“Tutti contro Conte”: industriali, governatori e peones di Montecitorio dove vige la ‘legge del cestino’

“Tutti contro Conte”: industriali, governatori e peones di Montecitorio dove vige la ‘legge del cestino’

17 Aprile 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

“Tutti contro Conte”. Industriali, governatori del Nord e peones del Parlamento accerchiano governo e premier. Intanto, a Montecitorio, vige la “legge del cestino”…

 

tutti contro conte

Tutti contro Conte

 La ‘rivolta’ dei governatori contro lo Stato ‘centrale’

 Ieri, sui giornali e in tv, come sui social, l’impressione era quella di un Paese non spaccato ‘in due’ (Nord contro Sud), e neppure in tre (Nord, Centro e Sud), ma andato, ormai, in mille pezzi, con governatori – sceriffi del Nord (Fontana, Zaia, Cirio) come del Sud (De Luca, Emiliano, Musumeci) che si mettono in aperta e totale ‘ribellione’ rispetto alle decisioni e le scelte del governo nazionale sulle riaperture mentre solo alcuni – e neppure tutti – governatori di fede democrat (Zingaretti, Bonaccini, Rossi) che cercano, disperatamente, di mediare tra le esigenze dei ‘loro’ cittadini e le direttive dello stato centrale (unitario?).

sabino cassese

Il giurista Sabino Cassese

In vista del 4 maggio, infatti, gli italiani delle varie Regioni (Regioni, non ‘Nazioni’ autonome e manco ‘stati federali’!) non hanno ancora capito se, dove, come e quando i loro ‘governatori’ (come dice il giurista Sabino Cassese, “sono semplice presidenti di regione, anche se eletti in via diretta, non ‘sovrani’, sarebbe ora di tornare a chiamarli così…”) avranno il potere, il diritto, le capacità e l’intelligenza di ‘aprire’ i territori, facendo decadere di fatto il lockdown deciso dal governo, cioè – fino a prova contraria – una legge statale che ha la ‘preminenza’ su una legge regionale.

 

Il Nord spinge forte per ripartire subito, ma il governo frena

Il giorno dopo la richiesta della Lombardia, che ha aperto la stalla da cui sono scappati quasi tutti i buoni, da Nord a Sud si allunga, infatti, la lista delle Regioni che chiede di accelerare l’uscita dal lockdown che sta sì – secondo loro – aiutando a contenere l’epidemia del coronavirus ma che rischia di paralizzare il Paese fino a uno stato irreversibile.

istituto superiore sanità

Istituto superiore di sanità

Mentre l’Istituto superiore di sanità avverte che l’immunità di gregge “è ancora lontana” e predica cautela, dal Piemonte alla Sicilia i governatori propongono la loro ricetta e mettono in campo le loro task force, provocando più di qualche malumore sia nel governo sia tra gli esperti chiamati a Palazzo Chigi sotto la guida di Vittorio Colao – che si collega, graziosamente, da Londra, dove si trova… – per elaborare linee guida per l’uscita dalla fase più acuta dell’emergenza. Una delle ipotesi, spiega Fabrizio Starace, psichiatra del Consiglio superiore di sanità e componente della task force, è quella di aperture differenziate tenendo conto delle caratteristiche dei vari territori.

Fabrizio Starace

Fabrizio Starace, psichiatra del Consiglio superiore di sanità

Ma la sua è l’unica voce che si leva in una giornata in cui era attesa una nuova riunione degli esperti che non è sinora mai arrivata: la verità è che la task force, insediata da troppo poco, ancora non è pronta a fornire le prime indicazioni all’esecutivo – inizialmente si era ipotizzato entro questo fine settimana – e non si è nemmeno più riunita in plenaria, dopo la videoconferenza del giorno di Pasquetta. Certo, ci si è divisi in vari sottogruppi e alcuni compiti sarebbero stati assegnati anche a singoli componenti (17 membri, un po’ troppi, forse), ma una plenaria era attesa nel pomeriggio di ieri e invece è stata rinviata. Il manager bresciano avrebbe comunque intensificato i contatti con il comitato tecnico-scientifico e con il commissario Domenico Arcuri, oltre che col capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

 

Le task force del governo iniziano a essere un po’ troppe
e, in ogni caso, i 5Stelle le vivono male, specie per Colao

Ministro paola pisano

Il ministro all’Innovazione Pisano contro le fake news

Ma se le task force iniziano ad essere troppe (c’è quella tecnico-scientifica, quella del ministro all’Innovazione Pisano contro le fake news, quella di palazzo Chigi sull’economia, ora quella di Colao…), è anche vero che i temi sul tavolo sono tantissimi, dagli approvvigionamenti di protezioni individuali al nuovo regime da imporre per rispondere alle necessità del sistema sanitario, necessità ma molto lontane dalle esigenze di mascherine quotidiane se tutti gli italiani dovessero rientrare tutti al lavoro. Insomma, se si decidesse di rendere la mascherina obbligatoria per tutti, prima di uscire di casa – come già sta accadendo in alcune Regioni – il fabbisogno crescerebbe a dismisura e di sicuro non si sarebbe pronti a inizio maggio.

 

Arriva la app ‘anti-contagio’: si chiamerà ‘Immuni’…

app immuni

Immuni la nuova App

Arcuri e Colao hanno discusso anche dei possibili metodi di tracciamento attraverso app anti-contagio che, ha detto poi Arcuri in tv, sarà volontaria e verrà sperimentata in “alcune regioni pilota” (l’ordinanza è stata firmata ieri sera: l’app si chiamerà “Immuni” e sarà operativa dal 4 maggio: qui un articolo di Repubblica.it che ne parla.
E qui se desiderate potete scaricare l’ordinanza per intero la “covid-app” firmata da Arcuri.
Mentre i test sierologici su un campione di 150mila persone inizieranno sempre a inizio maggio. C’è poi il grande nodo degli spostamenti e delle regole con cui riorganizzare l’accesso agli esercizi commerciali, dai negozi a bar e ristoranti, per consentire un rientro in sicurezza dei cittadini alla ‘nuova’ normalità.

 

L’attivismo frenetico e scoordinato dei ‘governatori’ d’Italia

conte colao

Conte teme ‘l’ombra’ di Colao

Ma la Task force di Colao – i pentastellati lo marcano a vista, con i loro uomini infilati nel comitato e non se ne fidano per nulla, ma anche Conte teme ‘l’ombra’ di Colao – al momento è in stand by, anche a causa dell’iperattivismo dei governatori: accanto al lombardo Attilio Fontana si schierano, seppur con accenti diversi, il Piemonte di Cirio e il Veneto di Zaia ma anche la Sicilia che, forte proprio del suo ‘isolamento’ naturale, chiede a sua volta di ripartire, come pure il piccolo Molise di Toma, il quale contrabbanda sui grandi giornali stile Corriere della Sera di avere ‘sconfitto’ il virus portando i contagi a zero grazie alle virtù dei molisani, ma è falso (i contagiati sono più 257, gli attualmente positivi 202, su soli 316 mila abitanti!).

francesco boccia

Francesco Boccia

Il presidente della Lombardia si dice pronto a dialogare con il governo e annuncia che nel weekend inizieranno i lavori di una (ulteriore) cabina di regia con il ministro Francesco Boccia e i rappresentanti degli enti locali proprio per “discutere di quelle che possono essere le modalità di riapertura”. A quel tavolo Fontana porterà la sua proposta ad esempio di spalmare il lavoro non su 5 ma su 7 giorni settimanali per evitare congestionamenti dei mezzi pubblici in orari di punta. Invece, il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, prepara la distribuzione di 5 milioni di mascherine in tessuto multiuso ai suoi concittadini prima di introdurre l’obbligo. L’andamento in ordine sparso delle Regioni non preoccupa solo Boccia – finora unico, vero, ministro ‘argine’ alle follie secessioniste delle regioni leghiste del Nord come quelle dem del Sud – ma agita anche la maggioranza.

stefano buffagni

Stefano Buffagni

Infatti, il viceministro M5S Stefano Buffagni torna in affondo contro la Lombardia e chiede a Fontana di “non seguire gli annunci di Salvini” ma di sedersi con il governo a “lavorare in modo serio”, mentre il Pd, con lo stesso governatore del Lazio-segretario, Zingaretti, si oppone a soluzioni a macchia di leopardo e chiede un intervento nazionale del governo, anche perché ha le orecchie dritte e messe ‘bene a terra’, come direbbe Bersani: “così può saltare l’unità nazionale.

 

Sindacati preoccupatissimi e Confindustria contro tutti

Carlo bonomi confindustria

Il neo presidente designato, il lombardo Carlo Bonomi

Preoccupatissimi anche i sindacati che hanno chiesto un nuovo incontro al premier per essere coinvolti nella preparazione della fase 2, invocando una “regia nazionale” sulla sicurezza dei lavoratori e il rispetto alla lettera del protocollo siglato a metà marzo, da accompagnare con “sostegni legislativi” che, per ora, non si vedono proprio. Intanto, la nuova Confindustria, con il neo presidente designato, il lombardo Carlo Bonomi, già numero uno della potente Assolombarda e che subentrerà a Vincenzo Boccia, bacchetta un po’ tutti. Tira bordate alla politica che “non sa dove andare” per sconfiggere il virus, attacca il governo per i ritardi e la proliferazione delle task force, ma non loda, a modello di riapertura, quello di Fontana.

 

Le crepe dentro i 5Stelle e i malumori contro Conte

Crepe M5S

La verità è che, se la fase emergenziale ha visto il “tutti con Conte”, la programmazione dell’uscita ha scavato solchi e creato crepe e sta mettendo in scena il “tutti contro Conte”. L’incertezza che avvolge quali attività produttive verranno sbloccate, il 4 maggio, diventa malmostosità polemica, specie dentro la pancia dei 5Stelle come racconta, da par suo, quando parla di M5S, e non solo, il giornalista dell’Huffington Post Pietro Salvadori  (qui l’articolo in formato integrale la cui fonte pentastellata spiega: “Manca totalmente un progetto di riapertura. La paura del premier non è un nuovo contagio. Fa errori perché non ha un piano”. Dopo il Mes, un altro fronte di crepe, rancori e dissapori tra il ‘partito di riferimento della maggioranza’, come amava dire del suo M5S Di Maio, echeggiando la Dc, e un presidente del Consiglio sempre più solo e isolato. E in molti non hanno visto come casuali le parole di Luigi Di Maio che, ieri, in audizione, glissa sul Mes, ma spiega che “Con la fretta di ripartire si rischia di richiudere”.

Di MAio

Luigi Di Maio

Fonti di Palazzo Chigi fanno trapelare “stupore” rispetto all’offensiva leghista dei governatori, alla cui testa si è messo Salvini gridando “il 4 riapriamo tutto e subito”.

Certo, la Lega e i suoi governatori peccano di incoerenza, come fa notare anche il Pd, perché fino a ieri volevano ‘chiudere tutto’ e ora ‘aprire tutto’ ma sono tanti gli esponenti 5 Stelle d’accordo con l’offensiva leghista. E così la pressione sulla presidenza del Consiglio è fortissima.

 

La pressione su Conte è fortissima. “L’effetto Bonomi”

Conte Bonomi

Il premier Conte e Bonomi

L’effetto Bonomi”, lo chiamano in maggioranza. La designazione di Carlo Bonomi alla presidenza di Confindustria è sicuramente una palla di piombo per Conte perché l’attuale capo di Assolombarda, la potentissima filiale meneghina dell’associazione degli industriali, ha una linea molto più battagliera di Vincenzo Boccia. Del resto, nelle ore che hanno preceduto l’approvazione del dpcm del 3 maggio, al governo era definitivamente maturata la convinzione che il presidente uscente non tenesse più i suoi, causa la mole impressionante di richieste pressanti indirizzate al ministero dello Sviluppo economico, e tutte in ordine sparso, da parte degli imprenditori del Nord. E se linea di Boccia è stata sempre conciliante con le mosse del governo, Bonomi si presenta così: “Non abbiamo indagini a cluster sui contagi, non abbiamo mascherine distribuite in massa, non abbiamo tamponature a tappeto, non abbiamo test sierologici e tecnologie di contact tracing”.

ko

Un ko al volto contro l’impreparazione e l’improvvisazione con la quale il governo si sta avvicinando alla fase 2. Se non fosse chiaro,Bonomi rincara la dose: “I comitati di tecnici non possono essere uno scudo dietro cui nascondersi per rinviare le decisioni”. Ma se Bonomi non può essere tacciato di ‘filo-leghismo’ (ha criticato pure Fontana e il modello Lombardia che tanti imbarazzi crea a Salvini: è chiaro che è un modello che fa acqua da tutte le parti), gli industriali non possono accettare che, arrivati a oggi, non si sappia ancora se e quali filiere ripartiranno, con quelli gli nord in fortissimo pressing sui settori tessili e dell’acciaio.

 

Da “tutti con Conte” al “tutti contro Conte”. Sarà la fase due?

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Giuseppe Conte

In ogni caso, il cambio di clima, a Palazzo, lo si registra molto meglio scendendo ‘pe’ li rami’ e andando a cogliere gli umori e soprattutto i malumori di molti parlamentari. Non solo quelli dei 5 Stelle, ma di quasi tutti i partiti, dal Pd – sempre più insofferente verso il ‘suo’ premier – a Iv, che non vede l’ora di toglierlo da dove l’ha messo Renzi, con la sola eccezione di LeU che difende Conte allo stremo.

Winston Churchill and General Charles de Gaulle walk down the Avenue des Champs Elysee duirng the French Armistice Day parade in Paris 11 November 1944. BU1292

Winston Churchill and General Charles de Gaulle walk down the Avenue des Champs-Elysee duirng the French Armistice Day parade in Paris, 11 November 1944

La verità è che si sta rapidamente passando, dentro i Palazzi come nel Paese, dalla ‘fase uno’, quella da ‘tutti con Conte’ – paragonato, tra gli imbarazzi delle povere salme citate, ora a Churchill e ora a De Gaulle, oppure a de Gasperi, al “tutti contro Conte”. Renzi, come si sa, non vede l’ora di disarcionarlo e dare vita a un governissimo a guida Draghi. Salvini gliel’ha giurata, come pure la Meloni, specie dopo che il premier li ha attaccati a muso duro, davanti a tutti gli italiani, sul Mes, dando loro, in pratica, dei ‘traditori’ della Patria.Lega – , in parte, FdI, ma non FI, dentro cui, anzi, Berlusconi spinge per un’apertura di credito al governo – annunciano un ostruzionismo “durissimo” sul Cura Italia (la prossima settimana c’è il voto finale alla Camera, il 21, cioè il giorno prima dell’informativa di Conte sul Mes), poi sul dl liquidità e infine, soprattutto, sul nuovo e necessario voto sullo scostamento dal pareggio di bilancio, il 24 aprile.

mattarella firma

Il presidente Mattarella firma il decreto cura-italia

Voto che, essendo previsto in Costituzione, reca obbligo di ottenere la maggioranza assoluta dei componenti di ognuna delle due Camere (316 su 630 e 161 su 320): non basterà la maggioranza semplice dei votanti. In un Parlamento dove vige il ‘distanziamento sociale’ e prevista, per Regolamento, la presenza della metà semplice di deputati e senatori in modo da ‘tenere’ il numero legale, se un partito (Lega, FdI) si mette a fare vero ostruzionismo, sia in commissione che in Aula, per il governo come per la sua maggioranza, sarebbero davvero guai molto grossi. 

 

Le modalità di voto mettono a rischio la tenuta del governo 

voto telematico

Voto telematico

Altro motivo per cui l’ostilità dei 5Stelle e di parte del Pd a strumenti come voto a distanza (per le commissioni, però, si fa senza problemi) o la commissione speciale avanzati da un pacchetto di mischia di deputati come Magi, Ceccanti, Baldino, Brescia, etc., trasversali a tutti i partiti, è il classico caso del Signore che acceca chi vuol perdere…

Mario Draghi

Mario Draghi

Ma tutto questo muoversi, sbracciarsi e farsi notare, dove e a cosa potrebbe portare? Al governissimo Draghi, per molti, a nuove – ipotetiche e difficilissime – elezioni anticipate, per altri (lo si inizia a sperare, per esempio, al Nazareno…) e, in ogni caso, alla fine traumatica del governo Conte bis per quasi, praticamente tutti, i detrattori, ma ormai anche per gli stessi – assai pochi – estimatori.

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Palazzo Montecitorio. Portone d’ingresso della Camera dei Deputati.

Siamo andati a farci un giro a Montecitorio, dove ieri c’erano diverse e importanti audizioni di vari ministri che rispondevano a interpellanze e interrogazioni per capire “che aria tira”. E l’aria, per il governo Conte, non è buona.

 

Alla Camera, tra un panino e l’altro, si sogna Draghi…

draghi berlusconi

Draghi e Berlusconi

Draghi? Ah, certo, se venisse Draghi… Mica possiamo andare avanti con questi qua, con Conte… E’ un disastro. Meno male che Silvio (Berlusconi, ndr.) ha le idee chiare: vuole il Mes e vuole il governissimo, e ha ragione! Ma ti rendi conto che non rispondono neanche alle nostre interrogazioni, i ministri, perché non sanno cosa dire o dicono cose che non stanno né in cielo né in terra perché, come la Catalfo, al massimo hanno la quinta elementare?!” – dice il deputato, anche un po’ anzianotto, ma vivacissimo, e simpaticissimo, di Forza Italia assiso su un trespolo del cortile d’onore, cioè il giardino, di palazzo Montecitorio, mentre addenta, famelico, il panino d’ordinanza della Camera (li paga il contribuente, li fornisce una mensa).

nunzia catalfo

Nunzia Catalfo

Guarda che la Catalfo non ha neanche quella, di licenza, lavorava in un call center, l’hanno presa da lì”, ridacchia di rimando un suo collega di estrema destra, cioè di Fratelli d’Italia, che però aggiunge subito: “Draghi, dici? Noi, noi a Draghi siamo contrari, come FdI, però sarebbe proprio ora che Conte si tolga dagli zebedei… E scusami, se bofonchio, ma sto mangiando laschiscietta’ (in milanese la misera fetta di salame che veniva data agli operai dal padrone, così misera che era ‘schiscia’, cioè poca, ndr.) che ci ha dato la Camera…”. Il capogruppo di LeU, Federico Fornaro, gran sostenitore di ‘questo’ governo e del suo ‘pupillo’, il ministro Speranza, preferisce glissare su Draghi e partire, lancia in testa, in Aula e tv, “contro le ordinanze delle regioni del Nord che fanno come gli pare, ma così è un casino, non se ne esce, ci vuole ordine, e le Regioni hanno l’autonomia, va bene, ma devono rispettare la Costituzione e i governatori non sono mica i governatori degli Usa e il nostro non è uno Stato federale, cacchio!”.

Federico Fornaro

Federico Fornaro

Anche Fornaro lo intercettiamo seduto su una panchina del cortile d’onore mentre mangia, a sua volta, il ‘cestino’ fornitogli dalla Camera dei Deputati (due panini, collosi e miseri, un frutto, bottiglia d’acqua), ma mette le mani avanti: “Tanto lo so che tu, che devi pur campare, scriverai che stiamo qui a mangiare i panini della Camera, quindi ti segnalo che li paghiamo di tasca nostra, non li regalano!”. “Io me lo sono portato da casa e il mio è più buono!” gli ribatte sornione il capogruppo di Sel, Nicola Fratoianni (ai tempi del glorioso Prc anche detto “il bel Fratoianni”).

 

Sinistra, radicali e cattolici vogliono far sbarcare i migranti
e regolarizzare i lavoratori stranieri irregolari… Utopia?

Erasmo Palazzotto LeU

Erasmo Palazzotto (LeU)

Erasmo Palazzotto (LeU) tra una dichiarazione e l’altra alle agenzie a favore dello “sbarco immediato” dei migranti che si trovano sulla nave ‘Alan Kurdi’ al largo dell’Italia (Palazzotto è, con Fratoianni e tutta Sel, l’ideatore e anche l’organizzatore della prima nave ong italica, Mediterranea), con una mano benedice la campagna della comunità di Sant’Egidio che, via i suoi alfieri ‘laici’ Mario Giro e Mario Marazziti, chiede la regolarizzazione di ‘tutti’ gli immigrati italiani “perché tengono in piedi il nostro sistema contributivo, l’Inps, e per renderli immuni al Covid19” e, con l’altra, propone il ‘reddito universale’ per tutti, ma proprio tutti, i cittadini italiani. Con quali soldi?

stefano fassina

Fassina Stefano

La risposta la dà Stefano Fassina, altro sinistro-sinistro: “Facciamo stampare soldi alla Bce e abbiamo fatto”. Già, fosse facile. “Certo, se ci fosse Mario Draghi, alla guida del governo, invece di questi ‘scappati di casa’, come li chiama Renzi”, sospira Riccardo Magi, deputato di Più Europa, alto, giovane e pieno di (belle) speranze per una Politica ‘alta’ che non esiste più, il quale – a sua volta, da ‘super-laico’ – ha investito sempre la povera Catalfo di cotanta interrogazione per chiederle di provvedere a quello che chiedono i deputati di SeL e la cattolicissima Sant’Egidio: “la regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri irregolari, mezzo milione di fantasma che sfuggono a ogni tampone!”.

sant egidio

Comunità Sant’Egidio

See, vagliela a dire una cosa del genere, agli italiani! Salvini prende il 51% dei consensi in un giorno solo!” sbotta non il deputato ‘fascio’, o leghista, ma un democrat, che aggiunge: “Conte ha capito che o sposava la nostra linea o andava a sbattere. La pazienza di Zingaretti e di tutti noi non è eterna. Se vuole vivere deve venire sotto la nostra ala e allearsi con noi, mollando i Cinque Stelle, altrimenti anche a noi non conviene più di tanto sostenerlo, meglio fare un governissimo guidato da DraghiColao”.

il leghista Giulio Centemero

Il leghista Giulio Centemero

I Cinque Stelle, per ora, preferiscono restare guardinghi. I leghisti, invece, parlano di “una nuova speculazione pronta a colpire l’Italia e buttarci al tappeto come già nel 2011, se non ci doteremo di un vero governo, un governo forte” (e, ovviamente, pensano proprio e sempre a lui, a Draghi, ndr.) come dice uno dei più ascoltati consiglieri di Salvini, il leghista mite Giulio Centemero, esperto anche di editoria.

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Ylenja Lucaselli

Tema – quello della speculazione internazionale dei mercati – evocato da Lupi nella citata intervista a QN e dalla deputata di FdI, Ylenja Lucaselli, che a Formiche.net dice: “noi offriamo la nostra disponibilità a lavorare per contrastare il dumping fiscale di Paesi come l’Olanda e invita il governo a lasciare le scorciatoie dei voti di fiducia e delle task force a favore del confronto in Parlamento con l’obiettivo di riportare imprese e capitali in Italia” (il testo completo dell’intervista all’on. Lucaselli

 

La voglia di un nuovo governo ormai è un’ossessione

maurizio lupi

Maurizio Lupi

Ed ecco che, appunto, tornava, anche ieri, alla Camera, il ‘tormentone’ del governo – o meglio, ‘governissimo’ – che potrebbe essere, a breve, in Italia o che, invece, mai sarà.

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Pierferdinando Casini

Apertamente, a favore di un ‘governo di unità nazionale’ si schiera, in un’intervista che uscirà oggi su Qn, il deputato di Noi Con l’Italia, Maurizio Lupi (ex ministro nel governo Letta, l’ultimo governissimo nato in Italia). Lupi chiede di “fare presto, prestissimo, per farlo, con Conte, se ne ha il coraggio, con Draghi o con Colao, se ci stanno”. Identiche parole a quelle usate, due giorni fa, sempre su Qn, da Pierferdinando Casini o, in varie occasioni, da Renzi.

 

La verità, però, è anche che il deputato peone si annoia…

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Il deputato peone si annoia

Subito dopo la pausa pranzo, intanto, ecco scattare i baci e gli abbracci tra onorevoli deputati di estrema destra (FdI) con quelli di estrema sinistra: Walter Rizzetto (FdI), per dire, si saluta calorosamente con Rossella Muroni (LeU) mentre quelli di Iv si intrattengono con i ‘parenti/serpenti’ del Pd come se non si fossero mai lasciati o come se fossero rimasti tutti entusiasticamente amici. 

Mario Draghi

Super Mario Draghi

La verità è che il deputato medio – tra una chiacchiera su “dove andremo al mare quest’estate e se ci potremo andare” e un panino mangiato a spizzichi e bocconi – agogna, ansima e aspira a che ‘SuperMario’ Draghi arrivi e presto. Il deputato medio, però, intendiamo, e cioè il peone, il che vuol dire ancor meno che soldato semplice: infatti, il modo di dire dispregiativo – peone – viene dai ‘peones’, indiani e meticci che, nelle Americhe delle grandi fazendas dei conquistadores, erano i servi della gleba.

la legge del cestino

La ‘legge del cestino’: il panino e la bibita non si negano a nessuno.

Deputato medio che, in fondo, si annoia anche tanto, povero, in una Montecitorio riscaldata da un tiepido sole, e Camera ‘bassa’ del Parlamento dove oggi vige la ‘legge del cestino’: il panino e la bibita non si negano a nessuno.

 


 

NB: Articolo solo in parte pubblicato il 18 aprile 2020 sul sito di notizie Tiscalinews.it