I ‘duellanti’, Renzi e Conte, tracciano le loro strategie, ma ne resterà in piedi solo uno

I ‘duellanti’, Renzi e Conte, tracciano le loro strategie, ma ne resterà in piedi solo uno

20 Febbraio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Crisi di governo alle porte? I ‘duellanti’ pronti alla sfida

 

i duellanti

Il film di Ridley Scott

I ‘duellanti’, Matteo Renzi e Giuseppe Conte, hanno deciso – dopo essersi a lungo rincorsi, come nel film di Ridley Scott, anche se non in giro per l’Europa, ma solo in Italia – di affrontarsi.

renzi porta a porta

Photo Roberto Monaldo / LaPresse – Tv program “Porta a Porta”
In the pic Matteo Renzi

 

Renzi, ieri sera, negli studi di Porta a Porta, meglio nota come la ‘terza Camera’ dello Stato, ha lanciato il suo guanto di sfida. Conte, pur senza replicare – almeno non pubblicamente – nel merito, ha deciso di raccoglierlo. Presto, i due ‘duellanti’ si affronteranno nel luogo deputato, in teoria, per Costituzione, a dirimere i ‘duelli’ della Politica: le aule del Parlamento.

Resta da decidere solo se ‘l’arma’ usata sarà la pistola (la mozione di sfiducia individuale al ministro Bonafede che annuncia Renzientro aprile”) o la sciabola (la mozione di fiducia al governo che prepara, pur senza dirlo, Conte). Per il resto, i ‘pezzi’ sulla scacchiera sono schierati, non resta che assistere alle mosse dei ‘duellanti’.

Da un lato, l’ussaro Renzi che minaccia – in modo palese – la mozione di sfiducia individuale al ministro Bonafede e prefigura, di fatto, la possibilità di un ‘governissimo’ per fare le ‘Grandi riforme’ istituzionali (il semi-presidenzialismo). Dall’altro, il cosacco Conte che fa capire che, molto presto, si presenterà in Parlamento per chiedere un voto di fiducia su di lui, sul suo governo e, già che c’è, pure su Bonafede, nella speranza che, nel frattempo, nascano i ‘Responsabili’ per sostituire i renziani con truppe fresche (ex azzurri, parlamentari senza patria del Misto, ex renziani ‘pentiti’) e far andare avanti il governo, questo o un Conte Ter. Forse proprio come ora, cioè con una maggioranza tripartita M5S-Pd-LeU, forse solo con un rimpasto di governo per sostituire i ministri di Iv.

 

conte ter

In arrivo il Conte -Ter?

Forse con un vero e proprio ‘Conte ter’ che, però, a quel punto dovrebbe passare quantomeno per una crisi di governo formale. Sullo sfondo, ovviamente, restano le elezioni ed eventuali nuovi governi che ribaltino, per la terza volta in tre anni, il colore della maggioranza: prima gialloverde, poi rossogialla e, in futuro, se a Renzi riuscirà il colpo gobbo, biancoverde (nel senso di allargata a gran parte del centrodestra più Iv, più ex M5S, anche se, molto probabilmente, senza FdI).

 

Presto lo show-down, poi solo tre possibilità: un Conte ter, un governo elettorale o un governissimo, ma niente urne subito

 

showdown

Presto lo show-down

 

Solo che, se alla fine di quello che, entro un paio di mesi al massimo, prenderà la forma canonica della crisi di governo, ci sarà un ‘Conte ter’ (senza Iv e con dentro i Responsabili pro-governo), o un governo tecnico-elettorale che porti il Paese al voto appena possibile (cioè, realisticamente, non prima di settembre perché, causa referendum sul taglio dei parlamentari e relativo ridisegno dei collegi elettorali, più il tempo per indire i comizi elettorali, non si può votar prima), o un governissimo con ‘tutti (o quasi) dentro (cioè Lega, FI, Iv, Responsabili vari e assortiti più molte truppe grilline), è, oggi, invece, davvero troppo presto per poterlo già dire. Troppe cose devono ancora succedere e molti atti formali si devono ancora consumare, nelle aule parlamentari, e fuori.

 

Alla Camera, sul ddl Costa, Iv vota con il centrodestra

ITALIA VIVA

Il simbolo di Italia Viva

 

Conviene, però, a questo punto, rimettere in fila le parole dei ‘duellanti’, riavvolgere il filo della complicata giornata. Anche perché, prima di partire dalle parole di Renzi da Vespa, proprio nelle aule parlamentari bisogna tornare. Infatti, le mosse dell’ex premier sono state anticipate, come un temporale d’agosto che si preannuncia con tuoni e fulmini a ciel sereno, dal comportamento di Iv che, in commissione Giustizia, alla Camera dei Deputati, dove si stanno votando gli emendamenti al ddl Costa, ddl che andrà in aula il 24 febbraio e che vuole abrogare, sic et simpliciter, la legge Bonafede sulla prescrizione, si mette a votare, come già Iv ha fatto al Senato sul ddl intercettazioni, con le opposizioni di centrodestra in nome del garantismo.

Translatantico_Montecitorio

Il Translatantico di Montecitorio

 

E così, nel Transatlantico, si assiste a una scena surreale: mentre al piano terra, l’aula di Montecitorio vota, pigramente, e vara il dl MilleProroghe, come se nulla fosse e con un ampio margine a favore della maggioranza, in commissione Giustizia, al terzo piano, succede di tutto.

francesca businarolo

Francesca Businarolo

 

Finisce 25 a 24 per la maggioranza di governo, il voto sul ddl Costa, ma solo grazie al voto della presidente Businarolo (M5S), che dovrebbe astenersi, per prassi, e invece vota con la maggioranza.

 

rissa fumetto

Un autentico parapiglia tra urla, insulti e recriminazioni di ogni tipo

 

Ne viene fuori un autentico parapiglia tra urla, insulti e recriminazioni di ogni tipo (renziani contro la presidente, dem contro renziani, pentastellati pure). Infatti, i deputati di Italia viva, come già a gennaio, votano con le forze di opposizione contro l’emendamento M5s che stoppa la pdl Costa mentre Pd, M5s e Leu votano a favore. La votazione finisce, appunto, con 25 a favore e 24 contro. Il governo e la maggioranza si salvano per un soffio. 

 

nuovo stop

Nuovo Stop

 

Nuovo stop, quindi, alla pdl Costa che andrà però comunque in aula lunedì prossimo, il 24 febbraio, e lì saranno nuovi dolori per Conte. Il Pd non ci sta, di fronte a quella che definisce “ennesima provocazione” dei renziani, e i suoi perdono la trebisonda: “Non è possibile stare” – dicono secchi e indignati dal Nazareno – insieme “all’opposizione e al governo. Non saremo disponibili a tollerare ancora per molto questo comportamento”.

michele bordo

Michele Bordo

Insomma, il Pd – prima ancora che Renzi parli – avverte: “Questa guerriglia quotidiana di Renzi è diventata insopportabile perché mina alla base la tenuta del governo. Renzi si assuma le responsabilità di fronte al Paese se ha deciso di favorire il ritorno di Salvini e della destra” dice, furibondo, il capogruppo Pd Michele Bordo.

 

Renzi da Vespa e lancia un pacchetto completo quanto incendiario: sfiducia a Bonafede e semi-presidenzialismo

 

Matteo Renzi Bruno Vespa

Matteo Renzi da Bruno Vespa a Porta a Porta

 

Poi parla Renzi, ospite di Bruno Vespa, e spara a palle incatenate contro il governo. “Io non voglio morire grillino – esordisce – Sono colpito dal modo in cui il Pd ha inseguito i grillini”. Per il Pd usa parole intinte nel curaro: “Ci sono due modi di far politica. Il primo modo è il modo Lines notte assorbe tutto. Quello di chi assorbe qualsiasi proposta fatta pur di mantenere la seggiola”.

La proposta di renzi sindaco italia

La proposta di Renzi, il “sindaco d’Italia”

 

L’ex premier, non contento, lancia una proposta: l’elezione diretta del premier, che lui chiama “sindaco d’Italia”: “Faccio un appello a tutte le forze politiche: a Zingaretti, Di Maio, Crimi, Conte, Salvini, Meloni e Berlusconi. A tutti. Siccome così non si va avanti portiamo l’unico modello istituzionale che funziona, quello dei sindaci, a livello nazionale. Per me la soluzione è elezione diretta del presidente del Consiglio. La propongo con molta umiltà”.

Per raggiungere l’obiettivo lancerà una raccolta di firme che, sotto forma di petizione on-line, ieri sera è già partita dai siti di Italia Viva. Quanto alle modalità per arrivare alla ‘Grande riforma’, Renzi la mette così: “La prima ipotesi è un modello Nazareno, in questo caso il governo Conte con il sostegno delle opposizioni. La seconda ipotesi è un governo Maccanico” (tentativo, infruttuoso, di fare le riforme istituzionali che nel 1995 l’allora leader Pds D’Alema offrì a Berlusconi e poi sfumò).

 

E così, il Germanicum è già bello che morto e sepolto…

 

germanicum

Il Germanicum: numero di seggi e soglie di sbarramento alla Camera e al Senato della nuova legge elettorale proposta dal deputato Giuseppe Brescia

 

Peccato che la maggioranza di governo abbia, pur tra mille fatiche e difficoltà, trovato un accordo su una legge elettorale lontana anni luce dal modello ‘sindaco d’Italia’ e, ovviamente, e ancor più, dal semi-presidenzialismo, battaglia storica della destra italiana (dell’Msi prima, di An poi), quel modello tedesco, detto Germanicum, che Pd-M5S-LeU (e Iv…) stanno votando in commissione Affari costituzionali e vorrebbero portare in aula, addirittura, nei loro desiderata, prima che si tenga il referendum costituzionale il 29 marzo. In pratica, Renzi, ieri sera, ha affondato per sempre il Germanicum, cioè un sistema proporzionale puro pur corretto da una soglia di sbarramento.

paurellum

Il “Paurellum”

Ma senza i voti di Iv, quel sistema, il simil-tedesco, è morto prima ancora di arrivare in Aula. Dal Pd dicono che il sistema elettorale che vuole Renzi è il ‘Paurellum’ (nel senso che avrebbe ‘paura’ dello sbarramento al 5%), ma tant’è: il Germanicum è abortito ancor prima di nascere.

 

L’avviso di sfratto a Bonafede: mozione di sfiducia individuale

 

Foto Renzi con BOnafede

Renzi Bonafede e la prescrizione

 

Ma Renzi non si ferma qui e, dopo l’annuncio ad effetto, ecco l’affondo – già noto e scritto su tutti i giornali, però, quindi meno ‘ad effetto’  – contro l’attuale maggioranza di governo (la sua, in teoria) sulla prescrizione:Noi siamo coerenti. È il Pd che è diventato giustizialista e ha cambiato idea. C’è una sorta di populismo in tutto il governo…”. E questa è solo la premessa. Poi arriva l’avviso di sfratto a Bonafede: “Se entro Pasqua la maggioranza non ritirerà la proposta Bonafede sulla giustizia voi presenterete una mozione di sfiducia individuale?”, gli chiede Vespa.

vespa chiede a renzi

“Se entro Pasqua la maggioranza non ritirerà la proposta Bonafede sulla giustizia voi presenterete una mozione di sfiducia individuale?”, chiede Vespa a Renzi

 

E lui risponde: “Penso proprio che andrà così”. Il guardasigilli, unico ministro citato in Costituzione, insieme al premier, e capodelegazione dell’M5S, non reagisce, il suo partito reagisce in modo assai debole (e Di Maio, da giorni, tace, senza spendere una parola a difesa sua o del premier…), ma né Conte né il Pd (né, ovviamente, i 5Stelle) possono accettare una ‘minaccia’ simile: un atto del genere equivale, di fatto, a un anticipo di crisi di governo annunciata dal salotto tv.

 

Renzi assicura che la legislatura durerà, a prescindere da Conte, e propone di riesumare il “modello del Nazareno”

 

CONTE BIS 1 1

Governo conte bis

 

Eppure, Renzi, facendo il ‘bullo’, dice che “Il Conte bis, non cadrà (“Sono un ottimista, spero prevalga il buonsenso”) ma soprattutto dice un’altra cosa: “Elezioni in vista? No, almeno fino al 2021: Non butto la palla in tribuna perché quand’anche cadesse il governo non si può votare fino all’autunno, quando mai nella storia si è votato. È presumibile pensare che almeno fino al 2021 non si vota”.

Insomma, Renzi vuole far fuori Conte e sostituirlo, scardinare la maggioranza e dare vita a un’altra del tutto nuova, ma non ha alcuna intenzione di precipitare il Paese al voto. Voto cui, però, se perdono in via definitiva la pazienza, potrebbero portarci Conte e il Pd (dell’M5S già si dubita), cercando un espediente tecnico per ricavare una ‘finestra’ elettorale per votare a settembre (serve, però, l’avallo di Mattarella, il che non è scontato).

Mattarella

Il presidente della Repubblica Mattarella Sergio

 

Non pago, Renzi seguita nell’attacco agli alleati di governo: “Hanno provato a farci fuori dalla maggioranza, non ci sono riusciti. Hanno provato a mettere insieme i parlamentari ‘responsabili’. La prossima volta farebbero meglio a riuscirci”. E mette nel mirino, già che c’è, anche il reddito di cittadinanza (“è un fallimento”), bandiera del Movimento 5 Stelle, i soldi per le infrastrutture, che non ci sono (oggi presenta un piano shock, forse a futura memoria, per rilanciare l’economia), il taglio alle tasse (idem) e quota cento. Insomma, di tutto di più.

 

Per ora la proposta del governissimo riceve solo tanti ‘no’…

 

ciliegia

La ciliegina sulla torta è l’idea di un esecutivo istituzionale, senza Giuseppe Conte alla guida

 

La ciliegina sulla torta è l’idea di un esecutivo istituzionale, senza Giuseppe Conte alla guida, un patto “modello Nazareno” da fare con Salvini, in teoria il suo acerrimo nemico.

matteo salvini

Matteo Salvini

 

Renzi scommette che non si voterà (“Ci sono 945 parlamentari che non vogliono tornare a votare perché poi sarebbero morti e comunque fino al 2021 per ragioni tecniche non si vota”) e adombra persino il tentativo (fallito) di governo istituzionale fatto da Maccanico nel 1996, lancia una petizione per introdurre il modello del sindaco d’Italia (elezione diretta del premier e legge elettorale maggioritaria a doppio turno) e invita l’opposizione ad aderire (“In prima battuta mi diranno tutti no, poi vedremo”).

Il guaio è che, almeno per ora, Matteo Salvini, che aprirebbe al più a un governo scopo per votare in autunno, dice no. Dicono no FdI e persino da Forza Italia, che pure ambiscono storicamente a quel modello, oltre che, ovviamente, tutti gli altri partiti della maggioranza.

mariastella gelmini

Maria Stella Gelmini

Conte si dimetta. Spero che si voti il prima possibile e non esistono governini, governicchi, accordi segreti, trucchetti di Palazzo. Prima si vota, meglio èdichiara Salvini, che però fu il primo a lanciare l’idea di un patto sulle riforme con tutti i partiti (ipotesi assai caldeggiata dal suo Giancarlo Giorgetti). Dalla Lega, per ora, fanno i prudenti: al più si potrebbe fare un governo di scopo, dicono. FdI è nettissima: subito al voto e niente riforme. Apre Fi: “E’ sempre stata la nostra proposta – dice Maria Stella Gelminima prima via Conte”.

 

Di MAio

Luigi Di Maio

Non ci interessano le sparate” dice gelido Vito Crimi, attuale reggente dell’M5S ma Di Maio tace. Chiacchiericcio insopportabile” commenta Nicola Zingaretti, segretario del Pd. “La nostra pazienza è giunta al limite” ribadiscono i Dem, la cui convinzione è che Renzi, cercando la sponda di Di Maio (“Purtroppo è quello che mi è più vicino in maggioranza”, ammette il senatore fiorentino), voglia farsi cacciare dal governo o farlo cadere, per scalzare il premier Conte.

 

Dal Pd rispondono imbufalito: “il tuo è il Paurellum”…

 

Roberto Speranza

Roberto Speranza

 

Soprattutto dentro il Pd, dove hanno un diavolo per capello, anzi sono proprio imbufaliti, partono lancia in resta contro Renzi. Il Pd risponde picche e rilancia la proposta a tutti i partiti (“I numeri ci sono anche senza Iv”) di approvare il sistema proporzionale con sbarramento al 5% che “Renzi teme”, insinuano i dem, perché sa che non passerà mai quella soglia: “Propone il sindaco d’Italia perché pensa di non farcela a superare l’asticella, il suo è un Paurellum”, ne bollano l’idea i dem in Transatlantico. “L’Italicum è stato bocciato nel 2016 e non si torna indietro” dice per conto di Leu il ministro alla Salute Roberto Speranza.

 

esopo rana scorpione

La favola di Esopo

 

Ma se la maggioranza di governo è agli sgoccioli e agli stracci e se il leader di Iv dal salotto di Porta a Porta non si assume la responsabilità dello strappo, anche se non fa mezzo passo per ricucire, anche i ministri dem che compongono la maggioranza di governo ne hanno le tasche piene: “Sei come lo scorpione che uccide la rana anche se annegano entrambi dicendo ‘è la mia natura’”, motteggia acido, citando la nota favola di Esopo, il ministro Dario Franceschini.

Franceschini

Franceschini, è lo scorpione che uccide la rana

Tradotto: “Renzi uccide la rana che lo sta portando in salvo: per ammazzare Conte, va a fondo anche lui. Se ci vogliono cacciare devono dircelo” rincara la dose il leader di Iv, sfidando Conte a verificare la sua maggioranza in Parlamento, che peraltro farà proprio così.

 

Conte non reagisce, ma cova ‘tremenda vendetta’…

 

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Il presidente del Consiglio, ieri in aula per parlare della Ue, a chi gli chiede della verifica di governo risponde di essere “concentrato a governare” e chiama tutti alle loro “responsabilità” in un momento di emergenza economica. La prima reazione, dunque, è istituzionale, un tagliare corto: “La priorità è la crescita, lancerò una cura del cavallo per il sistema Italia“.

Poi, in serata, gelido, si trincera dietro un “no comment” che filtra da Chigi, facendo però sapere che “farà sapere le sue determinazioni” nei prossimi giorni.

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Il premier Conte pensieroso

 

La verità è che la pazienza del presidente del Consiglio – il quale, ovviamente, viene descritto dai suoi come “concentrato sui tanti dossier aperti” dell’Agenda 2023 – è finita. E, già che ci siamo, anche quella del Pd. Solo dalle parti dell’M5S, curiosamente, si tace, in primis Luigi Di Maio, accusato per di più di essere ‘in combutta’ con Renzi.

 

La mossa di Conte sarà chiedere la fiducia sul suo governo

la mossa di conte

La mossa di Conte sarà chiedere la fiducia sul suo governo

 

Il premier ha deciso che, “a breve” (il che, però, vuol dire nel giro di una, al massimo due, settimane), si recherà alle Camere – entrambe, ma ovviamente il test del Senato sarà quello decisivo – per chiedere a esse, il luogo deputato per Costituzione, di rinnovargli la fiducia concessa a settembre del 2019. “ – dicono gli uomini del premier come quelli del ministro capodelegazione dem, Dario FranceschiniRenzi e Italia Viva dovranno decidere se vogliono ancora fare parte della maggioranza oppure no. Ne prenderemo atto”.

Ma Conte, come già fece contro Salvini sulle mozioni Tav nell’agosto del 2019, non si limiterà a chiedere alle Camere di rinnovargli la fiducia: spiegherà (o, meglio, rispiegherà) al Parlamento e agli italiani la sua Agenda di legislatura e chiederà anche un voto di fiducia (probabilmente sotto la forma tecnica di una risoluzione di maggioranza firmata da Pd-M5S-LeU cui Iv dovrà decidere se aderire o meno) su di lui, sull’operato del suo governo e quello dei suoi ministri. Bonafede, capodelegazione dell’M5S al governo, compreso, anzi: in cima alla lista.

 

tertium non datur

Tradotto: «Una terza cosa non è data»

 

Tertium non datur: Renzi e Iv non possono continuare a votare col centrodestra e non possono, tantomeno, pensare di presentare una mozione di sfiducia al ‘suo’ Guardasigilli, al ‘suo’ governo.

 

I tre scenari aperti davanti a una crisi del governo Conte bis

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Atti di questo genere segnerebbero, dunque, per Conte, la fine del rapporto di fiducia con Iv e la rottura dell’attuale maggioranza di governo. Se poi, all’atto del voto di fiducia, si paleserà l’ormai famoso gruppo di ‘Responsabili’ che, specie al Senato, diventerebbe fondamentale per mantenere in piedi la maggioranza di governo (magari, così vorrebbe il Pd, una specie di ‘gruppo Misto’ fatto non solo da azzurri, ma anche da ‘italovivi’ che ritrovano il senno e da altri) o se, invece, non basteranno, come scommette Renzi, allora si vedrà e si capirà se il governo cadrà e quali scenari si apriranno.

 

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Il Ministro Lamorgese

La prima ipotesi è un governo ‘elettorale’, cioè tecnico, guidato dal ministro dell’Interno Lamorgese, per portare il Paese al voto il prima possibile (cioè non certo entro luglio, forse a settembre), la seconda è un governo istituzionale con ‘tutti’ dentro. La terza è un Conte Ter senza Iv. Quale dei tre scenari si realizzerà? E’ ancora troppo presto, per poterlo dire. Una cosa sola è certa: la pazienza di Conte è finita. E quella del Pd pure.

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Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

 

Dal Nazareno, arrivano commenti a dir poco sprezzanti (“Matteo, come sistema elettorale, vuole il ‘Paurellum’”), vere e proprie minacce (“Non siamo disponibili a tollerare le sue provocazioni”), o, come motteggia Franceschini, caustiche ironie (“E’ come lo scorpione della favola di Esopo”).

 

paolo romani

Paolo Romani

 

Ora sta a Conte dimostrare di non essere ‘finito’ e di avere ancora i numeri, in Parlamento, per continuare a governare. Può farlo con Renzi, cedendo a tutte le sue tante pretese. Con i Responsabili, e qui l’ormai ex senatore azzurro Paolo Romani non smentisce i retroscena che lo definiscono come il gran tessitore del nuovo gruppo (ma i nomi che circolano non superano le quattro/cinque unità, al Senato, dove valgono quanto oro quanto pesano e dove di Iv sono in 18). Oppure forzando, d’accordo col Pd, per andare a urne anticipate. Una cosa sola è certa: i ‘duellanti’, in questo modo, non possono andare avanti. Entro Pasqua arriverà lo scontro finale.

 


 

Nb: questo articolo è stato scritto in forma originale per il blog e pubblicato il 20 febbraio 2020.