Montecitorio, da oggi in poi ‘il Deserto dei Tartari’. La Camera serra i ranghi, già ridotti. In arrivo c’è il voto a distanza

Montecitorio, da oggi in poi ‘il Deserto dei Tartari’. La Camera serra i ranghi, già ridotti. In arrivo c’è il voto a distanza

12 Marzo 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

La Camera come il ‘Deserto dei Tartari’. Scene surreali: tutto chiuso, tranne una metà (scarsa) dei deputati che vota tra paure, fobie e mascherine. In arrivo, per le Camere, c’è il voto a distanza 

 

deserto tartari

Il deserto dei tartari, romanzo di Dino Buzzati

 

NB: Questo articolo è stato scritto, in via del tutto eccezionale, dal cortile di palazzo Montecitorio (unico luogo consentito dove, oggi, si poteva fumare il mio, solito, buon sigaro Toscano, ma presto mi sarà impossibile continuare a fare anche questo, in Parlamento, perché sai del tutto chiuso). Non ho, cioè, ottemperato alla prescrizione di “restare a casa” per ovvie, evidenti, ragioni di lavoro. Da domani, si torna al ‘normale’ #iorestoacasa !!!

Scene surreali. Montecitorio è una ‘Fortezza Bastiani’

Fortezza Bastiani “Deserto dei Tartari”

Fortezza Bastiani “Deserto dei Tartari”

La scena che oggi attendeva il cronista è davvero surreale. Un panorama mai visto in tanti anni di frequentazione dei Palazzi della Politica. Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, rassomiglia alla Fortezza Bastiani narrata nel “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati.

Il tenente Giovanni drogo il deserto dei tartari

Il tenente Giovanni Drogo del romanzo il Deserto dei Tartari

Tranne qualche sparuto ‘tenentino’, almeno di mattina, non c’è nessuno, neppure un’anima. Di pomeriggio, gli onorevoli arriveranno perché urge votare e anche una cosa importante, lo scostamento dal pareggio di bilancio. Unvoto che abbisogna, e otterrà, la maggioranza assoluta dei componenti della Camera e che era molto atteso, dati i tanti miliardi (25? forse di più, si vedrà) che il governo stanzierà per affrontare l’emergenza sanitaria che, ormai, è una vera pandemia globale, e che serviranno nel tentativo (disperato?) di risollevare le sorti di un’economia già in recessione. Ma c’è una novità che, in duecento anni di storia patria e del Parlamento, non si era davvero mai vista: la presenza obbligata a ‘ranghi ridotti’ (dovevano essere 350, per la precisione, quasi la metà esatta, sul totale di 630, ma solo in teoria: i presenti saranno, alla fine, solo 332 e altrettanti i voti a favore mentre al Senato sono stati 221 i presenti come pure i voti a favore sullo stesso testo) dei componenti l’assemblea. Il tutto accade a causa delle nuove ‘regole’ che – in tempi di emergenza sanitaria e di ‘zona rossa’, pari all’intero territorio nazionale, per il Covid19 – la Camera si è data sia di prevenire possibili ‘contagi’ (che ci sono, come vedremo) sia per dare il buon esempio.

Dopo Pedrazzini, Cirielli: le Camere pronte al voto a distanza

Cirielli positivo al coronavirus

in quarantena anche il questore della Camera e vice-capogruppo di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli

Ma presto – a causa dell’aumentare in modo esponenziale dei contagiati e dei positivi al tampone anche tra i parlamentari (si parla, ma è una voce, di dieci contagiati al Senato e cinque alla Camera), si potrebbe finire per dare ragione, post mortem, all’utopia distopica di un campione della democrazia diretta come Gianroberto Casaleggio.

Gianroberto Casaleggio

Gianroberto Casaleggio

Sta per arrivare un’altra forma di innovazione mai sperimentata prima: il ‘voto a distanza’ cui, presto, le Camere dovranno ricorrere non potendo più riunirsi regolarmente, sia a causa della difficoltà di uscire dalle ‘zone Rosse’ e venire a Roma, sia a causa dei nuovi, ultimi, casi di contagi tra i parlamentari: dopo il deputato Pedrazzini, da ieri è finito in quarantena anche il questore della Camera e vice-capogruppo di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli

 

Conte annuncia le nuove ‘misure drastiche’. L’Italia si ferma…

conte diretta fb

Conte annuncia le nuove ‘misure drastiche’. L’Italia si ferma…

Nella tarda sera di ieri, il premier Giuseppe Conte parla, in diretta tv, per aggiornare gli italiani sulle nuove norme e regole che decretano, di fatto, la nuova ‘stretta’ del governo. Misure drastiche, davvero drastiche, che, a partire da oggi, con un nuovo dpcm, bloccheranno l’Italia per altri 15 giorni. Altre due settimane di passione in cui, fino al 25 marzo, se va bene, l’Italia è una grande zona rossa

Qui il pdf del DPCM11marzo2020 da poter scaricare e consultare

Il ‘caso Pedrazzini’, positivo al coronavirus, agita i Palazzi. Deputati e senatori allarmati. Tutti corrono a farsi il tampone…

tampone faringeo coronavirus

Tampone faringeo

Intanto, il caso – che vedremo meglio dopo – di Claudio Pedrazzini, primo parlamentare positivo al Covid-19, agita il Parlamento e, notizia di oggi, piomba anche la notizia della positività al tampone del questore della Camera, Edmondo Cirielli.. A Montecitorio molti deputati entrano in ansia e si chiedono: “E se dovesse toccare a noi?‘”. Il dovere civico chiama alla responsabilità in un momento delicato, con un voto, quello sullo scostamento del bilancio, non rinviabile e decisivo per fronteggiare l’emergenza economica legata al virus, ma la paura di contagiarsi c’è, eccome e si fa sentire.

Non pochi onorevoli vorrebbero chiedere alla Camera di attrezzarsi come al Senato per fare in loco, a scopo precauzionale e secondo le prescrizioni del protocollo sanitario nazionale, un tampone. ‘”Il senso del dovere in questo momento ci chiama, ma un po’ di ansia per il contagio c’è”, confida un esponente di centrodestra, oggi in Aula per non far mancare il suo voto sulla richiesta di sforamento del rapporto tra deficit e Pil, voto che però non ottiene, proprio per paura di contagio, il ‘nuovo’ e mai sperimentato prima nuovo ‘plenum’ dell’assemblea, quello, appunto, della metà del plenum normale… Vuol dire che, appunto, invece di 350 sì ne arrivano solo 332 più un astenuto, il ‘solito’ Vittorio Sgarbi che si presenta con aria sfatta, mascherina sotto il mento e polemica annessa. 

sgarbi

Vittorio Sgarbi si è presentato con aria sfatta, mascherina calata sotto il mento e polemica annessa

 

Si parla di oltre una decina di deputati, 10-14, rimasti a casa, oggi, dopo aver saputo di Pedrazzini. Un panico che rischia di dilagare, nel Palazzo, al punto da non consentire più il mantenimento del numero legale necessario per approvare le leggi: la metà più uno dei componenti dell’assemblea, in caso di voti che richiedono espressamente la maggioranza assoluta, come nel caso del voto di oggi, si chiama quorum del plenum, o la metà più uno dei presenti in caso di maggioranza semplice. 

smart working 1

L’idea di uno smart working si fa avanti

 

Nessuno vuole o pensa alla chiusura del Palazzo, ma c’è chi propone soluzioni alternative per scongiurare una serrata e lancia l’idea di una sorta di ‘smart working’, come vedremo più avanti, una proposta che, con una serie di validi argomenti, avanza il costituzionalista dem Stefano Ceccanti, il quale arriva a prefigurare scenari avveniristici come il ‘voto a distanza’ di deputati e senatori. 

 

Ieri è stato l’ultimo giorno di presenza ‘fisica’ dei deputati?

corridoi vuoti

Corridoi deserti nei palazzi della politica

Ma prima di raccontare cosa abbiamo visto alla Camera (anche al Senato si è riunito e ha votato con le stesse modalità della Camera: presenti solo la metà dei componenti: da quello che sappiamo, le scene surreali sono  state le stesse, con i senatori che correvano a farsi il tampone…), inizia di certo ad affacciarsi la possibilità (o il rischio?), per nulla remota, che si tratti, da qui in poi, e per diversi mesi, dell’ultima volta in cui vedremo le Camere convocate e i deputati presenti in Aula (anche se, come oggi, solo per la metà del loro numero abituale…), un rischio di orna in ora più alto.

Le Camere, infatti, sono state convocate solo per oggi, mercoledì 11 marzo, e saranno riconvocate ad horas, per tutto il tempo che durerà l’emergenza da coronavirus, solo per convertire in legge i decreti che il governo sta mano a mano sfornando gli ormai famosi dpcm che tutto il Paese conosce. Le Camere hanno già preso decisioni drastiche, draconiane, che il Parlamento non aveva mai preso nella sua lunga storia (neppure, per capirsi, in tempo di guerra): riunirsi solo per metà.

 

Le Camere, e presto, potrebbero adottare il ‘voto a distanza’ 

voto a distanza

Le Camere, e presto, potrebbero adottare il ‘voto a distanza’

Ma potrebbe prendere, il Parlamento decisioni ancora più traumatiche e – forse – innovative: presto, stante l’emergenza sanitaria ancora in essere, potrebbe arrivare il giorno in cui le Camere verranno convocate ‘a distanza’ e i suoi membri, i deputati e i senatori, voteranno restando comodamente seduti a casa, via email o attraverso qualche marchingegno sotto forma di ingegnoso software che eviti loro di venire a Roma, infettarsi e di infettare altri soggetti. Una soddisfazione, post mortem, per il ‘re’ della democrazia diretta italiana, Gianroberto Casaleggio, e la sua distopia digitale…

 

coronavirus

 

Siamo ai limiti della vivibilità e del rispetto delle garanzie e libertà democratiche (a nostro modesto avviso), ma questo dice la realtà del Paese in tempi di emergenza da coronavirus, di pandemia globale. Ma prima di giudicare questo punto,  ecco il nostro racconto di quello che abbiamo visto in un giorno di ‘ordinaria follia da epidemia’, scene surreali dall’interno della Camera dei Deputati.

 

Buvette, barberia e ristoranti chiusi e relativi servizi ‘sospesi’

servizio sospeso

Servizio sospeso

 

Buvette, quella famosa dove i deputati, di solito, bevono caffè, sgranocchiano noccioline e arachidi, trangugiano panini, chiusa. Come pure è chiuso il ristorante della Camera, con un triste e laconico avviso che si limita a parlare di “servizio sospeso”. Barberia, dove i deputati (maschi) vanno a tagliarsi i capelli e rifinirsi la barba, un’istituzione in voga dall’Ottocento, chiusa. Bottigliette d’acqua ovunque, con solerti commessi che, muniti di guanti e mascherina, le cambiano appena ne bevi una.

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Bottigliette d’acqua ovunque, con solerti commessi che, muniti di guanti e mascherina, le cambiano appena ne bevi una

Servizi utili come la Posta, la Banca, la Tabaccheria – di solito sempre efficienti e molto affollati – aperti, ma semivuoti. Si entra “uno alla volta, uno alla volta, per carità”, come direbbe il ‘factotum’ della città nella nota aria lirica del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Bisogna rispettare la ‘distanza di sicurezza’, la ‘giusta distanza’, come diceva l’omonimo  film di Carlo Mazzacurati.

 

Per fumare bisogna uscire in cortile, ma in cortile fa freddo…

la panchina rossa 1

La panchina rossa di Montecitorio nel cortile posta in segno di rispetto da quando è stata varata la legge sulla violenza contro le donne

A un certo punto, appena dopo l’ora di pranzo, viene chiuso anche il lungo corridoio della sala fumatori che porta fin dentro il Transatlantico di Montecitorio, refugium peccatorum dei tabagisti.

In pratica, si può fumare – e sono tanti i deputati che fumano, le sigarette o il sigaro o la pipa – nel cortile di Montecitorio, dove si trova, mentre scrive, anche il vostro cronista, ma dove fa freddo.

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Ettore Maria Colombo, nel cortile di Montecitorio

In ogni caso, almeno il cortile, piano piano si anima. E i deputati che, a lungo, sostano, quando arrivano, alla ‘distanza di sicurezza’ (un metro e più), piano piano iniziano – pur se timidamente – ad avvicinarsi tra loro, a parlarsi, qualcuno accenna persino a goffi baci o a timide strette di mano.

 

Per mangiare bisogna uscire, ma sono pochi i posti aperti…

Il Giolitti chiuso

Lo storico bar ‘Giolitti’ è chiuso

Inoltre, non solo non si può mangiare ‘dentro’ Montecitorio – come si fa di solito, alla Buvette o al ristorante – ma neppure fuori: lo storico bar ‘Giolitti’ è chiuso, il più moderno ‘Illy Caffè’ è aperto ma serve solo caffè, molti dei ristoranti intorno alla Camera sono altrettanto chiusi causa coronavirus e ordinanze varie del governo. Molti deputati – e, anche, il vostro cronista – trovano onesto rifugio da ‘Pa’ Station’ (ristorante che si trova in Campo Marzio e dove si mangia un’ottima pasta), gestito dal figlio di Denis Verdini (presente, a sua volta, come sempre, insieme alcuni amici), Tommaso, un’oasi di cicaleccio e chiacchiere in un mare di nessuno, dove il silenzio rarefatto raggela l’intero quartiere.

Ingressi aperti, ma pochi, e accessi ridotti, contingentati

entrate contingentate

Accessi ridotti, contingentati

Ingressi aperti, quelli consueti, a partire dal portone principale, ma molto pochi e con accessi contingentati ai soli deputati e, per quanto riguarda i giornalisti, ai soci Asp, cioè ai membri della Stampa parlamentare, mentre vengono – a partire da oggi – sospesi per tutti gli altri giornalisti.

E, a ogni ingresso, dopo il controllo, storicamente più severo che negli aeroporti, degli oggetti che emettono il fatidico ‘bip’, ecco la presenza di ben due infermieri che, in tuta mimetica, guanti e mascherina, controllano la temperatura. Se è normale, o bassa, entri, se è alta, da febbre, non entri.

 

Il Transatlantico, per ore desolato e vuoto, un po’ si anima…

Beatrice Lorenzin

Beatrice Lorenzin

Dentro, corridoi vuoti, deserti, deprivati di deputati come di colleghi giornalisti, di funzionari come di commessi (presenti, a loro volta, in numero minore del solito) per l’intera mattina. Una gran tristezza. Il famoso Transatlantico di Montecitorio si anima solo a metà pomeriggio quando, finalmente, i deputati arrivano, pur se alla spicciolata e alcuni di loro – la deputata Beatrice Lorenzin, per dire, ex ministro alla Salute – con tanto di mascherina (“Ho il raffreddore” si giustifica). Non è la sola, anzi presto si inizia a vedere e a capire che sono tanti, e diversi, di ogni gruppo, partito, colore politico, i deputati e le deputate fornite di mascherina d’ordinanza. Hanno tutti paura di finire contagiati…

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

Arrivano in numero molto inferiore al solito, i deputati, la metà esatta per ogni gruppo parlamentare, senza dire della drastica esclusione di tutti coloro che provengono dalle zone infette (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Marche, Liguria) e che fa già gemere alcuni deputati ‘nordisti’ (“La Camera prende decisioni senza noi, che rappresentiamo la parte produttiva del Paese, presenti!”). Di mattina, dopo l’audizione del ministro all’Economia, Roberto Gualtieri, davanti alle commissioni economiche riunite (Gualtieri parla in video-conferenza, ma poi, per votare, viene in carne e ossa…), c’è una breve interrogazione a risposta immediata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sul tema – scottante – della rivolta nelle carceri. In altri tempi, sarebbe stato luogo di scontri epici, invece scivola via senza che nessuno se ne accorga. intanto, si avvicina il momento del voto sul bilancio. 

 

Presenti i deputati del Centro-Sud, assenti quelli del Nord

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Presenti i deputati del Centro-Sud, assenti quelli del Nord

In pratica, sono stati ammessi solo i parlamentari che rappresentano l’Italia centrale e meridionale, un vulnus – anche se sembra poca cosa, di questi tempi – alla rappresentatività piena e democratica del Paese, con una larga fetta di quest’ultimo che non vede presenti, a rappresentarlo, i suoi ‘onorevoli’ mentre si accingono a compiere un atto importantissimo: votare lo scostamento dal pareggio di bilancio, un totem intangibile che, dal 2011, fa parte della nostra Costituzione e un voto che va fatto, per legge, a maggioranza assoluta dei componenti di ogni Camera (316 deputati su 630, 161 senatori su 320). Un algido comunicato della Presidenza della Camera, cioè firmato dalla penna di Roberto Fico,  d’accordo con tutti i diversi capigruppo, stabilisce che “la discussione della Relazione presentata ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243/2012 (il pareggio di bilancio, ndr.) avrà luogo a partire dalle ore 16” – ma la modalità con cui si il tutto avviene è decisamente surreale.

 

In Aula, per il dibattito e per il voto, si entra solo a scaglioni

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L’aula (vuota) di palazzo Montecitorio

Infatti, anche se, piano piano, i deputati arrivano, possono entrare in Aula solo ‘scaglionati’, un gruppetto alla volta. Prima, verso le 17, entrano i deputati dell’M5S (118 i presenti ‘reclutati’ sui 207 componenti del gruppo). Poi è la volta di quelli del gruppo Misto (20 su 35), Italia Viva (17 su 30), Fratelli d’Italia (20 su 35), LeU (6 su 11), FI (55 su 97). Alle 17.30 è il turno dei gruppi più grandi che si ‘danno il cambio’: entrano prima 71 deputati, su 125, della Lega, e 51 esponenti del Pd su 90. Tirando le somme, dovrebbero essere,350 deputati su 630, la metà, ma saranno molti meno (332). 

 

Iniziano a formarsi piccoli crocicchi di deputati complici…

Palazzo Montecitorio Cortile donore

Palazzo Montecitorio – – – Cortile d’onore

Piano piano, si formano piccoli crocicchi fuori dall’Aula e, soprattutto, nel cortile, mai ‘animato’, nonostante il freddo, come oggi. Molti si lamentano dei collegamenti aerei e ferroviari, sospesi o bloccati. Alcuni provano con le conference call con i loro elettori o con i loro colleghi (la rete Internet, alla Camera, wi-fi compreso, funziona da sempre male). Altri chiacchierano del più e del meno, quasi come sempre, mentre alcuni hanno ancora voglia di scherzare (“Io a te non ti bacio!!!“). 

francesco boccia

Francesco Boccia

Molti deputati dem si affollano attorno al ministro alle Autonomie regionali, Francesco Boccia, che racconta ai suoi come è andato ‘davvero’ l’incontro-scontro tra Conte e Salvini-Meloni del giorno prima in questo modo: “Salvini voleva farci apparire come i ‘comunisti’ che vogliono tutelare i diritti mentre lui si preoccupa della ‘salute’ degli italiani… E’ sempre il solito, non cambierà mai…”.

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Fausto Raciti

Fausto Raciti, giovane deputato dem siciliano, raccomanda al suo ‘capo corrente’, Matteo Orfini, ex presidente del Pd, di guardarsi, su Sky, la serie tv ‘Babylon Berlin’ perché – gli spiega – “ci sono i trotzkisti, gli stalinisti, i socialdemocratici, i nazisti che si azzuffanno nella Germania del finire degli anni ’20. Vedrai che ti piacerà…” (in effetti, la stiamo vedendo anche noi: la serie è bellissima).

 

L’Aula è un palcoscenico muto e la noia regna sovrana…

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La noia- C. Chaplin

Dentro l’Aula, ma solo a metà pomeriggio e per meno di un’ora, inizia la discussione: è organizzata con l’intervento del relatore, del Governo e di un deputato per ciascun Gruppo, che non può parlare più di due minuti mentre, sugli scranni, non possono stare seduti più di cinque a gruppo. 

Mai discussione è stata più rapida, noiosa, indolore: sono tutti d’accordo e nessuno ha voglia di polemizzare, anche perché bisogna stare a un metro e rotti di distanza e anche per votare diventa tutto più semplice: si può votare anche dal banco di un altro alla faccia del Regolamento che impone di non poter mettere le proprie ‘minuzie’ (cioè le impronte digitali) al posto di quelli altrui… 

Alla fine della votazione, ‘don’t-panic’, prescrive il nuovo Regolamento da tempi di epidemia: si esce piano piano, ‘alla spicciolata’, evitando assembramenti, sia dentro che fuori dall’Aula. La noia regna sovrana, tra i deputati e  tra i giornalisti. dibattiti così soft, e così in surplace, non si ricordavano. 

 

La Camera approva, ma dei 350 precettati, 18 sono assenti

la camera approva

La camera approva (immagini di repertorio)

Il guaio, ma sembra quasi una quisquilia, è che il numero minimo, quello di 350 – era stato stabilito per assicurare la validità del voto, perché, appunto, oggi serviva la maggioranza assoluta che, come previsto, è garantita – non viene raggiunto . O meglio, la maggioranza del numero dei presenti, come era stata assicurato, c’è, ma con diverse defezioni che non fanno ben sperare per l’immediato futuro.

Il tabellone dell’Aula recita così: Presenti 332 – votanti 332 – quorum 316 – favorevoli 332 – contrari zero. Vuol dire che, anche rispetto ai 350 precettati, 18 deputati risultano renitenti alla leva’: non si sono presentati. Paura? Timori? Assenti giustificati? Chi può dirlo. La fobia, e la sindrome, da epidemia ha contagiato i Palazzi e rischia di non uscire più dai loro corpi come da quello del Paese.

 

La notizia che tutti temevano: un deputato è ‘positivo’

Claudio Pedrazzini

Claudio Pedrazzini risultato positivo

Certo, le regole stringenti e ferree, decise dalla Camera, come dal Senato, per la sua convocazione ‘a singhiozzo’ erano antecedenti, ma la notizia del giorno, quella del deputato Claudio Pedrazzini (viene da Lodi, è eletto in Forza Italia, oggi iscritto al Gruppo Misto, sotto-componente “Noi con l’Italia – Cambiamo”), che è risultato positivo al tampone, ha creato una piccola ondata di panico.

Ministero della Salute

Ministero della Salute

Il povero Pedrazzini (classe 1974, aria da bravo ragazzo), ha la sfortuna di venire da Lodi, uno dei centri dove l’emergenza sanitaria è stata forte. “Sto bene, ho solo qualche linea di febbre e qualche colpo di tosse” fa sapere il deputato. La Camera si è messa subito  in contatto con le autorità sanitarie competenti e, in base ai criteri stabiliti dal Ministero della Salute, è stato individuato il perimetro dei soggetti che possono ritenersi entrati in “contatto stretto” col parlamentare ‘positivo’.

 

Tra i parlamentari è subito scattato il timor panico…

timor panico

Tra i parlamentari è subito scattato il timor panico…

 

I deputati del Misto che siedono vicino a Pedrazzini nelle sedute dell’aula di Montecitorio sono già sotto monitoraggio e la Camera ha comunicato ai deputati interessati che per loro non era possibile partecipare alla seduta di ieri. Certo è che la notizia della positività di Pedrazzini ha innescato ansia e preoccupazione. Molti di quelli che si sono presentati sono arrivati muniti di quella mascherina che, quando la mise la deputata leghista Maria Teresa Baldini, subito seguita dal collega (disabile) Matteo Dell’Osso (FI), suscitò ilarità e scherno assai corali tra colleghi di partito e non.

MASCHERINA E GUANTI

Mascherini e guanti

Ora, invece, è tutto un preoccuparsi della ‘propria’ salute, è tutto un chiedere ai ‘colleghi’ medici o anche farmacisti, è tutto un mettere e togliere mascherine, guanti, protezioni… Il timore di molti è di essere stati ‘contagiati’ da colleghi che provengono dalle (ex) ‘zone rosse’ o persino da altre zone. 

 

Le nuove regole da ‘tempo di guerra’: il ‘voto a distanza’

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Voto a distanza

E anche se, da mercoledì prossimo, quando le Camere, una volta sola a settimana, torneranno a riunirsi, non servirà un quorum così alto e impegnativo (basterà la maggioranza semplice, il che vuol dire che i deputati presenti alle sedute saranno, oltre che una volta sola a settimana, pure di meno), come quello che serviva ieri, la Camera – e il Senato – si stanno attrezzando per i tempi di pandemia. Infatti, nonostante gli ‘uffici’, cioè gli alti funzionari che assistono il presidente Fico nello svolgere il suo compito, sono contrari perché – così fanno notare – “non esistono precedenti”, il Parlamento sta per prendere decisioni che, nella sua lunga storia, non ha mai preso, ma  possibili grazie alle ‘novità’ offerte dalle nuove tecnologie. Si tratta, appunto, del voto a distanza.

 

Ceccanti: “Dobbiamo sperimentare subito questa soluzione” 

Riccardo Magi

Riccardo Magi, deputato

Riccardo Magi, deputato dei Radicali-+ Europa, peraltro impedito nel presentarsi in aula perché è uno dei ‘compagni di banco’ di Pedrazzini, all’Adnkronos spiega: ”Bisogna aprire urgentemente una riflessione su come procedere i lavori in Aula se le cose dovessero precipitare. Bisogna trovare delle soluzioni straordinarie per consentire al Parlamento di lavorare nella pienezza dei suoi poteri, immaginando forme di dibattito e votazione a distanza, magari in streaming o videoconferenza”.

regolamento

In Giunta per il Regolamento – spiega il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti che caldeggia, insieme ad altri,  come il dem siciliano Fausto Raciti (area dei ‘Giovani Turchi’), decisioni in tal senso – se n’è già parlato e, con la scorta del parere di ottimi costituzionalisti, come Salvatore Curreri, io penso che si possa fare”. “D’altra parte – continua Ceccanti – se metà del Parlamento si ammala e non è più possibile garantire il numero legale o se bisognasse votare la fiducia a un nuovo governo, dico per ipotesi, che si potrebbe fare? Le Camere non potrebbero riunirsi, perché mancherebbe il numero legale, e il Governo sarebbe costretto a reiterare, ogni volta, i suoi decreti, modificandoli appena un poco, senza che il Parlamento possa discuterli e approvarli”.

 

La delicatezza ‘costituzionale’ del ‘voto a distanza’

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Il professor Ceccanti

Ma – chiediamo al professor Ceccanti – non verrebbe invalidato, un tale voto, dato che la sua libertà e la sua segretezza sarebbero violate o facilmente violabili? “No, – è questa la sua sicura risposta – perché grazie alle nuove tecnologie che possono garantire libertà e segretezza del voto. In ogni caso la soluzione passa tramite un accordo tra la presidenza della Camera, i suoi uffici e tutti i capigruppo e, quindi, tutti i gruppi parlamentari. Si tratterebbe, evidentemente, di votare sempre ‘sì’, mai ‘no’, causa il tema della segretezza. Il Parlamento della Catalogna, per dire, ammette il voto a distanza:chi dice che non esistono precedenti dovrà farsi una ragione del fatto che viviamo in tempi eccezionali…”.

Non ci permettiamo di dubitare delle posizioni di un così autorevole deputato e costituzionalista, ma dissentiamo. Di fatto, saremmo davanti a un Parlamento, cuore della democrazia rappresentativa del nostro Paese, deprivato delle sue funzioni essenziali. Un guscio vuoto dove non si deciderà più nulla, costretto a dire tanti ‘sì’ in successione e che, se verrà ammesso il voto a distanza, non potrà che ratificare, senza fiatare, tutte le scelte del governo. Una cosa del genere non si era mai vista e forse mai si vedrà. Ne risentiranno le libertà e le garanzie costituzionali. Ma questo è solo il parere, spassionato, di un umile cronista. Deputati e costituzionalisti ne sanno, sul punto, molto più di noi. 

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2020 sulle pagine del sito di notizie Tiscali.it