Le ‘grandi manovre’: Renzi dice no a Conte e chiede un’incarico esplorativo per Fico. Il Colle ci pensa perché “serve tempo”

Le ‘grandi manovre’: Renzi dice no a Conte e chiede un’incarico esplorativo per Fico. Il Colle ci pensa perché “serve tempo”

29 Gennaio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Ne resterà solo uno!”. La sfida infinita tra Renzi e Conte continua durante le consultazioni al Quirinale. Renzi mette il veto sul nome di Conte che, inutilmente, gli telefona per cercare di fermarlo. Rimane il ‘giallo’ sulle parole del leader di Iv nel colloquio con Mattarella. Il Pd: “non ha messo veti su Conte”, Renzi: “l’ho fatto”. Alle viste, un mandato esplorativo al presidente della Camera Fico oppure un secondo giro di consultazioni. “Tutto dipende da cosa diranno oggi i 5Stelle” spiega il Colle che sa bene quanto la crisi sia di difficile soluzione e che auspica, invece, una ‘ricomposizione’ della vecchia maggioranza di governo con Iv, ma allargata ad altri (al Colle si pensa più a Forza Italia che ai Responsabili…)

ne restera soltanto uno

“Ne resterà uno solo!”. Renzi e Conte alla sfida finale.  Chi è il vero Highlander?

 

Il punto politico generale della giornata di ieri e una sintesi ragionata degli ‘umori’ dopo il secondo giorno di consultazioni

Renzi consultazioni

Renzi chiede a tutti, ‘pubblica ammenda’

Il Pd (e, ovviamente, anche LeU, gli ultimi veri pretoriani di Conte) si schierano dalla parte del premier, in aperta ostilità a Iv, bollata come un partito “irresponsabile”. Renzi chiede a tutti, anche ai 5Stelle, ‘pubblica ammenda’, altrimenti – dice – “senza di me una maggioranza non c’è” e lancia, come alternativa, un “governo istituzionale”, facendo balenare il nome di Mario Draghi. Zingaretti, seccato e indispettito, continua a difendere Conte, Orlando attacca Renzi, accusandolo di avere “una lingua biforcuta” (“Da Mattarella dice una cosa, quando esce ne dice altre”). LeU, con Fornaro, pensa invece a elezioni a breve e propone un’alleanza a tre punte Pd-M5s-LeU con Conte candidato premier e “candidati comuni in tutti i collegi”. La sfilata dei ‘piccoli’ (Autonomie – gruppi Misti vari, da Centro democratico di Tabacci ai Responsabili di Merlo) non comporta sorprese: stanno con Conte e convintamente.

salvini meloni 1

Salvini e Meloni

Oggi, al Colle, si chiude in bellezza con centrodestra e M5s ma bisognerà vedere cosa diranno: il centrodestra, cioè, se sarà tutto compatto sulla richiesta di elezioni anticipate, come vuole la Meloni, mentre Salvini un giorno dice una cosa (voto), un giorno un’altra (governo istituzionale) e ieri un’altra ancora (governo di centrodestra oppure voto), e Forza Italia vorrebbe fare il governissimo, ma non osa staccarsi da Lega e FdI ed è divisa tra moderati e leghisti.

Invece, i 5Stelle dovranno dire, oltre a riproporre Conte, al Capo dello Stato se intendono ricucire con Renzi oppure no (più probabile un no). Solo alla fine delle consultazioni, stasera, il presidente della Repubblica dirà cosa vuol fare. Alle viste, più di un incarico esplorativo a Roberto Fico, presidente della Camera, di cui tutti i giornali scrivono, ma che al Colle viene data, come probabilità, molto bassa ‘se’ i 5Stelle non avessero intenzione di ricucire con Italia Viva e, invece, come molto alta ‘se’ l’M5s accettasse l’abiura e si potessero rimettere insieme i cocci andati finora in pezzi, prospettiva che al Quirinale viene ritenuta assai difficile.

la notizia

La vera notizia

In caso contrario –     questa la notizia‼! – non ci sarebbe nessun incarico – né pieno, né pre-incarico, ne esplorativo (“e cosa ci sarebbe da esplorare? Solo le macerie attuali”, dicono i consiglieri del Presidente) – ma solo un secondo giro di consultazioni al Quirinale, che sicuramente si terrebbe dalla prossima settimana. Ove ciò accadesse, sarebbe l’ultima campanella a tutti i partiti e tutti i gruppi. In quel caso, o nascerà un governo istituzionale, o di responsabilità nazionale o di salute pubblica, lo si può chiamare come si vuole, con dentro tutti (o quasi) i partiti, oppure Mattarella formerà un governo tecnico e di tecnici che si limiterà a portare il Paese al voto anticipato presto, con tanto di scioglimento delle Camere già incorporato.

lumicino

Conte ha chanche ridotte al lumicino

Molto meno probabile un ‘pre-incarico’, e non un incarico ‘pieno’, al presidente uscente Conte. Mai sfiduciato dalle Camere, ma ‘sfiduciato’ politicamente da Iv, e con il veto di Renzi (sempre che sia vero) Conte ha chanche ridotte al lumicino, ma potrebbe ottenere comunque un incarico, pur depotenziato. Se fallisse, come è probabile (il ‘pre-incarico’ è un incarico ‘zoppo’ per natura), o se appunto neppure lo ottenesse al secondo giro il Capo dello Stato saggerà i voti e le reali possibilità di nascita di un possibile governo di ‘responsabilità istituzionale’, più politico che tecnico, in realtà, e appoggiato da quasi tutti. Ma, alla fine, se anche questo tentativo dovesse fallire, non resterà a Mattarella che mettere in piedi un governo ponte di sua stretta fiducia che si limiti a portare il Paese a voto, con urne probabilmente convocate entro maggio/giugno. Sarebbe una catastrofe e una iattura, ma è un’eventualità.

Segnalo che, a questi due link, potete trovare due lunghi e articolati dossier sulle consultazioni precedenti

LE CONSULTAZIONI DURANTE LA CRISI DI GOVERNO DEL 2018 (NASCITA DEL CONTE I, GOVERNO GIALLOVERDE)

LE CONSULTAZIONI DURANTE LA CRISI DI GOVERNO DEL 2019 (NASCITA DEL CONTE II, GOVERNO GIALLOROSSO)

1. Il Colle è preoccupato: “Per ora le condizioni non sono mature per affidare l’incarico a qualcuno…”. Fico si scalda. Il ‘mandato esplorativo’, a questo punto, inizia a farsi strada

quirinale salone feste rit

Il colle è preoccupato

Dopo due giorni di consultazioni ancora non si è materializzata né una maggioranza né un nome ed ecco che, quindi, diventa fondamentale il colloquio tra il presidente Sergio Mattarella e la delegazione della prima forza parlamentare di questa legislatura, cioè i Cinque stelle. Questo è il preoccupato bilancio del Quirinale dove però la lettura delle parole di Renzi – le uniche parole che valgono sono quelle pronunciate nelle sale del Quirinale e che, non va mai dimenticato, un consigliere di fiducia di Mattarella, Paolo Cabras, verbalizza e conserva a futura memoria – vengono messe sotto la lente fornendo letture leggermente meno drastiche di quelle sintetizzate a caldo dalla stampa.

incarico esplorativo fico

L’incarico esplorativo al presidente Fico

Troppo presto quindi per tirare le somme di una situazione che resta complicatissima e che fa riemergere lo spettro dello scioglimento delle Camere. Ma andiamo per ordine: dopo il niet di Renzi al nome di Conte, perlomeno non prima di un chiarimento delle forze di maggioranza sul ruolo di Italia Viva nella coalizione, come chiede Renzi, il presidente dovrà capire la posizione del Movimento su Renzi. Ove fosse pronunciato, da parte del M5s, un “mai con Italia Viva” sarebbe chiaro che non c’è né un nome né una maggioranza e questa fase sarebbe chiusa con implicazioni tutte da verificare. Se invece ci fosse un’apertura reale e concreta dei pentastellati verso i renziani, allora il presidente potrebbe prevedere una seconda apertura temporale, con un incarico esplorativo per il quale in pole ci sarebbe – secondo i rumors parlamentari – il presidente della Camera Roberto Fico, il cui mandato, però, sarebbe quello di esplorare dentro la ex maggioranza. Si tratta comunque di una valutazione che verrà fatta nelle prossime ore. Infatti, viene spiegato, negli incontri di ieri del presidente Mattarella non si è mai parlato né di incarico esplorativo né tantomeno di incarico esplorativo al presidente Fico. Un incarico che, si spiega con un’efficace metafora, non potrebbe andare a uno dei coniugi quando marito e moglie litigano, cioè a una delle parti in causa. Logica conseguenza di questo complesso ragionamento è che un incarico esplorativo verrebbe concesso solo se i partiti dell’ex maggioranza volessero davvero ricucire, altrimenti sarebbe solo una perdita di tempo che il presidente Mattarella vorrà evitare con tutte le sue forze.

Ricapitolando: il Quirinale ha ben chiaro che prima bisogna ancora trovare una maggioranza e solo con la consultazione di venerdì con il Movimento si avrà la certezza se c’è o no. Determinante, quindi, sarà l’apertura – o meno – dei Cinque stelle a Renzi dato che ovviamente il Colle non considera sufficienti i numeri trovati da Conte al momento delle dimissioni, cioè senza i parlamentari renziani e nonostante i ‘Responsabili’, operazione dall’inizio malvista, sul Colle.

Mattarella

Mattarella potrebbe chiamare un altro giro di consultazioni, il secondo, ma che sarebbe anche l’ultimo

Mancando il nome del premier, dopo la gelata di Italia Viva su Conte, si può tentare con un incarico esplorativo. E in questo caso il capo dello Stato darebbe un po’ di tempo perché non si può rischiare di mandare il Paese al voto senza prima aver cercato di far decantare la situazione. Invece, se si facesse concreta l’ipotesi che manchi, oltre al nome, anche la maggioranza, in questo caso Mattarella potrebbe chiamare un altro giro di consultazioni, il secondo, ma che sarebbe anche l’ultimo. Perché, ove non si riuscisse a smuovere ancora le acque, allora sì che, senza novità, ci potrebbe veramente essere lo scioglimento anticipato delle Camere e la corsa verso le urne elettorali ma non prima di un governo di scopo per salvare almeno il Recovery plan.

 

2. Renzi ‘seppellisce’ Conte e fa sapere ai giornalisti: “Quando sono andato da Mattarella ho messo il veto sul suo nome”. Al Colle, però, raccontano una versione un po’ diversa del colloquio (e pure al Pd): “Non è vero che ha esplicitamente detto di ‘no’ a Conte”. Una cosa sola è certa. Per Iv o “c’è la maggioranza politica di prima, ma con Iv pienamente rileggittimata dai suoi ex alleati, che fino a ieri ci insultavano, oppure c’è un governo istituzionale” (Draghi).

Nb: questo articolo è stato scritto e pubblicato il 29 gennaio 2021 sulle pagine del Quotidiano nazionale

renzi vs conte

Conte vs Renzi

Quando Conte mi ha chiamato – la racconta così, ai suoi, Matteo Renzi, la telefonata ricevuta da palazzo Chigi prima che il leader di Iv salisse al Quirinale per le consultazioni – gli ho detto: “caro Presidente dimissionario, mi spiace, non ce l’ho con te, non è una questione di personalismi, ma prima non hai mai risposto alle mie lettere e le mie richieste sui temi e i punti programmatici che ponevo, poi mi hai sfidato dicendomi che mi ‘aspettavi in Parlamento’, poi hai cercato di portarti via i miei, uno a uno, senza riuscirci. Infine, ti sei messo a fare il gioco di ‘scambio&baratto’ dei parlamentari altrui, i ‘Responsabili’, ma non li hai trovati. Mi spiace, ma non puoi essere tu il futuro presidente del Consiglio, né di questa maggioranza né di nessun’altra”.

Renzi ‘silura’ Conte al telefono, prima ancora di salire al Colle…

renzi silura conte al telefono

Renzi ‘silura’ Conte al telefono, prima ancora di salire al Colle…

Insomma, Renzi ha ‘stoppato’ la chanche di un possibile reincarico al premier uscente prima ancora che al Colle, direttamente con Conte, che ha trovato “assai scosso…”. Poi, la delegazione di Iv si infila dentro il Quirinale, con la delegazione del suo partito (i due capigruppo, Faraone e Boschi, e la ex ministra Bellanova), per essere ricevuto da Sergio Mattarella nella sala degli Arazzi di Lille. Colloquio molto lungo, dalle 17.30 alle 18.00, e dunque assai intenso. Quando esce e va davanti ai giornalisti Renzi tiene una sorta di conferenza stampa, a sua volta quasi interminabile. Risponde alle domande di molti giornalisti, riprende la parola, la lascia alla Bellanova, torna sui suoi concetti, etc. Insomma, alla fine devono quasi ‘accompagnarlo’ alla porta perché, insomma, senatore, ‘c’è anche il Pd da sentire…’.

E già dalle parole dette da Renzi ‘in chiaro’, le possibilità di un reincarico a Conte escono, sostanzialmente, massacrate. Il leader di Iv prima di tutto chiede – sarebbe meglio dire: ‘esige’ – un chiarimento politico con gli ex alleati per 1) verificare se c’è ancora una maggioranza di governo; 2) dire a Italia Viva “se ci vogliono e se accolgono le nostre idee. Molte, se non tutte, ma comunque discutiamone”. In buona sostanza, sia il Pd che, soprattutto, devono prima fare pubblica ammenda dei loro ‘mai con Renzi’, ‘traditore’, etc. Chiedergli scusa. ‘Poi’, e solo ‘poi’ si discute del resto: programma di governo, squadra, nome del futuro premier.

Il leader di Iv chiede a Mattarella un mandato esplorativo per Fico

fico

Il leader di Iv preferirebbe che Mattarella concedesse un mandato esplorativo a Fico…

Il guaio è che Renzi il nome di Conte non lo considera proprio, esprimendo la sua preferenza per un mandato esplorativo a una personalità istituzionale (Roberto Fico). A Mattarella avrebbe esplicitato, riferisce così ai suoi, – “un veto esplicito su Conte e il Presidente ne ha preso atto, come pure del fatto che, senza Iv, non c’è maggioranza”. Ma qui nasce, appena escono le consuete ‘fonti’ di Iv sulle agenzie, un piccolo ‘giallo’. Fonti dem e anche il Quirinale danno un’altra chiave di lettura e, in buona sostanza, dicono che “Renzi non ha fatto veti espliciti sul nome di Conte. Ha chiesto che maturino prima nuove condizioni politiche. Non ha detto ‘no, Conte mai’, ha solo detto ‘no a Conte, ora’…”.

Il ‘giallo’ sul colloquio di Iv: per il Colle e il Pd “Iv non ha messo un veto esplicito sul nome di Conte”, per Renzi invece ‘l’ho messo’

Mario Draghi

Mario Draghi

Dentro Iv, invece, se la ridono. E Renzi ribadisce la linea: “La questione non è personale, ma politica. L’ho detto al Capo dello Stato, che ho ringraziato per quanto sta facendo, e l’ho detto anche a Conte. Gli ex alleati? Hanno gettato solo fango su di noi. Prima cambiano idea, poi se parla, ma una maggioranza politica senza Italia Viva non ha i numeri”. E se tutto va a rotoli? Per Renzi c’è la via del ‘governissimo’ che declina come “governo istituzionale” che non sarebbe “la nostra prima scelta, ma ci staremmo” e qui, seppur in modo obliquo, un nome lo fa: Mario Draghi, ma non disdegnerebbe, anche, quello di Paolo Gentiloni. Per chi non avesse capito, ecco il coordinatore di Iv Ettore Rosato: “Non siamo disponibili a un governo con Conte”. E se si precipita al voto? “Andare alle elezioni sarebbe un errore” sospira Renzi, “ma se davvero le vogliono, auguri!”.

3. Il Pd con Zingaretti, nervoso e affaticato, difende Conte, ma soprattutto attacca Iv, altro che ‘pace’. Orlando irride Renzi: “Hai la lingua biforcuta e non riesci a tenere i tuoi!”

 

Nb. Questo articolo è stato pubblicato sulle pagine del Quotidiano nazionale il 29 gennaio 2021

consultazioni zingaretti

Zingaretti dopo colloquio con Mattarella

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, esce dallo studio degli Arazzi di Lille, dove ha incontrato il Capo dello Stato, scuro in volto. Decisamente irritato lo era, Zingaretti, probabilmente per le parole di Matteo Renzi che Sergio Mattarella gli ha riferito e che, di certo, non gli hanno fatto piacere: obbligheranno, prima o poi, il Pd a ‘morire’ con Conte, verso un governo di minoranza o elezioni anticipate (con tanto di rischio di ‘rivolta’ interna dei parlamentari che non vogliono andare a casa, a prescindere dalle correnti) o di ‘mollare’ Conte e di accettare nomi e soluzioni diverse che, però, costringerebbero i dem a rimangiarsi le loro infinite – e mal recitate – professioni di fede al premier.

Certo è che, uscito da un colloquio con Mattarella veloce, molto formale e fin troppo spiccio e breve, il leader dem rilascia una molto secca e tirata dichiarazione ai giornalisti. Presenti e ben distanziati, tra plexiglass e mascherine, esattamente come è avvenuto nel colloquio con il Presidente e i suoi consiglieri durante le consultazioni, esce e dice: “Abbiamo indicato la disponibilità a sostenere un incarico al presidente Conte che, anche nell’ultimo voto di fiducia, si è rivelato punto di sintesi ed equilibrio avanzato” per dare vita a “un governo che possa contare su un’ampia e solida base parlamentare, nel solco della migliore tradizione europeista, in grado di affrontare le emergenze della pandemia e realizzare le grandi riforme istituzionali, a partire da una legge elettorale di stampa proporzionale”.

Zingaretti, scuro in volto, parla poco e subito dopo va via senza rispondere alle domande…

zingaretti scuro in volto

Zingaretti, scuro in volto, parla poco e subito dopo va via senza rispondere alle domande…

Fine della dichiarazione, che ricorda di più quella di un consumato leader moroteo della Dc che di un ex figiciotto ambientalista e ingraiano, quale Zingaretti era da giovane, e fine anche delle esternazioni. Zingaretti e la delegazione Pd vanno via senza voler rispondere alle domande dei cronisti, piccolo ‘primato’ tra tutti i gruppi che sono saliti al Colle. E Renzi? E Iv? Il Pd ‘apre’ a un suo ritorno in maggioranza di governo – con o senza Conte che possa mai essere – oppure chiude le saracinesche in modo drastico, definitivo, visto che Renzi chiede ‘l’abiura’ dei toni usati contro di lui?

Zingaretti, in merito, dice poco, si limita ad alludere all’atto “irresponsabile” (di Iv, ma senza mai citarla esplicitamente) di chi ha “aperto una crisi di governo che non serviva al Paese”. In buona sostanza, ci va con la mano leggera. Poi, prende l’uscita – quella sbagliata, peraltro, gaffe di chi non è avvezzo ai saloni del Quirinale, gli devono indicare la strada i membri dell’ufficio stampa e i commessi del Colle – e se ne va, ma solo per riunire i vertici del suo partito e anche per ascoltare il parere del ‘partito dei ministri’ (Franceschini, Guerini, Gualtieri, Amendola, Boccia) rimasti ‘a casa’, cioè non saliti al Colle con gli altri dem.

“Chiederti scusa?!”. Orlando picchia come un fabbro contro Renzi

Andrea Orlando

“Chiederti scusa?!”. Orlando picchia come un fabbro contro Renzi

Solo più tardi sarà Andrea Orlando, vicesegretario dem presente alle consultazioni insieme ai due capigruppo, Marcucci e Delrio, e alla presidente del partito, Valentina Cruppi (‘carneade’ fino a ieri, Cruppi è la new entry nell’empireo del Nazareno) a usare la mano pesante contro Renzi, mettendo in luce quelle che giudica le “contraddizioni” del ‘Renzi pensiero’ e la sua lingua che sarebbe “biforcuta” al fine di tenere insieme un gruppo con posizioni diverse”. Orlando assicura – e del resto anche fonti dei due capigruppo Pd confermano – che “non è vero che Renzi ha posto veti sul nome di Conte, ma non ha fatto nomi. Però, nella nostra Costituzione vengono prima i nomi dei contenuti, perché il presidente Mattarella deve dare un incarico a qualcuno per poter verificare una maggioranza”.

Raffaella Paita

Come dice Raffaella Paita, “siamo gente seria e non stupidi”

Parole cui la renziana Raffaella Paita risponde a brutto muso: “Non sapevamo Orlando fosse un costituzionalista. Pensavamo solo che non fosse interessato ai contenuti…”– Poi, sempre ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La 7, Orlando si chiede – sardonico – “se è vero ciò che Renzi ha detto al Quirinale o che ha fatto uscire dopo sulle agenzie”, come a dire: ‘okkio, Renzi gioca due parti in commedia’. Infine, Orlando avverte: “l’ultima parola spetta a Mattarella, ma ci sono più scenari e si rischia di rotolare al voto”.

L’area dura del Nazareno, come pure i ‘pretoriani’ di Conte, Leu, puntano al voto anticipato con Conte premier e alleati al M5s

Lorenzo Guerini Dario Franceschini 3

Guerini e Franceschini

Insomma, mentre le aree di Guerini e Franceschini, ma anche quella dei Giovani Turchi (tre aree di ex-ex renziani), vogliono tenere – certo, non a tutti i costi – la ‘porta aperta’ a Renzi e a Iv, l’asse Orlando-Boccia-Bettini-Zingaretti (con il segretario in posizione ‘mediana’, però, ‘morotea’) vorrebbe mandare Renzi ‘a quel paese’, stringersi intorno a Conte e, come si lascia scappare l’onesto Federico Fornaro, capogruppo alla Camera di Leu, gridare o Conte o voto’, presentandosi alle elezioni con una formazione ‘a tre punte’ (Pd-M5s-LeU) che non solo sarebbe guidata da Conte come candidato premier ma che vedrebbe “candidati unitari in tutti i collegi uninominali perché – spiega sempre Fornaro, quando la delegazione di LeU esce dalle consultazioni – “presentarci divisi sarebbe il suicidio e un regalo alla destra a causa del sistema elettorale vigente, cioè il Rosatellum”. Ecco, i ‘giallorossi’, quelli ‘veri’, questo sognano: non un ‘partito di Conte’, ma ‘Conte premier’ di un’alleanza tripartita che se non può governare il Paese con Conte oggi, vuole vincere (o, meglio, perdere…) le elezioni domani con un’alleanza che, per i suoi proponenti, sarà un ‘Ulivo 4.0’.

 

4. I piccoli al Colle e un preoccupato Mattarella (‘serve tempo’…)

Mattarella

Il presidente Mattarella

Le consultazioni entrano nel vivo e benché al Colle sia salito Matteo Renzi in persona, le incertezze su questa crisi al buio restano. Chi si è seduto a colloquio davanti al capo dello Stato, in un Quirinale blindato nelle rigidissime misure anti-Covid, ha percepito la preoccupazione di Mattarella per uno strappo inopportuno e gestito senza contezza del momento segnato dalla pandemia e dalla crisi economica. Il No del leader di Italia viva a Giuseppe Conte, a telecamere accese e negli spin consegnati dopo che la delegazione ha lasciato il Palazzo, sicuramente mettono nero su bianco una indisponibilità dell’ex premier a parlare con il capo del governo dimissionario, ma non per sempre.

Insomma, quello che emerge sembrerebbe una richiesta di tempo per dirimere, prima dell’eventuale incarico, alcune questioni di natura squisitamente politica. Un mandato esplorativo, potrebbe essere questa una delle ipotesi da cavalcare domani, dopo aver accolto nelle due sale dedicate (quella degli Arazzi di Lille e quella del Bronzino) prima il centrodestra e poi i 5Stelle, per chiudere infine nel salone delle Feste. Almeno per ora. La persona potrebbe essere anche il presidente della Camera, Roberto Fico, mediatore apprezzato anche nel Partito democratico, oppure si potrebbe scegliere la strada di una ‘riflessione’ del capo dello Stato di due giorni, per aiutare il dialogo tra Renzi e Conte. Una eventualità che sarà trattata domani al termine dei colloqui e che, spiegano, oggi non si è parlato né di incarico esplorativo né tantomeno di incarico esplorativo al presidente Fico. Restano comunque i dubbi, registra chi ha avuto modo di confrontarsi con l’inquilino del Colle, sull’operazione ‘responsabili’ o ‘costruttori’, parola usata per nobilitarne il mandato, suscita ancora un certo scetticismo in Mattarella, non per l’operazione in quanto tale, piuttosto per le prospettive a lungo termine.

ricardo merlo

Ricardo Merlo, capo delegazione del nuovo gruppo in Senato a sostegno di Conte

E’ lo stesso Ricardo Merlo, capo delegazione del nuovo gruppo in Senato a sostegno di Conte (Europeisti-Maie-Cd) a riportare in chiaro, in modo irrituale, le parole del presidente della Repubblica. “Ha detto che è una situazione critica e che questa crisi va risolta presto – dichiara candidamente – Noi abbiamo fatto il nome di Conte, senza di lui può entrare più tranquillamente Iv ma uscirebbero altri”, annota ancora. Scontato ovviamente il sostegno all’avvocato pugliese, che oggi, nel borsino delle consultazioni, può dire di aver incassato il ‘sì’ per un terzo mandato dalle Autonomie, anche se condizionato. Parte del gruppo in Senato, quello rappresentato dal valdostano Albert Laniece ha posto infatti un condizione: “Vorrei auspicare una maggiore attenzione per la montagna in un futuro governo, visto che per la nostra realtà ci sono stati degli aspetti critici. Io mi sono permesso di suggerire al presidente della Repubblica, per superare questa riduzione di sensibilità, di prevedere un maggiore equilibrio di rappresentanza territoriali nella lista dei ministri. Il mio appoggio dipenderà dagli impegni che il governo vorrà prendersi su questo tema”.

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Sandro Ruotolo, senatore del Misto

Il Conte ter viene blindato anche da Leu, con in aggiunta Sandro Ruotolo, senatore del Misto a palazzo Madama. “La soluzione di questa crisi passa per una ripartenza del Governo Conte e un ampliamento della base parlamentare della maggioranza”, dicono i capigruppo delle due Camere, Loredana De Petris e Federico Fornaro. Senza però, scandiscono “partire da veti nei confronti di nessuno e nella consapevolezza della difficile fase economica e di emergenza sanitaria che sta vivendo l’Italia”. Anche il Partito democratico, con il segretario Nicola Zingaretti, si schiera dalla parte del premier dimissionario: “Auspichiamo la soluzione della crisi in tempi brevi e abbiamo manifestato la disponibilità del Pd a sostenere un Governo guidato dal presidente Conte che si è confermato un punto di equilibrio avanzato nelle forze politiche”. Un governo, precisa, “che possa contare su un’ampia e solida forza parlamentare”. Questa la condizione che si sposa con il ‘No’ alle maggioranze raccogliticce già ampiamente trattate dal Nazareno.

emma bonino

Emma Bonino no al Conte ter

Unico diniego registrato al Conte ter – almeno per oggi – è quello di Emma Bonino, alla guida della delegazione di +Europa e Azione in Senato. La senatrice con un filo di voce, ma decisa, ha spazzato via ogni sopravvivenza di questa maggioranza richiamando alla necessaria ‘discontinuità’ per uscire dal pantano. La soluzione della crisi per Bonino è una ‘maggioranza Ursula’: “Noi saremo disponibili a dialogare con un nuovo premier incaricato, che abbia un profilo autorevole, europeista e riformatore, che coinvolga le forze che nel Parlamento europeo sostengono la commissione a guida Ursula Von der Leyen”. Una posizione che apre quindi a Forza Italia su cui non solo Bonino e suoi puntano, qualora si consumasse per il Conte ter un fallimento, che per ora è solo annunciato.

Gelo Conte-Renzi, il Colle chiama Fico, M5s in via di implosione

giuseppe conte

E’ Giuseppe Conte a fare la prima mossa

E’ Giuseppe Conte a fare la prima mossa. Invia un messaggio a Matteo Renzi, poi lo chiama. Una telefonata auspicata da tanti dentro Iv e sollecitata anche dai ‘pontieri’ di Pd e M5s. Perché ora una maggioranza senza Italia viva non c’è. Renzi lo rinfaccia al premier, con battute sugli appelli ai responsabili: “Ti toccherà diventare vegano…”, gli dice con riferimento al senatore Lello Ciampolillo. L’ex rottamatore e l’avvocato parlano a lungo. Ma per Conte non è l’unica telefonata della giornata: sente tutti i leader della maggioranza, incluso Ricardo Merlo del Maie.

E alla fine sui colloqui a Palazzo Chigi resta il massimo riserbo. Ma con Renzi, anche giudicare da quello che la delegazione Iv dice a Mattarella, non sembrano sparire le distanze. E i sospetti. Un veto reciproco, almeno all’apparenza, non c’è. Ma al Quirinale Renzi dice no a Conte. E’ un no “per ora”, annotano e sperano i Dem e pure i Cinque stelle che al rientro di Iv in maggioranza potrebbero aprire nelle prossime ore.

Conte TER

Ma la verità, dice un deputato di Iv, è che “Renzi un Conte ter non lo vuole più. Lavora per un altro premier”. Sembrano a questo punto salire le quotazioni di un mandato esplorativo a un terzo, una figura istituzionale che provi a ricomporre i cocci della maggioranza e verifichi se sul nome di Conte ci si possa ritrovare. E’ una ipotesi e ogni decisione spetta soltanto a Sergio Mattarella. Ma nei corridoi parlamentari già si fa il nome di Roberto Fico. Potrebbe essere lui il pacificatore.

Ma c’è chi già teme che Renzi, per sparigliare e mettere in difficoltà il M5s, indichi proprio il presidente della Camera come possibile premier o un altra personalità del M5s o del Pd. E’ una ipotesi che non esiste, è la convinzione che serpeggia in casa di Pd e M5s. La convinzione continua a essere infatti che non ci sia alternativa al premier uscente, ma soprattutto perché è questo l’unico collante dei gruppi parlamentari del M5s.

Ma forse anche di quelli di Italia viva, se è vero che – osserva Andrea Orlando – il senatore di Rignano li ha tenuti finora uniti con la scelta dell’astensione. Se Renzi dirà no al premier uscente, saranno i suoi a spaccarsi, è la speranza. A quel punto, potrebbero aprirsi le condizioni di una maggioranza con un pezzo di Iv e senza il suo leader, che finora non si è riusciti a creare.

Se Renzi proverà a bruciare Conte del tutto, per Conte ci sono solo le elezioni. E il voto converrebbe all’avvocato, che è ora il volto dell’alleanza progressista e anti-sovranista, non al leader di Iv che rischia di non raggiungere il 3%. Il leader di Iv, ovviamente, la pensa al contrario. Innanzitutto, sul voto anticipato. L’alternativa, per Renzi, è un governo istituzionale a cui già dà la disponibilità. Potrebbero aprire, è la sua convinzione, non solo Forza Italia, ma anche la Lega. Ma il primo schema del senatore fiorentino è il “modello Ciampi”: un premier politico con un ministro dell’Economia tecnico, una personalità come Mario Draghi. Il presidente del Consiglio potrebbe essere Fico (come possono i Cinque stelle dire no?) che libererebbe la presidenza della Camera per Dario Franceschini o un esponente di destra, in chiave – ipotizza una fonte di centrodestra – di ‘pacificazione nazionale’.

fantascienza

Fantascienza? Si vedrà.

Fantascienza? Si vedrà. Ma chi sente Renzi dopo il colloquio con Conte non legge tra le sue parole segnali di un riavvicinamento. “No al Conte ter”, dice al Quirinale. Per ora, è la postilla. Ma la strada resta strettissima. Renzi cita il Mes, fa capire che non abbasserà la posta per rientrare in maggioranza. I voti di Iv sono essenziali, rivendica. E così nei corridoi parlamentari continuano a circolare nomi alternativi: da Sassoli a Gentiloni, da Franceschini a Guerini, fino a Di Maio. La partita, di sicuro, si allunga nei tempi.