“Signori si mangia!”. Riapre il ristorante di Montecitorio, ma per parlare in Aula serve la mascherina

“Signori si mangia!”. Riapre il ristorante di Montecitorio, ma per parlare in Aula serve la mascherina

23 Aprile 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

“Signori, si mangia!”. Riaprono i ristoranti di Montecitorio.

obbligo di mascherine

Obbligo di mascherine

La gioia dei deputati è incontenibile. La normalità della vita parlamentare, ormai, è a un passo, ostruzionismo compreso. Peccato solo per l’obbligo di parlare in guanti e mascherina…

 

NB: questo articolo è un supplemento alle mie fatiche quotidiane e viene pubblicato in originale e in esclusiva per i miei ’25 lettori’ sul mio blog alle 16 ca. del 23 aprile 2020

“Riapre il ristoranteeee!”. Basta poco per far felice un deputato. Un take Ansa riporta la gioia a Montecitorio

Buvette Camera

La Buvette alla Camera

 

Evvai‼! Bella fraté! Batti il cinque‼!”. La gioia del deputato – romano, romanissimo, e piddino, piddissimo – è incontenibile. Que pasa? La maggioranza ha aggirato l’ostruzionismo dell’opposizione? Buone notizie da Bruxelles? Il premier o i ministri ne hanno fatta una giusta? Il dl Cura Italia, oggi all’esame della Camera dei Deputati via voto di fiducia che si terrà non prima di sera, ha ricevuto entusiastici consensi da parte dei cittadini sui social? La squadra del cuore ha segnato un goal da record?

francesco bongarrà

Francesco Bongarrà

Macché. A parte il fatto che, come si sa, il calcio è fermo, la ‘notizia’ è un’altra. La offre – in un take di agenzia letto con più avidità di quelli che riguardano le decisioni del governo e le parole del premier sulle riaperture (totali, dal 4 maggio, e parziali, dal 27 aprile) o sulle decisioni del Consiglio Ue – lo storico cronista parlamentare dell’Ansa Francesco (detto da tutti ‘Ciccio’, in quanto palermitano) Bongarrà: da oggi riapre il ristorante e la mensa della Camera dei Deputati.

giacomo leopardi quiete tempesta

Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta

Ma leggiamo la notizia che, oggi, deputati di ogni colore si passavano di cellulare in cellulare, di voce in voce, in un tripudio generale da ‘odo augelli far festa’: Il ristorante dei deputati e la mensa di Montecitorio riapriranno domani (cioè oggi, ndr.) per i soli membri in carica della Camera. E’ stato comunicato ai deputati dall’amministrazione della Camera. Chiuse, per lockdown, le porte della mensa al piano interrato e del ristorante al piano basamentale di Montecitorio, entrambe riapriranno oggi alle 12.15. Verranno serviti ‘vassoi già predisposti senza possibilità di modifiche tranne che per intolleranze alimentari’ che andranno preventivamente comunicate dai deputati. L’accesso sarà in due turni, per ordine alfabetico.

Nel centro di Roma, del resto, vige ancora il lockdown…

Lock Down in Italia

Lock Down in Italia

Morale, la ristorazione interna della Camera riprende ‘a tutta callara’, come si dice a Roma. Del resto, per il nostro povero deputato la vita era diventata grama. Causa lockdown, non solo la Buvette, i bar dei dipendenti e i due ristoranti interni erano, da due mesi, rigorosamente chiusi. Ma anche i ristoranti esterni – quelli molto cari e anche quelli meno cari dove i deputati si intronano, felici e pasciuti, a mangiare quando pernottano a Roma, stremati come sono dalle fatiche del lavoro parlamentare (due/tre mezze giornate, se va bene, roba che manco un operaio in fonderia, poveri) – erano, ovviamente, tutti sbarrati. Certo, qualche Deliveroo girava e gira, qualche pizzeria pubblicizza, con foglietti affissi ai locali chiusi, le mirabilie delle proprie pizze da asporto (di solito trattasi di solenni fregature).

pa station

Pastation.eu

E qualche ristorante dove si mangia assai bene, come “Pa’ Station” del figlio di Denis Verdini, Tommaso, fa un ottimo take away anche in tempo di lockdown mentre diverse panetterie, quelle che ancora sopravvivono, nel centro storico di Roma, fanno affari d’oro, di questi tempi.

alfonso raimo

Alfonso Raimo

Mediamente la scena – assai triste – che si parava davanti ai pochi cronisti presenti (oltre al sottoscritto, ci sono, fissi, Alfonso Raimo della Dire e Ciccio Bongarrà dell’Ansa) era ed è stato, almeno fino a ieri, quella del ‘cestino’, subito ribattezzata, dai cronisti, “l’amara legge del cestino”…

 

Per mesi si è andati avanti con la ‘legge del cestino’

Fornaro_Federico_LeU

Il capogruppo di LeU alla Camera, Federico Fornaro

Due panini (nulla di che, anche malamente assortiti), un frutto (di solito un arancio) e una bottiglietta d’acqua: “questo è tutto” sospirava, giorni fa, il capogruppo di LeU, Federico Fornaro, specificando che il ‘cestino’ che la Camera dei Deputati fornisce agli onorevoli accorsi a Roma, in questi ultimi due mesi, per dibattere e votare, nonostante il lockdown, assicurando così la continuità dei loro servigi alla Nazione “ce lo paghiamo di tasca nostra, e ci costa ben 5 euro, ma fa schifo”, ma altri sostengono, invece, che “ce li paga Fico, cioè la Camera, i cestini”.

Mangiare panini

I deputati, mangiano panini

 

Com’è, come non è, la scena era diventata surreale, straniante e, a tratti, pietosa. Onorevoli sui divanetti o in cortile che, con occhiate furtive, si assicuravano di non essere troppo visti dai colleghi per addentare, famelici, il contenuto del ‘cestino’, per quanto scarno potesse essere.

Stefania Prestigiacomo

Stefania Prestigiacomo

Certo, due belle ed eleganti onorevoli come le siciliane Stefania Prestigiacomo (ex avvocato di Siracusa) e Giusi Bartolozzi (magistrato in aspettativa di Palermo), bionde e serafiche, mangiano il loro ‘cestino’ con classe sopraffina e assoluta nonchalance, ma i loro colleghi maschi – di tutti i partiti – non hanno eguali virtù. Insomma, la Camera, per una questione di ‘decoro’ dell’Istituzione ha deciso che era meglio fare uno sforzo e ‘riaprire’ – in sicurezza, ovvio – il ristorante interno dei deputati e la mensa dei dipendenti. 

Giusi Bartolozzi

Giusi Bartolozzi

I due ristoranti interni riservati a onorevoli e dipendenti

la Buvette

Interno della Buvette

Va qui specificato che, appunto, i ristoranti interni sono due. Quello ‘fico’, a piano terra, dove possono andare a mangiare gli onorevoli attuali, i loro ‘ospiti’, gli ex deputati, ma volendo anche i senatori e gli ex senatori, più (ultimi ma non ultimi, dati i lauti stipendi che guadagnano) gli alti funzionari della Camera, e, va detto, anche i giornalisti parlamentari iscritti all’Asp, i quali sono obbligati a esibire il loro tesserino che è di colore blu.

ristorante camera

Tavoli apparecchiati alla Camera

Ma riapre pure il ristorante interno meno ‘fico’, posto al piano meno uno, quello dei dipendenti e dei funzionari, degli addetti stampa e dei collaboratori parlamentari, di solito distinguibili dalla massa informe dei parlamentari perché obbligati a girare con un cartellino di colore ‘rosso’. Solo che, al secondo, la mensa, si mangia molto meglio e, a differenza del primo, i prezzi sono contenuti, calmierati…

La notizia, in ogni caso, provoca ondate di emozioni a catena: i deputati, finalmente, sorridono, si danno ‘di gomito’ – come si usa salutarsi, ai tempi del coronavirus – e si riversano nei suddetti ristoranti, pur dovendo rispettare – come è ovvio – il distanziamento sociale e le misure igieniche e sanitarie predisposte dall’ufficio di Presidenza: si entra in pochi, si mangiano vassoi preconfezionati, etc. Insomma, i pasti serviti come fanno le hostess in aereo: vassoio uguale per tutti e cellofanato, per la serie “o mangi questa minestra o salti dalla finestra”, dicevano le nonne…

vassoio uguale per tutti

Vassoio uguale per tutti

Insomma, i deputati non potevano continuare a reggere con due panini al giorno distribuiti in busta a un tavolo della buvette (chiusa) e al costo di 5 euro. Così, già da questa settimana i parlamentari potranno tornare al loro ristorante, ma senza accedere al servizio ordinazioni. Dovranno accontentarsi di un vassoio cellofanato con pranzo preparato e uguale per tutti, salvo le prescrizioni alimentari per particolari esigenze (celiaci, diabetici, etc.). Lo consumeranno uno per tavolo, niente chiacchiere, si mangia e si va via. Il vassoio sarà fornito anche ai dipendenti del Palazzo (la metà in servizio da casa in smart working), ma dovranno farlo dalle ‘postazioni’, in ufficio.

 

I notevoli disagi per trasporti e alloggio, oltre quelli del vitto

Paola De Micheli

Paola De Micheli

Del resto, la vita del deputato in tempi di coronavirus, era ed è già grama di suo. C’è il problema dei trasporti, per dire: “Per fare Roma-Firenze a/r ci vogliono cinque ore di treno come per andare a New York, maledetta quella comunista della De Micheli!” (ministra alle Infrastrutture, ndr., accusata di non voler semplificare la vita sui treni), sbotta una senatrice renziana intercettata a fare la fila davanti all’ottimo panificio che si trova via della Scrofa.

Anche il pernotto, per chi non ha casa o si appoggiava in B&B vari e assortiti, per non dire di hotel, di lusso e non, è diventato una delle sette fatiche di Ercole, una sorta di Forche caudine a loop, senza soluzione di continuità.

Erasmo Palazzotto

E se i deputati di sinistra-sinistra come Erasmo Palazzotto hanno risolto il problema vivendo ‘in comune’ con altri deputati ‘compagni’ (De Cristofaro, Fratoianni, Scotto, etc.) nella speranzosa attesa di potersi rimettere a cercare casa, per tutti gli altri, dai palati più esigenti, dormire a Roma, se non si è dotati di abitazione privata, è diventato un guaio.

 

Da oggi scatta pure la mascherina obbligatoria per tutti

mascherina coronavirus

Da oggi scatta pure la mascherina obbligatoria per tutti

Inoltre, da oggi vige, dentro l’aula, nel Transatlantico e in tutti i corridoi e i piani del Palazzo quell’obbligo a girare in guanti e mascherina che, finora, è stato in parte disatteso. Cortesi e solerti, gli arcigni commessi del Palazzo forniscono del necessaire i deputati, i giornalisti e i dipendenti che, eventualmente, ne fossero sprovvisti.

Raffaele Volpi

Raffaele Volpi

Mascherine obbligatorie, infatti, da oggi alla Camera, anche per i ministri e i parlamentari che prenderanno la parola. “Vorrei sapere se queste benedette mascherine le dobbiamo tenere solo noi, perché vedo che il presidente del Consiglio e i ministri al banco del governo non ne usano affatto. E siccome parlo con fatica, che si fa?” aveva sollevato il caso, l’altro ieri, in piena seduta a Montecitorio, il leghista Raffaele Volpi, presidente del Copasir, rivolto al presidente Roberto Fico.

carmelol lopapa

Carmelo Lo Papa

Ventiquattr’ore dopo il caso è stato risolto dall’Ufficio di presidenza della Camera su proposta del collegio dei questori. “L’aula e le commissioni d’ora in poi saranno considerate luogo di lavoro a tutti gli effetti e così, prima ancora del 4 maggio – dato che aula e commissioni lavorano comunque, anche se a numeri contingentati – si potrà entrare nelle sedi in cui si tengono le sedute solo con il “dispositivo di protezione”, oltre a persistere il distanziamento obbligatorio tra una postazione e l’altra, racconta il collega Carmelo Lo Papa, firma di Repubblica in un articolo uscito questa mattina (https://www.repubblica.it/politica/2020/04/23/news/coronavirus_camera_mascherina_obbligo-254774610/ )

 

Volpi solleva il caso, l’Ufficio di presidenza si adegua

gregorio fontana

Il questore di FI, Gregorio Fontana

Abbiamo fatto presente che la sicurezza può essere garantita, pur persistendo sempre il rischio contagio, solo con le quattro formule: mascherina, distanziamento, tempo ridotto di permanenza in un luogo chiuso e forte areazione – racconta il questore ‘anziano’ Gregorio Fontana (FI) – La proposta è stata accolta, da oggi la stretta diventa maggiore per il bene di tutti“. La prova generale è prevista, appunto, già oggi con le dichiarazioni di voto e la fiducia sul decreto Cura-Italia (domani voto finale).

 

Mascherine da tenere sempre, anche quando si parla in Aula

GEMELLI

Le mascherine sono quelle del tipo chirurgico e verranno distribuite, come già avviene da diversi giorni, ai due ingressi principali da una decina di infermieri in servizio da poco e reclutati ad hoc, per potenziare l’infermeria e i l presidio sanitario interno, in mano all’ospedale Gemelli di Roma. La quantità prevista è di mille, nelle giornate in cui si tengono le sedute. La novità – continua nel suo racconto Lo Papa – è che l’uso diventa obbligatorio quando si entra in aula o nelle sale (Sala dei gruppi, della Lupa, del Mappamondo, etc.) dove si riuniscono per ora le commissioni.

E la mascherina dovrà tenerla anche chi prende la parola intervenendo nel dibattito in aula perché – come viene spiegato – le famose goccioline è proprio allora che vengono super prodotte.

L’obiettivo è individuare nei prossimi giorni postazioni ‘distanziate’ dalle altre da dove consentire di prendere la parola. Una sorta di ‘speach corner’ che, molto probabilmente, sarà trovato nelle tribune poste sopra l’Aula che, da due secoli, sono riservate alla tribuna stampa dei cronisti parlamentari e agli ospiti in visita. Per adesso, ognuno parlerà dalla sua postazione d’aula, ma ‘protetto’.
 

La guerra contro il contingentamento dei tempi messa in atto dalle opposizioni che d’ora in poi faranno ostruzionismo

Francesco Lollobrigida FdI

Francesco Lollobrigida, Fratelli d’Italia

Intanto, giusto per parlare un po’ anche di politica (sic), ieri, durante la conferenza dei capigruppo, Francesco Lollobrigida (FdI), ha protestato contro il contingentamento dei gruppi imposto finora dalle esigenze sanitarie e di sicurezza. Le opposizioni (e su questa linea si assesterà anche la Lega) intendono fare il loro ‘mestiere’, dando battaglia in aula con ostruzionismo e lunghi interventi contro i provvedimenti dell’esecutivo. A ranghi ridotti, in un clima di pseudo ‘collaborazione’ istituzionale, finora tutto è filato liscio, con i gruppi che garantivano la presenza di un numero bastevole di deputati al fine di mantenere, a ranghi ridotti, il numero legale. Numero legale che, proprio ieri, è però mancato, mettendo nei guai, tutto il giorno, governo e maggioranza. Ma la fase della ‘pseudo’ concordia nazionale tra il governo e le opposizioni ormai è finita. “La pacchia è finita”, come direbbe Salvini: il governo, d’ora in poi, dovrà fare da sé. e, dunque, per Conte saranno dolori…