“Io a quello lo spezzo in due”. Renzi ha deciso: il governo Conte bis cadrà a gennaio. Gli scenari per il dopo

“Io a quello lo spezzo in due”. Renzi ha deciso: il governo Conte bis cadrà a gennaio. Gli scenari per il dopo

29 Dicembre 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

NB: Pubblico qui due articoli usciti negli ultimi due giorni sul sito di notizie Tiscali.it con un’avvertenza per i miei ’25 lettori’: a causa di una operazione lunga e complessa, ma perfettamente riuscita, sono stato lontano dal lavoro – e, dunque, dalle cronache politiche – per alcuni mesi, quindi in questi ultimi tempi il mio blog non è stato aggiornato (da settembre in poi) come lo era di consueto. Me ne scuso con i miei lettori, che spero di ritrovare ancora su queste pagine! 

 

Sommario

1) “Io a quello lo spiezzo in due”. Renzi alla guerra contro Conte. Tutti gli scenari possibili di una crisi di governo ormai alle porte

prodi bertinotti

Bertinotti e Prodi

A dicembre del 2007, per affossare in via definitiva il II governo Prodi, a Fausto Bertinotti, allora leader del Prc, bastò un’intervista in cui definì l’allora premier “un poeta morente”. Pochi mesi e, con la complicità dell’Udeur di Clemente Mastella, il governo dell’Unione era già bello che morto e sepolto.

Matteo Renzi

Matteo Renzi con la mascherina

Matteo Renzi, nella conferenza al Senato organizzata ieri sera in Senato, al riparo di una Roma deserta e infreddolita da temperatura polari, l’ha presa più alla lontana. Diversi i temi affrontati per peso specifico (Recovery Plan, Mes, giustizialismo, servizi segreti), ma la sostanza non cambia: l’ex premier ha deciso che il governo Conte 2 deve cadere. Pare che i suoi gli abbiano sentito pronunciare le fatidiche parole che Ivan Drago, eroe di pugilato dell’Urss disse a un palmo dal naso di Rocky Balboa in Rocky IV (“Io ti spiezzo in due!”), ma forse queste sono leggende (peraltro vinse Rocky…).

Rocky vs Drago. Stallone vs Lundgren

Rocky vs Drago. Stallone vs Lundgren

 

Anche il Pd ha presentato le sue osservazioni sul Recovery Plan, aggiustando il tiro rispetto a titoli di giornali che, di prima mattina, volevano vedere Zingaretti sulla stessa lunghezza d’onda di Renzi (“La bozza di Conte non va bene, è generica e sommaria, il piano è tutto da rifare”), e dal Nazareno assicurano che le loro critiche sono sempre ‘costruttive’. Resta il punto: di fatto, anche i dem bocciano Conte, almeno sul Recovery Plan.

avviso di sfratto

Un avviso di sfratto che prelude a un annuncio di crisi di governo

Il guaio è che Renzi – cui non mancano coraggio sfrontato, spavalderia e parlar chiaro – non si limita a bocciare il Conte’s plan sul tema specifico, ma boccia il governo su tutta la linea. Insomma, un avviso di sfratto che prelude a un annuncio di crisi di governo.

 

Il Recovery Plan del premier demolito pezzo per pezzo da quasi tutti i partiti 

recovery Plan

Recovery Plan

Ma sono davvero numerosi e importanti i punti della bozza di Recovery Plan che i partiti della maggioranza chiedono al premier Conte di cambiare: addirittura 61 quelli sottolineati con la matita blu da Italia Viva, ma anche Leu ha inviato al premier un documento con diversi punti del Piano cambiati o sbianchettati e pure il Pd ci ha messo del suo. Solo ai 5stelle del piano va bene quasi tutto. In ogni caso, oggi arriveranno anche le osservazioni del Pd che, a livello di contenuti, non sono dissimili da quelli dei due alleati, anche se in casa Dem l’atteggiamento verso il premier è sempre più dialogante. Dopo l’imminente presentazione da parte di M5s – il solo partito da cui Conte non ha, di fatto, molto da temere e che non a caso oggi incontrerà per primo il ministro Gualtieri – del proprio parere, spetterà al premier tentare una sintesi. Ma sarà un lavoro piuttosto complesso visto che le proposte del partito di Renzi collidono con quelle di M5s su questioni dirimenti, come il Mes e l’Alta velocità.

A partire da oggi, tutti i partiti andranno in delegazione da Gualtieri

ministro dellEconomia Roberto Gualtieri

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri

Intanto a partire da oggi al Mef il ministro Roberto Gualtieri incontrerà le delegazioni dei partiti sulle diverse ipotesi sulle poste da assegnare ai vari capitoli di spesa. I primi a consegnare a Conte le proprie osservazioni sono stati i capigruppo dei Leu, Federico Fornaro e Loredana De Petris, che in una nota hanno spiegato i rilievi, a partire da quello sui “soli 9 miliardi” previsti per la sanità (Speranza, quando li ha letti sul Piano, ha fatto un balzo di disperazione sulla sedia), critica mossa anche da Iv e Pd. Per Leu le priorità sono “Salute, ambiente, infrastrutture sociali, istruzione e ricerca, mobilità sostenibile e Mezzogiorno”: anche la Bozza del premier ha titoli simili, ma Leu li declina in modo assai diverso, con maggiori risorse sul sociale considerato fattore di crescita anche economica. Leu definisce “errore grave” il “non aver considerato le infrastrutture sociali come asse strategico”, così come “la quasi scomparsa dalla bozza degli investimenti volti a colmare il divario tra il Sud e il resto d’Italia”. In buona parte simili sono le osservazioni del Pd, già anticipate nell’incontro a Palazzo Chigi prima di Natale.

Le critiche di ‘sinistra’ di LeU e quelle sistemiche del Pd ai piani del premier

green washing

La transizione ecologica non può ridursi al ‘greenwashing’ ma deve puntare a investimenti nell’innovazione

Anche per il Nazareno la transizione ecologica non può ridursi al ‘greenwashing’ ma deve puntare a investimenti nell’innovazione. In più, non vanno finanziati solo alle imprese già presenti sul mercato, che hanno maggiori capacità di finanziarsi sul mercato, ma anche le start up più innovative, nelle quali i giovani cervelli italiani potranno esprimersi.

Zingaretti Nicola

Zingaretti Nicola

Come il segretario Nicola Zingaretti ha spesso ripetuto, l’Italia del post Covid deve essere più giusta di quella pre-Covid, quindi servono investimenti su parità di genere, istruzione (gratis dall’asilo all’università), infrastrutture sociali, cultura e commercio, il settore che più di tutti verrà travolto dal commercio digitale. E ancora, servono più fondi alla Sanità rispetto ai 9 miliardi annunciati e un focus sul Mezzogiorno, settore caro al Pd. Quanto alla Cabina di Regia, come già chiarito con Conte, per il Pd deve essere sussidiaria, cioè di supporto, e non sostitutiva delle varie Pa, sia centrali che locali.

L’opera di ‘demolizione’ di Conte operata da Renzi sul Recovery Plan

demolizione

L’opera di ‘demolizione’

Ma vediamo i punti su cui Renzi demolisce i piani di Conte, quelli che stanno alla base della assai probabile crisi finale: “Pensiamo che il piano predisposto dal presidente del Consiglio manchi di ambizione, sia senz’anima, si vede che non c’è un’unica mano che scrive. E’ un collage talvolta raffazzonato di pezzi di diversi ministeri. Si vede la mano burocratica di chi mette insieme i pezzi” spiega Renzi. Parce sepulto tutta la struttura di palazzo Chigi, dunque. Renzi poi entra nello specifico: non ci sono soldi per il Sud, i giovani, per l’occupazione. Poi martella su Tav e Alta velocità, attaccando ancora l’M5s, e ius culturae. Quindi il senatore annuncia che domani Italia Viva si presenterà con i suoi due capigruppo dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (che Iv non ama, ma anche nel Pd la freddezza verso il titolare del Mef è forte) con ben 61 proposte. “Se le nostre idee non vanno bene – precisa Renzi – c’è la possibilità di una maggioranza senza di noi perché per noi le idee valgono più delle poltrone”. E ancora: “Se il premier non vorrà parlare di contenuti con Iv ne prenderemo atto”. Poi, non pago, il leader di Iv ritorna sul Mes (“non torniamo indietro, serve”) sapendo che i 5Stelle dicono no e poi no, e già che c’è li punge sul loro “giustizialismo manettaro”.

Renzi preannuncia il suo ‘Ciao’ (o, meglio, ‘ciaone’ ….) al governo Conte…

ciaone

Renzi dice Ciaone

Sulla delega ai servizi segreti è durissimo: “Noi non vogliamo che si facciano scherzi sui temi sulla sicurezza e chiediamo che il presidente del Consiglio affidi la delega ai servizi ad una persona terza”. Morale, all’apertura formale della crisi manca solo il ritiro della delegazione ministeriale (le lettere di dimissioni di Bonetti e Bellanova sono già nelle mani del ‘Capitano’ di Iv) ma Renzi lascia un angusto pertugio aperto: “Chiediamo a questo governo di cambiare passo, il piano è deludente”. Infine, la beffa, peggiore dell’offesa. Le richieste di Italia viva a Conte sono riassunte dall’anonimo CIAO (“Cultura, infrastrutture, ambiente e opportunità”). Renzi confida che la scelta è rimasta in bilico sino all’ultimo insieme a quella dell’acronimo Goal (Giovani, opportunità, ambiente, lavoro). “Goal piaceva a tutti, Ciao solo a me. Ma ho fatto una scissione per avere un partito non democratico in cui poter scegliere almeno una sigla”, scherza. “E’ un Ciao Conte?” chiede un giornalista. Renzi tace e sorride perfido, ma cosa abbia in mente si sa.

L’ultimatum del leader di Iv a Conte stavolta è una cosa seria

ultimatum

Ultimatum di Renzi

Avrò anche un partito che vale il 2%, come dicono loro, ma intanto sui contenuti li ho inchiodati” dice alla fine della sua conferenza stampa, soddisfatto e tronfio dell’ultimatum.

Per l’ex premier, comunque, il chiarimento sul Recovery, così come sulle dinamiche interne al governo va accelerato, “non si può tirare troppo per le lunghe, è una questione da risolvere in qualche settimana”. Le ‘condizioni’, quindi, sono chiare. Mercoledì le ministre Iv Teresa Bellanova e Elena Bonetti, insieme ai capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone incontreranno Roberto Gualtieri per sottoporre al ministro dell’Economia i 61 punti ‘critici’ individuati da Iv e le proposte alternative. “Se c’è accordo bene, si va avanti. E noi speriamo che questo accordo ci sia. Se non c’è accordo – dice lapidario Renzi – è evidente che faranno senza di noi e le ministre si dimetteranno. Noi non siamo alla ricerca di poltrone, siamo a caccia di idee”. Quanto ai tempi, il leader Iv è convinto che adesso la palla sia in mano a Conte. Difficile, secondo lui, si arrivi a bollinare il piano del Recovery in Consiglio dei ministri prima di gennaio. Ci sono le condizioni per andare avanti? “Ce lo dirà il presidente del Consiglio, immagino prima della ripresa”. Molto, l’ex premier lo sa, dipenderà da quello che decideranno di fare, però, anche Pd e M5S. E’ soprattutto ai Dem che Renzi guarda, avendo punzecchiato per bene i pentastellati su Mes, Tav e giustizialismo. “Zingaretti deve scegliere, davvero sceglie loro? Io – confida – nell’attesa che lo faccia mi sto divertendo molto”.

Il tentativo di reazione dei ministri ‘lealisti’ di Conte per cercare di arginare Renzi

palazzo chigi

Vista esterna Palazzo Chigi

Presidente, ci sono poche certezze per l’anno che verrà, ma che Renzi aprirà la crisi di governo è una di queste. Dobbiamo prevenire le sue mosse, bruciarlo sul tempo”. L’appello, accorato e angosciato, di ben due ministri, peraltro ‘lealisti’, cioè di provata fede nel premier, oltre che di peso – uno del Pd e uno del M5s – rivolto a Conte, risuona da giorni, nelle stanze ovattate di palazzo Chigi. A maggior ragione tali parole sono risuonate anche ieri. Il premier, però, continua a non voler dare adito a tali vaticini. Pensa che con un aggiustamento al Recovery Plan, una cabina di regia più allargata, qualche concessione sul programma, magari un sottosegretario o una delega in più (ma non certo quella ai servizi, che Renzi rivendica per sé e che, invece, il premier intende tenersi ben stretta) o, forse, un dicastero, chiedendo il sacrificio a uno dei suoi ministri, riporterà il senatore di Rignano a più miti consigli. “E’ chiaro che non lo conosce” sospirano nel Pd, area Base riformista, dove Renzi – che tra le tante ha messo nel mirino proprio la poltrona del ministro alla Difesa, Guerini, ‘reo’ di stare dando lustro alle Forze Armate col suo lavoro – lo conoscono, invece, molto bene. I renziani stessi non nascondono quello che succederà, anzi: non vedono l’ora che il patatrac si consumi. “Per l’Epifania al film del Conte bis mettiamo la parola ‘the end’…” sogghignano entusiasti. Insomma, tra chi non vuol sentire (Conte) la campana che suona per lui, chi sta per suonarla e chiamare le truppe a raccolta (Renzi) e chi vuol suonare le proprie (il Pd di Zingaretti ormai ogni giorno minaccia le urne anticipate), gli ultimi giorni dell’anno scorreranno via veloci e, nelle prime due settimane del 2021, si aprirà la crisi di governo.

Cosa può accadere ‘dopo’? Scenari della possibile e assai vicina crisi di governo

dopo

Cosa succederà “dopo”

La domanda, ovviamente, è cosa potrebbe succedere ‘dopo’ e ‘come’ se ne uscirebbe. Qui le ipotesi divergono a seconda degli interlocutori che ascolti. In primis, sempre tra i ministri lealisti di Conte, si invita il premier ad anticipare le mosse di Renzi, presentandosi davanti alle Camere e chiedendo un voto di fiducia – modello Prodi 1998 e 2008 – in cui ‘stanare’, più che Renzi, i renziani, specie i più tiepidi dicendo loro: “Volete davvero assumervi il peso e la responsabilità di far cadere il governo in piena pandemia?”. Sfilando truppe a Iv e poggiandosi su una pattuglia di Responsabili azzurri, che mollerebbero FI per le poltrone, Conte si salverebbe, magari solo per il rotto della cuffia.

Ministre renziane pronte a dimettersi. Subito dopo Conte ter o governissimo?

dimissioni

Ministre renziane pronte a dimettersi

L’alternativa è attendere, in modo passivo, la mossa di Renzi: lettera di dimissioni delle due ministre di Iv (Bonetti e Bellanova), cui seguirebbe al Colle e apertura formale della crisi. E lì può succedere di tutto. Un Conte bis ‘due’, con gli appetiti di Iv accontentati, un paio di teste che saltano nel Pd (De Micheli) e nel M5s (Dadone o Azzolina) per far largo a un renziano in più e anche ai ‘Responsabili’. Un ‘Conte ter’, con due ‘molossi’ (Di Maio e Orlando) dei due partiti maggiori nel ruolo di vicepremier e Renzi che si ‘mangia’ le Infrastrutture (cioè soldi e grandi opere) e la delega ai servizi (a Rosato): insomma, un Conte dimezzato.

L’arma spuntata delle urne anticipate agitate dal Pd e le mosse del Colle

vista colle quirinale

Vista particolare del Quirinale

Oppure, se Pd e M5s davvero volessero ergersi a difensori della ‘santità’ del premier, i clan giallorossi chiederebbero al Colle elezioni anticipate. Entro pochi mesi (inizi marzo) e con il Rosatellum: pur sapendo di perderle a danno del centrodestra, si giocherebbero la carta di Conte candidato premier ma non a capo di un proprio partito (toglierebbe voti ad entrambi i partiti, come dicono tutti i sondaggisti), bensi ‘alla Prodi’ (leader senza partito) o a capo del M5s. Qui però la palla passa al Capo dello Stato.

Sergio Mattarella

Sergio Mattarella

Davvero Mattarella non vede l’ora di mandare il Paese al voto con la pandemia da gestire e i soldi del Recovery Plan da gestire? Difficile. Cercherebbe di sicuro di formare un nuovo governo. Quel ‘governo di tutti’ (o quasi) o ‘governissimo’, di cui si favoleggia da mesi e che ha in Mario Draghi il candidato premier in pectore o esplorare soluzioni inedite. Renzi, al Colle come a un entusiasta Berlusconi, si sarebbe spinto al punto da offrire i suoi voti per far nascere un governo di… centrodestra. Salvini avrebbe detto sì, la Meloni avrebbe opposto un niet assoluto. Fantapolitica? Forse, ma una cosa è certa. La crisi del Conte bis è vicina.

 

NB: Questo articolo è stato scritto per il sito di notizie Tiscali.it e pubblicato il 29 dicembre 2020. 


NB: L’articolo che segue è stato pubblicato il 28 dicembre sulle pagine del sito di notizie Tiscali.it

2) Renzi va all’attacco sul Recovery Plan, Conte va in difesa.

I diversi scenari di una crisi di governo sempre più vicina

roba da matti

Una crisi di governo ora? “Ma no, sarebbe ‘rob’ de matt’ …” dice il senso comune

Ci sarà una crisi di governo a gennaio dell’anno nuovo, il 2021, in zona Cesarini, quella della famosa Epifania che tutte le feste si porta via? A guardarla dal lato di questo scorcio di 2020 – annus horribilis – non ci crede nessuno. I tir con i vaccini sono partiti e li stanno distribuendo nel Paese.

V Day vaccino

V-Day, finalmente il vaccino contro il Covid

Il ‘Vday’ sembra funzionare in tutt’Europa e i tg prorompono di notizie patriottiche ed eroi che si vaccinano (al netto della figuraccia del governatore De Luca, ovvio). La ‘variante inglese’ del Covid fa paura non solo ai veneti e mette in angoscia, di nuovo il Paese, già sfibrato e silente a causa dell’ennesimo lockdown, per giunta sotto arrivato a Natale, impedendo agli italiani di ‘santificare le Feste’.

Papa Francesco

Papa Francesco

La popolazione, nei sondaggi e nei comportamenti, si stringe intorno a quelle che Papa Francesco chiama “le autorità”: vanno sempre rispettate, osservate, seguite con scrupolo. Infine, una ‘terza ondata’ pandemica è nell’aria. La gente ha paura, il ministro Speranza è un faro nella notte e le persone ‘normali’ di crisi di governo non vogliono neppure sentire parlare. La ritengono una ‘cosa da matti’. Insomma, sono tanti gli elementi – sanitari, sociali, persino psicologici – che aiutano a ‘stabilizzare’ il quadro politico. Il governo è traballante, ma saldo sulle gambe, dice il borsino a Palazzo. Una crisi di governo ora? Rob’ de matt’ direbbero a Milano.

Persino l’imputato numero uno in qualità di ‘assassino’ di Conte, il senatore di Rignano, proprio ieri ha scritto sulla sua pagina Facebook: “L’arrivo del vaccino cambia tutto nella nostra battaglia contro il Covid 19 con buona pace dei ‘No Vax’ di ieri e di oggi. Adesso non possiamo perdere nemmeno un minuto: correre, correre, correre per dare il vaccino a tutti. Tutto il resto sono solo stanche chiacchiere” – chiosa Renzi con parole che possono voler dire tutto e il contrario di tutto. Un improvviso ‘allineamento’ a Conte e alla necessità di tenere in piedi il governo o il suo contrario.

 

Sul Recovery Plan è nebbia fitta: manca la road map di Conte e pure degli altri…

nebbia fitta

Sul Recovery Plan è nebbia fitta

La verità è che il quadro è sempre più caotico e confuso. Mentre la Camera vota a spron battuto la Legge di Bilancio, che poi il Senato licenzierà con i tempi di Speedy Gonzales, cioè in soli tre giorni, per evitare il rischio dell’esercizio provvisorio, i tempi della (ennesima) verifica tra il premier e i partiti di maggioranza su come strutturare il Recovery Plan, oggetto del contendere da settimane, sono avvolti nelle nebbie. Conte aveva annunciato la stretta finale per i giorni compresi tra il 28 e il 30 dicembre, ma si sa solo che la regia dell’operazione è affidata a Gualtieri e al Mef. Un calendario non c’è, una road map neppure. In questo clima Renzi ha buon gioco ad alzare la voce un’altra volta, ma anche il Pd mostra segni di insofferenza e irrequietezza.

Certo, Conte ha incassato il Vax-Day come il giorno della vittoria (per ora ancora simbolica) nella lotta al coronavirus, ma il via libera al Recovery Plan in consiglio dei Ministri – in teoria fissato entro Capodanno – è appunto tutto in salita. Palazzo Chigi aspetta per oggi le “osservazioni” dei partiti della maggioranza. La road map del Tesoro prevede un tavolo per la raccolta dei pareri, poi l’adozione della bozza di piano governativo – data presunta, mercoledì 30 – infine l’avvio della discussione in Parlamento con l’apertura a enti locali e parti sociali. Ma, nessuna data è ancora stata fissata.

Le – esose – richieste di Renzi a Conte per ‘inchiodarlo’ alle sue responsabilità

ITALIA VIVA

Il simbolo di Italia Viva

L’attenzione, tanto per cambiare, è puntata su Italia Viva, che ha preparato un documento “molto duro ma costruttivo”, dicono fonti di Iv: una trentina di pagine per un centinaio di rilievi sulla visione “generica e poco coraggiosa” delle proposte del premier con proposte che “vogliono inchiodare il premier ai contenuti”. Iv chiederà collegialità, regia politica ampia, ricorso ai fondi del Mes per la Sanità. Come al solito, Renzi alimenta la suspense. Non è detto che il dossier di Iv arrivi oggi, potrebbe slittare di un giorno. Ventiquattr’ore perse, agli occhi del premier.

Un documento, quello di Iv, diviso in due parti – una destruens, per segnalare ciò che Iv non condivide; l’altra costruens, per indicare alcuni punti irrinunciabili – a cui l’ex presidente del Consiglio ha lavorato personalmente, in stretta collaborazione non solo con i suoi parlamentari, ma anche con un gruppo di esperti cui ha inviato la bozza del Recovery plan per ricevere contributi utili a migliorarlo. Un lavoro di squadra “che abbiamo fatto in cinque giorni”, si è autocompiaciuto il senatore di Firenze con i suoi, “e che se Conte ci avesse dato retta, iniziando la discussione in Parlamento ad agosto, come gli avevamo suggerito noi il 22 luglio, a quest’ora non saremmo così indietro”. Dal no al Centro sulla Cybersicurezza all’utilizzo del Mes sanitario per liberare risorse (tema su cui l’M5s pronuncerà il suo niet), dall’insufficienza dei fondi per i giovani alla sproporzione tra quanto destinato all’edilizia (scolastica, ospedaliera, carceraria) e il Bonus al 110% preteso dai grillini: è lungo l’elenco dei rilievi e delle richieste di Renzi. “Sul Recovery vogliamo un dibattito vero” è la linea di Iv. “Non faremo polemiche pretestuose né ideologiche, ma da una discussione di merito non si scappa. Il piano nazionale di ripresa è un passaggio fondamentale per l’Italia e noi inchioderemo il presidente del Consiglio ai contenuti. Poi toccherà a lui trovare una sintesi” è il diktat del senatore Iv.

I rilievi critici e ‘migliorativi’ dei dem al piano di Conte e quelli dei 5Stelle

giuseppe conte

Il premier Conte

Fonti dem assicurano che, salvo ritardi tecnici, già oggi le loro “osservazioni” planeranno sul tavolo del premier, e che non ci saranno sorprese rispetto alle anticipazioni. Sulla governance, peraltro, i desiderata di Zingaretti e Renzi non si discostano di molto: chiedono entrambi una cabina di regia che non sia limitata al “triumvirato” Conte-Gualtieri-Patuanelli, come voleva Conte, e la nascita di una task force affidata ai tecnici dei ministeri competenti sui progetti, con manager ed esperti esterni – quelli cui Conte voleva affidare una sorta di appalto in deroga – solo in funzione di supporto e monitoraggio. Un perimetro ben delimitato, su cui Palazzo Chigi ha già mostrato delle timide aperture. La proposta del Pd è di istituzionalizzare il “tavolo economico-sociale” di cui fanno parte Andrea Orlando e Cecilia D’Elia, Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato per Italia Viva, i capigruppo grillini Ettore Licheri e Davide Crippa, Loredana De Petris per Leu, il capo di gabinetto di Palazzo Chigi Alessandro Goracci, uomo di fiducia di Conte.

Quanto ai contenuti, per il Pd, siamo sempre lì, ai ‘massimi sistemi’: transizione ecologica e innovazione, start up, parità di genere, istruzione, fondi per gli asili nido e le infrastrutture sociali, cultura e commercio, Sud, Sanità e mercato del lavoro. Il rischio che vede il Nazareno è di arrivare alla fine del blocco dei licenziamenti (marzo prossimo) senza una riforma degli ammortizzatori sociali.

movimento5stelle

M5S

I Cinquestelle, invece, sono i più sottotono: puntano a non creare problemi a chi hanno mandato loro stessi al governo, cioè Conte. E dunque insisteranno sull’economia green (in particolare sulla proroga del super-ecobonus), sulla digitalizzazione al Sud, sulle risorse per la scuola. Infine, Leu spinge molto sulle risorse per ospedali e sanità.

La verità è che Renzi ha già pronunciato il suo “game over” verso il governo…

gameover

Ma si tratta solo del primo round della partita sul “piano di ripresa e resilienza”. Il ring incrocia il via libera finale alla legge di Bilancio ed è solo una tappa nel redde rationem tra Conte e Renzi, spalleggiato da parte del Pd. Ancora ieri mattina l’ex premier ha recapitato un messaggio agli alleati: “Per me l’esperienza del Conte 2 è già archiviata, se cambiassi idea dovrei nascondermi su Marte”. Insomma, la “verifica” prosegue, ma il suo destino appare già segnato. Inoltre, il premier è deciso a non rinunciare alla delega sui servizi segreti che Renzi pretende. La linea del Pd non cambia: se cade il governo, ci sono le urne.

goffredo bettini

Goffredo Bettini

L’ha ribadita Goffredo Bettini in un’intervista alla Stampa: “Il governo andrà avanti, non ci sono alternative. Ma se continua lo stillicidio, meglio il voto”. Conseguenza “logica”: un’alleanza elettorale Pd-M5S, con una Lista Conte di supporto: “Sarebbe comprensibile che la forza che ha nel Paese si trasformasse in un soggetto politico”. E’ questo il coniglio che i dem sperano di estrarre dal cilindro, se la situazione precipitasse, per arginare il tracollo grillino al Sud e togliere 5-6 punti al centrodestra, super-favorito. Il contro-avvertimento a Renzi è forte e chiaro: chi rompe paga. Iv verrebbe tagliata fuori dall’alleanza progressista. Ma Renzi – e molti dem – è arci-sicuro che non si voterà mai, in via anticipata, anche se molte delle preoccupazioni del presidente della Repubblica Mattarella, che aumentano di giorno in giorno, prendono in considerazione tale strada. Prossima data da cerchiare in rosso è di certo quella sul voto finale sulla manovra in Senato, dove Renzi alimenta aspettative di un intervento “con i fuochi d’artificio”.

Il problema è sempre lo stesso e cioè il ‘fattore R’ nel senso di Matteo Renzi

matteo_renzi_pd

Un primo piano di Matteo Renzi

Insomma, come sempre il guaio è il ‘fattore R’ nel senso di Renzi. “Farà un po’ di casino e si accontenterà di qualche briciola, magari un o due sottosegretari in più” continuano a fare spallucce a palazzo Chigi. Ma il senso comune confligge con le idee, il modus operandi (e le ubbie) del senatore di Iv. Come una mantide religiosa che, una volta avvinghiata la preda, non può far altro che stritolarla (“Perché mi pungi?”, chiese la tartaruga, “così affoghiamo entrambi”, “E’ la mia natura” risponde lo scorpione nella nota favola di Esopo), Renzi opera, ormai da un paio di mesi e in un vero crescendo, perché il governo Conte bis cada, e che succeda per mano sua. Quello che accadrà dopo si vedrà, ma l’obiettivo e la direzione di marcia del ‘Matto’ – così lo chiamano i suoi ma anche i cronisti – è quello. Non si accontenterà di un mini-rimpasto o di soluzioni rabberciate. “Io a quello lo sfascio” avrebbe detto di Conte con lo stesso piglio del pugile sovietico che doveva affrontare Rocky Balboa (per la storia, il pugile sovietico finì ko, all’epoca). Una qualità che non manca a Renzi, però, è il coraggio, unito alla temerarietà, un mix perfetto.

I diversi scenari/1. L’ipotesi minimal, il ‘rimpastino’

minimal

Molti sono dunque i segnali che vedono, a gennaio del 2021, Renzi aprire la crisi di governo. Conte, e il Colle, lo sanno, oltre a temerlo. Come sanno che un ‘rimpastino’ che lasci tutto più o meno così com’è è ipotesi troppo minimal per accontentare Renzi, ma anche Pd e M5s, i quali, a loro volta, quasi sperano che Renzi faccia la parte del gorilla che sfonda la porta del Palazzo per ottenerne rispettivi vantaggi. Certo, diverse sono le opzioni sul tavolo, da una crisi di governo. Quella minimal è, appunto, un ‘rimpastino’. In pratica, si cambia uno, al massimo due, ministri (Azzollina alla Scuola e la Catalfo al Lavoro oppure la De Micheli?), si fa un po’ più di spazio a Iv, Conte evita di dover aprire una crisi formale, con necessario passaggio alle Camere, e quindi richiesta alle stesse di un voto di fiducia su di sé, e si va avanti alla bella e meglio, con Renzi che continua a lavorare ai fianchi il premier e Conte un po’ più debole di prima, mentre i partiti hanno guadagnato alcune poltrone.

 

I diversi scenari/2. L’ipotesi meno hard, il Conte ter

Conte TER

Il punto è che l’idea che Renzi voglia mettere su tutto questo ‘ambaradan’, come si dice a Roma, per ottenere mezzo sottosegretario in più, è assai dubbio, conoscendolo. Ecco dunque la seconda ipotesi, quella già molto più hard. Il governo Conte bis va in crisi, si aprono le consultazioni, Mattarella re-incarica Conte, ma nasce un vero e proprio ‘Conte ter’. Stessa maggioranza, magari con dentro anche il gruppo liberal-europeista di +Europa-Azione di Calenda, che in questi giorni leva forti critiche a governo e premier, per rafforzarlo in Parlamento, e alcuni transfughi ex azzurri. Solo che Conte sarebbe, in pratica, un premier dimezzato, un barone non più rampante che tornerebbe a rivivere gli incubi del Conte uno in cui, ogni volta, doveva chiedere ‘permesso’ a Di Maio, o a Salvini, se voleva dire qualcosa. Di Maio per i 5Stelle e Orlando per il Pd diventerebbero vicepremier, ‘molossi’ messi a guardia di Conte dai due partiti per ridurne il potere, le ambizioni e la figura. Infatti, anche Pd e M5s mostrano evidenti segni di insoddisfazione, verso il premier, e vogliono riportarlo a ruolo di innocuo ‘avvocato del Popolo’. In quel quadro e in quello scenario, però, dato che sarebbe Renzi il motore immobile della crisi, quello che fa il lavoro sporco per gli altri, l’ex premier pretenderà la fetta più grossa della torta: la delega sui servizi segreti per Ettore Rosato, suo uomo di fiducia, che il premier vuole testardamente mantenere presso la sua tutela; la testa della ministra De Micheli, cioè il ministero delle Infrastrutture, per Iv (Boschi la candidata): lì girano i soldi ‘veri’ e lì si fanno le ‘grandi opere’ cui Renzi aspira, anche per una questione di finanziamenti dei privati al suo partito; infine, il riconoscimento del suo ruolo come ‘centrale’ in vista dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica e delle prossime alleanze di governo, dato che – specie il Pd – minaccia, come ritorsione, elezioni anticipate, intesa con i soli 5Stelle e con un partito di Conte, ‘tagliando fuori’ Iv.

 

I diversi scenari/3. L’ipotesi più hard di tutte. Le elezioni anticipate a primavera

Elezioni anticipate

Elezioni anticipate

E se Conte dovesse opporre il suo ‘niet’ a una tale autodafé, e, oltre al M5s, anche il Pd dovesse spalleggiarlo nel muro contro muro in una sorta di braccio di ferro mortale con Iv? Renzi, a quel punto, tempo la prima settimana di gennaio, farà dimettere le sue due ministre e il suo unico sottosegretario e costringerà il Colle ad aprire, la crisi. A quel punto può davvero succedere di tutto. La prima ipotesi, quella che ventila e minaccia – senza crederci troppo – sulle pagine dei giornali il Pd (Il Nazareno ci punta e ci crede, ma i gruppi parlamentari dem non ne vogliono sentir parlare), solo le elezioni anticipate. Il numero e il disegno dei collegi è stato adeguato al taglio dei parlamentari (scesi, per referendum, da 945 a 600), nsulla base dell’unica legge elettorale vigente e operante, il Rosatellum (il Germanicum è fermo da mesi in commissione e resta in mentis Deo…) e dunque nulla osta a che si voti. Le elezioni si terrebbero a fine febbraio/marzo. Il Pd vi andrebbe con un’alleanza tripartita: M5s a destra, partito di Conte al centro, LeU a sinistra, tagliando fuori Iv, nella speranza che non superi neppure la soglia del 3% per annientarli. Ovviamente, il centrodestra in formato organico (Lega, FdI, FI, Udc, etc.), le elezioni le vincerebbe nettamente e – grazie ai collegi uninominali dove farebbe cappotto di seggi – con il 48% dei voti potrebbe arrivare al 55-60% dei seggi, con conseguenze incalcolabili (elezione del Presidente della Repubblica, possibilità di cambiare la Costituzione). Pd+Conte+M5s in versione ‘duri e puri’ accetterebbero il rischio della disfatta solo per annientare Renzi per sempre?

I diversi scenari/4. L’ipotesi bondage: Renzi aiuta il centrodestra a governare…

bondage

Detta di una possibile variante a questi scenari (un Conte ter ma senza Iv che dovrebbe essere sorretto da un pugno di Responsabili azzurri, ma è un ipotesi dai numeri incerti) Renzi – come pure molti parlamentari di quasi tutti i partiti – sono convinti che l’arma delle elezioni anticipate è una pallottola spuntata. Specchietti per le allodole. Mattarella non vuole sciogliere le Camere (non certo in piena pandemia), il 3 agosto inizia il semestre bianco e non lo potrebbe pfare neppure volendo, i parlamentari di tutti i gruppi (specie pentastellati e dem) non vogliono andare a casa, Renzi conta su queste paure e su questi timori. Ma di fronte all’indisponibilità di Pd e M5s di scaricare Conte e dargliela vinta o di dar vita a quel famoso ‘governissimo’ con ‘tutti dentro’ a guida Draghi di cui tutti parlano ma che, come diceva Brecht, è il ‘facile difficile da farsi’, e per mille motivi (primo di tutti: l’indisponibilità di Draghi…), il leader di Iv sarebbe pronto alla vera ‘mossa del cavallo’.

Mario draghi

Mario Draghi

Si tratterebbe di un clamoroso ‘rovesciamento delle alleanze’ stile quello di Federico di Prussia nella guerra dei Sette anni: Renzi – questa è la voce che gira negli ambienti di centrodestra – sarebbe pronto ad ‘aiuta’ il centrodestra a far nascere un governo di destra, appunto, ma dentro il quale i voti di Iv risulterebbero indispensabili. Prospettiva hard e che gli costerebbe molto in termini di consenso ma che Renzi avrebbe già offerto direttamente a Berlusconi. Salvini – pronto ad accogliere transfughi da tutte le parti pur di andare al governo – sarebbe anche d’accordo, mentre la Meloni avrebbe già espresso il suo secco niet. E dunque? Quien sabe? Gennaio dirà. Una sola cosa è certa. Il 2021 forse ci immunizzerà dal Covid, non dalle crisi di governo.