“Annibale è alle porte!”. Il Colle convince Renzi: crisi di governo sì, ma al rallenty, e via libera al Conte ter

“Annibale è alle porte!”. Il Colle convince Renzi: crisi di governo sì, ma al rallenty, e via libera al Conte ter

11 Gennaio 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

E’ bastata una telefonata, quella di Mattarella a Renzi, per risolvere la crisi di governo. Iv voterà il Recovery Plan e, dopo, forse, si farà il Conte ter, ma non prima di aver messo in sicurezza i provvedimenti più importanti per il Paese

Telefono

Il telefono unisce ancora..

NB: Pubblico qui una versione ampliata e ragionata dei due articoli usciti negli ultimi due giorni (10 e 11 gennaio 2021) sulle pagine del Quotidiano Nazionale (Giorno-Nazione-Il Resto del Carlino)


1.Renzi. “O Conte ter o il caos”. Renzi compatta i suoi e si appresta a far dimettere le sue ministre al cdm di martedì
Conte TER

“O il Conte ter o il caos”. Parafrasando il caro, vecchio, leader socialista Pietro Nenni, che diceva, ai tempi del referendum istituzionale, “O la Repubblica o il caos”, l’ex premier ed ex leader del Pd Matteo Renzi torna a minacciare Conte, la sua poltrona e la fine sempre più annunciata e imminente del suo governo, il Conte due, per un’alternativa, “o il Conte ter o il caos“, che resta nebulosa, ma che sta iniziando ad acquistare, ogni ora che passa, sempre più consistenza. 

Certo, il nodo che rimane sul tavolo non è da poco. Renzi considera archiviata l’esperienza del Conte-bis e non retrocede dalla sua ipotesi (e unica offerta) iniziale, il Conte ter, ma si moltiplicano su Palazzo Chigi i segnali che il leader di Iv non porrebbe il veto su un reincarico dell’attuale premier, pur sub judice. Il premier ha ricevuto un messaggio chiaro anche dal Movimento 5 stelle, che non è per nulla intenzionato a farsi coinvolgere in una conta al buio in Parlamento sulla scorta di fantomatici Responsabili, nella quale rischierebbero di finire stritolati. Le pressioni per una crisi pilotata si fanno via via sempre più insistenti, ma ancora non scalfiscono la diffidenza dell’avvocato, che più volte si è lamentato con chi ci ha parlato di non aver ricevuto risposte dal leader di Iv, che ha contattato direttamente negli scorsi giorni, anche se Renzi ribatte che “l’ultimo messaggio che ho ricevuto da Conte erano gli auguri di Natale“…

Renzi Matteo

Il leader di Iv Matteo Renzi

La verità è che Renzi si diverte come un matto. Prima ripete, a Repubblica, quello che ormai è diventato un suo ‘classicissimo’ dell’ultimo mese (“Il governo è immobile. Conte cerca i voti di Forza Italia? Auguri. Ci si vede in Parlamento”), poi fa uscire i “trenta punti” sulle “questioni politiche aperte” spediti, il 6 gennaio, al plenipotenziario del Pd di Zingaretti e gran suggeritore dell’attuale premier, Goffredo Bettini (traduzione: io non parlo col ‘Re travicello’ Conte, alias Luigi XIII, parlo con il suo Richelieu o Mazarino…), che oggi continua a dire, con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, che “Conte è un punto di equilibrio imprescindibile per la maggioranza“, ma apre al Conte ter.

Trenta punti rimasti finora privi di risposta e dentro i quali c’è, più che un programma di governo, l’intero scibile umano, dal fisco al Mes al garantismo alle riforme fino alle elezioni amministrative…

I “trenta punti” spediti il 6 gennaio da Renzi a Bettini-Richelieu e le richieste, sempre più esose, di Iv al premier

bellanova renzi

Renzi e Bellanova

Ma l’offensiva del leader di Iv non si ferma qui. Nel pomeriggio di ieri Matteo Renzi ribadisce per l’ennesima volta la linea dura, rilanciando l’intervista a Repubblica:Al premier abbiamo chiesto di sciogliere i tanti nodi aperti: infrastrutture, scuola, cultura, lavoro. La risposta è stata: ci vedremo in Parlamento. A me sembra un errore politico e un azzardo numerico. Ma auguri a lui e all’Italia”. Parole bellicose per un registro che da giorni rimane sempre lo stesso, anche se affiorano carsici i segnali di una trattativa ancora appena abbozzata ma che giustifica l’immobilismo di questi giorni. A metà giornata la ministra Bellanova erutta via Facebook. Un lunghissimo post in cui parla di “discontinuità radicale” e di “esperienza archiviata”, ma in cui si nascondono gli elementi sia pur fragili per la ripresa di un dialogo: “Arrivi questo benedetto Recovery Plan, ci si dia il tempo di leggerlo e valutarlo e ci si confronti in Consiglio dei ministri”, spiega la ministra non chiudendo la porta, nonostante le scorie del fallimentare incontro con il presidente del Consiglio della scorsa settimana, e aprendo anzi verso gli altri partiti per una verifica più complessiva: “Il confronto si faccia anche sugli altri nodi politici che ci separano, costruendo un patto di legislatura su cui vedo oggi in tanti accapigliarsi reclamandolo a gran voce, ma che Italia Viva chiede da mesi”.

L’assemblea dei parlamentari di Iv di sabato notte, le preoccupazioni dei più tiepidi e le rassicurazioni di Renzi

Zoom

via Zoom, l’assemblea dei parlamentari di Iv

Ma dietro le quinte, il leader di Iv freme, scalpita e un po’ preoccupato lo è. Sabato notte ha riunito per ben quattro ore, via Zoom, l’assemblea dei parlamentari di Iv (18 senatori, che valgono oro, e 30 deputati) e il gruppo dirigente di Iv sia per rassicurarli (“Non ci saranno le elezioni anticipate”, “non farò un governo con Salvini”, “siamo sempre più forti e centrali, col 2% lo comandiamo noi il gioco”) sia per tastare il terreno di senatori (Vono, Conzatti, Comincini, Marini i quattro ‘sotto osservazione’) che, non essendo dei ‘cuor di leone’, erano in odore di operazione Responsabili. La risposta è stata “compatti come una falange macedone, Matteo, e ai tuoi ordini”, come dice orgoglioso uno di loro. “Conte è amico di Trump, un pericolo per la democrazia. Dobbiamo fermarlo” avrebbe addirittura detto un altro, costringendo lo stesso Renzi a ‘moderare’ i toni aspri. Morale, dopo le parole ribadite ieri anche da Ettore Rosato (“è Conte che sta staccando la spina al governo, non noi”), la crisi di governo è alle porte, come Annibale negli incubi peggiori degli antichi romani, le cui matrone, per spaventare i loro figli, dicevano Hannibal ad Portas!” (“Annibale è alle porte”), nel senso che stava sul punto di circondare e invadere Roma (cosa che però non gli riuscì).

Il presidente Mattarella

Il presidente Mattarella

Lo show down della crisi precipiterà nel cdm di martedì sera, ma le dimissioni delle ministre saranno al rallenty perché Mattarella ha telefonato a Renzi e lo ha convinto a un patto: “Metti il governo in condizione di approvare il Recovery Plan”

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

La crisi di governo si materializzerà martedì 12 gennaio nel corso di un cdm non ancora convocato formalmente, ma che lo sarà ad horas e che attende solo che Gualtieri consegni, oggi, ai partiti e ai gruppi l’ultima bozza (la VI) aggiornata del Recovery Plan.

Le due ministre renziane, Bellanova e Bonetti, si dimetteranno – subito dopo il cdm, ma molto probabilmente approvandone le misure necessarie ad affrontare la crisi che vi verranno presentate, dallo scostamento di bilancio al dl Ristori fino al Recovery Plan, misure che però abbisognano di tempo (almeno 20 giorni) per essere portate e poi approvate dentro le Camere – ma con dimissioni che saranno come sospese, fermate e congelate, dimissioni al rallenty, dunque. Insomma, la crisi sarà aperta nei fatti, ma resterà come sospesa nell’aria. Se poi essa diventerà ‘formale’ o resterà ‘informale’ lo deciderà il premier, quando salirà al Colle, di concerto con il Capo dello Stato. Il quale Mattarella è intervenuto: avrebbe consigliato vivamente, con una telefonata a Renzi, di sospendere le dimissioni delle ministre, chiedendogli un “fermate le macchine della crisi”, per consentire l’approvazione in Parlamento del Recovery Plan riveduto e corretto che arriverà in cdm mercoledì per poi sbarcare al più presto, cioè a passo di carica, nelle Camere. Iv avrebbe detto di sì con Renzi che commenta “Hanno capito che facciamo sul serio, così l’accordo si può fare“. Ma vale anche l’altra interpretazione, quella dei contiani (e del Pd ‘lealista’): “Mattarella ha messo nel sacco Renzi. In questo modo, diluendo la crisi e la sua tempistica, e obbligandolo a votare tutto quello che Conte propone, Recovery Plan compreso, permette a Conte di insistere sul ‘semplice’ rimpasto e di poter dire a Renzi: ‘scusa, ma a che serve fare la crisi, e un nuovo governo, se tu voti il Recovery e si tratta di cambiare due ministri?‘”.

Nel frattempo, tutti i contendenti avranno tutto il tempo per elaborare un nuovo accordo di governo (e la squadra del Conte ter con i nuovi ministri) sotto forma di “patto di legislatura” che duri fino al 2023, mettendo sul piano: compromesso sul Mes con più soldi alla Sanità, legge elettorale, riforme istituzionali e i nodi programmatici aperti da troppi mesi sul tappeto come Autostrade e Giustizia. Come dice il Pd a Conte per cercare di convincerlo, “se Matteo prende un accordo formale con Mattarella questo non può essere disatteso“. E Bettini:forse ci sono le condizioni per un accordo”

Resta sul tavolo solo l’ipotesi del Conte ter o di altri governi ma non guidati da Conte (un governo a guida Pd o governi di unità nazionale a guida Draghi). Le altre opzioni tutte spazzate via…

Draghi Mario

Mario Draghi

Alle viste, dunque, ormai restano sul tappeto solo due ipotesi di soluzione della crisi di governo: un Conte ter tutto nuovo o un altro governo guidato da qualcun altro, se la crisi dovesse ri-precipitare. Ma guidato da chi, un nuovo governo? Da un esponente del Pd (Andrea Orlando, ieri intervistato da La Stampa, apriva di fatto a un tale scenario) oppure da Mario Draghi per un governissimo con (quasi) tutti dentro, Lega e Forza Italia (ovviamente) compresa mentre Fratelli d’Italia resterebbe fuori, ma il Pd, pur riluttante, no. Tramontate tutte le altre ipotesi: 1) tutto resta com’è; 2) rimpastino veloce e indolore del Conte due; 3) ‘governicchio’ di Conte con i (troppo pochi) Responsabili. Un’operazione affidata, con scarso fiuto politico, da palazzo Chigi a personaggi di terza fila come Sandra Lonardo, meglio nota come lady Mastella, o Raffaele Fantetti, oscuro rappresentante del Male nel gruppo Misto: hanno contattato diversi senatori (di Iv, del Misto come di altri gruppi) in modo confuso e abborracciato, ricevendo solo rifiuti e pernacchie.

berlusconi carfagna

“Un fatto politico nuovo”, come si dice al Colle, e cioè l’ingresso a pieno titolo di Forza Italia

Altro discorso sarebbe registrare “un fatto politico nuovo”, come si dice al Colle, e cioè l’ingresso a pieno titolo di Forza Italia o di un gruppo parimenti importante dentro la maggioranza (tutta l’area Carfagna, per dire), ma ad oggi è fantascienza. I ‘carfagnei’ smentiscono decisi, secchi, come già avevano fatto i totiani, disponibili sono a un governo di salvezza nazionale (che, peraltro, è pronto a fare anche Berlusconi) e – come dicono sogghignando i renziani – “un Brunetta non fa primavera”.

E anche l’ipotesi – fino all’altro ieri sostenuta e difesa, oltre che da Conte, dal Pd, pur se vedeva l’M5s assai ostile, ipotesi dalla quale Conte sembrava non essere disposto a recedere di un passo  – quella del ‘rimpastone’ (girano in ogni caso ancora in modo vorticoso i nomi di Rosato, Orlando, Delrio, etc. come new entry), ma restando nella cornice del Conte bis, ormai è definitivamente tramontata.

I renziani pronti a votare tutti i provvedimenti del governo: scostamento di bilancio, dl Ristori e pure il Recovery Plan. Come dice Raffaella Paita, “siamo gente seria e non siamo stupidi…”

Raffaella Paita

Come dice Raffaella Paita, “siamo gente seria e non stupidi”

Solo un dubbio pervade ancora il campo renziano: “Conte e il Nazareno – dice uno di loro, un big – vogliono farci passare per affamatori del popolo italiano che impediscono al governo di votare lo scostamento di bilancio (il prossimo sarà di 24 miliardi, fa sapere il Mef, ndr.), il dl Ristori, i nuovi Dpcm, ma anche un Recovery Plan a noi gradito (l’ultima bozza, la sesta, verrà consegnata oggi da Gualtieri ai partiti, fa sapere il Mef, ndr)”. “Ecco perché – come spiegava ieri mattina la renziana Raffaella Paita (presidente della commissione Trasporti della Camera) ad Omnibus su La 7 noi quegli atti li voteremo, in Parlamento. Siamo gente seria, noi e non siamo così stupidi da non farlo ”. 

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Davide Faraone, deputato del Pd

Italia Viva non farà mancare come sempre il proprio voto”, assicurava ieri anche il capogruppo di Iv al Senato Davide Faraone in merito all’ultimo decreto Ristori. La posizione comprende anche il sì al nuovo scostamento di bilancio di circa 20 miliardi, atteso la settimana prossima in Cdm e che un governo che fosse in carica solo per il disbrigo degli affari correnti avrebbe più di qualche difficoltà a varare. L’altro segnale di (presunta) distensione lo manda la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova: la capodelegazione di Iv si collega alla war room di Palazzo Chigi, dove il premier ha riunito i capi delegazione di maggioranza e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia per decidere le nuove restrizioni (i colori e le zone in cui verrà divisa l’Italia) a partire dal 16 gennaio e rende evidente come il suo partito partecipi attivamente alla stretta che verrà, mentre la seconda ondata non svanisce come nelle previsioni e la terza incombe senza soluzione di continuità.

Corrono di nuovo le voci sulla squadra di rimpasto. L’ennesimo toto-ministri con gli ennesimi giri di valzer

rimpasto

Il vero tema è uno solo: ‘rimpastino’ o ‘rimpastone’?

Dimissioni o meno delle ministri, crisi di governo aperta formalmente o meno, già si ragiona – dentro la maggioranza – su quale sarà la nuova squadra di governo del Conte ter (o del Conte 2 rimpastato). Per Italia viva sono insistenti i nomi di Maria Elena Boschi e di Ettore Rosato, che nella versione minima del rimpasto potrebbero ereditare le Infrastrutture e il Turismo (ma tra i renziani si giura che “Maria Elena non diventerà ministro, Matteo non cadrà nel tranello di farsi dire di averla piazzata a forza nel governo, al massimo erediterà il posto di Ettore come vicepresidente…”) due ministeri che verrebbero spacchettati rispettivamente dai Trasporti e dalla Cultura. Un’ipotesi che non piace ai 5 stelle, che vorrebbero vedere inalterati i rapporti di forza attuali, ma che hanno problemi interni, con le ministre Catalfo e Pisano che buona parte del gruppo vorrebbe sostituire.

Ma alla fine, se questa dovesse essere la soluzione per non andare a gambe all’aria, si troverà una quadra”, spiega un esponente pentastellato di governo pensando al Conte ter come sola via di fuga. Conte in questo schema cederebbe la casella dei Servizi segreti, che finirebbe nelle mani dei fidati Chieppa o Goracci, rispettivamente segretario generale di Palazzo Chigi e Capo di gabinetto di Conte, a meno che il Colle non si imponga anche in questo caso e non pretenda che ci vada la Lamorgese.

Infatti, nel tourbillion del toto-ministri, le sole pedine quasi certe che dovrebbero cambiare riguardano gli Interni, dove dovrebbe andare Lorenzo Guerini, che ha ben operato al ministero della Difesa, come Mattarella (e Conte) sanno bene, mentre il suo posto dovrebbe essere preso da Ettore Rosato (Iv). Un posto strategico, la Difesa, che Rosato dovrebbe ‘scaldare’ in attesa della tanto agognata nomina, da parte dello stesso Renzi, a rappresentante della Nato per l’Europa che dovrebbe arrivare tra due anni. 

Il premier sta valutando anche un passo indietro su uno dei temi prioritari per Renzi, i servizi segreti, ma pretende che ad assumere quella delega sia un suo uomo di fiducia, e non un esponente di un altro partito. Sempre a Palazzo Chigi una grande fibrillazione investe la casella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, occupata attualmente dal 5 stelle Riccardo Fraccaro e messa nel mirino dal Pd che, a quel posto, vorrebbe metterci Andrea Orlando, in predicato di prendersi la cruciale delega al Recovery. “Ma quella non si tocca, se salta Riccardo deve succedergli uno nostro”, si arroccano i 5 stelle. Segnali contraddittori di una trattativa che nessuno ammette ma alla quale nessuno si sottrae.

 


2. Il Colle si piega all’ultima soluzione possibile: il Conte ter. Se la quadra non arriva neppure così, può succedere di tutto

prendere il toro per le corna

La crisi di governo si avvicina e al Colle, prendono il toro per le corna

La crisi di governo si avvicina a grandi passi, e al Colle, come pure nel Pd, vogliono prendere il toro per le corna subito e risolverla in fretta, il prima possibile, dopo il cdm che, martedì prossimo, dovrebbe sancire la rottura di Iv. A ieri, il barometro della crisi segnava ancora tempesta. Renzi continua ad alzare il tiro delle sue richieste, facendo capire di poter accettare solo un Conte ter, altrimenti lo sfiducia. Conte continua a dire che lavorerà “fino all’ultimo, con disciplina e onore, per il bene del Paese”, imperterrito, ma continua a sperare di trovare nuovi Responsabili al Senato. Il Pd continua a ‘incalzare’ entrambi. Il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio, chiede a Conte di “fare presto”. A Renzi la voce suadente del capodelegazione dem al governo, Dario Franceschini – fa una minaccia velata: “bastano un po’ di buonsenso e di buona volontà per evitare una crisi di governo in piena pandemia. Martedì mandiamo il Recovery in Parlamento e subito avviamo un confronto in maggioranza per un patto programmatico di legislatura”. In modo quasi speculare al M5s – che ieri ha parlato per bocca di Crimi, Di Maio e altri – Franceschini, “e cioè il vero ‘capo’ del Pd nel governo”, come sottolinea un deputato Pd, “sta dicendo a Renzi che se apre davvero la crisi si ritroverà tutti contro e che altri governi non ci sono, si va al voto”.

quirinale colle

Il Colle, Quirinale

E il Colle?Davanti al baratro – spiega una fonte dem che lo frequenta – son pronti a tutto. Al voto anticipato, se mai, Dio non voglia, ci si arriverà, con un governo elettorale”. “Ma se tutti ritrovano un po’ di calma e sangue freddo – continua la fonte dem – l’intenzione del Quirinale è quella di aiutare i protagonisti della crisi a risolverla e al più presto, anche facendo nascere un Conte ter senza passare per le consultazioni di rito e l’apertura di una crisi formale”. Al Colle, del resto, hanno – scherza un altro – “un cassetto pieno di precedenti da tirare fuori al momento opportuno”. Traduzione: se il Colle, vero Lord Protettore di Conte, decide che, per salvare capra (il premier) e cavoli (la tenuta della maggioranza di governo), serve passare per quello che Renzi chiede e Pd e M5s non vogliono concedere (il Conte ter), presenterà quella scelta come la via unica e obbligata.

covid19

E dunque, sarà crisi formale o no? Verrà aperto lo studio della Vetrata? In realtà, la Vetrata è, da mesi, inagibile e frequentata solo da operai per dei lavori di ristrutturazione. Inoltre, il Covid impone restrizioni a tutti. La crisi – ‘informale’ o formale che sia – avrà ben pochi spettatori. “Ma va risolta e presto. Altrimenti – si domanda un’altra fonte vicina al Quirinale – quale governo approverà il nuovo scostamento di bilancio e il nuovo decreto Ristori? Quale governo farà i dpcm e gestirà il piano vaccinale?”. Guarda caso, ieri Zingaretti ritwitta Gualtieri che di questo parla (“Eseguiti i bonifici dei ristori del decreto Natale”). Il leit motiv del Pd come di M5s e LeU, ma anche del Colle, è che un governo in carica – come la serve di Totò – ‘serve’. Non se ne può fare a meno.

La crisi va risolta, e in fretta. Ecco perché Mattarella avrebbe telefonato a Renzi convincendolo al mezzo passo indietro con uno ‘scambio’ che suona così: “se tu metti in sicurezza il Recovery Plan, io ti concedo il via libera a far nascere il Conte ter e convincerò Conte che quella è la sola strada obbligata che gli resta”. Renzi ha risposto sì. Ora l’appuntamento finale e decisivo è al cdm che si terrà martedì sera 12 gennaio