La rumba del sottogoverno. Impazza il sudoku delle poltrone tra Pd, M5S, LeU e pretese dei piccoli

La rumba del sottogoverno. Impazza il sudoku delle poltrone tra Pd, M5S, LeU e pretese dei piccoli

8 Settembre 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Conte scrive il discorso, impazza la rumba dei sottosegretari

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte alla scrivania

In un week end di stand by per il governo Conte, con il premier impegnato a scrivere il discorso programmatico che terrà lunedì mattina in Parlamento in occasione del primo voto di fiducia alla Camera, non si ferma la rumba del sottogoverno in vista della definizione della squadra dei sottosegretari e viceministri. Squadra che verrà chiusa soltanto durante la prossima settimana e solo dopo che il governo avrà incassato il via libera di Montecitorio e palazzo Madama.

Le caselle da riempire sono 40-45 che – aggiunte ai 21 ministri – assicurerebbero al Conte II una fisionomia simile e non troppo superiore alla squadra completa del Conte I.

di maio franceschini

Di Maio e Franceschini

L’imperativo categorico che si sono dati il premier e i due capodelegazione della maggioranza giallorossa (Di Maio e Franceschini) è di chiudere in fretta, al massimo entro venerdì prossimo, la squadra dei sottosegretari per poter poi procedere subito a pieno regime con l’attività di governo e parlamentare, ferma da luglio. Un obiettivo che spinge in queste ore ad accelerare le trattative.

Lo schema ipotizzato in casa 5 Stelle per completare il sudoku del sottogoverno prevede la scelta di un vice dell’M5S per ogni ministero guidato dai dem e viceversa. Più in generale, il Movimento dovrebbe avere una ‘truppa’ poco più numerosa di quella Pd, tra viceministri e sottosegretari, a Leu potrebbero andare due o tre incarichi.

 

Il gioco a incastro delle poltrone e gli appetiti dei piccoli

Poltrone

Il gioco a incastro delle poltrone e gli appetiti dei piccoli

Le quote sono da distribuire, infatti, tra i due maggiori azionisti, ovviamente, e cioè M5S e Pd, ma nelle nomine di sottogoverno bisognerà tenere conto non solo di Leu – che, per ora, ha già un ministero e di peso, la Salute – ma anche di quei possibili alleati ‘minori’ che sono presenti in Parlamento e, soprattutto, in Senato (come il Maie, due senatori, il gruppo Autonomie, otto, il Misto14, etc.), dove il governo ha bisogno di fare il pieno di voti, ma anche le pretese dei ‘piccoli’.

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L’aula del Senato della Repubblica

Un motivo che, tra l’altro, fa scendere le quotazioni di alcuni senatori pur ben piazzati nel totonomi di queste ultime ore perché ogni assenza, al Senato, potrebbe rivelarsi fatale. Gli equilibri tra le forze politiche verranno, poi, assicurati anche grazie al gioco delle deleghe e all’eventuale upgrade a viceministro di alcuni esponenti dei due partiti o di altri minori.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

Va ricordato, innanzitutto, che il nuovo governo guidato da Giuseppe Conte, il Conte II, è un governo ‘tripartito’ (per ora) in quanto sostenuto da una maggioranza Pd-M5S-Leu: conta in totale 21 ministri, di cui un terzo (7) sono donne, e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro(M5S). Uno solo, per ora, ma il premier Conte vuole promuovere sottosegretario a Palazzo Chigi anche l’attuale segretario generale, e suo uomo di fiducia, Roberto Chieppa.

Per quanto riguarda i ‘portafogli’ dei dicasteri (‘portafoglio’ vuol dire potere di spesa autonomo), dieci componenti del governo sono targati Movimento 5 stelle (sei ‘con portafoglio’ e quattro senza), nove Pd(5 con portafoglio e quattro senza), uno LeuSperanza, alla Salute) e uno, la Lamorgese agli Interni, è un tecnico. 

Qui un articolo che fa la ‘radiografia’ alla composizione del governo Conte II: Radiografia di un governo, il Conte II. Nomi, numeri, equilibri interni e primi problemi

Trombati eccellenti e new entry. La girandola dei nomi

 

Girandola dei nomi

La girandola dei nomi

Certo è che non è semplice la corsa al sottogoverno. Una partita in cui i vertici di M5S e del Pd, oltre al premier Giuseppe Conte, saranno chiamati a cercare di mantenere l’equilibrio tra la carica delle new entry e l’amarezza di chi, al termine della trattativa, ambiva ad un ministero e, invece, è rimasto a mani vuote. Nel Movimento la partita è iniziata da tempo, anche perché Luigi Di Maio, già prima della crisi, aveva programmato un rimpasto nel “sottogoverno”.

In diversi, tra i pentastellati, dovranno dire addio all’incarico; inoltre, il Movimento proverà a distribuire i suoi profili più forti nei ministeri chiave guidati dal Pd (e il Pd farà viceversa). 

Roma palazzo del bufalo 03 largo del nazareno

Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

Anche nel Pd si è aperta la caccia alla ‘sotto-poltrona’ ,con tante autocandidature e con un pressing di vario tipo nei confronti dei vertici che arriva anche dalla base. Al Nazareno, per esempio, diversi segretari regionali in queste ore stanno facendo arrivare le “istanze dei territori”. Per non dire delle ‘aspettative’ delle numerose correnti.

 

Il sudoku di casa Pd: slalom tra le correnti e nella geografia…

 

slalom

Slalom tra le correnti e nella geografia

Nel Pd, dunque, si moltiplicano le voci per i posti di sottosegretari, inclusi alcuni ex parlamentari non rieletti in questa legislatura come Marina Sereni e Roberto Cociancich, ma dovrebbero avere posto nel governo anche alcuni dei ministri mancati. Si parla di una casella già sicura per un ruolo di viceministro all’Economia per Antonio Misiani (senatore, zingarettiano, oggi responsabile Economia della segreteria), nome girato forte nel totoministri proprio per l’Economia. 

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Lia Quartapelle (Pd)

Un altro passaggio al governo potrebbe essere quello di Lia Quartapelle. La giovane deputata dem, con una solida preparazione in politica internazionale, in particolare sul mondo africano, è stata a lungo inserita nel toto-ministri. Ora per la Quartapelle potrebbe prospettarsi la carica di vice alla Farnesina. Girano forte anche i nomi di Emanuele Fiano (renziano moderato) come viceministro all’Interno e di un posto da viceministro all’Istruzione o alla Pa per Anna Ascani (renzianissima e vicepresidente del partito), fino all’ultimo data per certa nel governo all’Istruzione. La Ascani, però, si è ‘portata avanti’: è stata promossa ‘viceministro’ in vista di un incontro a Londra del Pd…

debora serracchiani

Debora Serracchiani

Tra i nomi che circolano in queste ore, pure quello dell’altra vicepresidente Pd, Debora Serracchiani.

Bisognerà, inoltre, sul lato Pd, dare anche una compensazione geografica in un governo a forte trazione meridionale e, soprattutto, rappresentare due Regioni ‘rosse’ vicine al voto come l’Emilia-Romagna e la Toscana. Ma c’è, tra i dem, anche un forte malcontento per alcune aree politiche escluse dai ministeri, sia dentro la maggioranza che nella minoranza come martiniani e cuperliani.

maurizio martina

Maurizio Martina

Per quanto riguarda i big non entrati nel toto-governo, se, per Maurizio Martina (era in pole per l’Agricoltura) potrebbe arrivare il ruolo di presidente del partito, al posto di Gentiloni, diventato commissario Ue, per Gianni Cuperlo – ma lui potrebbe declinare – si parla di un incarico da viceministro dopo aver perso quello di ministro (doveva andare alla Cultura) o di presidenza del Pd.

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La facciata principale di Palazzo Madama, a Roma, sede del Senato

Poi c’è il nodo Senato dove i numeri sono stretti e non ci si può permettere di mandare tanti parlamentari al governo. Ma gli incarichi nell’esecutivo aiuterebbero a frenare le tentazioni dei renziani di fare opposizione interna o di rompere e andarsene. Tra gli aspiranti renziani si citano i senatori Franco Mirabelli, Simona Malpezzi, Luciano D’Alfonso, Salvatore Margiotta.

Invece, Tommaso Nannicini Annamaria Parente, altri due renziani, proprio come Emanuele Fiano alla Camera, potrebbero aspirare alla presidenza delle commissioni lasciate vacanti dai tanti esponenti dei 5Stelle che andranno al governo. E infatti, nell’ipotesi in cui al governo andasse il M5S Nicola Morra, alla presidenza della commissione Antimafia potrebbe andare proprio il senatore dem Franco Mirabelli, che è considerato tra i papabili anche per il sottogoverno.

Certo è che i nomi dei ‘papabili’, tra i dem, impazzano e sono i più diversi: Chiara Braga (Ambiente), Chiara Gribaudo (Lavoro/Ambiente) e Giuditta Pini (area Giovani Turchi), Federico Gelli (Sanità), Andrea Romano (Esteri), Achille Variati (Pa), Piero De Luca (Lavoro), Lorenza Bonaccorsi (tutti renziani), più quelli di Andrea Martella e Marco Miccoli (gli ultimi due zingarettiani doc).

Per il veltroniano Walter Verini si parla della Giustizia, ma il suo nome circola anche per palazzo Chigi come titolare della delega dell’Editoria, dove però viene fatto anche il nome di Gianluca Vacca (M5s). All’Economia, sempre in area Pd, circola anche il nome di un esterno, Enrico Maria Ruffini, ‘padre’ del Fisco digitale e ex responsabile dell’Agenzia delle entrate.

Più che un’ipotesi è, invece, quella di Gian Paolo Manzella, oggi assessore di Zingaretti alla Regione Lazio, come viceministro allo Sviluppo Economico.

 

Le pretese e gli appetiti dei ‘piccoli’ di centrosinistra

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Spazio potrebbe esserci, inoltre, per i ‘piccoli’ di centro-sinistra, ma dipende molto dalla volontà di Zingaretti di accontentare alleati ‘minori’. L’area socialista con Riccardo Nencini, senatore ed ex segretario del piccolo Psi, potrebbe aspirare a un posto da sottosegretario.

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Il medico dei migranti di Lampedusa Pietro Bartolo

Anche per la formazione di Demos -Democrazia Solidale (di cui fa parte Pietro Bartolo, ex-medico di Lampedusa, eurodeputato eletto nella lista unitaria del Pd) potrebbe arrivare un incarico nella persona  della deputata Michela Rostan, ‘portavoce’ del movimento alla Camera.

beatrice lorenzin

Beatrice Lorenzin

Ma spazio – e posti – chiedono anche altri ‘piccoli’: l’area centrista che fa capo a Beatrice Lorenzin (Civica e Popolare), i moderati di Bruno Tabacci, fresco di divorzio dagli ex radicali di Più Europa (Della Vedova e Bonino) e i prodiani di ‘Insieme’ (Serse Soverini) reclamano posti di sottogoverno.

Così come li chiederanno, molto probabilmente, gli italiani all’Estero (Maie), che contano su due senatori al Senato, e il gruppo Autonomie (Svp e Uv), altri voti forse decisivi per il governo.  

Roberto Speranza alla guida di Articolo Uno- Mdp

Roberto Speranza alla guida di Articolo Uno- Mdp

Infine, sempre in ambito centrosinistra, ma spostandosi in quel mondo composito che è LeU, una volta attribuito un ministero di peso alla componente di Mdp con il segretario Roberto Speranza, l’area di Sinistra italiana (Fratoianni), che voleva piazzare Rossella Muroni all’Ambiente, e quella che fa capo a Pietro Grasso (E’ viva la Sinistra), il cui nome era girato come ministro, chiedono compensazioni nel sottogoverno.

 

Il sudoku dell’M5s: esclusi eccellenti ed equilibri interni

sudoku

Sudoku

I nomi che circolano nel M5s non sono di meno, con l’aggiunta della ‘grana’ dei ministri uscenti e non confermati come Barbara Lezzi Giulia Grillo, cui bisogna trovare una collocazione mentre per Danilo Toninelli si torna a parlare dell’ipotesi di ‘promuoverlo’ capogruppo pentastellato in Senato.

M5S bandiere

Bandiere del M5S

Laura Castelli va verso la conferma al Mef, come viceministro, così come Manlio di Stefano alla Farnesina e Vito Ferraresi alla Giustizia, ma come sottosegretari. L’attuale capogruppo alla Camera, Francesco D’Uva, uno dei protagonisti della trattativa con il Pd, potrebbe traslocare alla Cultura, e Stefano Buffagni  all’Economia, ma il suo nome è associato anche allo Sviluppo e alle Infrastrutture. Altri sottosegretari, specie quelli finiti sulla ‘graticola’ (Dell’Orco e Crippa) dovrebbero saltare.

Tra i volti nuovi dell’M5S potrebbero arrivare Lucia Azzolina (Istruzione), Luca Carabetta (Innovazione), Federica Dieni (Interno), Dalila Nesci (Salute), Giorgio Trizzino (Salute) e l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin (Innovazione o Infrastrutture), ma anche Giampaolo Sileri (Sanità) con il ruolo di viceministro.

Roberto Fico

Roberto Fico

E poi ci sono gli ‘ortodossi’, vicini all’area di Roberto Fico. In corsa, alla Camera, ci sono innanzitutto i presidenti di commissione, da sostituire poi conesponenti dem che, al momento, non ha alcuna presidenza di rilievo, se non il Copasir, con Lorenzo Guerini, carica che però dovrà cedere alle opposizioni: si parla di Marta Grande, Giuseppe Brescia e Carla Ruocco, Daniele Pesco, ma in pole ci sono anche i nomi di Carabetta e Trizzino.

Altri nomi verranno dal Senato (Vincenzo Presutto e Gianluca Castaldi sono quelli che circolano) dove nei prossimi giorni sarà nominato anche il nuovo capogruppo: in pole qui ci sono l’ex ministro Barbara Lezzi e il vicecapogruppo Gianluca Perilli, a meno che non la spunti l’ex ministro Toninelli. Alla Camera Francesco Silvestri è in corsa per sostituire il neoministro Francesco D’Uva.

 

Un tema oscuro ma cruciale, lo spoil system nei ministeri

the spoils system

Lo spoil system

Infine, oltre alla partita del sottogoverno, c’è quella dello spoil system dei dirigenti ai vertici dei ministeri. Innanzittutto, potrebbero esserci novità per il capo di gabinetto del ministro dell’Economia, dopo il cambio tra Giovanni Tria e Roberto Gualtieri.

Roberto Garofoli

Circolano le ipotesi di un ritorno di Roberto Garofoli o di Claudio De Vincenti, entrambi provenienti dalla ‘filiera’ di “Italianieuropei”, la Fondazione e think-tank fondato da Massimo D’Alema, al posto del presidente di Sezione della Corte dei Conti, Luigi Carbone, che era stato nominato da Tria lo scorso gennaio. Garofoli, già al Mef con Padoan, è la scelta più quotata.

Paolo Gentiloni

Paolo Gentiloni

Certo è che le prime nomine del governo – quelle di Riccardo Fraccaro a sottosegretario alla presidenza del Consiglio e di Paolo Gentiloni a commissario europeo – hanno avviato il complesso rinnovo dei vertici amministrativi e legislativi dei vari ministeri. Essenziali saranno le – rapide? – nomine dei nuovi capi di gabinetto nei dicasteri chiave dell’Interno, dove sarà a breve reso noto il sostituto del Prefetto Matteo Piantedosialter ego di Matteo Salvini al Viminale, e alla Difesa, dove per il momento, con il nuovo ministro appena insediato, Lorenzo Guerini, è ancora operativo il Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, nominato dalla ex ministra Trenta.

Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino

Il Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino

Alle Infrastrutture De Micheli sostituirà il costituzionalista Gino Scaccia, docente alla Luiss, così come saranno presto avvicendati i capi di Gabinetto del Sud, Valeria Capone, e della Sanità, Guido Carpani.

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Luigi Di Maio, leader dell’M5S

Al ministero dello Sviluppo, che con Luigi Di Maio era accorpato al Lavoro, l’attuale capo di Gabinetto unico, Vito Cozzoli, dovrà scegliere, d’intesa con i due nuovi ministri dei 5 Stelle, Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo, per quale dei dicasteri optare. Potrebbe restare nell’incarico, in attesa che Di Maiosi ambienti, anche il capo di Gabinetto della Farnesina, l’esperto diplomatico col rango di ministro Riccardo Guariglia. Ai Beni Culturali, dove con Bonisoli l’ufficio di capo di Gabinetto era stato affidato al magistrato Tiziana Coccoluto, il nuovo ministro Dario Franceschini dovrebbe decidere di reinsediare il prof. Giampaolo D’Andrea, già sottosegretario, che dal 2014 al 2018 è già stato suo capo di gabinetto dentro il MiBAC.

Per quanto riguarda gli altri ministeri retti da esponenti della Lega, a Palazzo Vidoni la neo-ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadoni, dei 5 Stelle, troverà (e cambierà) il capo di Gabinetto nominato dalla Bongiorno, Sergio Ferdinandi, così come alle Politiche Agricole la dem Bellanova sceglierà di avvicendare il consigliere della Luigi Fiorentino, finora capo di gabinetto di Centinaio.

 

La ‘lotteria’ del Senato: numeri non larghi, ma certi

Lotteria logo

La Lotteria del Senato

Ma proprio perché il Senato è, di suo, ballerino, i passaggi di senatori della nuova maggioranza al governo saranno pochi e molto circoscritti. Infatti, a palazzo Madama, i numeri della maggioranza non sono amplissimi. Fonti parlamentari dem al Senato contano 162 voti certi( la somma dice 164, composta da 107 M5S + 51 Pd + 4 LeU, ma ne mancheranno almeno uno per entrambi i partiti maggiori, Pd e M5S, quindi 162 voti di base), ma ce ne saranno almeno circa cinque in più (tre dalle Autonomie e due o tre dal Misto): così la maggioranza sale a 166/167.

Liliana Segre

Liliana Segre

Nel conteggio, però, non vengono inseriti i senatori a vita. A quanto si sa, Liliana Segre avrebbe intenzione di votare la fiducia al governo giallorosso, anche se la stessa senatrice precisa di non aver deciso (interverrà in aula per motivare il suo voto) come pure potrebbe fare, se sarà presente, Giorgio Napolitano e, forse, Mario Monti (non ha mai votato la fiducia al Conte I, ma neppure ha mai votato contro e di recente ha apprezzato il Conte II) mentre per ora non si hanno notizie di come si comporteranno tre senatori a vita che di solito sono molto poco presenti, in Aula, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia Renzo PianoDiciamo che due o tre voti, dai senatori a vita, arriveranno.

matteo richetti

Matteo Richetti

I problemi principali stanno dentro i due gruppi maggiori che sostengono il governo. Il senatore dem Matteo Richetti potrebbe non votare la fiducia come pure il senatore M5S Gianluigi Paragone più un’altra senatrice perché malata. Inoltre, della pattuglia deicinque ex grillini iscritti al Misto, uno voterà di sicuro contro la fiducia (Martelli), la Nugnes darà una “fiducia condizionata”, De Falco e De Bonis appaiono assai incerti e si mostrano molto critici, mentre Bucarella voterà a favore del governo. Insomma, ci voti sicuri, nel Misto, oltre ai quattro di LeU, sono non più di due o tre al massimo: quindi, appunto, il governo può contare su non più di 166/167 voti ‘sicuri’.

MAIE

Maie, cioè gli italiani eletti all’estero

Bisognerà vedere come si comporteranno i due senatori del Maie (gli italiani eletti all’Estero), Merlo e Carlo, che avevano un sottosegretario nel Conte I e che decideranno presto dopo “un congresso via Skype con i loro eletti”. Due voti in più vorrebbe dire arrivare a 168/169 voti, compresi tre senatori delle Autonomie (Casini, Bressa, ex dem, e Laniece, dell’Union Valdotaine) mentre non si sa se i tre senatori dell’Svp si asterranno o voteranno a favore (“Con loro l’interlocuzione è aperta”, dice il Pd).

governo conte bis giuramento

Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, agita la campanella a Palazzo Chigi, Roma, 5 settembre 2019.
ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Con il quorum fissato a 161 voti (sui 321 del plenum, compresi i sei senatori a vita), il margine è discreto, per il governo Conte II (il governo Conte I aveva 165/166 voti), ma non amplissimo.

In ogni caso, le opposizioni, anche se votassero tutte contro, non possono impensierire il governo: 61 senatori di FI, 58 della Lega e 18 di FdI, anche se fossero integrati da un paio di senatori del Misto contrari, non superano la soglia di 139 voti. Davvero troppo pochi per riuscire a batterlo.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Tiscali notizie l’8 settembre 2019