Gue-Ngl

 

L’altra notizia che potrebbe creare qualche grattacapo, seppur modesto, al Pd di Zingaretti, è la nascita della nuova lista, sempre in vista delle elezioni europee, de “La Sinistra‘, cartello elettorale composto da Sinistra italiana (Fratoianni), Prc (Acerbo) e altre piccole sigle italiane ed europee afferenti al gruppo, presente all’Europarlamento di Strasburgo, del GUE/Ngl: si tratta di una formazione di estrema sinistra, certo, ma potrebbe drenare una parte dei voti che andarono a LeU

 

L’alleanza con Mdp resta mal digerita dai renziani

 

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Il logo elettorale di Mdp-Articolo 1

 

Sotto osservazione ci sono però soprattutto i dettagli dell’intesa con Articolo Uno – il partito dei ‘transfughi’ dal Pd, guidato da Roberto Speranza ha cambiato nome, perdendo l’acronimo ‘Mdp’ (Movimento democratico progressista) perché vuole strutturarsi come un vero partito (e lasciamo perdere se i suoi militanti e dirigenti dovranno essere chiamati, d’ora in poi, così, cioè ‘gli Articoli’…) .  ossia i nomi proposti dagli ex scissionisti e che saranno inseriti nelle liste dem.

 

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Il segretario di Mdp Roberto Speranza

 

Nomi che, ufficialmente, si sapranno solo giovedì perché alle richieste avanzate da Speranza al Nazareno e direttamente a Nicola Zingaretti, seguirà un attento vaglio all’interno del partito.

 

Massimo Paolucci

Massimo Paolucci

 

Sembra ormai certo il via libera a Massimo Paolucci (ex europarlamentare eletto con il Pd e poi transitato in Leu, ma soprattutto uomo molto vicino a Massimo D’Alema e buon portatore di voti in Campania grazie alla sua lunga permanenza al comune di Napoli come assessore ai rifiuti) al Sud. Non troverebbe una ostilità diffusa neanche la ricandidatura di Elly Schlein (ex dem transitata in Possibile di Pippo Civati) nel Nord-Est, se lei accettasse la proposta dei dem ma lei resta scettica.

 

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Maria Cecilia Guerra capogruppo di opposizione al Senato

 

Ben più difficile sarebbe per gli ex renziani approvare nomi come quello di Maria Cecilia Guerra, capogruppo di opposizione al Senato, per Mdp, durante i governi dem ed ex vice-ministra. Se il tenore delle proposte sarà definito da nomi come questo, sia i martiniani che i giachettiani ma anche i guerinianlottiani potrebbero mettersi di traverso, astenendosi o votando contro le liste.

 

Pier antonio Panzeri

Antonio Panzeri

 

Gli scissionisti (o transfughi) usciti dal Pd candideranno, dunque, un paio di nomi in posizioni non di primo piano, ma eleggibili – anche se resta fermo la necessità, per chiunque si candidi, di prendere le preferenze, se vogliono essere eletti, a prescindere dalla collocazione in lista – e metteranno un loro uomo (o donna) in ognuna delle cinque circoscrizioni elettorali in cui è divisa l’Italia. Mdp voleva imporre al Pd anche un terzo nome, quello di Antonio Panzeri, nel Nord-Ovest, ma in questo caso non l’ha spuntata. Panzeri rischiava di ‘fare ombra’ a Pisapia e, alla fine, è stato lui stesso a ritirarsi.

 

Giachetti si sfoga: “Basta accordicchi e tatticismi”

 

Giachetti

Roberto Giachetti

 

Resta formalmente in attesa anche Giachetti, ma tra i suoi l’orientamento prevalente è quello di un voto contrario. Per far capire il suo stato d’animo l’ex candidato alle primarie si è affidato a un lungo sfogo sulla sua pagina Facebook: “Sono settimane che la nostra attività principale è tutta tattica e politicistica – scrive rivolgendosi ai dirigenti del suo partito – incentrata attorno all’accordo con Mdp, un partitino dell’1%, in gran parte è costituito da ceto politico. Voglio prescindere dal fatto che sono quelli che più di tutti hanno lavorato per fare male a tutta la nostra comunità, e voglio chiedervi: ma davvero così pensiamo di allargare, di crescere nei consensi?”. E ancora scrive Giachetti: “Ma se la notizia di oggi è che pure Di Maio sembra aver capito che il campo per recuperare consensi è quello dei moderati, dei delusi ritiratisi nel non voto, è possibile che solo noi continuiamo ad ignorare quel mondo dedicandoci sostanzialmente solo a tatticismi politici, accordicchi con un ceto politico che non rappresenta praticamente nulla oltre che se stesso?”.

 

L’incontro con Confindustria. La strategia ‘social’ di Zingaretti

 

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Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia

 

Nella chiave di un allargamento dei consensi non solo a sinistra, ma anche verso i moderati, può essere letto, volendo, l’incontro di ieri al Nazareno tra i vertici del Pd e quelli di Confindustria, Confartigianato Alleanza delle cooperative al quale ha partecipato anche Paolo Gentiloni. “Sono diversi i punti di contatto – spiega Rudy Francesco Calvo sull’Huffington Post – tra la bozza di piattaforma programmatica presentata dal Pd e le priorità illustrate dagli imprenditori, soprattutto in materia di investimenti (da finanziare con appositi Eurobond), istruzione, sviluppo sostenibile, infrastrutture e misure contro la concorrenza sleale interna ed esterna ai Paesi della Ue”.

 

Maurizio Landini

Maurizio Landini
Photo by Gino Sasanelli

 

Ma ‘Zinga’, la settimana scorsa, aveva visto anche i vertici dei sindacati confederali (Cgil, Cisl Uil) e, appena il giorno dopo, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, se n’era uscito con la proposta di introdurre una tassa patrimoniale sulle “grandi ricchezze” degli italiani, facendo imbufalire mezzo Pd e mettendo in imbarazzo lo stesso segretario, costretto ad affrettarsi a precisare che “non è la nostra proposta”. Oggi, infine, Zingaretti avrà un incontro, sempre al Nazareno, anche con il mondo del volontariato e del no-profit. Una strategia ‘sociale’ aperta e inclusiva, diversa da quella di era renziana, quella di Zingaretti, che vuole dialogare con i mondi produttivi (lavoratori e imprese, grandi e piccole, sociali e no) ma che già segna il passo.

 

Le liste. Roberti capofila al Sud, ma dopo molti rifiuti illustri

 

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Franco Roberti

 

Tornando al tema delle candidature ‘di grido’ del Pd, mancava, per i cinque posti da capolista, l’ultimo tassello: il nome di chi doveva guidare i dem nella circoscrizione Sud. E’ arrivato l’altro ieri, quando l’ex procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, oggi assessore alla Legalità nella giunta regionale campana guidata da Vincenzo De Luca, ha risposto di sì alle (pressanti) telefonate ricevute da Zingaretti. “Accetto per spirito di servizio” ha detto Roberti (71 anni, napoletano), ma la sua ‘chiamata alle armi’ arriva dopo molti rifiuti. Prima di lui avevano detto di ‘no’, a Zingaretti, sempre per la circoscrizione Sud, tre nomi ben più di peso del suo: la ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso, la giornalista Lucia Annunziata, direttore dell’Huffington Post Italia e lo scrittore Maurizio De Giovanni, amico personale di Zingaretti. Per non dire del ‘sogno’ di candidare Saviano.

 

Il Sud è il tallone d’Achille del Pd. I conti sui numeri

 

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Il logo delle #EUElections2019

 

Roberti, in buona sostanza, è un ripiego e il Sud, per il Pd, resta un tallone d’Achille.

Le percentuali di voto prese dai dem alle Politiche del 2018– come quelle ottenute nelle recenti elezioni regionali in Abruzzo, Sardegna, Basilicata (e, prima ancora, in Sicilia Molise) – parlano di un Pd che viaggia ben al di sotto della quota raggiunta a livello nazionale (il 18,7%) e pure dei sondaggi che circolano, inchiodato com’è, al Sud, tra il 10% e il 14%.

Senza dire che il Pd – che alle ultime europee, con il 40% dei voti, elesse ben 31 europarlamentari – anche se dovesse ottenere il 20% dei voti non ne riporterebbe, a Strasburgo, più di 18/20 al massimo. Per fortuna (degli entranti) hanno fatto sapere che non si ricandidano in sei: Goffredo Bettini, Silvia Costa, Paolo De Castro, Alessia Mosca, Elena Gentile, Enrico Gasbarra.

 

Pisapia capolista al Nord-Ovest per coprirsi ‘a sinistra’, Calenda al Nord-Est per coprirsi ‘al centro’

 

Giuliano Pisapia

Giuliano Pisapia

 

Nelle altre circoscrizioni, invece, tutto è stato più semplice. La prima ‘mossa’ di Zingaretti è stata di coprirsi a sinistra e non solo tramite il (faticoso) accordo con Mdp. Nella circoscrizione Nord-Ovestil capolista sarà Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano ed ex leader di Campo progressista (‘campo’ che, però, ormai, non esiste più). Dietro di lui – in base alla legge elettorale per le Europee l’alternanza uomo/donna è obbligatoria come pure il voto ‘di genere’, nel caso si voglia esprime più di una preferenza – ci sarà la ex capodelegazione uscente del Pd a Bruxelles, Patrizia Toia. Spazio va trovato anche per un’altra europarlamentari uscenti: Mercedes Bresso, piemontese. 

 

Pierfrancesco Majorino

Pierfrancesco Majorino

 

Poi, a seguire, un altro ‘sinistro’: l’assessore ai Servizi sociali del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, nato nei movimenti studenteschi e molto battagliero sul fronte dei diritti per i migranti.

Ma avanzano anche candidature più ‘riformiste’, nel tentativo di riequilibrare a centro l’asse del Pd che si è, pericolosamente, spostato a sinistra. Si tratta di Caterina Avanza (38 anni, bresciana, entrata nello staff del presidente francese Emanuel Macron per occuparsi di comunicazione) e, soprattutto, di Enrico Morando, capofila dei liberal e riformisti del Pd nonché leader dell’area “Libertà eguale” che potrebbe scalzare, dalla terza posizione in lista, proprio Majorino

L’area ‘riformista’ di Lotti e Guerini, di cui parleremo più avanti, avanza, però, anche un’altra candidatura, quella di Raffaella Paita, oggi deputata ligure, ieri assessore nella giunta Burlando, appena uscita assolta da un processo e che Renzi e i suoi sponsorizzano molto. 

 

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Irene Tinagli ex deputata di Scelta Civica

 

Infine, ecco un’altra donna, stavolta indicata da Carlo Calenda, che dovrebbe essere la seconda, in lista, dietro Pisapia: l’economista Irene Tinagli, ex deputata di Scelta civica nella scorsa legislatura e poi passata al Pd. A seguire, ben tre eurodeputati uscenti: Bresso, Benifei Viotti.

 

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Carlo Calenda, fondatore del movimento “Siamo Europei”, si candiderà come capolista del Pd nella circoscrizione del Nord-Es

 

Al Nord-Est apre la lista l’ex ministro Calenda, e qui il colpo è alla botte, e non al cerchio: l’ideatore e promotore del movimento “Siamo Europei.it” (200 mila le firme raccolte) ha ottenuto non solo il posto da capolista, ma anche la presenza del logo del suo movimento dentro quello storico del Pd (lo spicchio è sotto, nel simbolo elettorale, ma in bella evidenza). Seguiranno gli europarlamentari uscenti Paolo De Castro (aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato, ma una raccolta di firme preme affinché l’ex ministro di Prodi ci ripensi) e Isabella Dal Monte. 

 

Massimo dalema

“Con D’Alema siamo avversari” ha twittato Calenda

 

In cambio, Calenda non ha ostacolato l’alleanza con Mdp, rispetto alla quale sia lui sia, ovviamente, i renziani hanno provato a fare blocco e opposizione interna fino all’ultimo. “Con D’Alema siamo avversari” ha twittato Calenda. “Gli scissionisti non valgono neppure l’1%” sbottano i renziani. D’Alema, dal canto suo, reagisce così: “Il Pd dovrebbe chiedere scusa per tutti gli errori di Renzi”.

 

Elisabetta Gualmini vicepresidente della regione Emilia Romagna

Elisabetta Gualmini, vicepresidente della regione Emilia-Romagna

 

Dopo Calenda, nella circoscrizione Nord-Est, ecco Elisabetta Gualmini, vicepresidente della regione Emilia-Romagna, e a seguire altri tre eurodeputati uscenti (l’ex ministra Cecile Kyenge, Zoffoli e la De Monte). Più, forse, ma le trattative in questo caso sono ancora in corso, l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati (spinto da Calenda) e Antonio Calò, premiato come “cittadino dell’anno” per aver dato ospitalità ad alcuni profughi nella sua città, Treviso.

Anche il Nord-Est è, però, terra avara di voti per il Pd: rischia di restarlo: lì farà man bassa la Lega.

 

Le candidature dem al Centro, al Sud e nelle Isole


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La europarlamentare renziana Simona Bonafé (Pd)

 

Anche al Centro, paradossalmente, è stato tutto più facile. La capolista, che non è mai stata in discussione, è la renziana (e segretaria del Pd toscano) Simona Bonafé. Una piccola concessione a quel che resta del renzismo ancora militante e anche un riconoscimento per il lavoro svolto. A seguire, altri tre europarlamentari uscenti: David Sassoli (cattolico e storicamente vicino a Dario Franceschini, che ha appoggiato Zingaretti al congresso)Roberto Gualtieri (area Giovani turchi) e Nicola Danti. Ma la novità dell’ultima ora è la candidatura del braccio ‘sinistro’ di Zingaretti e suo vicepresidente in Lazio, Massimiliano Smeriglio, nella testa di lista subito dopo la Bonafé. Un modo per ‘bilanciare’, a sinistra, la renziana e per raccogliere voti in Lazio, cosa che Smeriglio sa fare.

 

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Roberti Franco capolista

 

Nella circoscrizione Sud, dietro il capolista Roberti, cercheranno la riconferma gli uscenti Andrea Cozzolino (bassoliniano), Caputo, Ferrandino e Pina Picierno (franceschiniana, poi renziana), che dovrebbe occupare la posizione di seconda, in lista, subito dietro Ruberti. 

 

Caterina Chinnici figlia di Rocco Chinnici

Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici

 

Nelle Isole, dietro la capolista, Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, il magistrato ucciso dalla mafia nel lontano 1983, ci sarà il medico che aiuta e cura i migranti a Lampedusa, Pietro Bartolo.

 

Pietro Bartolo

Pietro Bartolo, medico di Lampedusa

 

Vicino al progetto di LeU, quando nacque, ma che poi ruppe con questi perché gli offrivano un posto in lista ‘pericolante’, alle scorse Politiche, quella di Bartolo è, oggi, una candidatura espressione di una lista (presente, per ora, solo in Lazio, ma che vuole espandersi anche in altre realtà) di cattolici impegnati in politica. Si tratta di “Demos – Democrazia solidale”: fondata dall’ex sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, e dal consigliere laziale Paolo Ciani, e con Andrea Riccardi dietro le quinte, ‘Demos’ sta, però, con Zingaretti già da anni. Insomma, non si tratta di una grande novità, per il Pd

 

Virginia Puzzolo

Virginia Puzzolo

 

Infine, ma in quota Calenda, ecco arrivare, sempre al Sud, Virginia Puzzolo, caposettore della Commissione Ue sulla scienza aerospaziale.

 

Intanto, il Pd torna in affanno nei sondaggi…

 

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Un simbolo dei sondaggi

 

Ma i problemi, per Zingaretti, sono, come diceva, appena iniziati. I sondaggi, dopo un mese di costante avanzata (il Pd, dalle primarie in poi era schizzato in su fino a toccare il 20-21% e quindi a superare, seppure in discesa, i 5Stelle), segnano il passo. L’M5S, grazie all’accorta ‘nuova fase’ di Di Maio – che apre ‘a sinistra’ sui diritti civili e al centro, dialogando con i cattolici (lettera ad Avvenire del 3 aprile) e con i ceti medi riflessivi (lettera al Corsera del 10 aprile) – sembra aver fatto esaurire la “spinta propulsiva” al Pd, che torna, sempre nei sondaggi, sotto l’M5S né avanza più di tanto.

Renziani in agitazione. Nasce la nuova area “Base riformista”

 

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Il leader dei pop dem nel Pd, Beppe Fioroni

 

Inoltre, il mondo renziano è entrato in piena fibrillazione. Alcuni cattolici dem, cioè il gruppo dei ‘pop-dem’, raccolti storicamente intorno all’ex ministro Giuseppe Fioroni e al direttore del Domani d’Italia, Lucio D’Ubaldo, stanno, in buona sostanza, per prendere cappello e andarsene: vogliono dare vita a una “Rete bianca”, prodomo di un partito cattolico e neo-centrista che sta per nascere.

 

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Il presidente del Copasir, ed esponente del Pd, Lorenzo Guerini

 

Dell’ostilità manifesta del pacchetto di mischia di Giachetti già si è detto e si sa, ma quelli sono i renziani pasdaran. Anche i renziani ‘dialoganti’, però, sono entrati in forte sofferenza. Lorenzo Guerini, oggi presidente del Copasir, e Luca Lotti, ex braccio destro di Renzi, si sono costituiti in area autonoma che si è staccata, di fatto, dall’area Martina insieme alla quale si era presentata al congresso. Si chiamerà “Base riformista” o “Alternativa riformista” (il nome più gettonato è il primo, in omaggio alla vecchia corrente di ‘Base’ del dc di sinistra Giovanni Marcora, ma la sigla sarebbe ‘Br’, quindi è possibile che i due capofila dell’area ci ripensino).

 

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Walter Veltroni, Massimo D’Alema

 

Può contare, l’area, su buoni numeri interni, pur se in minoranza: 170/175 membri in Assemblea nazionale, 28/30 in Direzione e, soprattutto, circa 60/70 parlamentari. L’area – che si doterà anche di uno Statuto e di un Manifesto programmatico – terrà una prima Assemblea nazionale a maggio e vuole rappresentare e far vivere “la cultura liberal-democratica e cattolico-democratica” dentro il Pd, spiega Guerini. Intenzione nobile, per carità. Gli zingarettiani ricordano, però, con malcelata stizza, che quando, nel Pd di Veltroni, D’Alema diede vita all’associazione ‘Red’ tutti pensarono che si trattasse del preludio di un altro partito. Non successe, ma ci mancò poco.

 

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Il logo del sito “Ritorno al Futuro – Comitati di Azione Civile”

 

Renzi, intanto, resta alla finestra, guarda da fuori e aspetta, ma i suoi Comitati, nati in suo nome e per suo conto, ‘Azione civile–Ritorno al futuro’, fremono e molti di loro reclamano di prendere “un’altra strada”, come s’intitola l’ultimo libro del loro leader, una strada separata da quella del Pd.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 9 aprile 2019 sul sito di notizie Tiscali.it