“Il dado è tratto”. Renzi ha deciso: “Dopo l’Epifania apro la crisi”. Oggi parla Conte. Il Pd in mezzo ai due contendenti

“Il dado è tratto”. Renzi ha deciso: “Dopo l’Epifania apro la crisi”. Oggi parla Conte. Il Pd in mezzo ai due contendenti

30 Dicembre 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

“Il dado è tratto”. Renzi ha deciso: “dopo l’Epifania apro la crisi”. Con i suoi si dice disponibile a dare vita a un Conte ter, ma le condizioni sono draconiane. Oggi risponde il premier. Il Pd si limita, per ora, a un anodino ‘né aderire né sabotare’…

alea iacta est

La storica espressione risale a Giulio Cesare ed è la traduzione della frase latina Alea iacta est. Giulio Cesare pronunciò la frase Alea iacta est, ovvero Il dado è tratto, per indicare una decisione dalla quale non si può più tornare indietro


NB: questo articolo è il frutto del lavoro di sintesi e collage di un articolo uscito il 30 dicembre 2020 su Quotidiano Nazionale e di un altro articolo uscito su Tiscali.it, ovviamente entrambi a firma del sottoscritto. 


Il senatore di Rignano, detto ormai il ‘Ghino di Tacco’ 4.0″(quello 1.0 era un simpatico e ribaldo bandito toscano, quello 2.0 era, come si sa, Bettino Craxi, il quale fece la fine che fece, anche se di recente è stato assai rivalutato), ha preso la sua decisione. Alea iacta est avrebbe detto Caio Giulio Cesare nel momento di traversare il Rubicone per marciare su Roma in armi e insediarsi da dictator.

Un po’ Ghino di Tacco, un po’ Cesare, Renzi ha deciso: “all’Epifania sarà crisi”

Ghino di Tacco

Ghino di Tacco

Insomma, al netto dei paragoni storici e politici, Renzi ha deciso che, ai primi di gennaio, per la precisione dal 7/01 (giorno, peraltro, di riapertura delle Camere dopo le ferie), toglierà la fiducia al Conte bis e si aprirà la crisi di governo. Come? “I modi si trovano” taglia corto Renzi con i suoi. “Il più semplice è, naturalmente, il ritiro delle nostre ministre. Le dimissioni di Bonetti e Bellanova sono già nel cassetto. Devono solo presentarle. Cosa accadrà poi?”, si chiede con domanda retorica mentre i suoi lo guardano un po’ attoniti.

Il senatore di Rignano ai suoi: “Il Conte bis per me è già finito”

CONTE BIS 1 1

Governo conte bis

Per me – argomenta con tranquillità e tracotanza il leader di Iv in una conversazione privata anticipata oggi da QN (Quotidiano nazionale: Giorno-Nazione-Resto del Carlino) – il governo Conte bis è finito. The end, game over”. “Ma – aggiunge l’ex premier con i suoi interlocutori – io voglio stare e starò sempre sui contenuti, non sulle poltrone. E’ Conte che mi deve rispondere su un Recovery Plan che fa acqua da tutte le parti (lo denuncia anche il commissario Ue Paolo Gentiloni in un’intervista a Repubblica, ndr.), sulla delega ai servizi segreti che, in modo inconcepibile, vuole tenere per sé, sui soldi del Mes, che in modo assurdo si rifiuta di prendere, sulla Tav e le trivelle che i suoi amici 5Stelle vogliono stoppare per sempre, sullo ius culturae”.

“Mi gioco l’osso del collo, ma facciamo sul serio” dice l’ex premier

renzi crisi governo

Renzi : “Mi gioco l’osso del collo, ma facciamo sul serio”

Una cosa è certa. Renzi, nei suoi conversari privati, si mostra calmo e fermo nelle sue convinzioni, determinato. Certo, è un fiume in piena: sicuro di sé, delle sue scelte, ma consapevole che “mi sto giocando l’osso del collo” come scrive di mattina presto nella Enews, aggiungendo un “facciamo sul serio” forse poco compreso dagli altri partiti. “Valgo il 2%? Bene, presto lo vedremo” quasi sogghigna. Il sottinteso è che 30 deputati e 18 senatori, quelli di Iv, sono determinanti per far continuare a vivere il governo Conte, dar vita a un nuovo governo o, persino, altre maggioranze. Un dato numerico su cui “tutti – dice – devono fare i conti”. Neppure la prospettiva delle elezioni anticipate, che Pd e M5s agitano a mo’ di spauracchio per cercare di metter paura – più che a Renzi, il quale, di suo, proprio non ne ha – ai suoi preoccupa più di tanto lo stato maggiore di Iv. Certo, i numeri dicono che molti ‘ivvini’ rischiano la rielezione, data la percentuale – catastrofica – di Iv nei sondaggi (3%) e l’entrata in vigore del taglio del numero dei parlamentari, che li porterà da ben 945 ad appena 600, ma i renziani non hanno paura, così pare, neppure di quello. Come detta alle agenzie Luciano Nobili, colonnello romano e pasdaran renziano, “se Pd e M5s hanno altri progetti (cioè le urne), che facciano pure, che presentino le loro coalizioni alternative e vadano avanti. Se siamo d’ingombro vorrà dire che faranno a meno di noi. Ce ne faremo una ragione”.

La novità: l’apertura al Conte ter, ma a dure condizioni

condizioni

Condizioni dure per un Conte Ter

In ogni caso, le domande dei renziani riguardano un ‘dopo’ che esclude, drasticamente, ogni ipotesi di urne e che vede Renzi ‘giocare’ a fare e disfare governi presenti e futuri. “Se nascerà un Conte ter? – risponde il senatore di Rignano – “Potrebbe anche essere, dipende, vedremo. Io vorrei altro, non lo nascondo, un altro governo e di un altro spessore” (Renzi non nomina Draghi né il coinvolgimento del centrodestra o anche solo di FI ma a quello punta, ndr.). Ma se Conte molla la delega sui servizi, se il Recovery Plan viene rivoltato come un calzino, se – putacaso – arrivano due vicepremier (e qui il pensiero corre subito alla richiesta di ‘circondare’ Conte con un cordone sanitario fatto da due vicepremier scelti da M5s e Pd, cioè Di Maio e Orlando, ndr.) a dare manforte a una squadra così debole, inetta, se cambiano alcuni ministri (e qui, però, traspare la ‘voglia matta’ di Renzi di mettere mano sul dicastero delle Infrastrutture dove si muovono soldi e benefit, oltre che Grandi Opere, magari per Raffaella Paita o Luigi Marattin per sostituire l’attuale ministra dem, De Micheli, ndr.), allora se ne può parlare. Noi di Iv, però, – sottolinea duro – non ne faremo mai una questione di poltrone e se qualcuno di voi ne parla ne disconosco le dichiarazioni in un lampo. Di certo è dalle risposte del premier che dipenderà tutto”.

La battuta: “dallo 07/2021, ragazzi, non prendete impegni…”

Befana

Renzi:“Dal primo gennaio al 6, la Befana, andate in ferie. Poi, vi conviene non prendere impegni”.

Insomma, Renzi, parlando con i suoi, appare più determinato che mai. Un po’ scherzando e un po’ no, ad alcuni di loro dice: “Dal primo gennaio al 6, la Befana, andate in ferie. Poi, vi conviene non prendere impegni”. Parole pesanti, dure, che lasciano presagire lo scenario peggiore: una crisi di governo che di sicuro si apre, nei primi giorni del 2021 (le Camere tornano a lavorare il 7) ma che nessuno sa, neppure Renzi, come si potrebbe chiudere. Un Conte ter? Un governissimo a guida Draghi? Elezioni anticipate? A quel punto, tutti gli scenari si squaderneranno, ma il boccino finirà in una mano sola, quella di Mattarella, che sta preparando il suo penultimo discorso di fine anno agli italiani, dato che a gennaio 2022 scade il suo mandato.

Una giornata all’apparenza che è passata in totale surplace

termometro politico

La giornata, era passata in surplace dal punto di vista del termometro della Politica

Eppure, la giornata, all’apparenza, era passata in surplace e in sordina, dal punto di vista del termometro della Politica. Le delegazioni dei due principali partiti della maggioranza, M5s e Pd, come i re Magi, si sono recati alla sede del Mef per portare le loro osservazioni sul Recovery Plan di Conte. Per i 5Stelle va tutto bene, o quasi, per il Pd va tutto male, o quasi, ma come si sa il Pd ha preso una posizione anodina che ricorda quella dei socialisti riformisti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (“né aderire né sabotare”), linea che oggi si potrebbe tradurre “né con Renzi né con Conte”. Insomma, il Pd vuole la botte piena (che il governo duri e resti, più o meno, così com’è) e la moglie ubriaca (che Renzi non faccia la crisi accontentandosi delle briciole), ma almeno è una linea. I 5Stelle, invece, balbettano storditi. Oggi, nella conferenza stampa di fine anno, parlerà Conte. Il premier, dopo l’ira funesta di ‘piè veloce’ Renzi, qualcosa dovrà pur dire, pur col passo da tartaruga.

L’annus horribilis del premier ancora oggi in carica

annus horribilis

Certo è che è stato un annus horribilis, per il premier. I sondaggi ancora reggono, e bene, ma metà Paese lo detesta – per restrizioni, dpcm a gogo’, lockdown a ripetizione – e l’altra metà lo mal sopporta. Un anno caratterizzato dalla pandemia e, ora, dalla sfida del vaccino che porta con sé una speranza di rinascita, ma anche l’invito a non abbassare la guardia e una chiamata alla resistenza nel caso di una terza ondata di contagi. Tutte sfide che Conte ha affrontato, sorretto – va detto – da una maggioranza a dir poco sfilacciata, litigiosa, incerta e malferma sulle sue gambe – ma che ha vinto solo a metà, con risultati in chiaroscuro.
E poi, ancora, l’occasione “imperdibile” del Recovery plan, l’importanza di rilanciare l’Italia grazie anche all’anno di presidenza del G20, la necessità di sostenere il tessuto economico anche per non creare tensioni a livello sociale rischia – dal piano Colao, finito in un misero cassetto, allo stesso piano Conte, ‘demolito’ dai suoi stessi partner di governo – di diventare un’occasione sprecata. Non a caso, la Ue ha già fatto dell’Italia un’osservata ‘speciale’, e solo in senso negativo, come denunciava preoccupato Gentiloni.

Una Legge di Bilancio scritta male e votata anche peggio…

legge di bilancio 2021

Ma se il 2020 di Giuseppe Conte non è stato di certo un anno facile, neppure il tempo di aver mangiato il panettone, ecco che anche il 2021 del premier si annuncia ricco di insidie. Oggi il presidente del Consiglio, salvo clamorosi imprevisti, porterà a casa il sì definitivo alla legge di Bilancio. In Senato non sono mancati errori e polemiche, puntualmente sollevati dalle opposizioni, ma registrati anche in seno alla maggioranza e che comporteranno la necessità di un decreto ‘correttivo’ a stretto giro di posta (fatto inedito nella storia repubblicana) al netto della piena impossibilità, da parte del Senato, di poterla solo discutere e senza dire del decreto Mille proroghe che seguirà a ruota. Tutti elementi che hanno comportato la severa reprimenda del giurista Sabino Cassese sul Corsera (e Cassese, come si sa, è assai sensibile e vicino agli umori del Colle) rispetto a una legge di Bilancio “che non è altro che un coacervo di misure senza un disegno, un collage di misure di favore per ingraziarsi i parlamentari di ogni colore, in un contesto da ‘euforia da deficit’ che fa tremare le vene ai polsi”, scrive. Unico dato positivo, la manovra 2021 dovrebbe vedere la luce in tempo utile per evitare l’esercizio provvisorio. Matteo Renzi ha già annunciato il voto favorevole di Iv, ma oggi, nel suo intervento, non mancherà di attaccare il Governo per le sole 48 ore di tempo concesse a palazzo Madama per l’esame del provvedimento: “E’ scandaloso, non posso non dirglielo”, ribadisce di nuovo ai suoi.

Oggi nella conferenza stampa di fine anno cosa dirà Conte?

conferenza stampa conte

Oggi nella conferenza stampa di fine anno cosa dirà Conte?

Infine, oggi, appunto, Conte sarà impegnato nella consueta conferenza stampa di fine anno. Il momento è particolarmente delicato. Renzi, come abbiamo visto, ribadisce a ogni occasione utile di essere pronto a ritirare la delegazione di Iv al governo nel caso in cui non si trovasse un accordo sul Recovery plan e sulle altre sue richieste. Il Consiglio dei ministri sul dossier è in agenda per oggi alle ore 16, ma all’ordine del giorno non c’è traccia del Next generation Ue, dal momento che le trattative sono ancora in corso e, del resto, la giornata di oggi servirà ancora al titolare del Mef, Roberto Gualtieri, per incontrare le delegazioni di Iv (un incontro che sarà assai duro) e Leu. Il barometro, insomma, continua a segnare tempesta.

Il fantasma del rimpasto, del Conte ter e di molto altro…

Conte TER

Il fantasma di una verifica della maggioranza in Parlamento – che lo chieda Renzi o che, autonomamente, lo proponga lo stesso Conte – con relativo voto di fiducia o di un possibile rimpasto o, come abbiamo visto, di un Conte ter, se non di altre, e più fantasiose soluzioni (il governissimo) aleggia indisturbato nei corridoi dei palazzi della Politica.

Il premier ha sempre ribadito che tocca agli alleati, se lo ritengono necessario, aprire la crisi. Chiedere un tagliando della squadra. Prendersi la responsabilità di fronte agli italiani, alle prese con l’emergenza, la crisi economica e le restrizioni natalizie. “La mia valigia è sempre pronta”, ama ripetere il presidente del Consiglio, ma quanto ci crede? Il suo obiettivo è quello di rilanciare l’azione del governo, come chiedono da tempo anche i dem, e portare a casa la ghiotta occasione costituita dai 209 miliardi in arrivo da Bruxelles. Portare l’Italia nel futuro, senza accontentarsi di un ritorno all’esistente, ma provando a cambiare le cose che non andavano prima della pandemia, ma continua a ostinarsi a non voler cambiare nulla o quasi della squadra.

Conte, fosse per lui, non cambierebbe nulla o quasi…

Conte stato emergenza

GIUSEPPE CONTE

Il premier, oggi, non ha alcuna intenzione di sottrarsi alle domande sull’assetto del governo che arriveranno dai giornalisti. Non è un problema di nomi o di squadra, fa sapere, che pure potrebbe essere ritoccabile, se lo dovessero chiedere i principali partner della maggioranza, ma di cose da fare, è il refrain che arriva da palazzo Chigi. Certo è che, anche nel merito, come dice Renzi, i dossier sui quali gli alleati restano distanti sono parecchi: dal Mes, chiesto a gran voce da Pd e Iv e osteggiato dal M5S, all’alta velocità, la giustizia, le trivelle (ultimo braccio di ferro aperto tra Pd e M5S). Il premier, e il pressing di dem e renziani è forte in questa direzione, dovrà prima o poi prendere una posizione. Entro l’Epifania, ha detto Renzi, una risposta ci deve essere. Se no, per dirla con la ministra Teresa Bellanova, se il premier andrà avanti “con supponenza e arroganza a non porsi il problema di unire la coalizione”, il progetto ‘Ciao’ di Renzi si trasformerà in un addio a Conte e al governo.

Quale reazione dal Pd? Per ora Zinga dice ‘niente avventure’

Zingaretti Nicola

Nicola Zingaretti

Cosa nascerà ‘dopo’, ancora non si sa, ma è ovvio che, oltre Renzi, le risposte del Pd – che per ora si limita ergersi, con Nicola Zingaretti, “contro atteggiamenti e azioni che rischiano di degenerare in avventure politiche confuse, e in percorsi senza prospettive”, chiaro riferimento alle posizioni di Iv, che pure non viene mai citato direttamente. Ma Renzi, tuttavia, non è che uno dei due destinatari del messaggio di Zingaretti. L’altro è proprio il presidente del Consiglio e, più implicitamente, l’altro azionista di maggioranza del governo, il M5s. Al primo il Pd chiede da tempo di assumere un ruolo più politico, assumendo decisioni che non siano solo il frutto della sintesi fra le tante richieste che provengono dai partiti. dare, insomma, una impronta politica al suo mandato. Di darsi una mossa, cioè. “Da settimane abbiamo chiesto con grande nettezza e chiediamo tanto più ora, un rilancio dell’azione di governo, del quale il progetto di Recovery fund è parte fondamentale ma non l’unico”, rimarca il segretario. Il rilancio dell’azione di governo, per i dem, passa infatti nella riapertura del dossier sulle riforme (legge elettorale e riforme istituzionali), incagliatosi – accusano dal Nazareno – per i veti incrociati di Italia Viva e Movimento 5 Stelle e questo nonostante il programma di riforme del Conte 2 fosse stato messo nero su bianco più di un anno fa. Ora, con il Recovery Plan da approvare, i dem tornano sul tema: “E’ giunto il tempo di essere coerenti. Sin dal primo giorno abbiamo ribadito che il nostro contributo nell’esecutivo è legato esclusivamente all’obiettivo di cambiare e migliorare il Paese”. A questo obiettivo mira anche il documento predisposto dalla segreteria del Pd per il Recovery Plan: “Nel nostro documento, che costituisce il contributo alla discussione in corso, indichiamo i temi prioritari da mettere al centro della rinascita italiana in discontinuità rispetto al vecchio modello di sviluppo, segnato da decenni da troppe ingiustizie e da una mancanza di crescita. Non vogliamo ‘restaurare’ l’Italia che c’era prima della pandemia”, spiega Zingaretti, “vogliamo costruirne una nuova”. Parole alate, ma che – ad orecchie attente agli umori dei Palazzi – sanno appunto di un ‘né né’ di turatiana memoria: quel ‘né aderire né sabotare’ che causò la dannazione e la fine della gloriosa storia del Partito socialista italiano nel primo Novecento.

L’anodino ‘né aderire né sabotare’ di Turati è la linea del Pd

anodino

Il significato di anodino

Tanto che i due temi di sofferenza principali sollevati dal Pd nel suo incontro con Gualtieri riguardano, guarda caso, la cabina di regia sul Recovery Plan e la governance dei servizi segreti, cioè le pietre dello scandalo che agita Renzi. E i 5Stelle? Ecco, quelli proprio non sembrano pervenuti. ‘Carne da cannone’ di qualsiasi nuovo governo mai nascerà, e sotto qualsiasi forma, perché – come dice uno di loro – “due anni e mezzo ancora di legislatura vogliono dire circa 250 mila euro da incassare e io un lavoro non ce l’ho”. Segno che sono pronti a ogni nuovo governo…

 


NB: questo articolo è il frutto del lavoro di sintesi e collage di un articolo uscito il 30 dicembre 2020 su Quotidiano Nazionale e di un altro articolo uscito su Tiscali.it, ovviamente entrambi a firma del sottoscritto