Zingaretti s’ammala e la Politica trema. Regionali-virus. L’accordo Pd-M5S in Liguria può ‘infettare’ altre regioni

Zingaretti s’ammala e la Politica trema. Regionali-virus. L’accordo Pd-M5S in Liguria può ‘infettare’ altre regioni

8 Marzo 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

(Articolo in aggiornamento costante nella giornata dell’8 marzo)

Il governo vara un dpcm che mette mezz’Italia in ‘coprifuoco’. La Politica si ammala, da Zingaretti in giù, e trema di paura. Intanto, per le Regionali, l’accordo tra Pd e M5S in Liguria dilaga altrove, Campania in testa, ma per Iv è peggio un virus (tre articoli in uno, se avete la pazienza di leggerli entrambi)

 

zinagretti malato coronavirus

Zingaretti annuncia in diretta facebook di essere positivo al coronavirus

Mentre il coronavirus assume gli aspetti di una tragedia greca e inizia ad apparire più devastante delle sette piaghe che il Dio degli ebrei, Jahvè (Yahweh, in ebraico antico), inflisse agli egizi che li dominavano e tiranneggiavano, la Politica finge di andare avanti, nel silenzio e nel disinteresse dei media, tranne quando i ‘malati’ riguardino il mondo politico come nel caso, scoppiato proprio ieri, di Zingaretti, risultato positivo al test del coronavirus, o di un agente della scorta di Matteo Salvini. 

coronavirus salvini poliziotto scorta positivo

Un poliziotto della scorta di Salvini risultato positivo al coronavirus

La verità è che la Politica sta, a sua volta, ‘morendo di paura’ perché il contagio è entrato anche nelle sue stanze. Il Nazareno, sede del Pd, sta per essere chiuso, come già è stato deciso per le Camere per l’intero mese di marzo, e i controlli, pur rigorosi, sui contatti di Zingaretti e altri leader (Salvini in testa), potrebbero non bastare. Inoltre, la ‘voce’ che arriva dai Palazzi più alti è che il virus avrebbe dimensioni e proporzioni molto maggiori di quelle attuali e potrebbe dilagare ovunque, da Milano a Roma, creando la necessità di ‘zone rosse’ grandi quanto città di milioni di abitanti. 

 

1) Il dpcm del governo ieri notte ha di fatto chiuso mezz’Italia e messo in quarantena 16 milioni di italiani come a Wuhan…

 

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Intanto, e proprio a causa dell’avanzare imperterrito dell’epidemia, che – come la Grand Armeé di Napoleone Bonaparte, sembra non conoscere né confini né nemici in grado di fermarla – un dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri letteralmente, cioè con validità immediata), promulgato ieri notte da Conte dopo un consulto con Speranza e in vigore da oggi, ha definito le nuove misure nazionali di contenimento dell’emergenza. In pratica, mezza Italia viene chiusa, dato di fatto da tempi di coprifuoco durante la guerra o sotto una dittatura che suscita molte proteste.

In un delirio di indiscrezioni e bozze di decreto non firmate ma che circolano sui media, il Governo ha apposto nella notte la firma su una decisione clamorosa: la Lombardia e una parte dell’Italia “chiuse” come Wuhan, come la città cinese focolaio del coronavirus. Sedici milioni di italiani, di cui 10 solo in Lombardia, relegati in un’enorme zona rossa. Dalla quale non si può entrare e non si può uscire e dentro la quale bisogna “evitare in modo assoluto ogni spostamento salvo che per motivi di emergenza”. 

La mappa delle zone rosse per il Coronavirus

La mappa delle zone rosse

Nell’articolo 1 della bozza del nuovo decreto del governo c’è il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 11 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, le province nuove “zone rosse” sono quelle di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria. Ma se, nelle  ‘zone rosse’ le misure sono draconiane, non è che, nei palazzi della Politica, le cose vadano meglio.

Eccezioni all’applicazione delle nuove norme – spiega il testo del dpcm varato nella notte dal governo – potranno essere fatte per “indifferibili esigente lavorative o situazioni di emergenza”.

Sull’intero territorio nazionale, prosegue la bozza, “sono sospese le attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati” fino al 3 aprile. Sono inoltre previste “specifiche sanzioni in caso di mancato rispetto”. I bar e ristoranti possono rimanere aperti solo se riescono a garantire la distanza di un metro tra una persona e l’altra. Sono confermati gli eventi sportivi, ma solo a porte chiuse. Sempre nelle stesse zone, cioè nella Lombardia e nelle 11 province del nord, s’è deciso di tenere “chiusi gli impianti nei comprensori sciistici”.

Sempre secondo la bozza, chi non rispetti i limiti agli spostamenti e le nuove misure per fronteggiare il Coronavirus disposti in queste zone può essere punito con l’arresto fino a 3 mesi e fino 206 euro di ammenda (si tratta delle stesse sanzioni già previste per chi violava le prime disposizioni assunte per le zone rosse). Infine, il governo “raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari”. In pratica, è un coprifuoco.

Qui il link alle misure definitive contenute nel dpcm a firma Conte varato ieri notte dal governo:

http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-firmato-il-dpcm-8-marzo-2020/14266 

(link al sito ufficiale del governo e di Palazzo Chigi, Governo.it)

http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200308.pdf (versione in pdf)

Il link alla home page del Ministero della Salute con tutto quello che c’è da sapere sul coronavirus: 

http://www.salute.gov.it/portale/home.html

 

coronavirus zona rossa

Aumentano le zone rosse per via del coronavirus

 

L’avvertimento della notte di Conte: “non fate i furbi” …

 

E’ infatti piena notte quando Giuseppe Conte firma il decreto del presidente del Consiglio che limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal contagio del Coronavirus e poi scende in sala stampa anche per deprecare la “fuga di notizie” e la “confusione” che ne è derivata. 

Non è un “divieto assoluto”, spiega, “non si ferma tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute, sostiene Conte, ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive. “Mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese in queste ore, scandisce, e “Ce la faremo”, dice Conte a notte fonda che lancia un appello alla “auto-responsabilità”: per fermare il contagio, non si può più “fare i furbi”, dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni.

Il guaio è che la firma del decreto del presidente del Consiglio, frutto dell’accorpamento di due dpcm inizialmente previsti, arriva dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni e dopo una fuga di notizie (“irresponsabile” e “rischiosa per la sicurezza”, dice Conte) che porta al diffondersi della bozza non ancora ultimata la quale, rivela la CNN, le è stata fornita dalla Regione Lombardia.

Una notizia, quella della Lombardia isolata che diventa k0apertura su gran parte dei siti dei giornali e delle tv internazionali, dalla Cnn ad Al Jazeera, passando per Bbc, Sky e Suddeutsche Zeutung.Un quarto della popolazione italiana in quarantena“, titola a tutta pagina il sito del Guardian. “Il Nord Italia mette in quarantena 16 milioni di persone“, titola in apertura la Bbc. Wall Street Journal e Financial Times sono più cauti e danno la notizia come previsione: “L’Italia metterà in quarantena la Lombardia a causa del coronavirus“, scrive il Ft. “L’Italia prevede un blocco su larga scala nel nord del Paese per combattere il coronavirus“, titola il giornale di Wall Street.

 

I governatori di Lombardia ed Emilia protestano contro Conte

Sala del Consiglio dei Ministri Palazzo Chigi Roma

Sala del Consiglio dei Ministri (Palazzo Chigi, Roma)

Contro il virus, dunque, il governo è ricorso a misure draconiane, da tempi di guerra col coprifuoco, ‘blindando’ (e, di fatto, chiudendo) la Lombardia e 11 provincie del nord, ma il dpcm, a ieri notte, quando Conte è sceso nella sala stampa di Palazzo Chigi, all’una di notte, è stato dichiarato ancora “suscettibile di modifiche” da parte del governo.

I presidenti di Regione, però, dichiarano perplessità, dubbi e milioni di cittadini del centro nord, dopo la diffusione della notizia, iniziano a interrogarsi sulla portata delle misure: “Si è creata confusione”, accusa Conte, alle due di notte quando scende nella sala stampa di Palazzo Chigi.

Il guaio è che i governatori più influenti del centro-Nord non ci stanno e protestano subito, dal leghista Fontana al dem Bonaccini fino al leghista Zaia che si mette direttamente di traverso

La bozza del provvedimento del Governo, che ho ricevuto solo in serata, sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, invitando, con misure più incisive, i cittadini alla prudenza” premette il presidente della Lombardia, Attilio Fontana (Lega) – ma – continua – non posso non evidenziare che la bozza del dpcm è, a dir poco, ‘pasticciata’ e necessita da parte del governo di chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno”. “La confusione – conclude, severo, Fontana – è evidenziata anche dalle moltissime chiamate che giungono al mio telefono e di chi da giorni è al mio fianco per affrontare l’emergenza”.

Di sostanziale identico parere il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), che non ci va giù duro come Fontana, ma che comunque chiede al governo di “valutare meglio” le misure: “ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise” scrive Bonaccini, che è anche presidente della Conferenza Stato-Regioni, dicendo che “abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm”. Insomma, Fontana e Bonaccini lamentano di essere stati avvertiti tardi e male, che la bozza del decreto è, se non proprio sbagliata, quantomeno confusa e pasticciata. Si attendono, già da oggi, infuocate polemiche Stato-regioni.

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega), protesta mentre le regioni del Sud fanno razzismo all’incontrario…

 

Il Veneto, invece, è molto più drastico nella polemica contro il governo: il governatore Zaia si oppone alla creazione delle tre zone di isolamento nella regione previste dal Dpcm. Nelle controdeduzioni inviate al governo, il comitato tecnico scientifico di supporto all’Unità di crisi della Regione Veneto aveva chiesto “lo stralcio delle 3 province di Padova Treviso e Venezia dal decreto” Non si comprende – si legge nelle controdeduzioni – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico“. E in tarda mattinata è intervenuto direttamente il governatore Luca Zaia: “Noi veneti non ci siamo mai tirati indietro, io non mi sono mai permesso di dissentire, anche se c’erano misure che a volte avrei fatto in un’altra maniera. Ma questo decreto per un’interpretazione ha bisogno minimo di una circolare attuativa. Tutto magari ha una ratio, ma per noi veneti, in questo momento, no“.

Abbiamo trattato fino alle 2 di notte per avere un decreto che avesse maggiore omogeneità, invece ci siamo svegliati con il nuovo decreto già firmato. Il governo ha fatto le sue valutazioni ma con il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini c’era l’accordo per avere una maggiore interlocuzione“, attacca il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, risultato positivo al tampone. Il decreto fatto nella notte – ha aggiunto Cirio, in un video su Fb – ha fatto strillare tanti sindaci, che hanno scoperto di essere in zone rosse o gialle non da una una telefonata, ma sul web o in tv“.

E, in effetti, molti sindaci lombardi, veneti, piemontesi protestano, a loro volta, contro il governo.
Intanto le Regioni del Sud mettono in isolamento chi arriva dalla zona rossa, in una sorta di razzismo leghista e ‘padano’ all’incontrario, forse una vendetta storica dei ‘terroni’ sui ‘polentoni’.

Lo ha fatto con un’ordinanza il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, mentre il collega Nello Musumeci (centrodestra) in Sicilia impone a “chi sbarca in Sicilia, con qualsiasi mezzo, provenendo dalle zone rosse del Nord, di informare il medico di base e porsi in autoisolamento“. Stessa richiesta arriva dalla Campania di Vincenzo De Luca (Pd) che impone “lo stato di isolamento fiduciario per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali“.

Il primo a muoversi in questa direzione è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), firmando un provvedimento che “obbliga chi proviene dalla Lombardia e dalle province di Modena, Parma Piacenza, Reggio Emilia, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria a comunicare tale circostanza al proprio medico di medicina generale” e soprattutto di “osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario” – la quarantena, in altre parole – “mantenendo lo stato di isolamento per 14 giorni“.

Si mostra molto preoccupata e lo denuncia anche la governatrice Jole Santelli (centrodestra), in Calabria. “Il governo blocchi l’esodo verso la Calabria che rischia di innescare una bomba emergenziale“, scrive Santelli. “Cari calabresi, è una follia. La diffusione della bozza di decreto sulla nuova zona rossa – esordisce Santelli – sta portando a un vero esodo verso il sud, ed in particolare verso la Calabria. Siamo preoccupati e a lavoro senza sosta per preservare la nostra terra da chi non ha ben compreso la gravità del rientro senza controllo. Ritornare dal Nord in modo incontrollato mette in pericolo la nostra terra e gli affetti di tutti. Non fatelo. Fermatevi!“.

 

Del resto, il bollettino del Covid9 sembra quello di una guerra

CORONAVIRUS

 

D’altronde, se è vero che sembra un bollettino di guerra, il bollettino del coronavirus, la Politica italiana, che non è certo abituata ai ‘tempi di guerra’ come in altre epoche e, soprattutto, in altre nazioni, tira fuori la sola mossa che ha già sperimentato in tempi di lotta alla mafia e al terrorismo (della lotta antifascista meglio non parlare, Salvini e Meloni potrebbero innervosirsi): l’appello all’unità nazionale. Per il resto, trema di paura e non sa che fare. Certo è che, a stare a ieri sera, il rosario quotidiano del bollettino da coronavirus dice che è salito a 233 il numero complessivo dei morti, con 36 decessi nelle ultime 24 ore mentre i contagi sono già a oltre 5 mila (ma i casi positivi sono +1.145, 589 i guariti, +66). Il nuovo dato, una giaculatoria di morti e malati che appare infinita, la snocciola il commissario alla cruciale Protezione Civile Angelo Borrelli – l’uomo più inadeguato che si poteva mai immaginare nel posto più delicato e cruciale che si sia in questo momento – nella conferenza stampa quotidiana alla Protezione Civile. Intanto, gli ospedali lombardi accusano gravi sofferenze (si valuta il trasferimento di molti pazienti) e l’Istituto superiore della Sanità lancia l’allarme: “Gli anziani stiano a casa, ovunque bisogna dire basta ad atteggiamenti superficiali”.

 

Maggioranza e opposizione in versione “unità nazionale”: concordi su richieste di sforamento dei vincoli di bilancio Ue

Stay positive.

Unica nota positiva, lo sforamento dei vincoli europei

La sola notizia positiva, per il governo come per i cittadini, che arriva dalla giornata di ieri, è che maggioranza e opposizione sono sempre più vicini in vista del voto sullo sforamento dei vincoli europei dei prossimi giorni (voto che abbisogna, per essere valido, della maggioranza assoluta di entrambe le Camere: 161 senatori su 320 senatori (315 più cinque a vita) e 315 deputati su 630.

L’esortazione all’unità d’intenti e alla coesione nazionale di fronte al virus lanciata dal Quirinale nei giorni scorsi, infatti, ha sortito i suoi effetti. Le posizioni non sono ancora del tutto sovrapponibili (il governo propone misure per 7,5 miliardi, il centrodestra vorrebbe arrivare a interventi a favore di imprese e famiglie pari a 30 di miliardi), ma il clima di preoccupazione che sta vivendo il Paese fa prevedere una convergenza bipartisan su una mozione comune che verrà presentata in Parlamento.

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Un simbolo della Commissione Europea di Bruxelles

Intanto, però, il centrodestra, dialogante a Roma con la maggioranza giallorossa, attacca con toni durissimi i vertici delle istituzioni di Bruxelles. Non solo la Lega, ma anche Fratelli d’Italia e Forza Italia, all’unisono, accusano la Commissione Ue di aver sottovalutato l’emergenza e di aver voltato le spalle a un Paese fondatore come l’Italia in un momento di gravissima emergenza sanitaria e, dunque, economica. I “burocrati di Bruxelles” tornano nel mirino di Salvini, Meloni, persino Tajani, mentre sulle sorti del governo di cui fino a ieri si chiedevano le dimissioni, per ora regge la tregua.

galileo galilei

Arriva a lodare le mosse di Conte persino il segretario della Lega Matteo Salvini che cita addirittura Galileo Galilei

Arriva a lodare le mosse di Conte persino il segretario della Lega Matteo Salvini che cita addirittura Galileo Galilei. “Eppur si muove. Nel governo qualcosa si muove: sono passati da 3 a 7,5 miliardi. Noi – incalza – abbiamo proposto misure immediate per 30 miliardi, ma se ci ascoltano e ci coinvolgono penso che facciano (sic, ma l’italiano di Salvini è quello che è, ndr.) cosa utile a tutti”.

 


Coronavirus e Politica, gli articoli pubblicati su questo blog:

 

Qui due articoli pubblicati su questo blog in precedenza sulla Politica ai tempi del coronavirus:

Qui un articolo che parla della chiusura del Parlamento e dei diversi uomini politici già ‘infettati’; 

Qui un articolo del clima che si respirava nei Palazzi dopo i primi giorni del diffondersi del virus. 

 


2) Il virus dilaga, il panico anche. La Politica si auto-isola

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Il leader della Lega, Matteo Salvini

Non deve stupire, l’atteggiamento di Salvini in versione ‘responsabile’. Tutta la Politica ha ‘paura’. Le Camere sono chiuse, sprangate, in pratica non vi entrerà più nessuno e lavoreranno, se va bene, un giorno a settimana. Il Nazareno che sta per essere chiuso causa Zingaretti positivo al tampone, e tutti quelli che lo hanno incontrato già preda del timor panico, in auto-isolamento o corsi già in ospedale (almeno, lui, Zingaretti, l’ha presa con sana filosofia…).

presidente mattarella

Il Presidente Mattarella silente per la Festa della Donna

Colle, da dove oggi doveva partire un messaggio di Mattarella per la Festa della Donna, che resta muto, molto preoccupato e inquieto, mentre il Governo – barricato tra palazzo Chigi e la Protezione civile – non sa che pesci pigliare. Non che l’opposizione sta messa meglio: Salvini le spara sempre più grosse e più contraddittorie.

La verità è che la Politica sta, a sua volta, ‘morendo di paura’ perché il contagio è entrato anche nelle sue stanze. Il Nazareno, sede del Pd, sta per essere chiuso, come già è stato deciso per le Camere per l’intero mese di marzo (ieri il collegio dei Questori ha preso misure ancora più restrittive: in pratica non entra e non esce più nessuno), tranne il mercoledì di tutte le prossime settimane, quando si riunirà per votare provvedimenti urgenti e importanti come il diritto del governo ad effettuare lo scostamento dal pareggio di bilancio (con l’obbligo della maggioranza assoluta).

il corona virus disegnato dai bambini

La paura del coronavirus, anche i bambini lo disegnano

E i controlli medici, pur rigorosi, sui contatti di Zingaretti e altri leader (Salvini in testa) potrebbero non bastare. La voce che arriva dai Palazzi più alti è che il virus avrebbe dimensioni e proporzioni molto maggiori delle  attuali e che potrebbe dilagare ovunque, da Milano a Roma, creando la necessità di dare vita a ‘zone rosse’ abnormi, grandi quanto città che contano milioni di abitanti.

 

Ultima ora: è ‘positivo’ pure il governatore del Piemonte Cirio 

alberto cirio positivo

Ultima ora: è ‘positivo’ pure il governatore del Piemonte Cirio

Alle 11 di oggi, domenica otto marzo, arriva l’ennesimo flash che riguarda il mondo della Politica. Lo staff del presidente della giunta regionale del Piemonte, Alberto Cirio (Forza Italia), fa sapere che “nelle scorse ore, come fatto a scopo precauzionale anche da altri colleghi governatori presenti a Roma il 4 marzo per l’incontro a Palazzo Chigi, ha effettuato il test per il coronavirus e il risultato è purtroppo positivo“. Le sue condizioni di salute sono buone e il Presidente – spiega il suo staff – ha già attivato tutte le procedure previste per le verifiche e la messa in sicurezza delle persone a lui più vicine, a cominciare dalla Giunta, lo staff e i colleghi, le persone con cui è stato a contatto di recente e naturalmente la sua famiglia. “Il Presidente ha già predisposto – seguita il suo staff che parla di ‘ore complesse’ – tutto il necessario affinché l’attività della Regione Piemonte in un momento più che mai difficile possa procedere senza ostacoli. Continuerà a lavorare, come fa ininterrottamente da due settimane ormai, per affrontare questa emergenza. Lo farà inevitabilmente a distanza, ma in costante collegamento e garantendo al Piemonte, ai Piemontesi e all’Italia il suo massimo supporto.

Zingaretti: “Sono positivo, resto a casa, ma sto bene”

zinga positivo

Positivo al coronavirus Zingaretti

E ieri arriva anche la notizia del primo segretario di partito che è risultato positivo al coronavirus. segretario del Pd, Nicola Zingaretti è infatti risultato positivo al test del coronavirus. “I medici mi hanno detto che sono positivo al Covid-19. Sto bene ma dovrò rimanere a casa per i prossimi giorni. Da qui continuerò a seguire il lavoro che c’è da fare. Coraggio a tutti e a presto!“, ha detto il segretario del Pd in un video pubblicato su Facebook. “È arrivato: anche io ho il coronavirus“, ha spiegato. “Ovviamente mi attengo e sarò seguito secondo tutti i protocolli previsti per tutti in questo momento“, ha sottolineato il leader dem. “Sto bene e quindi è stato scelto l’isolamento domiciliare“.

andrea orlando

Andrea Orlando

Sto a casa e continuerò da casa a seguire quello che potrò seguire, anche la mia famiglia sta seguendo i protocolli. La Asl sta contattando le persone che mi sono state in questi giorni più vicine per le verifiche del caso. Ho informato il vicepresidente della Giunta regionale (del Lazio, di cui è governatore, ndr.), così come il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ha aggiunto  Zingaretti. “Ho sempre detto niente panico, combattiamo e quanto mai in questo momento darò il buon esempio seguendo le indicazioni dei medici e combatto come è giusto fare in questo momento per il Paese“.

Roma palazzo del bufalo 03 largo del nazareno

Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

Non ho alcun sintomo ma ovviamente farò dei controlli”, dice a sua volta Andrea Orlando, secondo in comando dei dem. Intanto, a scopo precauzionale lo staff del segretario Pd e gli esponenti del partito che sono stati a contatto con il leader in questi giorni, si stanno sottoponendo ai controlli, a partire dai tamponi specifici. Si starebbe decidendo anche la chiusura della sede del Nazareno, e sarebbe il primo caso della chiusura di una sede politica di partito, dopo quella del Parlamento. 

 

La solidarietà del mondo politico davanti al ‘malato Zingaretti’ 

renzi solidale zingaretti coronavirus

Forza Nicola, tutti con te! E con tutti coloro che stanno combattendo contro il CoronaVirus. E grazie ai medici, infermieri, farmacisti, ricercatori. Tutti insieme, tutti

Il primo a commentare la notizia è stato Matteo Renzi, leader di Italia Viva: “Forza Nicola, tutti con te! E con tutti coloro che stanno combattendo contro il CoronaVirus. E grazie ai medici, infermieri, farmacisti, ricercatori. Tutti insieme, tutti!”, scrive il leader di Italia Viva su Facebook.

meloni solidale con zingaretti coronavirus

Anche Giorgia Meloni fa gli auguri al segretario del Pd

Anche Giorgia Meloni fa gli auguri al segretario del Pd (“In bocca al lupo a Nicola Zingaretti!“) e Paolo Gentiloni scrive su Twitter: “Forza Nicola Zingaretti! Più che mai decisi e uniti nel contrasto al Covid 19″.

gentiloni zingaretti

Gentiloni scrive un twitter a Zingaretti di auguri di pronta guarigione (Photo by Christian Minelli/NurPhoto via Getty Images)

E lo stesso fa la sindaca di Roma Virgina Raggi: “Esprimo la mia solidarietà al presidente Zingaretti. Gli auguro pronta guarigione. In questa fase delicata, la sinergia istituzionale con la Regione Lazio è assoluta. Fare squadra è fondamentale“.

raggi coronavirus

Virgina Raggi: “Esprimo la mia solidarietà al presidente Zingaretti. Gli auguro pronta guarigione. In questa fase delicata, la sinergia istituzionale con la Regione Lazio è assoluta. Fare squadra è fondamentale”

“In questa emergenza abbiamo un nemico comune, il coronavirus. Soltanto rimanendo uniti e lavorando insieme riusciremo a sconfiggerlo e a risollevarci“, scrive su Twitter il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi.

 

Per par condicio, dovrebbe ammalarsi anche Salvini?

salvini preoccupato

Per par condicio, dovrebbe ammalarsi anche Salvini?

Ieri era arrivata anche la notizia che un uomo della scorta di Matteo Salvini era risultato positivo al test del coronavirus. Il leader leghista aveva detto che era pronto a fare i necessari controlli, ma ad oggi non si ha notizia che li abbia fatti. Appena saputa la notizia della positività al tampone da coronavirus di Zingaretti, Salvini ha detto: “Al segretario del Pd Nicola Zingaretti, positivo al virus, il mio augurio di una pronta guarigione. Non è normale fare polemica quando c’è di mezzo la salute!“.

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Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana (Lega)

Io ho praticamente finito la mia quarantena e posso capire cosa significhi essere isolati per due settimane quando si è chiamati ad affrontare una tale emergenza. Un grande in bocca al lupo da parte di tutti i lombardi“, è il messaggio del governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il quale si era messo in auto-quarantena a sua volta a causa di una sua collaboratrice infetta.  

Teresa Bellanova

Teresa Bellanova

Un grande in bocca al lupo a Nicola Zingaretti e a tutti quelli che stanno combattendo il virus“, arriva via Facebook da Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole e renziana di ferro, che aggiunge: “Un grazie di cuore a tutti i medici e il personale sanitario impegnati minuto dopo minuto per far fronte a tutto questo. Insieme ce la faremo“. 

Mollicone (FdI) rompe l’idillio: “Tutti i ministri facciano il test” 

federico mollicone

Federico Mollicone

Auguri al segretario anche da altri esponenti del governo come il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e la titolare delle Pari opportunità Elena Bonetti. Ma tutti questi, i membri del governo, con Conte in testa dovrebbero fare il test. Lo chiede il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone. “La notizia del tampone positivo a Zingaretti non va sottovalutata – dice – : al segretario Pd auguriamo pronta guarigione, ma i contatti con il governo, che sta gestendo l’emergenza, sono stati sicuramente frequenti e in luoghi chiusi”.

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

Secondo Mollicone, che forse punta solo a far parlare di sé, “Zingaretti è stato anche impegnato col ministro Gualtieri per la campagna elettorale. Sarebbe opportuno un controllo sanitario approfondito dei rappresentanti dell’esecutivo, dei dirigenti e parlamentari del Pd e dei collaboratori, a partire dal presidente Conte, dal ministro all’Economia Gualtieri al ministro alla Salute Speranza.

 

E’ un’intera classe politica a essere entrata in quarantena… 

quarantena

La quarantena

Il segretario dem, peraltro, non è il primo politico a dover fare i conti con la quarantena. E’ di ieri la notizia della positività al test di un agente della scorta di Salvini. Il leader leghista, però, sta bene, non ha nessun contagio (almeno così dice, ma senza essersi voluto sottoporre ai controlli).

Subito dopo la scoperta dei focolai in Lombardia, il deputato della Lega, Guido Guidesi, è stato sottoposto a isolamento in quanto residente a Codogno, zona rossa per eccellenza, ed è considerato, nelle votazioni della Camera, ‘in missione’, quindi non conteggiato nel tabellone ai fini del quorum, ma Stefano Ceccanti, costituzionalista dem, ammette che “in caso di votazioni dove è prevista la maggioranza assoluta, il problema degli assenti ‘costretti’ per cause indipendenti dalla loro volontà si pone perché abbassano il quorum previsto da entrambe le assemblee. In pratica, anche se in questo modo si viola la segretezza del voto garantita dalla Costituzione, temo che dovremo inventarci il telelavoro anche noi deputati perché la situazione si fa insostenibile”.

Da Guidesi in poi, però, è stato un crescendo: in “isolamento volontario” si è messa Tatjana Rojc, senatrice del Pd. In quarantena anche l’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna (giunta Bonaccini), Raffaele Donini, risultato positivo al Coronavirus (ma asintomatico) come pure la sua collega di giunta, Barbara Lori, entrambi dem. In isolamento il sindaco dem di Cesena, Enzo Lattuca, ex deputato, dopo essere entrato in contatto nei giorni scorsi con l’assessore Donini.

Ma l’immagine che è rimasta – negativamente – più impressa a tutti è stata quella del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che si è messo in auto-quarantena dopo che una sua collaboratrice era risultata positiva al test. Un annuncio fatto sui social, con tanto di video in cui il governatore parla mentre indossa in diretta una mascherina. In quarantena volontaria anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, da alcuni giorni al lavoro al Mise senza contatti esterni.

In isolamento volontario, dopo l’annuncio fatto da Zingaretti, anche il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, che ha incontrato di recente il segretario dem. In auto-isolamento anche diversi membri della giunta del governo laziale, del governo (la viceministro Ascani) e del partito (Orlando, la Serracchiani, etc.) che hanno avuto stretti e recenti contatti con Zingaretti, come pure diversi sindaci italiani e governatori (Musumeci, governatore della Sicilia, si è messo in quarantena).

Camere chiuse, Nazareno pure. La Politica si ferma

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Alt la politica si ferma

 

Insomma, è tutta la politica – e l’attività ad essa correlata – e nel suo insieme a subire forti restrizioni per ottemperare alle restrizioni che mirano ad evitare il contagio da coronavirus: annullati convegni, ridotte al minimo le conferenze stampa, rigettate indietro le consuete visite di scolaresche e gruppi turistici, Camera e Senato hanno varato norme via via sempre stringenti: termo-scanner per la rilevazione della temperatura agli ingressi, stop alle visite guidate, porte chiuse per gli esterni.

Ma è soprattutto l’attività parlamentare a subire i maggiori effetti: la Camera si riunirà un’unica giornata a settimana, il mercoledì, e all’esame avrà solo i provvedimenti urgenti. Tutto il resto è stato ‘congelato’. Anche il Senato ha attuato la ‘stretta’ sui lavori. Da lunedì, poi, battenti chiusi per le biblioteche dei due rami del Parlamento, nonché interventi straordinari di sanificazione anche in Aula, sui banchi. Il coronavirus restringe anche le attività ufficiali delle cariche istituzionali: l’agenda ufficiale del Quirinale (pubblicata settimanalmente sul sito internet del Colle) non riporta appuntamenti. Rinviata la visita in Mozambico del presidente della Repubblica, in programma dal 10 al 12 marzo, e annullato l’evento dell’8 marzo, in occasione della Festa della donna.

8 marzo

Festa della Donna. Non la festeggerà, in pratica, nessuno, neppure le donne che ancora tanti diritti avrebbero da rivendicare, perché nessuno ha voglia di ‘far festa’

Ecco, la Festa della Donna. Non la festeggerà, in pratica, nessuno, neppure le donne che ancora tanti diritti avrebbero da rivendicare, perché nessuno ha voglia di ‘far festa’: gente normale e pure politici.

 

NB: Questo articolo è stato pubblicato l’8 marzo 2020 su Tiscali.it e poi ampliato sul mio sito

 


 

3) Ma zitta zitta, quatta quatta, la Politica continua a lavorare

 

campagna elettorale

Gli ‘strateghi’ dei tre schieramenti in campo (centrosinistra, centrodestra e M5S) preparano le loro mosse in vista della campagna elettorale

 

Intanto, però, zitti zitti, quatti quatti (i problemi degli italiani sono altri e dei guai della Politica non può fregare di meno a nessuno), gli ‘strateghi’ dei tre schieramenti in campo (centrosinistra, centrodestra e M5S) preparano le loro mosse in vista di una campagna elettorale che, oggi, sembra lontanissima, ma che presto arriverà tra il capo e il collo degli elettori, quella per le regionali, sempre che, a loro volta, queste non vengano rinviate come è già successo con il referendum.

crimi zingaretti

Accordo M5s e Pd

Ieri il ‘patto’ per le regionali, ma di valore e proiezione nazionale, tra Pd e M5S ha segnato un importante passo avanti con l’accordo in Liguria mentre, nel centrodestra si continua a giocare a braccio di ferro: ben tre candidature (Campania, Marche, Puglia) su sei ancora non sono ufficiali. Certo, parliamo di ‘affari minori’, in questi tempi di follia, panico e isterismi da ‘nuova peste’ in corso d’opera, ma di questo parla e si discute dentro il Palazzo, per quanto rigorosamente chiuso.

 

Nel retrobottega del Palazzo spunta ‘l’accorduni’ Pd e M5S

Le opposizioni di centrodestra si dividono e litigano su un ‘governo istituzionale’ o ‘governissimo’ che, per ora, non è alle porte, mentre i due maggiori partiti di governo, Pd e M5S, fanno le ‘prove generali’ per un’alleanza che vorrebbero (specie in casa dem) far diventare ‘organica’ e nazionale.

governo conte completo

Il Governo Conte Bis al completo

Anche perché, dato che il governo Conte fa sempre più fatica ad andar avanti da solo, urge allargare il campo (ci lavora il ministro Franceschini che incontra e recluta, discreto, i Responsabili per sostenere la maggioranza governativa nelle Camere anche se Renzi si sfilasse), Renzi continua a fare le bizze e, insomma, meglio partire da quello che c’è: l’asse Pd-M5S più i cascami della sinistra.

Dario Franceschini

Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini

Tre forze che, in prospettiva, potrebbero anche pensare di stringere un patto politico ‘forte’ alle prossime politiche, tagliando fuori, si capisce, i reprobi dell’attuale governo giallorosso, cioè i ‘discoli’ di Iv che, poveri di voti (almeno nei sondaggi), ma non di truppe parlamentari, se non fosse scoppiato il coronavirus avrebbero già fatto scoppiare la crisi di governo.

La bassa partecipazione al voto favorisce la sinistra…

Urna elezioni regionali

Un’urna delle elezioni Regionali

E quale migliore occasioni delle prossime elezioni regionali per testare un accordo che funziona, tra alti e bassi, a livello nazionale, ma che a ottobre del 2019 è miseramente naufragato in Umbria, dove vinse la candidata di Salvini nonostante l’intero governo Conte ci avesse messo la faccia?

salvini elezioni

Salvini Matteo

Ma dalle Regionali, appunto. Magari contando anche su un verticale crollo della partecipazione elettorale che, non a caso, spaventa molto il centrodestra, ma soprattutto la Lega. Tanto che Salvini è preoccupatissimo, dall’affluenza delle prossime elezioni, i suoi pure e non solo litiga con gli alleati sui candidati alle regionali ma sprona anche i leghisti alla mobilitazione. Perché sa, come dice un suo colonnello, che alle regionali ci giochiamo tutto. Se dopo la ‘non vittoria’ in Emilia non vinciamo anche a maggio non dico in Toscana, ma almeno in Marche, Puglia e Campania, oltre a tenere Veneto e Liguria, addio sogni di gloria. Persino il ruolo di Matteo finirebbe sotto accusa…”.

astensionismo elezioni

Astensionismo alle elezioni, scarsa partecipazione

E il punto dolente, per il centrodestra, è la partecipazione. Infatti, come dimostrano le elezioni supplettive (si tengono quando un seggio uninominale assegnato decade per dimissioni o morte) di marzo, già sotto gli effetti di coronavirus, tenutesi a Napoli e Roma (vincitori, in entrambi i casi, due uomini della sinistra: il giornalista Sandro Ruotolo e il ministro Roberto Gualtieri), la partecipazione al voto è stata ridicola (8-10%), stile Ottocento, quando si votava solo per censo e istruzione, ma ha anche dimostrato che gli elettori dem vanno a votare, quelli di destra no e i (pochi) voti dell’M5S vanno al Pd.

 

Le regionali di maggio per ‘testare’ l’accordo Pd-M5S

elezioni regionali

Le regionali di maggio

Si vota, dunque, verso metà maggio, in sei regioni ed è, appunto, di ieri la notizia che, in Liguria, l’accordo tra Pd e M5S per cercare di strappare la regione al centrodestra si farà. Come pure, e sarà presto notizia, si farà in Campania, dove l’accordo Pd-M5S è a un passo. mentre nelle Marche il quadro è ancora molto incerto, ma potrebbe volgere, anche qui, al bello (cioè all’accordo). Invece, in Puglia e in Veneto (due sconfitte annunciate, per il Pd) non se ne parla proprio. In Toscana, infine, il Pd non ha bisogno di ‘lesinare’ e mendicare accordi all’M5S. Questa, per sommi capi, la situazione.

Si vota, volendo essere precisi, in sei regioni ordinarie (Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia) a fine naturale delle rispettive legislature e, invece, in via straordinaria, in una regione speciale, la Valle d’Aosta, dove presidente e giunta si sono dimessi a causa di un brutto scandalo.

 

La data ancora non c’è. Possibile un mega ‘election day’

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Election-Day a Maggio

Le elezioni dovrebbero, dunque, tenersi a metà maggio: le giunte in scadenza possono scegliere in piena autonomia la data (potere, uno dei tanti, e folli, dell’autonomia regionale ‘differenziata’), fregandosene di eventuali risparmi, ma è probabile, dati i tempi grami e cupi dell’epidemia in corso, l’allineamento con le altre consultazioni in programma, le elezioni amministrative che si terranno in oltre 600 comuni: dovrebbero svolgersi (ma date ufficiali non ve ne sono e, tra chiusure delle scuole e del resto del Paese, potrebbe slittare) il 17 maggio (primo turno) e il 31 maggio (secondo turno).

Ragionevole, dunque, immaginare l’election day (che potrebbe estendersi anche a quel referendum costituzionale che, per ora, il governo ha rinviato ‘sine die’) il 17 maggio, data che la Valle D’Aosta ha già indicato come data propria e che è molto possibile che diventi la data anche delle altre.

cabina elettorale

Elezioni se il coronavirus lo permetterà o slitteranno a giugno

Insomma, ci avviamo – coronavirus permettendo, perché se il contagio si allargherà o non diventerà meno assillante tutte le tornate elettorale potrebbero slittare fino ad, almeno, metà giugno – a un mega election day il 17 maggio comprensivo di: elezioni comunali (primo turno), elezioni regionali (in 7 regioni) e referendum costituzionale (uno e senza quorum, quindi l’abbinamento si può fare).

 

In Liguria, a sorpresa, passa su Rousseau il sì dell’M5S al Pd

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La Piattaforma Rousseau, il sistema operativo del M5S

Via libera degli iscritti, tramite piattaforma Rousseau, dunque, al Movimento 5 Stelle per “aprire una trattativa con il Pd e con altre forze civiche e politiche, per le prossime elezioni”. E’ ufficiale, da ieri, in Liguria, sta per esserlo in Campania e, forse, anche nelle Marche, l’accordo tra Pd e M5S. 

Semaforo verde

Il semaforo verde, almeno in Liguria, è arrivato dalla piattaforma Rousseau

 

Il semaforo verde, almeno in Liguria, è arrivato dalla piattaforma Rousseau. Sul blog delle stelle sono arrivate 1.664 preferenze (pochini) da parte del totale degli aventi diritto al voto. I voti favorevoli alla trattativa sono stati 960 (57.7%), i contrari 704 (42.3%). Un’inezia, in termini numerici, ma un fatto politico: un primo passo verso l’accordo fra dem e 5 Stelle in vista delle politiche. Nel caso il tentativo si concretizzasse, si tratterebbe, peraltro, della prima alleanza fra le due forze politiche che nasce prima ancora della scelta comune del candidato e che si fonda sui programmi comuni fra le due forze politiche.

 

Crimi rilancia l’idea del ‘campo largo’ di Zingaretti

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Vito Crimi

Proprio così la mette e la spiega, la scelta, il capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi: “A partire da domani ci faremo promotori di un confronto aperto a tutte le realtà intenzionate a realizzare un vero cambiamento in Liguria, lavorando giorno per giorno alla rinascita di questa regione, coinvolgendo anche chi fino ad ora non ha avuto voce”.

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Alice Salvatore

Ora, al di là del fatto che Crimi e Di Maio non volevano l’alleanza (mentre tutti i parlamentari della Regione e molti ministri sì) e l’hanno dovuta subire (la candidata scelta in prima battuta era stata la consigliera regionale Alice Salvatore, pasdaran di Di Maio), resta il punto: provare a riprendersi una regione che il centrodestra, guidato da Giovanni Toti, che ha anche fatto a Berlusconi il torto di una scissione, governa da cinque anni, ma con una coalizione assai rissosa al suo interno e sulla quale pende la minaccia della candidatura autonoma e di disturbo dell’ex ministro azzurro, Claudio Scajola, che detesta Toti più di Berlusconi e che, asserragliato nella sua Imperia, potrebbe dar vita a una lista di (pericoloso) ‘disturbo’ a un centrodestra diviso.

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Giovanni Toti

Ma se la ricandidatura del governatore uscente, Giovanni Toti, causa l’attuale fase di sovraesposizione mediatica da coronavirus, è sempre più forte e potrebbe sbaragliare qualsiasi avversario, i sondaggi dicono che un’alleanza larga, dal Pd all’M5S, passando per tutto quello che c’è in mezzo (Calenda ha già detto sì, le Sardine pure, la sinistra-sinistra idem) potrebbe riuscire nel colpaccio di disarcionare Toti o di rendergli la vita dura sulla via della possibile riconferma.  

Torna in campo la candidatura Sansa, amico di Grillo

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Ferruccio Sansa

In nessuna delle altre regioni, inoltre, il confronto era partito prima dell’accordo sul candidato. Qui, invece, in Liguria, si parte proprio dai contenuti per solo poi scegliere il candidato, che potrebbe tornare a essere quel giornalista del Fatto, sostenuto dalla comunità di don Gallo, movimenti e associazioni del mondo dell’ultra-sinistra e della base M5S, Ferruccio Sansa, anche se proprio lui, solo pochi giorni fa, aveva mandato ‘a fanc’ il Movimento perché non si decideva a fare il suo nome, ma che resta tra i migliori amici di Beppe Grillo, il quale ha spinto molto per l’accordo col Pd, pur lavorando sottotraccia, premendo su Crimi e i liguri, come pure ha fatto, sul fronte dem, Orlando.

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Il rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci

L’alternativa a Sansa, ove dovesse confermare il suo ‘niet’, è il rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci, apprezzato sia in casa dem che M5S, o un ‘mister X’ che il Pd si riserva di fare.

 

Ma Italia Viva già annuncia il ‘no’ a ogni accordo con l’M5S

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Ivan Scalfarotto

Chi, invece, già dimostra di non volerne sapere nulla, di un accordo sia ‘locale’ che ‘generale’ con i pentastellati, sono quelli di Italia Viva. “Una pessima notizia, questo accordo” dice il viceministro agli Esteri (in via di dimissioni, peraltro dal suo ministero perché Di Maio gli nega le deleghe…), Ivan Scalfarotto mentre il renziano Gennaro Migliore, che pure ‘tratta’ con il Pd per fare l’accordo in Campania, diceva, già giorni fa, in pieno Transatlantico, “con un giustizialista come Sansa mai!”.

Gennaro Migliore

Gennaro Migliore

Ma il problema di cosa farà, alle Regionali, il partito di Matteo Renzi, Italia Viva non si pone solo in Liguria. Ma si pone anche in Puglia, dove Iv ha rotto la coalizione di centrosinistra perché non voleva sostenere la ricandidatura di Michele Emiliano e dove andrà per conto suo insieme ad Azione civile (Calenda) e +Europa (manca ancora il nome).

Michele Emiliano

Michele Emiliano

E si pone anche nelle Marche, dove il caos dei candidati e delle candidature di tutti gli schieramenti regna sovrano. Forse si porrà anche in Campania, se il Pd resterà fermo sul nome del governatore uscente, Vincenzo De Luca. Intanto, persino in Veneto, dove la sconfitta del centrosinistra è già scritta nelle cose, Iv ha rotto con il centrosinistra che ha lanciato, pur senza avere l’accordo con i 5Stelle, il nome del vicesindaco di Padova, Arturo Lorenzoni. Insomma, neppure dove si perde di sicuro, Iv va a braccetto col Pd.

Susanna Ceccardi

Susanna Ceccardi

Solo in Toscana, dove la vittoria di Eugenio Giani, dem ex renziano, sembra altrettanto scontata (ora c’è l’ufficialità che la sua competitor sarà la sindaca leghista Susanna Ceccardi, sindaco di Cecina), Iv non vuole uscire dalla coalizione e, essendo una delle poche regioni dove Iv ha un peso elettorale robusto (8%-10%), mentre a livello nazionale i sondaggi sono per Iv catastrofici (Iv ormai è quotata poco sopra il 3%, poco più della Sinistra di Fratoianni e poco più del partito personale di Calenda), anche il Pd ha intenzione di tenersela stretta nell’alleanza.  

 

In Veneto e Marche attesi gli altri responsi di Rousseau

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Regione Veneto

Tornando ai pentastellati, in altre due regioni che andranno al voto, bisognerà attendere ancora un turno di ballottaggio per sapere chi saranno i candidati governatori del M5S. Nelle Marche la sfida è tra Gian Mario Mercorelli e Andrea Quattrini, in Veneto sono in corsa Erika Baldin ed Enrico Cappelletti. Sulla piattaforma Rousseau hanno votato, sempre ieri, rispettivamente gli iscritti delle due regioni, Marche e Veneto, ma il responso non è stato conclusivo: nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta.

regione marche

Regione Marche

Sono state espresse 3.012 preferenze nelle Marche: i primi due piazzati sono risultati Gian Mario Mercorelli, della provincia di Macerata e Andrea Quattrini della provincia di Ancona. Due figure minori per una votazione sempre tenuta tra pochissimi iscritti e un accordo con il Pd ormai sfumato. 

movimento5stelle

M5S

Erika Baldin ed Enrico Cappelletti sono invece i due candidati del M5s che andranno al ballottaggio per la corsa alla presidenza della Regione Veneto perché, anche in questo caso, nel voto sulla piattaforma Rousseau, non si è raggiunta la maggioranza assoluta tra i candidati in lizza. Una certificazione, comunque, di una corsa che sarà ‘solitaria’ in entrambe le Regioni, come lo sarà in Puglia e Toscana, da parte dell’M5S, senza alcun ‘aiutino’ al Pd.

 

Delle Marche non parla nessuno, ma il caos è generale

Luca Ceriscioli

Luca Ceriscioli

Nelle Marche, regione ‘camomilla’ di rito ex diccì che, di solito, fa notizia quanto il Molise, cioè pari al grado zero, sta accadendo di tutto, ma nessuno, appunto, se ne accorge. Il governatore uscente, Luca Ceriscioli (Pd), si è ribellato – alla stregua di un ‘barbaro padano’ del Nord – alle decisioni del governo appena è scoppiata l’emergenza del coronavirus: voleva imporre la chiusura delle scuole nella sua regione contro il parere del governo, ci è riuscito per tre giorni, poi il Tar gli ha dato torto e dato ragione al governo, ma in ogni caso ha suscitato fiumi di polemiche ‘mondiali’ nel senso che del suo gesto si è parlato davvero ovunque. Il motivo, però, era molto più ‘volgare’ e stava nel tentativo di rilanciare la sua immagine di uomo forte per imporre, a un Pd nazionale sempre più debole verso i cacicchi locali, la propria candidatura alle prossime elezioni regionali.

valeria mancinelli

Valeria Mancinelli

In realtà, Ceriscioli alla fine ha annunciato il ritiro della sua ri-candidatura che, agli occhi dei più, nel Pd, era ritenuta ‘divisiva’ e, dopo mesi di caparbia e stoica resistenza al volere del suo partito, si è messo da parte. Ma solo dopo che lo ha fatto la sua storica e acerrima nemica, la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, sponsorizzata direttamente dal Nazareno e che Zingaretti voleva imporre perché era la più forte nei sondaggi interni e aveva l’appoggio di un nome chiave, per governare le Marche, quello del sindaco di Pesaro e presidente di Ali (i comuni e le province italiani), Matteo Ricci, ex renziano doc. I due, Ceriscioli e Mancinelli, si sono seduti intorno a un tavolo e hanno deposto le armi con tanto di patto, stile Usa-Urss ai tempi di corsa agli euromissili.

Usa Urss ai tempi di corsa agli euromissili

Usa-Urss ai tempi di corsa agli euromissili

E così, dal cilindro dei dem locali, dopo che ha perso quota (causa mancanza di accordo con l’M5S) del nome ‘civico’ (il candidato, in quel caso, sarebbe stato il rettore dell’università di Urbino, Sauro Longhi, in ticket con il capo della Protezione civile Marche, Roberto Oreficini), ha preso quota la candidatura, nel fronte del centrosinistra, del sindaco di Senigallia, e presidente dell’Anci Marche, Maurizio Mangialardi, sostenuto da 93 sindaci marchigiani, oltre che da tutti i vari pezzi della coalizione, M5S escluso e Italia Viva in forse perché il candidato dei renziani era Ceriscioli.

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Andrea Orlando

Domani, domenica, sarà il giorno decisivo. Il Pd Marche, alla presenza del vicesegretario Andrea Orlando, si riunirà e dovrà decidere se lanciare effettivamente Mangialardi per il centrosinistra (e, quindi, senza accordo con l’M5S), tornare sul ticket tra Longhi- Oreficini (in caso di accordo in extremis con M5S) oppure se “esploderà tutto e il partito verrà commissariato”, come geme un deputato dem marchigiano, consapevole che la regione Marche il Pd ora può solo perderla.

Francesco Acquaroli

Francesco Acquaroli

Intanto, il centrodestra – forte nei sondaggi di venti punti di distacco sul centrosinistra, come già capitava in Umbria (e poi si è visto come è andata) – se la gode e conferma la candidatura del meloniano Francesco Acquaroli, oggi deputato di FdI, ieri sindaco di Potenza Picena ed ex consigliere regionale. In realtà, Salvini non era d’accordo (Acquaroli è molto ‘divisivo’ e anche molto ‘nostalgico’ del fascismo…, Salvini voleva un volto più ‘moderato’…) e voleva imporre un suo uomo, ma non se ne farà più nulla perché la Lega dovrebbe riuscire a strappare la Campania a FI e FdI.

In Puglia Emiliano e il Pd ora tremano per i pessimi sondaggi

puglia politica

La regione Puglia

Passando alla Puglia, Emiliano viene dato in forte difficoltà in un sondaggio riservato del Pd diffuso solo internamente ma reso noto giorni fa dal Foglio (prima smentito ma poi ammesso essere tale dal Pd), rispetto a un centrodestra che sarà guidato dal conservatore ex azzurro Raffaele Fitto. Il governatore uscente non gode, nonostante le sue molte aperture ai grillini, del sostegno dell’M5S. Il Pd pugliese è già entrato nel panico da sondaggi catastrofe e, a oggi, le possibilità sono due.

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Raffaele Fitto

La prima è di correre senza l’M5S: Emiliano è sicuramente già sconfitto, fermo al 32,7% dei consensi con Fitto che vola oltre il 47,8%, i 5Stelle inchiodati all’8,0% e il candidato del fronte ‘centrista’ (Italia Vivia – Azione civile – Più Europa) di cui ancora non si sa il nome (ma potrebbe essere la ministra Bellanova) che vola al 10%.

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La Xylella che ha affossato l’economia regionale

Il secondo scenario prevede l’alleanza, in extremis, tra il Pd di Emiliano (Pd che, in Puglia, ha solo un ‘padre-padrone’, il governatore, appunto) e i 5Stelle, ma perdente comunque, con il 36,4% sul centrodestra con Fitto oltre il 50% e rotti e il fronte centrista moderato che rosicchia altri voti (11,7%). Gli elettori non perdonano ad Emiliano la gestione dei due casi principe che hanno affossato l’economia regionale, cioè la Xylella e l’Ilva di Taranto: più del 50% dei pugliesi giudica negativamente, in entrambi i casi, il suo operato.

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Nicola Oddati

Ma se Emiliano non ha la forza di vincere le elezioni, il Pd pugliese non ha la forza di cambiare cavallo in corsa tanto che il responsabile Enti locali della segreteria Zingaretti, Nicola Oddati, è costretto a ribadire il suo totale appoggio al governatore, che ci creda intimamente o meno. Morale, in Puglia il Pd va verso una sconfitta sicura e il centrodestra – dentro cui Salvini ha accantonato il fuoco di sbarramento contro il ‘meloniano’, ma adicato nel territorio, Raffaele Fitto – verso la vittoria.

 

In Campania il ministro Maifredi può far incontrare Pd e M5S

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Il governatore del Veneto, Luca Zaia

Ma se in Veneto la situazione è, come si diceva, assai netta (il governatore leghista Zaia stravincerà per la terza volta) e nelle Marche è, invece, come si è visto, confusa e caotica nel centrosinistra, è la sfida per la Campania il vero grande busillis di molti. Stabilito, infatti, che il Veneto resterà alla Lega e la Toscana al Pd, mentre la Puglia e la Liguria sono diventate, per gli errori dei rispettivi governatori uscenti, pericolosamente contendibili per i loro sfidanti (Fitto per il centrodestra in Puglia, Sansa per Pd e M5S in Liguria), in Campania tutto può ancora davvero succedere.

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Guido Bertolaso

Il centrodestra continua a bruciare nomi su nomi (l’ultimo è Guido Bertolaso) perché Salvini si è impuntato e vuole la candidatura alla Regione per sé, scalzando l’azzurro Stefano Caldoro, che non piace neppure alla Meloni e alla parte di FI ‘moderata’ che fa capo a Mara Carfagna.

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Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di FI (ANSA / ETTORE FERRARI)

L’M5S, invece, dopo aver votato in assemblea per la corsa in solitaria, ha effettuato un ‘ribaltone’ rispetto alle sue decisioni interne e ha lanciato la candidatura di Sergio Costa, l’attuale ministro all’Ambente, come segnale di ‘ponte’ verso il Pd. Pd che, però, ancora oggi recalcitra a dare il ‘ben servito’ al governatore uscente, Vincenzo De Luca, molto radicato in regione e che potrebbe cedere il passo solo in caso di una ricompensa ‘ministeriale’ per sé in un futuro rimpasto di governo.

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Gaetano Manfredi

Nel caso si chiudesse l’accordo tra Pd e M5S il nome giusto, però, non sarebbe, ovviamente, né Costa né De Luca, ma un nome terzo. In pole position c’è l’attuale ministro all’Università e alla Ricerca Gaetano Manfredi che, appena nominato ministro, dovrebbe mollare tutto (il che non è bello), ma che tutti, in Campania, giudicano un nome forte, serio, spendibile e responsabile, oltre che un tecnico molto capace. In altri tempi, una sua candidatura e gara mentre ha appena iniziato a fare il ministro avrebbe fatto gridare allo scandalo, ma in tempi di coronavirus, chi se ne accorgerà?

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 7 marzo 2020 su Tiscali.it e poi ampliato sul mio sito