Il ‘Matteo-virus’ si insinua nel governo, ma Pd e M5S non credono che la minaccia sia reale

Il ‘Matteo-virus’ si insinua nel governo, ma Pd e M5S non credono che la minaccia sia reale

22 Febbraio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Il ‘Matteo-virus’ cerca di insinuarsi nel corpo malato del governo, ma alla sua ‘minaccia’ non crede quasi nessuno, specie Pd e M5S

 

CORONAVIRUS

Mentre il Paese si sveglia e poi va a dormire con l’incubo del coronavirus che inizia a dilagare anche in Italia, il leader di Italia VivaMatteo Renzi, prova a insinuarsi, proprio come un virus, dentro le pieghe di un corpo peraltro già malato, il governo Conte, ponendo le sue condizioni ‘ostative’ e ‘definitive’ per continuare a sostenerlo o meno.

governo conte completo

Il Governo Conte Bis al completo

Il ‘Matteo-virus’, però, a Conte, Zingaretti, persino a Crimi, inizia a fase sempre meno paura: “il suo è un bluff”, dicono. Le parole di Renzi sembrano concilianti, almeno nei toni, in effetti, ma non lo sono affatto nella sostanza. Nel frattempo, Pd e M5S tessono prove di dialogo sulle regionali mentre il centrodestra resta alle prese, sul punto, con i veti incrociati.

 

Renzi su Facebook: ecco le condizioni che porrò a Conte

renzi facebbok

Renzi in diretta su Facebook, immagini di repertorio

Di prima mattina, il leader di Iv si sveglia e, invece di preoccuparsi dell’unica cosa che preoccupa gli italiani (il coronavirus, appunto), cerca di insinuare il suo, di virus, nelle pieghe della maggioranza di governo. Renzi verga la sua posizione su Facebook, ricordando di essere stato lui a fare il primo passo nel chiedere un incontro a Conte, “vincendo l’orgoglio personale, perché la serietà viene prima delle ripicche personali. Ho chiesto di vederlo perché la partita si giochi in modo trasparente e diretto”. (l’incontro dovrebbe tenersi mercoledì prossimo). E, aggiunge, “ho molto apprezzato il fatto che il premier abbia comunicato di voler recarsi poi in Parlamento per proporre in quella sede l’Agenda 2023. Bene così: trasparenza”. “Non chiediamo nomine o sottosegretariati: chiediamo che ascoltino (anche) le nostre idee” puntualizza Renzi, elencando i quattro temi – temi che vedremo a breve – che decideranno se Iv continuerà o meno a sostenere il governo. Poi conclude così: “Se il premier riterrà che si possa trovare un buon compromesso, noi ci saremo. Se respingerà le nostre idee, faremo senza polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei ‘responsabili’…”, provoca Renzi.  

Non vuole parlare di posti (le nomine) ma “di idee”, dice, e lo ribadirà oggi davanti a una platea di penalisti a Brescia e poi all’assemblea nazionale di Iv convocata a Roma mentre, in contemporanea stereofonica, il Pd riunirà l’Assemblea nazionale per validare le modifiche allo Statuto dem note e per eleggere il sindaco di Marzabotto presidente del partito.

 

Le quattro richieste a Conte: due sono irricevibili, due meno

il diavolo

Il Diavolo, però, come sempre si annida nei dettagli

Il Diavolo, però, come sempre si annida nei dettagli. Le quattro richieste di Renzi sono: “sblocco con i commissari dei cantieri fermi (“fin qui, tutto bene”, direbbe il film, ndr.); eliminare o modificare il reddito di cittadinanza (e qui molto male, è un totem del M5S, ndr.); ‘Giustizia Giusta’ (che, messa così, può voler dire tutto e niente, ndr.) e, infine, cambiare “le regole insieme per eleggere il Sindaco d’Italia”.

casca l asino

Casca l’asino

Sull’ultimo punto casca l’asino di sicuro: Pd-M5S-LeU stanno per varare un sistema elettorale ‘simil-tedesco’ che è agli antipodi della (nuova) proposta di Renzi. Al di là del trascurabile particolare che Iv, fino ad ora, ha accettato e iniziato a votare, almeno in commissione, il Germanicum, è evidente che il modello del ‘sindaco d’Italia’ proposto da Renzi è fatto per farsi rispondere che ‘no, non se ne parla proprio’, da parte della maggioranza.

In sostanza, due, se non tre (cioè il tema ‘Giustizia’) punti su quattro delle condizioni poste da Renzi sono irricevibili.

 

Fonti di Iv dicono: “le nostre proposte sono ragionevoli e Conte non troverà mai abbastanza Responsabili”…

Pars destruens pars construens

Pars destruens / pars construens, ovvero metodo di Francesco Bacone

Certo, dentro Italia viva si sottolinea più la pars construens che quella destruens delle proposte di Renzi e si suggerisce di dare meno rilievo ai toni ultimativi del senatore-leader. Sempre in Iv, poi, resta forte la convinzione che Conte non abbia i numeri per costruirsi una stampella di Responsabili in Parlamento per poter essere autosufficiente senza i 48 senatori (18) e deputati (30) renziani. Chiaramente, Renzi si sta rende conto come i margini di trattativa siano sempre più risicati e prepara il terreno per un’eventuale rottura.

renzi italia viva

Renzi Leader di Italia Viva

Ma se l’addio, da parte di Renzi, viene dunque messo in conto, dentro Italia Viva non viene dato – ancora- per certo. “Avete letto il post di Matteo? Vi pare un ultimatum? Parliamo di giustizia giusta, di modifica e non di cancellazione del reddito… Mettiamo al primo punto Italia Shock, perché dovrebbero dirci di no su tali proposte?” si dice in Iv. Insomma, se ci sarà la rottura – è il messaggio da Iv – non sarà per colpa di Renzi, ma dell’indisponibilità del premier e dei partner di governo. Inoltre, sui responsabili, in Iv sono convinti che i 15 senatori necessari per sostituirli non ci siano: “Dei nostri non si muove nessuno, al massimo uno o due… Dovrebbero venire da Forza Italia e, per quanto ne sappiamo, Berlusconi non è affatto d’accordo sull’ipotesi di fare la stampella a Conte. Non gli darà mai una mano”.

berlusconi al telefono

Berlusconi al Telefono

E se poi Conte e il Pd trovano i responsabili, noi andiamo all’opposizione. Ci converrebbe” è la chiosa. Le percentuali di ‘vita’ di un esecutivo del genere, secondo i renziani, sarebbero minime: “Appena a settembre si riapre la finestra elettorale, salta tutto. Chi è passato, da responsabile, con Conte, ci mette poco a far mancare la fiducia se Salvini chiama e gli da qualche garanzia sulla sua rielezione…”.

 

Conte andrà in aula il 4 marzo, data fatidica (ma per Renzi)

Il premier Giuseppe Conte

Il premier Giuseppe Conte

Le reazioni a Renzi o non ci sono proprio (il Pd, per una volta, tace) o sono concilianti (i ministri D’Incà e Buffagni) oppure equivalgono a un ‘vaffa’ come quello di Vito Crimi.

vito crimi

Vito Crimi

Manca, però, l’unica reazione che conta, quella di Conte, il quale si prepara a recarsi in Parlamento (Camera e Senato) per le ‘comunicazioni’ annunciate in una data fatidica, quella del 4 marzo, giorno – oltre che noto per la famosa canzone di Lucio Dalla, “4 marzo 1943” – per essere il giorno in cui si sono tenute le ultime elezioni politiche, il 4 marzo 2018. Elezioni che, diciamolo en passant, hanno segnato – insieme all’exploit del M5S allora guidato da Di Maio – la debacle del Pd, allora ancora guidato da Renzi, che rimase al palo con un misero 18% e ne provocarono le nuove dimissioni, dopo quelle da premier (4 dicembre 2016). Insomma, non certo una data ‘felice’, per Renzi.

Conte

Giuseppe Conte a Bruxelles

Ed è proprio al logoramento continuo dei renziani che Conte intende sottrarsi. Impegnato a Bruxelles per il Consiglio europeo e nella gestione dell’emergenza Coronavirus, il premier vuole tenere la barra sui problemi “reali” e in particolare sui rischi di un rallentamento dell’economia: riforma dell’Irpef, famiglie, pensioni, sono i temi in cima alla sua Agenda per il 2023, anche se sui tavoli di maggioranza ancora i partiti discutono animatamente.

reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza, assicura chi gli è vicino, non sarà in discussione: si può migliorare, non cancellare, ha detto più volte il premier. A lui sia i Cinque stelle che il Pd hanno dato una delega piena: “Decide lui” dicevano ieri i Dem.

 

La compravendita, al Senato, però, intanto è già partita…

Antonio de poli

Antonio De Poli

Quattro o cinque senatori centristi (si fanno i nomi di Antonio De Poli, Paola Binetti, Antonio Saccone) sarebbero pronti a votare a favore dell’agenda di Conte e così passare alla maggioranza, già al momento del voto in Senato o in un secondo tempo, se si dovesse passare attraverso una crisi pilotata.

paola binetti

Paola Binetti

A loro potrebbero sommarsi “tre o quattro” senatori di Iv non disposti a seguire Renzi fino allo strappo. Questi senatori potrebbero anche permettere a Conte di andare avanti senza benedire la nascita di un gruppo – difficile da digerire – di Responsabili.

antonio saccone

Antonio Saccone

Ma se ogni strada è aperta, cresce il nervosismo in maggioranza, alimentato anche dalle notizie – sia pur smentite – di un incontro tra renziani e vertici di Forza Italia.

Graziano Delrio

Graziano Delrio

Non solo Iv considera assai probabile la rottura, ma da un lato Graziano Delrio (contrario all’operazione Responsabili), dall’altro Vito Crimi ribadiscono che il governo non deve andare avanti a ogni costo. Il capo politico M5s accusa Renzi di “fare male al Paese con le sue sparate” mentre il Pd tace, per non dare ‘guazza’ a Renzi, anche se Nicola Zingaretti parlerà oggi dal palco dell’assemblea Pd e rilancerà l’aut aut a Renzi.

 

L’incontro tra Conte e Renzi potrebbe essere quello risolutivo

Risiko

Il grande Risiko delle nomine di Stato

Molto di più si capirà la prossima settimana quando, stavolta con un vis a vis, i due protagonisti – Conte e Renzi – potranno avere l’occasione di giocare a carte scoperte, se decideranno di farlo, ma la loro partita, già molto delicata, nella sua ombra, cela anche il grande Risiko delle nomine di Stato in scadenza a partire dalle prossime settimane. Ma solo l’incontro, il primo, tra Conte e il leader di Iv potrà fare chiarezza. Sempre che la realtà, con l’emergenza conclamata Coronavirus, non abbia il sopravvento e induca a rinviare il redde rationem nel governo in nome dell’unità.

 

Intanto i ministri D’Incà e Buffagni gettano acqua sul fuoco

Federico DIncà

Federico D’Incà

Sono invece un segnale di apertura i commenti ‘pacati’ di due esponenti governativi 5 stelle alle parole di Renzi. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, parla di “chiarimento”:“Ci sono spunti e idee avanzate da Renzi su cui si può fare un approfondimento, come su quella dei 100 commissari per i cantieri più importanti d’Italia. Dal confronto può nascere sintesi di idee utili per il Paese” dice D’Incà.

stefano buffagni

Stefano Buffagni

Getta acqua sul fuoco anche una ‘testa calda’ come il vice ministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, che appena il giorno prima aveva attaccato Renzi accusandolo di mirare unicamente alle nomine: “Mi interessa lavorare con tutti i parlamentari di maggioranza e di opposizione per risolvere i problemi degli italiani”. Ma Crimi alza il muro: “Renzi usa toni irricevibili e parole fanno male all’Italia, non tireremo a campare”.

 

Salvini ‘apre’ a Renzi ma solo se farà cadere il governo

matteo salvini

Salvini ha apprezzato il messaggio di Renzi

Chi sembra, invece, avere, almeno in parte, apprezzato il messaggio di Renzi è il segretario leghista Matteo Salvini: “Su alcuni temi Renzi ha ragione: che la riforma della giustizia così come ideata non funziona, che bisogna aprire i cantieri, che il reddito di cittadinanza così come è stato strutturato non funziona. Se ha ragione su questi fronti però tolga la fiducia al governo”, ribadisce Salvini. Il segretario leghista, dunque, sembra non aver intenzione di abboccare all’esca lanciata da Renzi di partecipare a un governo istituzionale di lungo respiro, ma non chiude del tutto la porta, fissando le sue condizioni “stringenti” a Renzi con il quale continuerebbero i contatti diretti via messaggini: “rimozione di Conte e voto anticipato a settembre, non oltre”, viene riferito da fonti qualificate del Carroccio, è l’offerta ‘prendere o lasciare’ dello stato maggiore leghista.

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Antonio Tajani

Persino da parte di Forza Italia, con Antonio Tajani, vengono usate parole ultimative (“Se è coerente con quello che dice faccia cadere il governo”) mentre Fratelli d’Italia chiede solo il voto e chiude la porta a “riforme fumose”.

 

Il Colle attende gli eventi: se si vota, darà vita a un governo elettorale, ma è implausibile immaginare elezioni entro luglio

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I corazzieri a cavallo al Colle

Intanto, scontato il fatto che votare prima del referendum sulla riforma che introduce il taglio dei parlamentari, in programma il 29 marzo, sarebbe una forzatura politica inimmaginabile, il Colle evita di entrare nelle polemiche di questi giorni e attende gli eventi ufficiali.

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Sergio Mattarella concederà di sperimentare una nuova maggioranza politica

Se ci sarà una crisi di governo, difficilmente Sergio Mattarella concederà di sperimentare una nuova maggioranza politica, questa è l’aria che si respira al Quirinale, dove si prepara, per marzo, una importante visita ufficiale in Mozambico, in Africa. Certo, ci sarebbe comunque bisogno di un governo elettorale per gli adempimenti formali (riscrittura dei collegi elettorali con relativa delega al governo e pareri delle commissioni parlamentari competenti), dopo la consultazione referendaria, ma tale governo avrebbe l’unico scopo di portare il Paese al voto, anche se solo subito dopo l’estate, perché prima – come spiegano i costituzionalisti – è e sarebbe davvero una forzatura farlo in quanto mancano i tempi tecnici per riuscire a votare entro il mese di luglio.

 

L’alternativa è un Conte ter senza neppure la crisi di governo

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Il Ministro Lamorgese

In ogni caso, un simile governo ‘tecnico’, o meglio ‘elettorale’, probabilmente guidato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, verrebbe messo in campo da Mattarella in tempi rapidissimi. Se, invece, ci fosse un piccolo cambio in corsa, il precedente più recente a cui si richiamano diverse fonti parlamentari è quello del governo Letta: quando Forza Italia lasciò la maggioranza, subentrò Ncd e tale cambiamento fu sancito solo da un nuovo voto di fiducia in Parlamento, senza alcun passaggio al Quirinale.

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Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

Certo, in quell’occasione, nel 2015, Forza Italia non aveva ministri, dentro il governo Letta, ma solo sottosegretari (i ministri dell’epoca, Alfano in testa, aderirono tutti a Ncd), che si dimisero subito dopo la decadenza di Berlusconi da senatore, mentre in questo caso Iv di ministri ne ha ben due, ma l’intenzione del Colle, come pure quella di Conte, è di operare una ‘sostituzione’ dei ministri renziani in modo soft e, cioè, senza provocare gli scossoni di una crisi di governo.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Tiscalinews.it il 22 febbraio 2020