Tregua armata Renzi-Conte, ma presto arriverà lo show down

Tregua armata Renzi-Conte, ma presto arriverà lo show down

21 Febbraio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

La tregua armata tra Renzi e Conte dura lo spazio di un mattino. Su nomine e legge elettorale scontro totale…

 

porta aperta

La mia porta è sempre aperta

 

Ti vengo presto a trovare” dice il primo. “La mia porta è sempre aperta”, risponde il secondo. Tra Matteo Renzi, leader di Iv, e Giuseppe Conte, premier del governo giallorosso (di cui, fino a prova contraria, fa parte pure Iv), ieri è stata la classica giornata da derubricare alla voce ‘tregua armata’, anche se il fuoco cova sotto la cenere. A complicare le cose ci si mette la partita sulle nomine, che Iv ha del tutto bloccato, e la legge elettorale che Iv ha, di fatto, fatto saltare, annunciando di voler introdurre il modello del ‘sindaco d’Italia’. Di fatto, un’apertura al presidenzialismo che ‘titilla’ gli animal spirits del centrodestra, FI in testa, ma anche Lega e FdI.

 

corazzieri

L’entrata del Colle, con la guardia dei corazzieri

 

Infine, dal Colle giunge una voce che, se confermata, sarebbe una bomba: non è vero, come dice Renzi, che la legislatura durerà fino alla sua scadenza naturale perché non si può andare a votare. Si può andare a votare eccome, e non solo a settembre, ma anche a fine giugno o inizi di luglio, – fanno sapere dal Quirinale – purché il Parlamento metta mano alla legge elettorale, approvando cioè quel sistema proporzionale alla tedesca che Renzi, invece, ha appena fatto saltare,. Giornata ingarbugliata, come al solito, quindi meglio cercare di rimettere in piedi i pezzi.

 

Renzi annuncia che andrà a trovare presto Conte, ma il messaggio non sarà ‘distensivo’. Per il Pd “è solo un bullo”

 

matteo_renzi_bullo

Il premier Matteo Renzi in posa da ‘bullo’

Matteo Renzi parla dalla conferenza stampa convocata al Senato per presentare il suo “piano shock” sulle infrastrutture (“è valido sia se staremo in maggioranza sia che staremo all’opposizione” sottolinea, e sembra una minaccia) che porterà, di persona, al premier. Premier con il quale avrà un colloquio diretto, a palazzo Chigi, forse già all’inizio della prossima settimana quando, assicura, “metteremo la parola fine a questo teatrino”. Sembra un gesto distensivo, anche perché Renzi rivela di aver ricevuto, il giorno prima, un “gentile messaggio” di Conte (prima che si recasse da Vespa, quindi prima del ‘terremoto’ che lui stesso ha provocato al governo), ma ecco che dal Pd e dal Nazareno già dicono che “fa retromarcia”, “si è messo paura”, “è solo un bullo”, “non lo segue nessuno”, “è tutto chiacchiere e distintivo”, “ha fatto l’ennesima retromarcia”, “altro che scorpione, è un gambero” e via così a gettare, tanto per gettare altra benzina sul fuoco.

 

Ma gli atti parlamentari dicono che Iv vota col centrodestra

giuseppe cucca

Giuseppe Cucca

 

Il guaio è che gli atti parlamentari dicono altro. Il senatore Renzi risulta assente nel voto di fiducia, messa dal governo, sul decreto intercettazioni al Senato, decreto che passa con il sì di Iv, anche se il renziano Giuseppe Cucca mette agli atti il suo “non ci sentiamo soddisfatti”.

Inoltre, alla Camera, Iv vota per dieci volte in dissenso dai pareri del governo sugli ordini del giorno relativi al MilleProroghe che Iv vota, tra mille mal di pancia. Tra voti contrari e astensioni, i deputati di Iv si smarcano dalla maggioranza sui temi più svariati: prescrizione, plastic tax, sugar tax, opere pubbliche. Fonti di Iv assicurano che “si è trattato di scelte trasparenti su già temi annunciati”, ma tanto basta per mettere in fibrillazione la maggioranza. Infine, i renziani bloccano, di fatto, il pacchetto delle oltre 400 nomine che il governo ha in programma da tempo: Iv vuole scardinare lo schema di accordo Pd-M5S che già fa acqua di suo mentre dem e stellati litigano pure sulla Rai.

 

Sulle nomine è stallo: Iv fa saltare l’accordo tra Pd e M5S

stefano buffagni

Stefano Buffagni

 

Entro marzo, infatti, la maggioranza di governo sarà chiamata a stringere sulle nomine. Sono 400 in totale, molte delle quali determinanti. Enel, Eni, Terna, Poste, Leonardo, tanto per fare qualche nome. La maggioranza di governo dovrebbe comunicare al Mef (ministero dell’Economia) le proprie indicazioni diversi giorni prima delle varie assemblee che si terranno nelle diverse partecipate.

Non a caso oggi Stefano Buffagni – sottosegretario alla presidenza del Consiglio e spesso emissario del M5S su questi dossier – mette agli atti: “Ho visto che Renzi è preoccupato per le nomine, bene. Mi ha stufato. Inoltre, prima di parlare di nomi apriamo un dibattito sull’orizzonte delle aziende di Stato”, spiega il viceministro al Mise lanciando qualche idea su Terna, Eni, Enel.

 

rai

Le nomine RAI sono bloccate

 

Tutte partecipate nel campo dell’energia, settore tradizionalmente caro all’universo pentastellato. Serve parlarsi, dunque, nella maggioranza. E Conte e Renzi lo faranno, ma potrebbe non bastare. Anche perché, sul versante nomine, già è stallo. A partire dalla Rai. L’elezione dei commissari che la maggioranza deve indicare per Agcom e Garante della Privacy slitta continuamente e forse non si chiuderà neanche la settimana prossima. Con un’appendice: il parere – vincolante – delle commissioni Lavori Pubblici sul presidente Agcom necessita di 2/3 dei voti dentro la commissione. 

emilio carelli

Emilio Carelli

I problemi non mancano anche tra Pd e M5S e perfino all’interno del Movimento, dove la nomina di Emilio Carelli a membro dell’Agcom è inviso dall’ala ortodossa, che non vuole nomi “interni”. L’incontro tra il premier e l’ex premier e le comunicazioni (che saranno seguite non da un voto di fiducia ma da risoluzioni di maggioranza legate al suo discorso) con cui Conte poi tasterà la sua maggioranza in Parlamento daranno le risposte sull’intera partita: nomine e stabilità del governo.

 

Poi, la E-news gela tutti: “Non stiamo al governo a tutti i costi”

 

Matteo Renzi

Matteo Renzi

In serata, poi, Renzi sforna l’ennesima E-news e sono altri dolori per Conte e per la maggioranza: “Parleremo col premier Conte e decideremo cosa fare. Per noi le idee vengono prima delle poltrone. E non stiamo al governo a tutti i costi, ma solo se possiamo fare cose giuste”. “Noi – ripete Renzi – diciamo no a provvedimenti giustizialisti voluti dai Cinque Stelle. Il premier usa parole molto dure contro Italia viva. Noi rispondiamo che non vogliamo la crisi ma non siamo disponibili a diventare populisti”.

logo pd grande

Logo Pd

 

L’ex premier, poi, polemizza con il suo vecchio partito: “Il Pd teorizza: buttiamo fuori Italia viva dal governo e prendiamo i responsabili di Forza Italia. Noi diciamo: se questo è ciò che volete, ok. Possiamo perdere le poltrone, ma non possiamo diventare grillini”. Parole durissime che ovviamente suscitano una reazione altrettanto dura. 

 

Foto Renzi con BOnafede

Renzi Bonafede e la prescrizione

 

Il leader di Iv indica poi i “punti fondamentali che secondo lui sono imprescindibili “per uscire dal teatrino” e anche qui sono altri dolori: “Sulla giustizia, possiamo fare tutti gli sforzi di compromesso. Ma ci sono dei limiti insuperabili. Speriamo che il ministro Bonafede capisca che deve fermarsi prima che sia troppo tardi.”. E’ la conferma che dalla mozione di sfiducia a Bonafede Iv non recede. 

 

sblocca cantieri

Renzi dice “bisogna sbloccare i cantieri”

 

Poi, “sull’economia, bisogna sbloccare i cantieri. Facciamo come per l’Expo o per il ponte Morandi: mettiamo i commissari per sbloccare le opere pubbliche, dalla Gronda all’Aeroporto di Firenze”. Inoltre, “il reddito di cittadinanza (core business dell’M5S, ndr.) non funziona. O si cambia o si elimina, perché così non va”. Insomma, per Renzi, del programma di governo, non va bene nulla. 

 

reddito cittadinanza

Basta reddito di cittadinanza

 

Infine, conclude Renzi, “sulle istituzioni, non si può continuare a litigare così. Accettiamo tutti insieme la sfida e votiamo l’introduzione del ‘sindaco d’Italia’. Come per i comuni, chi vince governa per cinque anni grazie a un premio di maggioranza e all’elezione diretta. Almeno questa legislatura sarà l’ultima nella quale litigare e la democrazia italiana diventerà davvero una democrazia decidente”.

Punti, come si vede, draconiani: il governo e la maggioranza dovrebbero rinunciare ai punti fondamentali voluti dai 5Stelle (reddito di cittadinanza) e dal Pd (legge elettorale proporzionale) o da entrambi (la prescrizione). Così sarebbe, di fatto, un chinare la testa inaccettabile per Pd e M5S.

 

Conte risponde da Bruxelles (“La mia porta è sempre aperta”), ma poi annuncia che presto andrà in Parlamento

 

Premier conte bruxelles

Conte risponde da Bruxelles (“La mia porta è sempre aperta”) ma annuncia che presto andrà in Parlamento

 

Il premier risponde a Renzi da Bruxelles: accetta l’incontro (“Sono sempre disponibile, la mia porta è sempre aperta”), ma prende posizione netta contro l’annunciata (da Renzi) mozione di sfiducia individuale contro il ministro Bonafede e contro la riforma della prescrizione, che difende, ricordando che è stato varato dal cdm il lodo ‘Conte bis’. Inoltre, Conte ribadisce di non stare cercando “altre maggioranze”. Insomma, smentisce di aver messo in campo l’operazione ‘Responsabili’ (i quali sarebbero diminuiti, peraltro, già al numero di cinque senatori ancora azzurri: troppo pochi per avere un margine di sicurezza, dato che i senatori di Iv sono 18), ma nessuno o quasi gli crede. “Ci lavorano eccome, a Chigi – sibilano da Ive contattano tutti, dai nostri agli azzurri, ma Berlusconi ci ha assicurato che impedirà l’esodo delle sue truppe da FI”.

 

Conte smentisce di volere i Responsabili, ma intanto ci lavora…

 

renzi conte

Si attende il confronto diretto tra Conte e Renzi

 

L’altra notizia, però, è che Conte annuncia lo show down con Renzinon in tv, ma nelle sedi proprie, in Parlamento, dove farò delle comunicazioni e preannuncerò le misure per il rilancio del Paese in maniera lineare e trasparente”. La formula tecnica sarà quella delle ‘comunicazioni’ del presidente del Consiglio, cui seguiranno risoluzioni della maggioranza per approvarle. Tecnicamente, dunque, non si tratterà di un vero e proprio voto di fiducia sull’operato del governo, ma è come se lo fosse.

Ma prima che il premier possa squadernare, davanti al Parlamento, la sua famosa Agenda 2023, prima ci sarà il confronto diretto tra Conte e Renzi, quello che potrebbe decidere le sorti del governo e della legislatura. E potrebbe finire assai male, il confronto, se le premesse – e le richieste – sono, appunto, quelle draconiane annunciate da Renzi nella sua Enews.

 

Per il Colle si può andare a votare presto, per il Pd pure…

 

Il Colle

Per il Colle si può andare a votare presto, per il Pd pure…

 

Sulla durata della legislatura, inoltre, dal Colle filtra una voce che potrebbe diventare una bomba: non è vero – è la tesi – che non si può votare prima di settembre. Se il Parlamento farà una nuova legge elettorale (il proporzionale), si può votare a luglio. Sono voci quirinalizie ‘pro-Conte’ e che, di certo, non faranno piacere a Renzi il quale ha scommesso, con i suoi e con tutti gli altri, che la legislatura durerà e che, per fare le Grandi Riforme, si può fare un ‘governissimo’.

La scommessa del Pd è, invece, il suo esatto contrario: si può andare a votare, anche subito, e ‘ammazzare’ Renzi. Colle e Pd, quindi, oltre che Conte, pensano si possa fare.

 

Il costituzionalista Ceccanti la pensa all’opposto: a votare subito non si può andare, siamo dentro un “semestre bianco improprio”

 

Ceccanti Stefano

Il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti

In realtà, spiega il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti, “andare a votare prima dell’estate è impossibile. Il 29 marzo c’è il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, poi scattano i 15 giorni della Consulta per proclamare i risultati e 15 giorni di vacatio legis. Così arriviamo al 30 aprile, ma a quel punto bisogna ridisegnare i collegi e, anche se il governo corresse, nel fare la legge delega (contenuta nella famosa leggina Calderoli n. 51/2019, ndr.), tra i pareri del Parlamento e il ritorno della delega al governo i collegi, fino a fine maggio, non saranno pronti. Inoltre – nota sempre Ceccanti – la stessa legge costituzionale sul taglio dei parlamentari prevede, all’art. 4, un ‘fermo biologico’ di 60 giorni dopo la sua entrata in vigore. Morale, prima dell’estate è impossibile andare a votare. E’ come se fossimo entrati in un ‘semestre bianco’ improprio”.

 

Il nodo della nuova legge elettorale e l’idea del ‘sindaco d’Italia’

il nodo

Il nodo della nuova legge elettorale e del ‘sindaco d’Italia’

Il punto, però, è un altro, e riguarda la legge elettorale. Renzi ha fatto saltare, di fatto, l’accordo sul Germanicum, faticosamente trovato tra Pd, M5S e Leu, oltre che con la stessa Iv, ma se la maggioranza di governo cercasse la prova di forza e lo approvasse a tamburo battente (diciamo entro 2 mesi), allora la pistola sarebbe carica e sul tavolo.

Inoltre, mentre la maggioranza cerca di ‘chiudere’ sul Germanicum (per ora fermo ancora alla discussione dentro la commissione Affari costituzionali della Camera e che, una volta in aula, avrà bisogno di effettuare almeno tre letture: Camera-Senato-Camera) per la sua approvazione definitiva, Renzi spinge per introdurre la riforma semi-presidenzialista (un modo per allettare la destra a fare il ‘governissimo’) e inizia a ricevere le prime risposte positive da Lega e FI.

 

Il modello del sindaco d’Italia ‘tenta’ il centrodestra

fornaro federico

Federico Fornaro

 

Un amo, quello del modello del ‘sindaco d’Italia’ che aspetta solo di essere preso e che stuzzica l’appetito del centrodestra. Renzi ha lanciato un piano di riforme, compresa l’elezione diretta del premier, quando però, alla Camera, appunto, si è raggiunto un accordo di massima sulla nuova legge elettorale di segno totalmente opposto. Un testo, quello del Germanicum, che punta a essere approvato in commissione Affari costituzionali, prima del referendum sul taglia poltrone del 29 marzo. “Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere nella maggioranza – dice all’agenzia LaPresse Federico Fornaro, rappresentate di LeU al tavolo delle riforme – e bisogna trovare anche una quadra con le opposizioni”. Intanto, il progetto del sindaco d’Italia destabilizza il lavoro fatto fino ad oggi.

Il pacchetto del senatore toscano di fatto rimette in discussione il sistema proporzionale puro – che nella proposta della maggioranza vede lo sbarramento nazionale al 5% ma la cui cui soglia potrebbe essere abbassata, nell’iter parlamentare al 4% per ‘tentare’ proprio Iv – e vira su un sistema maggioritario o corretto da una quota robusta in tal senso, per garantire stabilità dell’esecutivo.

 

traslatlantico palazzo montecitorio roma

In Transatlantico i commenti sono tra l’impietoso e l’esterrefatto

 

In Transatlantico i commenti sono tra l’impietoso e l’esterrefatto, con diversi deputati giallorossi che vedono nella mossa del leader di Italia Viva un modo per lanciare in tribuna la palla e far regnare la confusione. Una cosa è certa: Renzi ha tutta l’intenzione di minare qualsiasi cosa che si sia costruito in questi primi mesi di governo, si ragiona nei corridoi di Montecitorio, per dimostrare che può far tremare la terra sotto i piedi a Pd, M5S e LeU.

Renzi sa che il 5 per cento rischia di essere un obiettivo difficile da raggiungere”, commentano alcuni parlamentari seduti sui divanetti di un Transatlantico praticamente vuoto dopo il voto sul Milleproroghe, mentre stringono tra le mani gli ultimi sondaggi. “Ma davvero vuole puntare su delle riforme su cui gli italiani hanno già espresso un fortissimo dissenso?”, si chiede con un filo di ironia qualcuno dei più smaliziati. Resta il fatto che, secondo diversi esperti di legge elettorale, si tratterebbe di un percorso lungo e complicato che alla fine praticamente blinderebbe il Parlamento fino alla fine della legislatura e che si può fare solo con il governissimo. Ma rimettere mano alla Costituzione in modo così pesante però non è certo il cruccio su cui si interrogano i giallorossi.

 

INCIPIT

 

E qui si torna all’incipit: un sistema maggioritario e, di fatto, presidenzialista, potrebbe ingolosire il centrodestra e aprire a nuovi scenari. Su questo punto, però, Renzi lascia tutti alla libera interpretazione. Già Forza Italia aveva accolto con favore la proposta, tant’è che si rincorrono voci, non confermate da due gruppi, su un incontro a quattro tra i capigruppo azzurri e quelli di Iv. Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini avrebbero infatti visto in Senato Davide Faraone e Maria Elena Boschi per concordare una linea comune sulla prescrizione e anche per discutere di eventuali ‘riforme’ istituzionali da condividere. La Lega invece è più cauta e, seppur segue un unico mantra (nessun accordo possibile con Renzi, via Conte e alle urne il prima possibile), guarda con “interesse” un progetto che punti sul maggioritario ed estingua l’ipotesi proporzionale, cavalcando con piacere l’idea del sindaco d’Italia.

Giancarlo Giorgetti (anche con l’aiutino di Denis Verdini) avrebbero ‘quasi convinto’ Salvini.

 

Sergio_Mattarella_Quirinale

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

Certo è che, tra le forze politiche a sostegno del Conte 2, ci si chiede come questa impervia strada possa poi conciliarsi con i numerosi tavoli a cui componenti di Italia viva hanno partecipato, sulle riforme, concordando con il risultato sul sistema di voto proporzionale per le prossime elezioni.

E’ evidente, dunque, che un sistema siffatto, il semi-presidenzialismo, si potrebbe fare solo con un ‘ribaltone’ del governo e della maggioranza per far nascere un governissimo retto dal centrodestra più Iv più parte di M5s. Sarebbe il terzo della legislatura. Mattarella lo permetterà? Più facile che, appunto, decida per le urne anticipate. Quando? A luglio, come filtra dal Colle, o a settembre.

 


 

Nb: questo articolo è stato scritto in forma originale per il blog e pubblicato il 21 febbraio 2020.