Europee. Il Pd ufficializza le liste. Tutti i nomi. I renziani si astengono, ma il fuoco cova sotto la cenere

Europee. Il Pd ufficializza le liste. Tutti i nomi. I renziani si astengono, ma il fuoco cova sotto la cenere

12 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Zingaretti ufficializza le liste del Pd in Direzione. Lo slogan del segretario è “da Tsipras a Macron”

 

tsipras macron

Tsipras & Macron

 

Tanto tuonò che piovve. Nicola Zingaretti presenta le liste del Pd alle Europee (79 candidati, ovviamente, di cui 39 donne e 37 uomini, un terzo i nomi non iscritti al Pd), liste che comprendono anche cinque candidati (uno a circoscrizione) di Mdp-Articolo 1, gli scissionisti, e la minoranza renziana (già solo dire che i renziani, per la prima volta da molti anni, sono una ‘minoranza’ ha un effetto straniante…) non solo non vota contro, ma si astiene e in parte è a favore. Sui 197 membri della Direzione nazionale presenti ieri, sui 207 aventi diritto al voto, la minoranza si è spaccata.

 

matteo renzi

La corrente Renziana in “minoranza” una novità

 

L’area Martina vota, addirittura, a favore (sono in 32) delle liste proposte dal segretario (il cui slogan a effetto è “da Tsipras a Macron”), la nuova area guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini (si chiamerà Area, o Base, riformista, devono ancora decidere bene il nome) si astiene (ma quanti sono? Dovrebbero aver votato in 24 sui 33 della componente) e l’area dei 16 renziani pasdaran di Roberto Giachetti (ma sono presenti al voto solo in 12, sembra su 16 totali) pure.

 

Impazza la ‘guerra dei numeri’ tra zingarettiani e renziani

 

Luca Lotti e Lorenzo Guerini

Nella foto Luca Lotti e Lorenzo Guerini

 

I conti, come si vede, non tornano. L’area Zingaretti diffonde i numeri citati prima (197 presenti al voto su 207 aventi diritto, 167 voti a favore, 30 astenuti, zero contrari), ma l’area Lotti-Guerini contesta le cifre e ne fa girare, in serata, altre. Per loro, hanno votato (sui presenti) solo in 150 e gli astenuti sono stati 36, di cui 24 afferenti alla loro area e 12 a quella di Giachetti. Una guerra dei numeri snervante e, francamente, anche poco comprensibile, se non nel solito gioco di posizione – e di riposizionamenti – interni a un Pd che ama questi giochi. Sulle agenzie i numeri impazzano a seconda di chi li gira e, anche il giorno dopo, oggi, la guerra sui numeri continua imperterrita.

 

Roberto_Giachetti_Pd_primarie

Roberto Giachetti, capofila dei renziani nel Pd

 

Quello che conta, però, è la sostanza politica del voto di ieri. I renziani (ex, post e ante-marcia) avevano promesso, prima della Direzione, sfracelli, a partire da Giachetti, che solo l’altro ieri tuonava su Facebook contro “l’accordo cogli scissionisti che non ci porta un voto, anzi ce li toglie”.

Ma anche i lottian-gueriniani erano scettici e in subbuglio. Certo, il problema dell’apertura agli scissionisti resta e pesa, ma in nome del Bene Supremo, “l’unità del partito”, i renziani – pasdaran come dialoganti – optano per asternersi. In un partito ‘normale’ avrebbero dovuto votare contro per segnare, almeno, un punto e, insieme, anche un dispiacere al nuovo corso inaugurato da Zingaretti, il quale, peraltro, si ‘duole’ anche solo della semplice astensione dei renziani. Macché: astensione, formula che dice tutto e niente in un’aula del Parlamento, figurarsi in un’assise di partito.

 

Il problema politico: quanto tempo resisteranno i renziani nel Pd?

 

Elezioni Europee Maggio 2019

Elezioni Europee maggio 2019

 

Certo è che il problema ‘politico’, quello di ‘lunga durata’, per i renziani resta intatto, anche se, per ora, viene rimandato a dopo le Europee del 26 maggio: quanto resisteranno nella ‘casa’ di un Pd che non riconoscono più come il ‘loro’ e che sposta la sua barra sempre più ‘a sinistra’? Una fonte interna – e molto qualificata – dei renziani dialoganti la mette così: “L’apertura a sinistra non è un problema, ma se è legata a un area e non agli ex perché così si riportano logiche che fanno perdere voti, anziché guadagnarli. In più l’apertura a Calenda e alla finta macroniana è una foglia di fico. Spero di sbagliarmi ma l’impostazione ci porterà pochi voti in più e perderemo le amministrative”.

 

comitati_Ritorno_al_futuro

Il logo del sito “Ritorno al Futuro – Comitati di Azione Civile”

 

 

“Ma siccome – prosegue sempre la stessa fonte – ora l’interesse è il partito e la sua unità, dopo aver denunciato le nostre preoccupazioni ci asteniamo senza disturbare il segretario. Proprio come abbiamo fatto in Assemblea e nella prima Direzione”. Insomma, si tratta di un wait and see assai sospettoso, quello dei renziani, ma che, per ora, non preannuncia o lascia prevedere aneliti di scissione, ‘ma’… Ma – se le cose andranno avanti così, cioè con un’apertura sempre più marcata a sinistra del Pd – potrebbe portare, alla lunga, a due fenomeni speculari: la ‘scissione silenziosa’, che già stanno mettendo in campo i “Comitati Azione civile – Ritorno al futuro” di marca e filosofia renziana (qui un articolo che ne parla) e una ‘scissione scoperta’ dei dirigenti che, oggi raccolti in due aree separate (quella Giachetti e quella che si è ritrovata sull’asse Lotti-Guerini), potrebbero prendere il cappello e andarsene, in vista di nuove elezioni politiche anticipate. Specie se iniziassero ad avere il sentore di essere ‘sterminati’ nella prossima composizione delle liste, cosa che, peraltro, Renzi mise in atto, nei confronti dell’allora minoranza, alle elezioni politiche del 2018.

 

Le liste: calendiani, macroniani, sinistri e tanta società civile…

 

Zingaretti governatore del lazio

Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti

 

Zingaretti, in ogni caso e almeno per ora, ha vinto facile il primo round, incassando, appunto, ben 167 voti a favore, cioè più del 60% del partito in Direzione, con l’area Martina (e anche quella legata a Matteo Orfini e Graziano Delrio) che non fa più ‘opposizione’, ma ormai è ‘entrata’ in maggioranza. Nelle liste c’è di tutto un po’ per accontentare tutti e, quindi, per non scontentare nessuno. Il regista della composizione delle liste si chiama Enzo Amendola, napoletano verace e dotato di diplomazia. 

 

Irene Tinagli

Irene Tinagli

 

Ci sono, come si sapeva, i ‘calendiani’. Si parte dallo stesso Carlo Calenda, capolista al Nord Est, e si passa per l’economista Irene Tinagli (seconda in lista nel Nord Ovest) e la ricercatrice della commissione Ue Virginia Puzzolo (al Sud), fino all’ex sindaco di Padova, Achille Variati (Nord Est).

 

Macron_Francia_En_Marche!

Il presidente francese Macron e il suo movimento politico “En marche!”

Ci sono persino i ‘macroniani’ anche se si tratta di un nome solo, quello di Caterina Avanza, che cura la comunicazione del presidente francese Emanuel Macron e che lavora per En Marche!.

Più difficile trovare, invece, nelle liste dem, gli ‘tsiprariani’. Al netto delle ricandidature di molti degli europarlamentari uscenti, non sono tanti. A meno che non si vogliano annettere d’ufficio, all’area, i cinque candidati (ma in posizione eleggibile sono solo in due: Cecilia Guerra nel Nord Est e il dalemiano Massimo Paolucci al Sud) che esprime Mdp, dopo l’accordo faticosamente trovato con Zingaretti, dietro al paravento (ideologico) della “necessità di battere le destre”.

Massimiliano Smeriglio

Massimiliano Smeriglio

 

O il vicepresidente della regione Lazio, e braccio ‘sinistro’ di Zingaretti, Massimiliano Smeriglio, candidato al Centro e portatore di voti nella sua regione, il Lazio, che oggi annuncerà le sue dimissioni dall’attuale carica per passarla a Francesco Leonori, attuale presidente del consiglio regionale della regione che Zingaretti governo ma sempre sul filo di pochi voti, in consiglio.

 

Pietro_Bartolo_Lampedusa_migranti

Il medico dei migranti di Lampedusa Pietro Bartolo

 

O il medico dei migranti a Lampedusa, Pietro Bartolo, nelle Isole, il quale, però, è entrato in quota ‘Demos-Democrazia solidale’, il movimento fondato da cattolici dem romani Giro e Ciani.

O l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, già leader di Campo progressista, capolista nel Nord Ovest, seguito, non a ruota, dall’assessore ai servizi sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino

 

majorino 1

Pierfrancesco Majorino

Per gli altri capolista c’è Caterina Chinnici, figlia di Rocco, ucciso dalla mafia nel 1983(Isole) e, al Sud, Franco Ruberti, ex procuratore nazionale antimafia.

 

I nomi dei candidati che i renziani hanno ‘strappato’ a Zingaretti

 

Simona_Bonafé_Pd

La europarlamentare renziana Simona Bonafé (Pd)

 

Anche i renziani, ortodossi o meno, hanno la loro quota di candidati, anche in buona posizione. Simona Bonafé, segretaria del Pd toscano e renziana di ferro, non è mai stata in discussione come capolista della circoscrizione Centro. Sempre al Centro, ma in posizione di rincalzo, c’è Nicola Danti e, anche, Roberto Gualtieri (quota Giovani turchi), entrambi europarlamentari uscenti.

 

Enrico Morando

©Mauro Scrobogna / LaPresse
Nella foto: Enrico Morando PD

 

Al Nord Ovest, in terza posizione, c’è il capofila dei liberal del Pd e fondatore dell’associazione “Libertà Eguale”, Enrico Morando (che sia Giachetti che Lotti si attribuiscono…), al Nord Est la ricandidatura dell’ex prodiano Paolo De Castro e, al Sud, in seconda posizione, della ormai ex renziana Pina Picierno.

 

I nomi e i volti della società civile voluti da Zingaretti

 

roberto battiston

Roberto Battiston, già presidente dell’Aisi

 

Per quanto riguarda gli esponenti della mitica ‘società civile’ di cui si fregia, in questo caso, Zingaretti, i nomi sono buoni, anche se non tutti altisonanti o di prestigio. C’è lo scienziato Roberto Battiston, già presidente dell’Aisi (l’agenzia aereospaziale italiana), cacciato dai 5Stelle. C’è Mamadou Sali, nigeriano, attivo sul fronte dei migranti e sindacalista della Cgil, in Italia centrale. C’è Beatrice Covassi, già capo della delegazione Ue in Italia, al Centro. C’è Eric Véron, imprenditore franco-olandese, nel Nord Est e c’è Pietro Graglia, ricercatore e storico, sempre nel Nord Est.

 

Enric Véron

Eric Véron, imprenditore franco-olandese

 

C’è, poi, Bianca Verrillo, avvocato che si batte per i diritti delle donne, è candidata in Italia centrale, dove pure si candida Angelo Bolaffi, insigne germanista e filosofo italiano. Al Sud c’è Ivan Stomeo, già sindaco di Melpignano, presidente dei Borghi storici italiani e dell’associazione della Taranta.

 

Nasce una Fondazione del Pd: a guidarla sarà Gianni Cuperlo

 

gianni cuperlo

Gianni Cuperlo

 

Ultima notizia: Gianni Cuperlo – storico esponente della sinistra interna ed ex avversario di Renzi alle penultime primarie, intellettuale triestino raffinato e colto – sarà presidente della nuova Fondazione del Pd, pensatoio che avrà la barra a sinistra, conoscendo sia l’intelligenza del suo neo-presidente sia le intenzioni del segretario. Un ‘pensatoio’ ancora privo di nome ma che, di certo, sarà anni luce dal pensiero dominante, fino a poco tempo fa, nel Pd, quello del renzismo, appunto. 


NB: Questo articolo è stato scritto e pubblicato in forma originale per questo blog il 12 aprile 2019