Crisi o non crisi? Cosa può capire un “marziano a Roma” di fronte alla ‘lite continua’ tra Salvini e Di Maio

Crisi o non crisi? Cosa può capire un “marziano a Roma” di fronte alla ‘lite continua’ tra Salvini e Di Maio

5 Maggio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Il marziano di Flaiano non ci avrebbe capito nulla…

mrz

Un Marziano a Roma di Ennio Flaiano

Se un marziano, come quello reso celebre da Ennio Flaiano, fosse sceso a Roma, questo weekend, avrebbe avuto, rispetto la crisi politica che attanaglia, da giorni, il Paese, una sensazione straniante. Leggendo i giornali avrebbe pensato che non c’è più niente da fare: Salvini non ne può più Di Maio (e viceversa), Conte avrebbe persino gettato sul tavolo la minaccia di dimissioni. Ergo, crisi di governo in vista, a partire dalla prossima defenestrazione del sottosegretario Siri, e subito urne anticipate.

Armando_Siri_Lega

Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri (foto Ansa)

Se, invece, lo stesso marziano avesse dato un’occhiata alle dichiarazioni ufficiali degli stessi due leader avrebbe pensato l’esatto contrario: la crisi è rientrata, il governo non rischia nulla, al massimo ci sarà un bel rimpasto, dopo le elezioni europee, e ‘alla via così’. Una sensazione, però, che gli sarebbe durata solo fino a metà pomeriggio perché già ‘verso sera’ la situazione torna a farsi critica.

Un tranquillo weekend di paura DeliveranceJohn Boorman1972

Un tranquillo weekend di paura (John Boorman,1972)

Di Maio Salvini si danno botte da orbi sul tema del giorno (la sicurezza, ieri), sempre il ‘solito’ Salvini e la ministra Trenta (M5S) si insultano su come gestire il ministero della Difesa, la crisi di governo torna a bollire e lo spauracchio delle urne pure. Nei panni del ‘marziano’, in effetti, il mal di testa sarebbe forte e la sensazione sarebbe quella di essere salito su montagne russe vomitevoli. Meglio, dunque, prova a rimettere in fila i fatti di questi due giorni, un ‘tranquillo weekend di paura‘. 

E’ domenica. Salvini e Di Maio tornano a darsele di santa ragione

Accetta i cookie preferenze, statistiche, marketing per visualizzare questo video.

Il vicepremier Matteo Salvini, impegnato nel suo tour elettorale in Toscana (si vota nel 2020 e Salvini punta a ‘cacciare’ la sinistra con il centrodestra) insiste: “Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme, e questo vale a livello locale come a livello nazionale”. I 5Stelle rispondono con un post infuocato sul blog delle Stelle in cui, senza mezzi termini, chiedono alla Lega di “tirare fuori le palle” e “far dimettere” Siri.

Mezzora in più logo

Mezz’ora in più

Più tardi è il vicepremier Luigi Di Maio a tornare sul tema, intervistato a In mezz’ora in più su Rai3: “Non ha senso attendere il rinvio a giudizio” come chiede Salvini, “perché la questione non è l’inchiesta in sé, ma un sottosegretario che avrebbe provato a favorire un singolo con una legge”, ovvero “la solita storia all’italiana, del Santo in Paradiso, l’atteggiamento da casta. Ora voglio dire a Salvini che è facile fare il forte coi deboli, ma questo è il momento del coraggio, in cui ci si assume le responsabilità dimostrando ai cittadini che siamo come i cittadini. Il governo del cambiamento non può avere atteggiamenti del passato”.  In ogni caso, assicura Di Maio, se si arrivasse ad una spaccatura in Cdm (che si terrà il prossimo mercoledì, 8 maggio) sul caso del sottosegretario dei Trasporti, Armando Siri, il M5S non chiederà la crisi, e auspica che nemmeno la Lega non lo faccia.

Salvini_Di_Maio_Mattarella

M5S e Lega, Salvini e Di Maio

“Sulla questione morale il MoVimento 5 Stelle non fa passi indietro – si legge nel post del M5s –  e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere. Lo sappiamo: ci vuole coraggio a fare quello che fa il Movimento. Noi quando qualcuno sbaglia (o abbiamo anche il minimo dubbio che abbia sbagliato), gli chiediamo di mettersi in panchina. E così è stato fatto per Siri“.


Da Galluzzo, una frazione alle porte di Firenze, in sostegno del candidato sindaco del centrodestra Ubaldo Bocci, Salvini sbotta: “Non ascolto gli insulti di chi dovrebbe essere mio alleato. Sarebbe meglio se gli M5s ci aiutassero a cambiare in meglio questo paese senza offendermi ogni giorno”, anche se poi prova a smussare: “I giornali sono pieni di insulti dei miei alleati, ma non li ascolto…”.

La crisi allora non c’è? Tutto va bene, madama la marchesa…

DI Maio

Luigi Di Maio, nei panni di ‘mister Sincerità’

Non che sabato, il giorno precedente, le cose siano andate molto diversamente. Inizia la giornata Luigi Di Maio, nei panni di ‘mister Sincerità’: “Oggi (cioè ieri, ndr.) – scrive su Facebook – su quasi ogni giornale, c’è scritto che la Lega vuole staccare la spina al governo e ha pianificato di far saltare tutto dopo il voto. E tutto questo per cosa? Per una poltrona, per non mollare un indagato per corruzione?”. Poi, però, vira al bello: “Qui si tratta semplicemente di smettere di fare le vittime e rimettersi a lavorare. Il M5S vuole che il governo vada avanti. Si chiama responsabilità”.

salvini giornalisti

Salvini contro i giornalisti

Salvini preferisce prendersela con i giornali e i giornalisti: “Io penso a lavorare e la mia parola vale più dei sondaggi: il governo durerà altri 4 anni e agli italiani non frega niente di quello che titolano i giornali o i tg che rincorrono polemiche inutili, è per questo che vendono sempre meno”.

giuseppe_conte_senato

Il premier Giuseppe Conte al Senato

Anche il premier, Giuseppe Conte, in vista del Cdm dell’8 maggio, quando il cdm dovrebbe ratificare le dimissioni di Armando Siri con i ministri leghisti che si assentano sdegnati o votano contro, assicura: “Siete male informati – dice rivolto ai giornalisti, categoria di reprobi per eccellenza – “Non ci sarà nessuna conta. Il caso Siri non è all’ordine del giorno. Abbiamo davanti a noi quattro anni”.

E’ sulla sicurezza la nuova lite tra Salvini e Di Maio

 

il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra

Solo che, complice un triste fatto di cronaca (la bambina in coma a Napoli rimasta vittima di un regolamento di conto tra camorristi), la questione ‘sicurezza’ aveva riportato, di nuovo, Lega M5S a scontrarsi. Di Maio dice che “serve più sicurezza” e che “occorrono più uomini sul terreno”. Gli fa eco il presidente della Camera, Roberto Fico, secondo cui, contro la camorra “serve un piano ragionato” e bisogna “fare squadra”. Ci va giù durissimo il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (M5S): “Piuttosto che terrorizzare sui migranti o visitare muri titolare Viminale si occupasse di contrasto alla mafia”.

La sicurezza

Questione sicurezza

Insomma, il concetto che esprimono i vari esponenti M5S è molto simile al refrain dell’opposizione di sinistra: Salvini è “un ministro fantasma”. Lui schiuma rabbia, anche perché la sicurezza, con i migranti, è il suo specifico campo di azione, nonché tornaconto elettorale. Prima fa vergare una nota ai suoi due sottosegretari all’Interno, Nicola Molteni e Stefano Candiani (“Morra prima di twittare si informi. Non prendiamo lezioni sulla lotta alla mafia da nessuno”), poi perde la pazienza: “Chi delinque ha le ore contate, è la migliore risposta a chi cerca polemiche, io faccio parlare i fatti”.

Il ‘caso Trenta’ e il mistero del tweet postato e ritirato

Ministro Trenta

Ministro Trenta

Passano solo poche ore ed ecco il nuovo scontro, stavolta sulla Difesa, che preoccupa, e molto, anche il Quirinale, allentato e preoccupato, come vedremo, non poco, e ormai da settimane. E’ l’ennesimo scontro, peraltro, tra la ministra alla Difesa Trenta e il solito Salvini, stavolta per un tweet del ministero, prima postato e poi rimosso. All’origine c’è una notizia, che la Difesa definirà “falsa”, secondo cui due pattugliatori della Marina militare sarebbero intervenuti “in soccorso” di nove pescherecci italiani presi di mira da alcune motovedette libiche con il possibile intento di sequestrarli e portarli a Tripoli.

Libia incontro Trenta Sarraj

Libia, incontro Trenta-Sarraj

Il ministro della Difesa si complimenta con la Marina per l’intervento, ma poco dopo il tweet viene rimosso e poi rettificato. Il Viminale definisce la Trenta “disinformata” e attacca: “Faccia il ministro, i militari meritano di più”. Altrettanto dura la controreplica dei 5Stelle (“Il nostro ministro non si tocca. Si. Superata la linea rossa”) e anche del ministero (“Salvini usa il Viminale a fini elettorali”). L’opposizione ci sguazza, ma  tutto torna: l’M5S accusa Salvini: “Pensi, invece, alla sicurezza”.

Due date possibili per il voto anticipato: 1 e 8 settembre

elezioni anticipate

Due date possibili per il voto anticipato: 1 e 8 settembre

Come si direbbe a Roma, “stiamo di capo a dodici”. La verità è che i rapporti tra i due alleati sono ormai ai limiti dell’odio reciproco, Salvini Di Maio si detestano, ormai, e poco cordialmente, né si parlano, Conte– stavolta – tace perché non sa proprio più che pesci pigliare. Ecco perché, nei calendari dei Palazzi della Politica,sono già state cerchiate in rosso due date: l’1 e l’8 settembre.

Sono le due domeniche in cui, in caso di precipitare della crisi dopo le europee, potrebbero tenersi le elezioni. Il Quirinale, ovviamente, assiste alla scena con crescente preoccupazione. La ‘guerriglia’ continua tra Lega e M5S rende sempre più faticoso, per il governo, varare i provvedimenti necessari alla gestione del Paese, soprattutto in una fase delicata dell’economia e alla vigilia di una manovra che non sarà sicuramente leggera. Dunque, anche al Quirinale, ci si prepara a ogni scenario.

img 2331

Votazioni

Nelle scorse settimane i membri del governo che hanno avuto modo di parlare con il Colle hanno ricevuto, ovviamente, un pressante invito alla responsabilità verso il Paese. C‘è la manovra da varare, far votare in Parlamento e applicare, più importanti trattative da fare subito dopo le europee per il rinnovo dei vertici comunitari, dalla Commissione al Consiglio, dal Parlamento alla Bce.

Le preoccupazioni di Mattarella, ‘rassegnato’ alla crisi

Sergio_Mattarella_Quirinale

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Serve dunque una guida sicura all’Italia e, se proprio la situazione dovesse precipitare, non si potrebbe andare a individuare una data del voto senza considerare lo scenario europeo e internazionale, non solo quello interno, ormai periclitante. Ma al Colle ci si prepara anche al peggio.

Molte sono le variabili possibili e nessuna è esclusa: da un rimpasto che porti a un Conte bis per proseguire almeno per un anno a un cambio di maggioranza (difficile, però, visto il niet, finora, del Pd), fino a un governo del presidente (anche questo assai complicato, come lo fu, nel 2018, il tentativo, poi fallito, Cottarelli) che vari la manovra per poi votare nei primi mesi del 2020.

Carlo_Cottarelli

L’economista Carlo Cottarelli

Ma se nulla di tutto ciò fosse realizzabile, in caso di crisi di governo, non resterebbero che le elezioni. Solo che, a complicare le cose, ci si mette pure il calendario. Votare a fine luglio è impossibile (non si sarebbero i tempi tecnici) e fare la campagna elettorale ad agosto è un grosso azzardo. Servono, infatti, almeno 55 giorni di media (il minimo è di 45, il massimo di 65) per indire i comizi elettorali, senza dire che le firme di liste e candidati sulle liste vanno fatte entro 30 giorni dalla data del voto: i partiti dovrebbero farlo ‘sotto gli ombrelloni’, prospettiva che non li entusiasma.

D’altro canto, è necessario garantire, contemporaneamente, i tempi necessari alla formazione di un governo che sia in sella e in grado di varare la manovra economica del 2020 entro il 15 ottobre (quando la Legge di Stabilità va presentata sia alla Ue che in Parlamento). Ecco perché le date più improbabili, ma anche le uniche fattibili, sono quelle dell’1 e 8 settembre.

Elezioni sotto ombrellone

Campagna elettorale sotto l’ombrellone

Si tratterebbe, appunto, di fare la campagna elettorale sotto l’ombrellone e, altro dolore per Mattarella, di anticipare la fine della legislatura a meno di un anno dopo la sua faticosa nascita.

I partiti se ne dovrebbero assumere tutte le responsabilità, si dice al Colle, il che potrebbe far loro riflettere a fondo (come avvenne lo scorso anno quando già si ipotizzò il voto a fine luglio 2018) prima di staccare davvero la spina al governo.

SCONTRO M5S LEGA Folli elezioni anticipate unica strada Mattarella lo sa

Mattarella non intende opporsi, in via pregiudiziale, a un ritorno alle urne

Ma Mattarella non intende opporsi, in via pregiudiziale, a un ritorno alle urne, se non ci saranno alternative, anche se questa è considerata l’extrema ratio per ogni Presidente, il quale, però, si sarebbe a sua volta ‘rassegnato’ alla necessità di tornare alle urne. Certo è che si guarda con attenzione alle parole di tutti gli attori in campo. Al Colle si è consapevoli che fin quando ci sarà la campagna elettorale i toni saranno alti, ma solo il 27 maggio si capiranno le vere intenzioni di Lega e M5S. E anche il nostro ‘marziano’ dovrà aspettare.


NB: L’articolo è stato pubblicato, in forma originale, sul sito di notizie Tiscali.it il 4 maggio 2019