I ‘revenant’ della II Repubblica non se ne sono mai andati. Tornano in campo Pivetti, Alfano, Verdini, Tremonti e D’Alema…

I ‘revenant’ della II Repubblica non se ne sono mai andati. Tornano in campo Pivetti, Alfano, Verdini, Tremonti e D’Alema…

15 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Politici vecchi e nuovi. Pivetti, Alfano, Verdini, Tremonti – e, ovviamente, D’Alema… – tornano a dare i loro ‘buoni consigli’

 

Lex volto della tv Irene Pivetti si candida con Forza Italia

L’ex volto della tv Irene Pivetti si candida con Forza Italia

 

Irene Pivetti candidata (con Forza Italia). Angelino Alfano che torna alla corte di Arcore. Denis Verdini che, nel trovarsi la figlia, Francesca, fidanzata con Matteo Salvini, torna a dare i suoi ‘buoni consigli’ al leader leghista, dopo averli dati, per anni, a Silvio Berlusconi (e a Matteo Renzi…).

 

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L’ex ministro all’Economia del Pdl, Giulio Tremonti

 

Giulio Tremonti che si presenta, con le sue ricette liberal-liberiste alla convention di Fratelli d’Italia, partito che lotta per il ‘sovranismo’. E Massimo D’Alema, il sempre-eterno D’Alema, che torna a ‘tessere’ la sua tela per riavvicinare la ‘sua’ Mdp al Pd di Nicola Zingaretti.

 

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L’ex premier Massimo D’Alema

 

Cosa c’è di strano, in questi nomi che tornano a far parlare di sé – e che, forse, non se ne erano mai veramente ‘andati’ – nelle cronache politiche odierne? Nulla, in teoria. Tutto, in pratica.

Infatti, lavulgata della Terza Repubblica – quella che sarebbe seguita al crollo della Seconda (1993-2017) e che, a sua volta, avrebbe seppellito la Prima (1948-1992) – diceva che eravamo entrati, tanto per cambiare, in un mondo nuovo. Così ‘nuovo’ che anche i personaggi del Potere e della Politica dovevano, per forza, essere nuovi.

La Terza Repubblica e i suoi, presunti, ‘homines novi’

 

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Il vicepremier Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte

A un’epoca nuova servivano uomini (e donne) ‘nuovi’. I pentastellati, ovviamente, sono tutti nuovi, per definizione (e per Statuto, dato il limite del tetto dei due mandati che ancora vige nell’M5S).

Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, i ministri a 5Stelle, sono ‘nuovi’. E, ovviamente, anche l’attuale premier, Giuseppe Conte, è ‘nuovo’, anzi rappresenta l’homine novi per eccellenza.

E persino Salvini – che affonda le sue origine politiche, addirittura, nella Prima, di Repubblica: infatti, era consigliere comunale di Milano già da giovanissimo, e militante della Lega di Bossi, tendenza politica ‘comunisti padani’ (sic)è diventato ‘altro da sé’: mangia pane e Nutella (e molti altri cibi) nei suoi live su Facebook, mette giacconi improbabili di ogni arma e foggia, ha fondato una ‘nuova’ – ovviamente – Lega, che non è più ‘Nord’, ma ‘nazionale’, anche nel nome e nel simbolo.

 

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Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

 

E certo, uno potrebbe dire che Silvio Berlusconi è ancora lì, a “smitar palloni”, come cantava Ligabue del mediano dell’Inter, Beppe Oriali, ma è un Berlusconi ‘diverso’ anche lui. Anziano e un po’ stanco, ma diverso. Anche Nicola Zingaretti viene da una lunga trafila, quella del Pci-Pds-Ds-Pd, ma nel ‘nuovo’ Pd di cui ha preso, da poco, il comando, si presenta anche lui come un homine novi. E che dire di Giorgia Meloni? La giovane leader di Fratelli d’Italia viene dal Msi prima e da An dopo, certo, ma si presenta con piglio – taglio di capelli e portamento incluso – del tutto nuovi e originali. 

Ma chi sono i ‘vecchi’ – non vecchissimi – protagonisti politici che ritornano, nell’era del nuovismo? Vediamone i principali: Irene Pivetti, Angelino Alfano, Denis Verdini, Giulio Tremonti, Massimo D’Alema. Senza dimenticare Alessandra Mussolini, fresca di candidatura per Forza Italia. 

 

Irene Pivetti. Dalla Lega di Bossi alla corte di Berlusconi

 

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Partiamo da Irene Pivetti. Classe 1963, milanese, figlia di un regista e di un’attrice (mestiere che fa, con profitto, la sorella, Veronica Pivetti), la Pivetti divenne, in un amen, presidente della Camera dei Deputati il 15 aprile del 1994, cioè proprio all’alba della Seconda Repubblica, perché la Lega, che l’aveva candidata, non aveva nomi nuovi e freschi – e, tantomeno, ‘istituzionali’ – da spendere per una carica così importante che spettava al partito padano guidato, allora, da Umberto Bossi.

Dopo, però, per lei, Irene, solo disastri e fallimenti. Esce dalla Lega nel 1996 perché contro la linea della “secessione” (ideata da un suo ex professore all’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, Gianfranco Miglio, università che la Pivetti frequentava militando nel braccio studentesco di Cl, Ateneo studenti) e fonda un piccolo movimento, Italia federale che poi confluirà nel partito di Lamberto Dini, Rinnovamento italiano. Da allora, almeno per quanto riguarda la Politica, se ne perdono le tracce.

 

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Nel frattempo, la Pivetti si dedica al giornalismo e alla televisione, conducendo diversi programmi, anche di rilievo, prima su La 7 e dopo su Mediaset. Nel 2007 partecipa anche a Ballando con le stelle, dove arriva quinta, ed è spesso ospite di diversi talk show in tv della Rai. Riappare, sulla scena politica, due anni fa, alle comunali di Roma, città dove si è trasferita e dove oggi vive, come candidata nella lista ‘Noi con Salvini’. Insomma, sembrava tornata alle origini, quelle leghiste. 

 

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Umberto Bossi

 

Ora, però, si scopre che la Pivetti ha fondato un nuovo movimento politico, “Italia Madre” (sic), ma che, soprattutto, pensa ogni male possibile di Salvini, cioè dell’erede politico del suo Bossi. “Salvini pensa solo agli immigrati” dice secca a Un giorno da pecora (Radio Rai 2), dove ha annunciato, alcuni giorni fa, a sorpresa, la sua candidatura alle Europee nelle liste di Forza Italia, con il fine – nobilissimo, per carità – di “rafforzare l’area moderata del centrodestra”. Berlusconi, per la Pivetti, è – ci mancherebbe altro – “un pezzo della nostra storia”.

Alfano, l’uomo ‘senza quid’, torna a frequentare Arcore…

 

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L’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano al Senato

 

A sorpresa rispunta, alla corte di Arcore, “l’uomo che non ha il quid”, come lo definì con disprezzo Berlusconi, e cioè Angelino Alfano. Classe 1970, siciliano, Alfano muove i suoi primi passi nella Dc, ma presto s’innamora di Forza Italia e fa carriera dentro l’allora ‘nuovissimo’ partito fondato dal Cavaliere. Deputato già a partire dal 2001, ministro alla Giustizia nel IV governo Berlusconi, passato alla storia per il “lodo Alfano” – che sospende i processi per le più alte cariche dello Stato (Berluscon iaveva problemi con la giustizia, ieri come oggi) e per la legge sul “legittimo impedimento” – nel 2001 Alfano diventa segretario dell’allora Pdl (Popolo delle Libertà).

 

Popolo delle libertà

Popolo delle libertà

 

Insomma, è il ‘delfino’ di Berlusconi e tutti – o molti – si aspettano che il Cavaliere passi a lui lo scettro del comando. Solo che Alfano si fa irretire dal governo Letta, detto delle “larghe intese”, dove diventa vicepremier e ministro dell’Interno e prova a convincere Berlusconi, ma senza successo, a continuare ad appoggiarlo, anche perché il Pd ha appena votato per la sua decadenza da senatore. E’ il patatrac. Berlusconi ad Alfano giura ‘eterna vendetta’ e va all’opposizione, il Popolo delle Libertà si sfalda e Alfano fonda l’Ncd, che poi diventerà Ap, e continua a garantire la vita, in Parlamento, dei governi Letta prima, Renzi e Gentiloni poi. Lui, peraltro, Angelino, seguita, imperterrito, a restare al governo, prima da ministro dell’Interno (Renzi), poi degli Esteri (Gentiloni).

 

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Angelino Alfano e Silvio Berlusconi ai tempi del Pdl

Ma il redde rationem arriva presto e, in nome del presunto ‘rinnovamento’ del centrosinistra, Alfano rinuncia alla ricandidatura, in questa legislatura, e si mette a lavorare nel ‘privato’. Riprende in mano la sua prima professione, quella di avvocato, ed entra in un importante studio legale milanese, Bonelli-Erede, dove si occupa – ancora oggi, pare – di diritto internazionale e diritto comunitario. 

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Il giornalista Vittorio Feltri

 

Ma ecco che, dopo un endorsment pubblico di Vittorio Feltri su Libero (“Alfano sarebbe l’uomo ideale per garantire la sopravvivenza di Forza Italia”), l’uomo “senza quid” torna ad Arcore, e si mette a elargire ‘consigli’ su come formare le liste azzurre e su quali nomi puntare, specie nell’area cattolica e moderata. Per il dispiacere degli azzurri, Berlusconi ha dimenticato gli antichi dissapori…

 

Verdini: consiglia Berlusconi, Renzi e ora Salvini “per amore”

 

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L’ex senatore e fondatore di Ala Denis Verdini

 

Chi trovi dove non te l’aspetti, però, è Denis Verdini. L’ex senatore azzurro, ed ex parlamentare di lungo corso, poi fondatore di un suo movimento, Ala, quando ruppe, a sua volta, con il Cavaliere perché voleva continuare ad appoggiare la ‘Grande Riforma’ di Renzi, era il vero ‘gran consigliori’ di Berlusconi su molte – forse troppe – questioni: la legge elettorale (“Berlusconi si annoia solo a sentirne parlare e, in ogni caso, non ne capisce nulla…” disse una volta Verdini a un amico), il partito, le alleanze, la strategia politica, etc.

 

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L’ex leader del Pd, Matteo Renzi

 

Molti i malumori che il ‘toscanaccio’ Verdini aveva creato, dentro Forza Italia, a causa del suo potere, e molti quelli che esultarono, quando ruppe con il Cavaliere. Verdini provò a ‘consigliare’ Renzi, ma i due- entrambi toscani, fumantini e ribaldi – non s’intesero mai per davvero.

 

Antonio Angelucci

Antonio Angelucci

 

Gravato da una serie infinita di processi (alcuni ancora aperti), Verdini, finita l’esperienza politica, si era messo con la testa e la chioma (entrambe importanti) che ha a lavorare sulla sua prima, e grande, passione, i giornali. Era diventato – grazie all’amicizia con il patron del gruppo Tosinvest (che possiede molte cliniche romane) ed editore di giornali, Antonio Angelucci – amministratore delegato dei giornali del gruppo che ora sono tre (Libero, il Tempo, il Corriere dell’Umbria) – ma proprio l’altro ieri si è diffusa una notizia che già circolava da un po’, dentro i Palazzi romani.

Il figlio di Antonio Angelucci, Giampaolo, ha chiesto, di fatto, la testa di Verdini al padre perché riteneva la sua presenza troppo “ingombrante” e così Denis si è dimesso dalla sua ultima carica.

 

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Matteo Salvini e Francesca Verdini, la sua nuova fidanzata (foto Ansa)

 

Ma poco male. E’ successo, infatti, che al ristorante gestito dal figlio di Verdini, Tommaso, Pa Station – che sta a un tiro di schioppo da Montecitorio e dove pare si mangi anche bene– il leader della Lega, Matteo Salvini, ha incontrato – pare per puro caso – la figlia di Denis e sorella di Tommaso, Francesca. Giovane e bella quanto riservata, tra i due è scattata subito la scintilla e ora i due sono inseparabili, come si vede dalle prime dei film (Dumbo) e della Scala cui si fanno vedere, e fotografare, teneri e mano nella mano. Impossibile, conoscendo Verdini, che non elargisca consigli a Salvini sia sulla legge elettorale e le riforme istituzionali (di cui è espertissimo) sia su come ‘gestire’ al meglio il partito (il metodo di Verdini è quello del dittatore Cesare: divide et impera).

 

divide et impera

Cesare: divide et impera

 

Se il rapporto tra Verdini (senior) e Salvini durerà a lungo o sarà una ‘storia’ breve lo dirà, più che la politica, l’amore: dipende, infatti, se la storia tra Verdini (junior) e il leader leghista – sposato e divorziato, Salvini ha due figli,- fino a ieri l’altro fidanzato della showgirl Elisa Isoardi, andrà avanti.

 

Giulio Tremonti, il liberale che è diventato sovranista

 

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Giulio Tremonti

 

Poi, ecco spuntare Giulio Tremonti. L’ex ministro all’Economia degli ultimi governi Berlusconi, che con il Cavaliere ruppe in modo sanguinoso durante la terribile estate dello spread del 2011, quando poi il governo Berlusconi cadde anche per colpa sua, era finito a fare quello che sapeva fare bene anche prima: il ‘professore’ di economia e lo scrittore di libri su Euro, Ue e conti pubblici.

 

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La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni

L’altro ieri però, Tremonti è stato uno dei protagonisti dell’apertura della campagna elettorale del partito guidato da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che si è tenuta a Torino. Da liberalista e liberal a ‘sovranista’ il passo è lungo, ma Tremonti ci è abituato: prima è stato repubblicano, poi leghista, poi berlusconiano, dopo anti-berlusconiano.

Insomma, il vizio della politica è antico e, soprattutto, è un amore che non si scorda mai.

 

Alessandra Mussolini: la nipote del Duce scende in campo con FI

 

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Alessandra Mussolini

Alessandra Mussolini, nipote del Duce quanto di Sofia Loren, l’avevamo lasciata protagonista di – molto dimenticabili – risse nei talk show televisivi.

Sofia Loren

Sofia Loren

 

Una vita passata, ovviamente a destra, nostalgica dei tempi del ‘Fascio‘ in modo convinto e, anche, comprensibile per difendere il cognome che porta, già parlamentare in svariate legislature, la non più giovane Mussolini si deve essere assai inviperita quando ha scoperto che la Meloni ha deciso di candidare, per le elezioni europee, un’altro Mussolini, il pronipote del Duce – e, finora, sconosciuto ai più – Caio Giulio Cesare (sic) Mussolini e ha pensato bene che era arrivata l’ora di ‘ridiscendere’ in campo. Solo che l’eurodeputata uscente ha deciso di farlo con il partito che meno ci si aspettava, e cioè Forza Italia di Silvio Berlusconi.

 

Caio Mussolini

Caio Giulio Cesare Mussolini alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

 

La naturale collocazione politica della Mussolini sarebbe stata, appunto, in Fratelli d’Italia, o al massimo nella Lega, ma lei – pur di ritornare nell’Europarlamento – ha deciso che i liberal-centristi-moderati di FI andavano bene. 

E così, a Strasburgo, l’Italia ‘rischia’ di vedersi rappresentata, tra gli altri, da ben due Mussolini: Caio Giulio Cesare e, appunto, Alessandra. Sarebbe un curioso primato, ma tant’è…

 

Higlander D’Alema: non ha mai smesso di ‘complottare’… 

 

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L’ex premier Massimo D’Alema

 

Infine, ecco Massimo D’Alema. Il ‘giovane comunista’, leader della Fgci ortodossa mentre infuriavano gli anni Settanta, l’uomo che fece le scarpe, nell’ordine, prima a Natta, poi a Occhetto, poi a Veltroni, poi a Prodi, che ruppe il centrosinistra per governare con Cossiga (e con Cossutta…), che definì Prodi Veltroni“due flaccidi imbroglioni” e che il regista di sinistra Nanni Moretti dipinse per sempre nelle vesti di ‘Distruttore’ di ogni idea di sinistra, l’uomo dell’inciucio con Berlusconi (il “patto della crostata”), stilato quando Renzi portava ancora i pantaloncini corti, sembrava finito, per una volta, nel dimenticatoio della Politica italiana. Candidato di LeU, alle ultime elezioni, dopo aver indotto la sinistra dem a fare la scissione contro Renzi – cui aveva persino cercato di dare, a un certo punto, i suoi ‘buoni consigli’ ma senza ottenerne granché – era rimasto fuori dal Parlamento.

 

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Walter Veltroni e Massimo D’Alema, fratelli coltelli del vecchio Pci-Pds-Ds

 

“Mi dedico alla mia rivista e alla mia Fondazione (Italiani-Europeindr), studio e giro il mondo, ‘disciamo’…”, rispondeva sprezzante a chi gli chiedeva che fine avesse fatto. E, invece, ‘rieccolo’. Dietro l’accordo tra il Pd di Zingaretti e Mdp-Articolo 1 di Speranza c’è, ovviamente, sempre lui.

Uno che, come un vero Highlander, non vuole ‘morire’ – politicamente parlando, si capisce – mai.

 

La filosofia è quella di Fanfani. Sono ‘i Rieccoli’ della Politica

 

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Perché di questo si tratta, a proposito di questi vecchi/nuovi revenant della Seconda Repubblica che vogliono continuare – con la loro storia, importante, e il loro peso, sempre assai ingombrante – a dettare legge anche nella Terza. Di tanti ‘rieccoli’. Definizione che il giornalista Indro Montanelli appioppò al leader della Dc, Amintore Fanfani, che ogni tanto, a intervalli regolari, rialzava la testa, dopo ogni sconfitta, e ci provava di nuovo, a far parlare di sé e tornare sulla scena. Perché, in fondo, dalla Prima alla Seconda fino alla Terza, se mai è davvero nata, Repubblica, i politici del Belpaese hanno un pensiero fisso in mente: come continuare a durare (e a dettare legge), a qualsiasi costo.

Anche se il Paese farebbe, forse, volentieri a meno di loro.

 


NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 12 aprile 2019