“Ne resterà uno solo!”. Renzi e Conte alla sfida finale, ma chi è Highlander? Tutti gli scenari possibili della crisi che si aprirà stasera nel cdm

“Ne resterà uno solo!”. Renzi e Conte alla sfida finale, ma chi è Highlander? Tutti gli scenari possibili della crisi che si aprirà stasera nel cdm

12 Gennaio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Ne resterà uno solo!”. Renzi e Conte alla sfida finale. Stasera lo show down in cdm. Chi è il vero Highlander? Tutti gli scenari possibili, le posizioni dei partiti e del Colle. Il Conte ter perde quota, aumenta la possibilità della conta in Aula. Governo a guida Pd o istituzionale come soluzioni alternative prima dello sbocco del voto

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“Ne resterà uno solo!”. Renzi e Conte alla sfida finale. Stasera lo show down in cdm. Chi è il vero Highlander?

 

NB: questo articolo è stato scritto in forma originale, stamane, 12 gennaio 2021, per questo blog, tranne la parte finale, sulle mosse di Renzi e di Italia Viva, che è stata scritta ieri sera ed è stata pubblicata oggi sulle pagine del Quotidiano Nazionale 

 

Chi è il vero ‘Immortale’ tra Conte e Renzi? Stasera le dimissioni delle ministre e il ritiro della delegazione di Iv, poi Conte salirà al Quirinale per formalizzare la crisi. Ultimissima nota di Conte: “se Renzi rompe stasera nessun altro governo con Iv è possibile”

conte renzi

Chi è il vero ‘Immortale’ tra Conte e Renzi?

Per dirla con il famoso film Highlander e con l’eroe – in parte ‘buono’ e in parte ‘cattivo’ di quel film, “Ne resterà soltanto uno!” (e, per dirla in inglese, “there can be only one!”.) La sfida tra Renzi e Conte è arrivata al suo epilogo finale che si materializzerà stasera dentro il consiglio dei ministri, convocato per le ore 21.30 in modo formale solo ieri sera, in pratica ieri notte, lo stesso momento in cui – verso le 23 de la tarde – è arrivato, recapitato nelle caselle email di tutti i ministri, Iv compresa, anche il benedetto Recovery Plan, ultima versione, da parte del titolare del Mef, Roberto Gualtieri, ormai da mesi pietra dello scandalo e – formale, ma solo formale – oggetto dello scontro politico.

 

Il cdm stasera ha un destino finale già segnato: la rottura di Iv

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Il cdm stasera ha un destino finale già segnato: rottura

Come finirà, lo scontro finale? Difficile che, stasera, possa già indicare un vincitore. La sola cosa certa è che le due ministre di Iv (Bellanova e Bonetti) si dimetteranno, e che Iv ritirerà la propria delegazione ministeriale dal governo. Poi, che questo succeda durante o subito dopo il cdm (non prima, solo questo punto i renziani hanno garantito a tutti i loro interlocutori, per ‘rispetto’ al Colle), poco importa. E poco importa, per paradosso, anche che le ministre di Iv votino a favore (o, più probabilmente, si astengano, mentre il voto contrario non è, al momento, previsto dai renziani) di quella che è stata la pietra dello scandalo sollevata dalla stessa Iv, e cioè il Recovery Plan.

L’idea, anzi, dei renziani è dire di ‘no’ al Recovery, dentro il cdm, o forse ‘ni’, ma di annunciare il ‘sì’ – o meglio garantire il loro ‘sì’ – quando sia il Recovery Plan che altri di questi provvedimenti (dl Ristori quater, richiesta di scostamento di bilancio, conversione in legge del nuovo dpcm anti-Covid, etc.) arriveranno all’esame delle Camere. Ma Conte, con un flash di metà mattina, fa già sapere che “se Renzi rompe, nessun nuovo governo con dentro Iv è possibile“, predisponendosi per la conta in Aula.

Insieme al ‘no’ o al ‘ni’ delle ministre al Recovery Plan arriverà l’annuncio (a sorpresa) del ‘sì di Iv a “tutti i provvedimenti annunciati dal governo” ma “solo quando saranno in Parlamento”

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Insieme al ‘no’ o al ‘ni’ delle ministre al Recovery Plan arriverà l’annuncio a sorpresa del ‘sì di Iv

Ma dato che questi provvedimenti non arriveranno, per problemi di calendario, subito, alle Camere, ma necessitano che passino almeno altri 20/30 giorni, Iv non vuole farsi dire dalla ‘propaganda’ avversa, quella contiana, di voler ‘affamare’ gli italiani, votando contro provvedimenti così ‘urgenti’. Ecco perché, pur se con modalità tecniche ancora da escogitare, da parte di Iv (alla Camera potrebbe essere l’astensione o il voto a favore, al Senato, dove l’astensione non vale più come voto contrario, ma ci sono sempre problemi di quorum per la maggioranza, con la uscita dall’aula o la non partecipazione al voto al fine di abbassarlo, il quorum), l’obiettivo è quello di non farsi additare – da Conte, Pd, M5s, LeU, giornali, ma anche dal Colle – come degli ‘fascisti’. Ecco perché Iv annuncerà con una conferenza stampa che terrà a tamburo battente stasera stessa (o stanotte o domani mattina, dipende dall’ora in cui finirà il cdm) il suo “sì, ma solo in Parlamento” al Recovery come pure agli altri provvedimenti che il cdm varerà oggi. Conferenza stampa ‘volante’ che forse si terrà pure davanti a palazzo Chigi e che Iv intende organizzare subito dopo l’annuncio – che sarà battuto con un take flash (‘take barrato’ come si dice in gergo) dalle agenzie di stampa – del ritiro della delegazione dei ministri di Iv, Bellanova e Bonetti, dal governo.  

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Ivan Scalfarotto

L’atto formale che aprirà la crisi (ci sarebbe, con le due ministre, anche il povero Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri tenuto, da Di Maio, per due anni privo di deleghe e a non far nulla al ministero, e dimenticato anche ora da tutti, ma gira voce che abbia già trovato un posto all’Ocse…) e che porterà, come immediata conseguenza, la salita al Colle di Conte per ‘riferire’ sulla crisi in atto.

 

Il rilancio di Conte: “se Iv rompe, pronti alla prova di forza in Aula”

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L’ex Capo dello Stato Francesco Cossiga

Certo, di fronte al bluff – o alle carte che ha realmente in mano – di Renzi, che chiama ‘piatto’, senza che nessuno sappia se in mano ha davvero ‘il punto’ o sta solo bluffando e facendo saltare i nervi agli altri giocate, Conte potrebbe lanciarsi in un rischiosissimo ‘vedo’ o, forse, ‘contro-bluff’: sfidare Renzi alla prova di forza in Aula, chiedendo al Colle di andare in Parlamento per verificare se ha ancora, o meno, una maggioranza. Le parole pronunciate ieri mattina da Conte a palazzo Chigi (“Se Renzi si sfila per Conte non è possibile nessun altro governo con Iv”) e fatte uscire sono chiare. Una mossa simile fece il premier attuale, Conte, ai primi di agosto del 2019, con e contro Salvini, quando poi cadde il governo gialloverde. Ma in quel caso un voto delle Camere, alla fine, non vi fu: al termine del dibattito parlamentare, infatti, Conte salì al Colle e rassegnò le sue dimissioni proprio per tenersi di riserva la carta di un re-incarico che ottenne grazie alla ‘mossa del cavallo’ di Renzi, il quale, allora ancora nel Pd, chiese di far nascere un governo con il suo nemico storico, l’M5s per evitare di “consegnare i pieni poteri al Salvini del Paapete”, così disse l’ex premier per giustificare la sua svolta. Morale, il governo gialloverde cadde per auto-consunzione e, nel giro di poche settimane, a fine agosto 2019, grazie soprattutto all’opera e alla ‘fretta’ che il Colle mise a tutti i protagonisti, nacque il governo giallorosso (prima tripartito, poi quadripartito, con Iv) che, oggi, sta per cadere. 

Stavolta, però, il voto in Aula sarebbe esiziale, inaggirabile, definitivo: se Conte perde la conta, il suo nome è bruciato per qualsiasi re-incarico – così gli spiegano il Colle e il Pd – ma anche se la vince governerebbe a fatica, stentando ogni giorno in Aula come nelle commissioni, dove Iv è molto forte, specie al Senato, con pochi voti di maggioranza dalla sua e contando su una pattuglia di Responsabili che l’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, chiamava (e si trattava dei suoi…) “gli straccioni di Valmy”: senatori e deputati pronti a tutti pur di non perder lo scranno e lo stipendio.

 

I ‘conti’ del Senato. Una maggioranza, senza Iv, proprio non c’è

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Il Senato

I renziani, Renzi in testa, se la ridono e continuano a ripetere, come un disco rotto, “Li aspettiamo in Aula, ci divertiremo”, forti però della consapevolezza che una maggioranza di governo, senza i loro 18 senatori (anche se due o tre o quattro di essi dovesse ‘defezionare’ all’ultimo, come si sospetta) non c’è, né sulla carta né nella realtà, soprattutto al Senato. La maggioranza, senza Iv, tracolla infatti da 168 (circa, voto più voto meno) a 150 senatori. Per compensare i voti di Iv ne servono altrettanti.

Ma i tre totiani di ‘Cambiamo’ non ci stanno, i tre dell’Udc neppure, tranne forse una (la Binetti), l’area Carfagna di FI nega recisamente di essere tentata dall’operazione, come ripete ogni giorno il suo portavoce, il senatore Andrea Cangini (l’ex direttore di Qn apre, tutt’al più, a un governo istituzionale, proprio come i totiani, l’Udc e anche tutta Forza Italia, ma è un altro paio di maniche). Resterebbero alcuni senatori sparsi, e un po’ disperati, circa una decina così suddivisi: quattro/cinque ex pentastellati che oggi siedono nel gruppo Misto, i tre del Maie-Italiani all’Estero, tra cui Raffaele Fantetti, che ha fondato ‘Italia 2023’ proprio sperando in tale scenario, la signora Lonardo in Mastella, ex FI, forse due senatori a vita tra cui ci sarebbero di certo Elena Cattaneo e Mario Monti. Ma al di là del fatto che questi senatori già votano, da mesi, a favore del governo, di certo non bastano, né basterebbero, per compensare i 18 (o anche solo fossero 14) senatori di Iv. Infatti, 150 più 10 fa 160 e, se la matematica non è un opinione, si corre sul filo di un voto in più.

Del resto, il ‘borsino’ della campagna acquisti che palazzo Chigi cerca, da giorni, di mettere in campo si ferma proprio a quel ‘più dieci’ (“Ma è gente che già vota per il governo!” se la ridono dentro Italia Viva) che non compensa minimamente 18 senatori di Iv anche se quest’ultima non fosse una “compatta falange macedone” come, all’esterno, dice e fa sapere di essere e restare.

La maggioranza Pd-M5s-LeU-Responsabili si fermerebbe a 158/160 senatori, a un filo dalla maggioranza assoluta. Senza dire che un governo così ‘raccogliticcio’ non avrebbe chanches di superare le prove quotidiane che si tengono in aula come in commissione, che anche alla Camera i numeri sarebbero sul filo del rasoio: 333 sono, più o meno, i voti della maggioranza attuale, con dentro Iv, ma senza i ben 30 deputati renziani, fa tracollare la maggioranza a 303, ben sotto la maggioranza assoluta, il cui quorum è fissato a 316 deputati. Anche qui, pur contando su una decina di innesti in possibile arrivo dal gruppo Misto, la maggioranza senza Iv si ferma a quota 313, cioè poco sotto il quorum necessario per avere la maggioranza assoluta necessaria a governare.

Senza dire del fatto che, al Senato, altri piccoli sottogruppi presenti, oltre a Iv, passerebbero all’opposizione (i senatori del gruppo +Europa-Azione civile di Bonino e Calenda, per dire, ma anche, forse, due M5s in via di adesione al centrodestra, verso la Lega), facendo tracollare ancora di più la maggioranza, il Colle – e il Pd – non accetterebbero mai un governo così precario, raffazzonato, che ogni giorno vivrebbe la sua pena specie in tempi così difficili di pandemia e di terza ondata.

 

Gli azzurri al posto di Iv? Berlusconi, per ora, smentisce secco

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Silvio Berlusconi

Altra cosa sarebbe se Forza Italia, con tutto il suo peso, passasse con la maggioranza di governo, come ieri sera faceva dire e capire il nuovo ‘gran consigliori’ di Conte, il dem – storico ‘padre putativo’ e ideologo di ZingarettiGoffredo Bettini, il quale ritiene il partito di Berlusconi “ugualmente liberale e democratico, se non più, di Renzi, che non sa nemmeno più cosa vuole”. Anche agli occhi del Colle si tratterebbe di “un fatto politico nuovo e politicamente rilevante”…

Ma anche qui i renziani si fanno una bella risata: “Berlusconi ha garantito a Renzi che mai darà i suoi voti per un governo con Pd e M5s e se Conte, dietro suggerimento di Bettini, che ci odia, e ci vuole solo morti, la pensa così, beh, tanti cari auguri!”.

In effetti, lo scenario di un governo giallorossoazzurro appare, ad oggi, implausibile. I pentastellati, che non reggono neppure l’idea di avere la Boschi al governo, imploderebbero di sicuro, e forse il Pd pure perché le scorie dell’antiberlusconismo non sono ancora finite, all’interno del centrosinistra. Inoltre, anche se il Colle desse il via libera all’operazione (e potrebbe farlo) Berlusconi – che vuole continuare a governare e pesare come fa oggi nel centrodestra e come potrebbe fare domani con n governo istituzionale o cosiddetto ‘di tutti’ – non lo farebbe. Almeno così a garantito, ieri, a Renzi

 

Le successive mosse di Conte e i possibili scenari: il Conte 3 perde quota di ora in ora. Troppe le tossine e i veleni rispettivi…

Conte TER

In ogni caso, prima ancora che si materializzi anche uno solo di questi tanti, ipotetici, scenari, una cosa è certa. Stasera o stanotte (dipende a che ora finirà il cdm…) oppure domani mattina, cioè mercoledì, Conte non potrà fare altro che salire al Colle e ratificare che, senza Iv, gli viene a mancare un pezzo di maggioranza. Il Colle potrà – su richiesta di Conte, che ormai da settimane cerca la ‘prova di forza’ muscolare e chiede di andare in Aula – rimandare il premier alle Camere per verificare se gode ancora della loro fiducia. Ipotesi che il Quirinale, però, sconsiglia vivamente.

Oppure il Colle potrebbe chiedere a Conte di convocare nel più breve tempo possibile i partner della sua maggioranza per verificare se è possibile formare un nuovo governo, sempre sulla base della maggioranza attuale. Sarebbe appunto la via più rapida per far nascere un governo, cioè il Conte ter.

Il Colle potrebbe favorirla e aiutarne la realizzazione ‘congelando’ le dimissioni di Conte. Nei cassetti del Quirinale sono pieni di precedenti, sull’argomento, dal governo Goria del 1987 rimpastato senza crisi sotto la regia di Cossiga, a quello Andreotti del 1991 che sostituì cinque ministri in cinque ore, tra cui proprio Mattarella, che si erano dimessi perché non volevano votare la legge Mammì sulle tv.

Il Colle potrebbe anche accettare le dimissioni di Conte, ma chiedendogli comunque di formare, al più presto, un nuovo governo senza passare però per delle consultazioni formali, cioè senza aprire lo studio alla Vetrata, peraltro in questo periodo inagibile a causa di lavori in corso. La ‘mossa’ del Colle potrebbe essere messa in atto, dunque, senza che si apra una crisi formale: l’obiettivo sarebbe sempre lo stesso, quello di preservare la chanche che Conte possa formare un Conte ter.

Piccola postilla tecnica: al Colle non ‘amano’ la declinazione in latino dei governi: il ‘Conte bis’ lo chiamano ‘Conte due’ perché cambiò il colore della maggioranza rispetto al ‘Conte uno’ e l’eventuale tris di Conte lo chiamano ‘Conte tre’ e non ‘Conte ter’ per ugual motivo…

Conte, dunque, con la stessa maggioranza attuale, quella giallorossa o quadripartita (Pd-M5s-Iv-LeU), potrebbe continuare a governare, cambiando prima, però, quasi tutti i ministri (escluso, ormai, dunque, un semplice ‘rimpasto’, -ino o -one che potesse essere – all’interno dell’attuale ‘Conte due’, ipotesi fino all’altro ieri ampiamente sul tavolo), facendoli giurare, nel giro di pochi giorni, al Quirinale per poi presentarsi alle Camere per chiedere e ottenere una nuova fiducia da esse.

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Rocco Casalino, portavoce del premier Conte

Ma dopo le tossine e i veleni sparsi ieri da tutti a piene mani ieri è molto difficile che possa accadere. La giornata si è aperta con il portavoce del premier, Rocco Casalino, che incitava a Conte ad andare in Senato a cercare la prova di forza “così i renziani li asfaltiamo”, frase poi debolmente smentita; è proseguita con Renzi che fa dire ai suoi di ritenere Conteun vero pericolo per la democrazia, come dimostra la sua amicizia con Trump e i suoi rapporti con i servizi” ed è finita con la ‘provocazione’ di Bettini sull’apertura a un governo con FI), è difficile che anche il Conte tre o ter riesca a concretizzarsi. “E’ come se – spiega un ministro di peso del Pd – prima te le dai di santa ragione per strada e a casa, poi ti abbracci e dici ‘beh, mo’ annamose a pija un bel caffè insieme”…

Non resterebbero, dunque, che altre due vie, ma entrambe assai impervie da sondare e realizzare.

 

La speranza, ma debole, di un governo a guida Franceschini

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Dario Franceschini

Un governo a guida Pd – Dario Franceschini, attuale capodelegazione del Pd al governo, il nome più quotato (“Ma è come se chiedessero a Giuda ‘quale parte vuoi recitare, tra quelle nuove, a teatro, e lui rispondesse voglio fare la parte di Giuda!’ irride la possibilità un dem anti-franceschiniano), ma girano anche i nomi di Lorenzo Guerini – che però fa sapere ai suoi di Base riformista di essere “totalmente indisponibile” a una tale ipotesi, “per scelta, coerenza e carattere”) o persino Zingaretti. Una prospettiva in cui molti vecchi ‘marpioni’ da Transatlantico credono e sperano che si tratti ancora, motivandola, in modo prosaico, come un’occasione ghiotta (“mancano tre anni a fine legislatura: sono 360 mila euro, chi di noi vi rinuncerà?”), ma vista come ardua, se non improbabile, dal Nazareno: “I grillini reggono solo un governo a guida Conte. Sotto o senza o dopo di lui si spaccherebbero come neve al sole su ogni nome” è il refrain che arriva dal Pd. I renziani, invece, ci credono (“Pur di non andare a casa, i grillini si bevono qualsiasi governo con qualsiasi premier”).

 

Altre due ipotesi. Il governo elettorale, o istituzionale, a guida Cartabia e la chimera della carta Draghi. Dopo, restano le urne…

Marta cartabia

Marta Cartabia

Resterebbero, se tutte queste ipotesi  – Conte ter o governo a guida Pd – fallissero, solo due ipotesi. Un governo istituzionale a guida Cartabia (o Draghi ove mai si realizzassero le condizioni per un governissimo istituzionale di alto profilo, composto da tecnici e politici e ove mai Mario Draghi accettasse di cimentarsi e lottare nell’abisso di giochi di Palazzo e di partiti che non ama…) che cerchi di traghettare l’Italia oltre il Recovery Plan, la presidenza del G2, i nuovi decreti urgenti da affrontare, sul piano pandemico come sul piano economico, il nuovo Def, cioè tutti gli obiettivi posti, da Mattarella, nel suo discorso di Capodanno e rimasti inascoltati, almeno alle orecchie dei partiti.

Su una prospettiva del genere ci starebbero – oltre che, ovviamente, Iv – tutti i vari Responsabili e anime perse del gruppo Misto, tutta FI – e con grande entusiasmo, come ha detto a chiare lettere lo stesso Silvio Berlusconi ieri con una lettera al Giornale – la Lega – almeno l’ala guidata da Giancarlo Giorgetti questo suggerisce al grande capo, Matteo Salvini, che finalmente ha deciso di ascoltarlo… – ma non FdI, che presenterà una mozione di sfiducia contro il governo Conte, corredata da migliaia di firme di una petizione popolare, e che – con la sua stessa leader, Giorgia Meloni, si dice ‘indisponibile’ a ogni governo che non sia di orizzonte limitato a portare il Paese al voto.

Più complicata e tormentata sarebbe la scelta di appoggiare un governo istituzionale per Pd e M5s: quasi l’intero gruppo parlamentare dem di Camera e Senato vuole restare dov’è, cioè in Parlamento, e fino al 2023, ma il Nazareno è tentato dall’appoggiare Conte e tentare la rischiosa strada delle urne. Nel M5s regnano, invece, come ormai è da mesi, il panico e il disorientamento: una parte vuole restare ‘attaccata’ alla poltrona il più possibile, sapendo che mai tornerà a sedere su quegli scranni, un’altra parte invece vuole sfidare Renzi sia con la ‘conta’ in aula, come chiede loro Conte, sia andando al voto, in alleanza con il Pd e con una lista elettorale pentastellata guidata da Conte. 

Ma c’è anche chi dice che Di Maio non veda l’ora, in realtà, di liberarsi del fantasma ingombrante di Bangor-Conte…

Mattarella

Cosa può fare davvero il Capo dello Stato per risolvere la crisi?

E così, pur nessuno volendolo – come dice Romano Prodi, uno che se ne intende di governi caduti nelle Camere, e cioè “alle urne ci si arriva spesso senza volerlo, quasi per sbaglio o per errore” – è anche possibile che, molto più semplicemente e banalmente, un governo elettorale a guida Cartabia o altri (Giovannini, Cottarelli, Lamorgese, etc.) si limiti a non poter far altro che accompagnare il Paese a urne anticipate che si terrebbero non prima del mese di maggio causa i necessari adempimenti tecnici (decreto di scioglimento delle Camere, 60 giorni per i comizi elettorali, voto).

Naturalmente, il Colle non solo non ‘tifa’ per un’ipotesi del genere, che ritiene ‘sciagurata’, ma farà di tutto per evitarla. Va anche detto, però, che se Mattarella si renderà conto che non vi sono altre maggioranze possibili, scioglierà le Camere e lo farà in un lasso di tempo molto breve, tenendo cioè consultazioni lampo per non lasciare il Paese in bilico davanti all’Europa, alla Nato, agli alleati Usa, ma soprattutto davanti ai mercati speculativi e ai problemi dei cittadini.

ElezionedelCapodelloStato

Elezione del nuovo Capo dello Stato (febbraio 2022)

Una prospettiva, quest’ultima, quella del voto, terrificante non solo per un’intera classe politica e parlamentare, che non la vuole e non la cerca per sopravvivere a se stessa, e traguardare non solo il semestre bianco (inizia il 3 agosto), ma anche l’elezione del nuovo Capo dello Stato (febbraio 2022) e, quindi, la fine della legislatura (febbraio 2023), ma anche per un Paese che, da una campagna elettorale dura, cattiva e al fulmicotone, sarebbe debilitato e infettato. Senza dire che, andando a votare con la legge attuale, il Rosatellum, e il taglio del numero dei parlamentari, ormai entrato a regime, la vittoria della coalizione di centrodestra (Lega-FdI-FI_Udc-altri) sarebbe certa, garantita al limone, e la sconfitta della coalizione di centrosinistra (Pd-LEU-altri), anche se si alleasse al M5s e una ipotetica lista Conte (moderati, centristi, liberali, etc.) sarebbe altrettanto certa e catastrofica.

 

Se si vota la vittoria del centrodestra versione ‘trumpista’ è certa

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…potrebbe farcela alleandosi con Calenda-Bonino

La sola cosa certa sarebbe dunque, dopo il voto anticipato, della nascita di un governo a trazione ‘anti-Ue’, ‘sovranista’ e ‘trumpiana’ fuori tempo massimo: pur se in parte mitigata da una Forza Italia europeista e liberal, Lega e Fratelli d’Italia farebbero, in quel governo, la parte del leone.

Sagrerebbero anche, le urne, la quasi certa scomparsa di Iv dal Parlamento: per Iv infatti anche solo agguantare il 3%, previsto dal Rosatellum, presentandosi fuori da tutti i blocchi, dato che nessuno la vorrebbe in alleanza, sarebbe difficile, se non impossibile. La unica chance di farcela sarebbe quella di allearsi con l’area Calenda-Bonino-Bentivogli più una serie di liberal e moderati. Una magra consolazione per Renzi e per i suoi pretoriani. Ma questi sono scenari del futuro. Poi c’è la cronaca di ieri.

Renzi la decisione l’ha presa il giorno del suo compleanno e poi l’ha comunicata a tutti suoi: “Non gioco più, me ne vado”…

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Matteo Renzi

Stasera arrivo fino in fondo, altrimenti ci perdo la faccia”. Matteo Renzi ha deciso lo strappo finale nel giorno del suo compleanno mentre si trovava a casa sua, a Firenze, e dopo essersi consultato, oltre che con i suoi, con la sua famiglia. Stasera ci sarà il ritiro della delegazione ministeriale di Iv, dopo Conte non potrà che salire al Colle per rassegnare le sue dimissioni, dopo ancora per Renzi solo due possibilità: “un governo a guida Pd (Franceschini) o un governo istituzionale (Cartabia), ma state tranquilli, non si vota”. Renzi ne è sicuro, al mille per mille, i suoi già un po’ meno, ma il ‘non gioco più, me ne vado’ stavolta è quello finale.  Un “non gioco più, me ne vado” stavolta definitivo. 

 

“Le nostre ministre stanno svuotando i cassetti…”

Le nostre ministre stanno svuotando i cassetti

“Le nostre ministre stanno svuotando i cassetti…”

Le nostre due ministre (Bellanova e Bonetti, ndr.) stanno svuotando i cassetti dei loro uffici e oggi si dimetteranno, subito dopo il cdm. Stanotte se finirà stanotte o all’alba di domani mattina (mercoledì, ndr.) se finirà all’alba. Punto”. Il big renziano che spiega al Qn la tempistica della crisi di governo che, oggi, diventerà un fatto formale e conclamato non ha dubbi. Non li ha, per la verità, neppure il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. I suoi lo hanno trovato, peraltro nel giorno del suo compleanno, cioè ieri, determinato e convinto della decisione, importante quanto dirompente, che sta per prendere.

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“Hanno messo in mezzo Mattarella, hanno cercato di mettere in mezzo anche il Papa” sbotta un renziano di primo livello” (Repertorio – AP Photo/Maurizio Brambatti, POOL)

Hanno messo in mezzo Mattarella, hanno cercato di mettere in mezzo anche il Papa” sbotta un renziano di primo livello, “ma noi non cambiamo idea: il Recovery Plan, a stasera (ieri, ndr.) non ce lo hanno inviato e non ancora lo abbiamo letto. Ci limiteremo, come Matteo stesso ci suggerisce, a ‘metterlo in sicurezza’. Le ministre potrebbero astenersi, o persino votare a favore dell’ultima bozza che ci presenteranno all’ultimo minuto, ma non basta e non basterà. Questo governo non funziona più nel manico e solo se Conte si darà una mossa riuscirà a farne un altro”.

 

Tutte le mosse dei renziani dentro il cdm di stasera cui seguirà conferenza stampa per assicurare i voti di Iv in Parlamento…

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Tutte le mosse dei renziani- (La regina degli scacchi)

Le ‘mosse’ – non quelle di Conte, ma quelle di Renzi e Iv – dovrebbero essere queste. Entro stasera si terrà il cdm. Conte porterà, lì dentro, il Recovery Plan “ultima versione” (“quello che ancora non ci hanno fatto leggere” rimarcava Iv a ieri sera), ma anche il dl Ristori e lo scostamento di bilancio (24 mld). Iv annuncerà che, quando questi provvedimenti arriveranno in Parlamento, dirà sì a tutti a tre “per mettere in sicurezza il Paese, perché non siamo irresponsabili, perché così ci chiede il Colle, e noi lo faremo. Un minuto dopo, però, e nel cdm le nostre ministre si dimetteranno aprendo la crisi”.

Dimissioni

Dimissioni del premier, rapido passaggio al Quirinale, nuovo accordo all’interno della stessa maggioranza attuale

Il problema è, a questo punto, cosa può succedere ‘dopo. Per Conte – e per il Pd, che premeva per un ‘rimpastone’, mentre i 5Stelle erano fermi alla logica del ‘rimpastino’ – la via più praticabile e meno accidentata sembrava, fino a ieri, il Conte ter. Pure il Colle ha fatto filtrare simile gradimento. Dimissioni del premier, rapido passaggio al Quirinale, nuovo accordo all’interno della stessa maggioranza attuale (quella ‘quadripartita’: Pd-M5s-Iv-LeU), giuramento del nuovo governo, passaggio alle Camere per la nuova fiducia.

 

Iv sfida Conte alla conta: “lo si aspetta in aula, così ci si diverte!”

italia viva

“Si potrebbe fare in un giorno, il Conte ter – continua un big renziano – e Mattarella perderebbe anche meno di mezza giornata per risolvere la crisi. Così nessuno potrebbe dirci di aver fatto ‘perdere tempo’ all’Italia che soffre. Il problema – continua – è che Conte, e dietro di lui Rocco Casalino, vogliono sfidarci, cercando i Responsabili in Parlamento. Ora sognano di sostituirci persino con Forza Italia”. Come dice da mesi Renzi “Li aspetto in Senato. Ci divertiamo”. In effetti, il nuovo consigliori di Conte e di Zingaretti, Goffredo Bettini, ieri sera, ha aperto a un possibile, teorico, ingresso ‘organico’ e non ‘sporadico’ di FI in maggioranza, partito dalle “posizioni liberali” che sarebbero “simili a Calenda e Renzi che non sa cosa vuole”. I renziani se la ridono, sicuri che né FI né altri Responsabili ci staranno mai, a governare con Conte, il Pd e i 5Stelle.

Io – sbotta un colonnello renziano di peso – francamente, vedo più la possibilità di un governo a guida Franceschini, o Zingaretti anche, con i partiti attuali e noi dentro. Male che vada vedo più un governo Cartabia che un Conte ter. Il premier si è mostrato arrogante e il Conte bis un disastro”. Morale: i renziani sono già oltre Conte, e anche di molto. Dall’apertura della crisi in poi, però, la parola va al Colle, dove, come abbiamo visto, si compulsano i vari scenari. Alcuni realistici, altri no.