Il ‘Ciro-gate’ terremota il Movimento. L’imbarazzo del Pd e la soddisfazione degli altri

Il ‘Ciro-gate’ terremota il Movimento. L’imbarazzo del Pd e la soddisfazione degli altri

21 Aprile 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Il ‘Ciro-gate’ terremota il Movimento. L’imbarazzo del Pd e la ‘soddisfazione’ di tutti gli altri. Una brutta storia che Grillo ha sviluppato peggio. Le possibili ripercussioni dentro un Movimento ormai allo sbando

 

Nb. Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2021 sul sito di notizie Tiscali.it

Montecitorio, esterno giorno. Nel ‘day after’, tra le truppe i pentastellate l’imbarazzo regna sovrano

M5S e Beppe Grillo

M5S e Beppe Grillo

“Hai letto Conte?”. “Sì”. “E che ne pensi?”. “Mah”. “Hai sentito Beppe (Grillo, ndr.)?”. “No. E tu?”. “Ma figurati”. “E ora che si fa?”. “Boh”. “Scusi, onorevole, vuole dire qualcosa alla stampa? Un virgolettato?”. “Scusi, ma è scemo?”. “No, onorevole, faccio solo il mio lavoro…”. “Siete le solite jene, i corvi dell’informazione!”. “La saluto, onorevole, ma non si alteri, eh?”. “Onorevole, ma a taccuini e microfoni spenti, cosa ne pensa?”. “Che siamo morti, finiti, ‘stuprati’ da Grillo nella nostra essenza e che da questa botta davvero non ci riprendiamo più. Meglio passare al Misto o in altri partiti…”.

Per una di quelle casualità che fanno la politica – se non proprio la Storia – ieri pomeriggio, alla Camera dei Deputati, i parlamentari della Repubblica erano impegnati con un calendario dell’assemblea fittissimo che prevedeva, tra le altre cose, votazioni sul decreto ‘Covid Famiglia’che prevede interventi a sostegno dei lavoratori con figli minori in Dad o in quarantena” come recita il calendario dei lavori di Montecitorio.Seguiranno alcune mozioni e il disegno di legge costituzionale per il voto ai 18enni al Senato” recita sempre il calendario. Insomma, si parlava di giovani, di minorenni, di 18enni, di diritti… Ecco, e i diritti di una ragazza stuprata due volte?

Una volta – forse, si capisce, lo dirà la giustizia – in villa, da quattro giovani della ‘Genova bene’, e la seconda volta nel video-choc di Beppe Grillo? Diritti non pervenuti, almeno non ufficialmente, nei 5s.

In aula si parla di minorenni, diciottenni, diritti, fuori dall’aula no

Giuseppe Saragat

Giuseppe Saragat

Eppure, il Caso – il ‘Destino cinico e baro’ avrebbe detto Giuseppe Saragat (e vallo a spiegare, a un grillino, chi era Saragat, perché diceva, a ogni elezione che perdeva, quella frase, cos’era il Psli, scissione dal Psi, etc.) – ha voluto che, mentre dentro l’Aula i deputati pentastellati erano impegnati, con vibranti interventi, a spiegare il perché e il percome del loro ‘sì’ a tali (giusti, giustissimi) provvedimenti, fuori dall’aula, gli stessi – poveri, poverissimi (non nel senso dello stipendio, ecco, ma dell’umore, che era proprio nero nero) – deputati (e, soprattutto, deputate) pentastellate si girassero tra le mani “le parole di Giuseppe” (Conte) e quelle della “moglie di Beppe” (Grillo).

Giuseppe Conte e Beppe Grillo

Giuseppe Conte e Beppe Grillo

I pentastellati, tra di loro, dall’ultimo dei peones fino al primus inter pares non si chiamano per cognome, solo per nome, indice di cameratismo novecentesco, un po’ da ‘tu’ tipico del Partito comunista che fu (Togliatti, però, ai suoi interlocutori imponeva il ‘compagno Togliatti’, mica ‘compagno Palmiro’) ma, insomma, ecco, proprio non sapevano che pesci pigliare. Il nervosismo, dunque, era pure comprensibile. Che dire? Vanno capiti. Ma pure giustificati? E come si giustifica un figlio accusato di stupro, partendo dal presupposto – napoletano e, però, di valenza mondiale – che ‘i figl’ so’ pezz’ e’ core’? E quale fine farà, da oggi in poi, il Movimento? Domande pressanti, risposte ambigue, incerte, periclitanti e, soprattutto, angosciate.

I figli ‘so’ piezz’ ‘e core’? Imbarazzo a 5Stelle per il ‘Ciro-gate’

i figli so piezz e core

I figli ‘so’ piezz’ ‘e core’? Imbarazzo a 5Stelle

Tutte domande, troppe domande, cui i pentastellati, ieri, non avevano troppa voglia di rispondere. “Parli con lo staff comunicazione”. “Rilasceremo un comunicato”. “Non rispondo alle provocazioni”. I maschi, però, erano più tosti, più nerboruti, nel dirlo. Le donne, un filino più imbarazzate, rigide, sulla difensiva, gli occhi quasi imploranti che dicevano: ‘mi lasci perdere, cerchi di capire…’. Ecco, appunto, cerchiamo di capirlo il Cataclisma – l’ennesimo – che si è abbattuto sui 5Stelle.

E qui siamo – al netto dell’episodio, tristissimo, in sé – non solo al ‘suicidio’ politico di Grillo, ma anche al ‘suicidio’ politico dell’intero Movimento quei 5Stelle che, faticosamente, da settimane – anzi, mesi – cercano di trovare una ‘nuova via’, la separazione dalla piattaforma Rousseau di Casaleggio jr e l’incoronazione di Giuseppe Conte a novello leader del Movimento medesimo.

L’onda d’urto del video di Grillo irrompe fin dentro la Camera

Ciro gate

L’onda d’urto del video-sfogo in cui Beppe Grillo difende con veemenza suo figlio Ciro

L’onda d’urto del video-sfogo con cui Beppe Grillo difende con veemenza suo figlio dall’accusa di stupro irrompe, dunque, nell’Aula della Camera e, anche, negli equilibri politici tra Pd e 5Stelle.

Il centrodestra attacca a testa bassa il fondatore del Movimento per il video – farneticante, imbarazzante, sessista, vergognoso, vomitevole – in cui ‘assolve’ il giovane – ‘scapestrato’ si sarebbe detto un tempo – figlio Ciro, mentre tra i dem per tutto il giorno serpeggia un largo, palese, imbarazzo per una vicenda che ha e avrà un suo peso anche nell’alleanza con i pentastellati.

Ylenja Lucaselli

La deputata di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli

Alla Camera la prima a prendere la parola sul caso Grillo è la deputata di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli, che chiede la convocazione immediata della conferenza dei capigruppo sul tema per tenere un dibattito in aula, dibattito che rischia di essere imbarazzante. Dure le parole della leghista Laura Ravetto (ex deputata azzurra): “nel suo video cancella anni di lotte per le donne”.

Salvini

Per il leader del Carroccio, Salvini, “se una donna denuncia molestie o peggio violenze e stupro, lo può fare dopo 10 minuti o 10 giorni. Non è questo a stabilirne la credibilità”

Per il leader del Carroccio, Matteo Salvini, “se una donna denuncia molestie o peggio violenze e stupro, lo può fare dopo 10 minuti o 10 giorni. Non è questo a stabilirne la credibilità”. Le critiche fioccano da tutto l’arco parlamentare, con Leu che trova coraggio e parla di un “garantismo a correnti alternate” mentre Forza Italia sottolinea il “silenzio dei vertici a 5 stelle”. 

m5s bandiera

Il problema, ovviamente, è tutto in casa del M5s

Ma il problema, ovviamente, è tutto in casa del M5s. In tanti, nel Movimento, sollecitano una presa di posizione di Giuseppe Conte che arriva solo in serata. Trattasi di dichiarazione articolata, del tipo ‘un colpo al cerchio e uno alla botte’, in cui l’ex premier sostanzialmente si smarca dal Fondatore definendo “il principio dell’autonomia della magistratura” e “la lotta contro la violenza sulle donne” i due principi che “continueranno a informare l’azione politica” dei 5 Stelle. Una ‘azione politica’ sempre più ondivaga e vischiosa, quella dei 5Stelle che proprio Conte, ora, dovrebbe guidare.

I deboli ‘distinguo’ di Conte: donne e giudici ‘non si toccano’…

Giuseppe Conte M5s

I deboli ‘distinguo’ di Conte: donne e giudici

Il ‘totem’ Grillo, questa è la verità, vacilla fin dentro il Movimento ma scarsa, scarsissima, è la voglia, la forza e il coraggio di dirlo fuori. I 5Stelle si ritrovano distanti e divisi dal loro co-fondatore. Non solo i parlamentari, presi totalmente in contropiede da quelle affermazioni, ma anche il futuro leader del ‘neo-Movimento’, Giuseppe Conte. Il quale, dopo 24 ore di troppo passate tra silenzio e riflessione, come dicevamo, prende posizione, e cerca – in modo più o meno percettibile – di prendere le distanze, anche se evita di affondare il colpo. “Ho avuto modo di parlare con Beppe in più occasioni e conosco bene la sua sensibilità su temi così delicati. Sono ben consapevole di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto” inizia, mettendo le mani avanti.

L’ex avvocato del popolo riconosce che questa vicenda “sta affliggendo lui, la moglie, il figlio e l’intera famiglia” e comprende anche “le preoccupazioni e l’angoscia di un padre”. Ma fissa un paletto: “Non possiamo trascurare che ci sono anche altre persone che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la giovane ragazza e i suoi familiari, che sicuramente staranno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza”. Prima stoccata di Conte che, con prudenza, ‘si ricorda’ che esiste una parte offesa, la ragazza vittima di stupro… Oltre il dramma c’è, poi, la dimensione politica. E qui Conte sostiene di non avere dubbi: “C’è un principio fondamentale che non possiamo mai perdere di vista, l’autonomia e il lavoro della magistratura devono essere sempre rispettati. Perciò anche in questo caso attendiamo che i magistrati facciano le loro verifiche” perché “con il Movimento mi accomunano da sempre queste due convinzioni – ricorda Conte: ritenere indiscutibile il principio dell’autonomia della magistratura e considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne”.

Codice Rosso

Codice Rosso

Una battaglia – ricorda l’ex premier – “che abbiamo sempre combattuto in prima linea, basti ricordare l’introduzione delle norme sul codice rosso (la legge che permette di denunciare i crimini a sfondo sessuale fino a 12 mesi: qui un mio articolo che ne parlava, illustrandone i principi ispiratori: Revenge porn nel Codice rosso La maggioranza gialloverde dice no Donne dell’opposizione sulle barricate ndr.) quando abbiamo condiviso la responsabilità di governo. Questi principi continueranno a informare la nostra azione politica e a ispirare le nostre battaglie culturali”. Segno – e segnale – di un Conte che, in modo ambiguo, preoccupato e po’ untuoso manda a dire: il progetto politico va avanti, i ‘fari’ dei 5Stelle restano sempre quelli, giustizia e diritti, tutto va bene, fidatevi di me, vi porterò fuori dal guado, etc.

Il Movimento sta per esplodere. Contro il ‘totem Beppe Grillo’

movimento 5 stelle boom

M5s perde  pezzi

La verità è che la situazione è esplosiva e il Movimento una pentola ormai esplosa. Tra i parlamentari gli animi sono tesi e le facce tirate. “Così Beppe ci ammazza” si sfoga in cortile una parlamentare della vecchia guardia. Le parole pronunciate dal ‘garante’ (sic) mettono in forte imbarazzo il gruppo, che nel bene o nel male subisce la potenza mediatica del co-fondatore. “Siamo vittime del nostro stesso ‘manettarismo’ – ammette sconsolato un pentastellato di lungo corso. Soprattutto le donne del Cinque Stelle si sentono scosse dalle affermazioni di quello che fino a pochi giorni fa era ‘l’Elevato’. Sentirgli dire che è “strano” presentare la denuncia otto giorno dopo è una ferita, ad esempio, per la viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, che all’agenzia La Presse – nel corso del digital talk, ospitato da The Watcher Post (https://www.thewatcherpost.it, che s’intitola proprio “Recovery Plan e G20: l’impegno dell’Italia per la promozione dell’occupazione e della leadership femminile” – non può non dire: “Nessuno può discutere lo sfogo di un padre, è una vicenda privata e la verità la accerteranno i magistrati. Ma è chiaro, e lo rivendico, che una donna ha diritto di denunciare quando meglio crede e sente”.

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Elisabetta Trenta (M5S)

L’ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, senza giri di parole scrive pubblicamente: “Capisco il dolore di padre e la rabbia dei processi mediatici, ma il contenuto di quel video rinnega i nostri valori”. 

Vittoria Baldino

Vittoria Baldino

Stesso mood anche per la giovane, brava e coraggiosa deputata Vittoria Baldino: “Il messaggio che risulta dalle parole di Beppe è sbagliato: noi non sappiamo cosa sia accaduto, ma la veridicità di un’accusa non si misura dal tempo intercorso dal fatto alla data della denuncia”.

Federica Daga

Federica Daga

Per non dire della – dolorosa, dolente – denuncia della deputata Federica Daga che, a Repubblica, ha detto: “Parole gravi, quelle di Grillo. Io ho denunciato sei mesi dopo aver subito le violenze. Avevo bisogno di tempo”. Parole vergognose, invece, quelle della ‘pasionaria’ (sic) Paola Taverna – main sponsor dell’accordo Pd-M5s nel Lazio – che “con il cuore della mamma mi sento vicino a Beppe”.

Renzi e Boschi affondano il coltello nella piaga del sessismo

Boschi contro Grillo

Boschi contro Grillo

La capogruppo di Iv, Maria Elena Boschi, cui non pare vero di poter rendere pan per focaccia al Grillo (e a tutti i 5Stelle) che dipinsero lei e la sua famiglia come un’accolita di ‘banditi’ e ‘ladri’, ci va giù con l’accetta: “Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante”.

renzi porta a porta

Matteo Renzi

La capogruppo di Iv alla Camera è supportata, ovviamente, anche dal suo leader, Matteo Renzi, che definisce lo sfogo del comico “scandaloso” e che aveva appena avvertito il Pd: “alleandovi con il M5s andate a sbattere. Quel Movimento è finito” (e forse, ora, bisognerebbe dargli ragione). Ma mentre nel Pd regnano imbarazzo e ansia perché anche la Santa Alleanza con il Movimento rischia di andare a farsi benedire – le parole di Grillo rischiano anche di compromettere tutto il percorso che il ‘nuovo’ Movimento 5 Stelle targato Conte stava per o voleva intraprendere come sua rifondazione.

L’imbarazzo del Pd è palese, specie nel segretario, Enrico Letta

enrico letta

Enrico Letta

Soprattutto con il Pd rischia di saltare e in via definitiva l’entende cordiale stabilita con il M5s. 

Il segretario, Enrico Letta, ha definito “inaccettabili” certe frasi, ma si è limitato a ciò (un rigo, una parola) e – di solito sempre prodigo di commenti – sceglie di non dire una parola di più e mai più. Ma Letta, del ‘birignao’ “towanda!”, “wonder power”, “largo alle donne” ha fatto il mantra – a volte o spesso stucchevole o utile a ottenere altri obiettivi tutti politici, di sostituzione di ceto politico con la scusa di mettere donne al posto di uomini – e la cifra, il cammeo, della sua leadership e segreteria.

Matteo Orfini

Matteo Orfini

Il primo, non appena ha visto il video di Grillo, a denunciare il maschilismo volgare e sessista di Grillo è l’ex presidente del partito, Matteo Orfini. “Il video di Grillo è allucinante. C’è dentro tutto quello che la politica non può e non deve essere” scrive subito, ieri, a botta calda, dopo averlo visto (“Mi ha fatto rabbrividire” dirà dopo a un collega, “ma come possiamo allearci con uno così?”, dice, “spero che nel partito lo capiscano”), ma le reazioni dei ‘filo-grillini’ (e sono tanti) nei dem latitano.

francesco boccia

Francesco Boccia

Francesco Boccia – che dell’incontro con i 5Stelle ha fatto una religione privata – preferisce litigare con Calenda sulle primarie di Roma, ma si gira dall’altra parte, i membri della Segreteria (tutti nominati da Letta) stanno muti come pesci, gli zingarettiani coi 5stelle alleati in Lazio si inabissano. Goffredo Bettini deve essere troppo preso a costruire la sua corrente, ‘Agorà’, che l’alleanza con il M5s la teorizza per statuto (Letta benedice e parteciperà al lancio ufficiale del ‘neo-bettinismo’), ma si vede che temi ‘volgari’ come gli stupri non eccitano la fantasia dell’ideologo del socialismo.

La presa di distanza delle donne democrat (e di pochi altri)

serracchiani

Debora Serracchiani

Certo, qualche donna, con alcune interviste – la ex renziana Alessia Morani sul Giornale, la capogruppo alla Camera Deborah Serracchiani su Repubblica – condannano il video e le parole sessiste di Grillo, ma le donne dem ‘de sinistra-sinistra’ che, fino a ieri, si stracciavano le vesti perché ‘le donne’ (cioè, spesso, loro medesime) non erano diventate ministre con Draghi e avevano sollevato una ‘enorme’ questione femminile nel Pd ora mettono la testa sotto la sabbia, intontite.

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

Ad affondare il coltello nella piaga resta qualche maschietto. L’ex capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, prima pungola Conte per avere “chiarimenti urgenti”, poi ritiene la replica del leader M5S in pectore non convincente: “La risposta lascia molte perplessità. La violenza verbale di Grillo resta senza nessuna vera presa di distanza del M5S”. Ma Marcucci ha il dente avvelenato con Letta, che lo ha disarcionato da capogruppo, e ne ostacola le manovre, appena e come può, ‘ci sta’. Per il resto nel Pd si fischietta e/o si parla d’altro.

Giuseppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Il vicesegretario Peppe Provenzano, che pure sarebbe un noto gauchiste e pro-femminista, almeno in teoria, si limita a invitare il Movimento ad accelerare sulla “transizione” e “con la guida di Conte” ad “abbracciare sempre e comunque garanzie e principi dello Stato di diritto”. Parole vaghe, imbarazzate, farisaiche. Del tutto false. Non una parola una, da Provenzano, su donne e stupri. Mah. 

E anche qui ‘il Pd si spacca’: bisogna dialogare con M5s e come?

pd m5s

La verità è che l’interlocutore dei dem è Conte e solo lui vogliono che sia: al Nazareno si attende un’accelerazione sulla leadership ma intanto il video del fondatore M5s riapre antiche ferite nel Pd. Ieri sera era prevista una riunione di Base riformista per riorganizzare l’area, alla luce anche dell’evento del 29 aprile organizzato da Bettini – la nascita della sua corrente, ‘Agorà’, corrente e Bettini che l’abbraccio mortale con i grillini lo teorizzano – ed evento cui parteciperanno sia il segretario dem Letta che, ovviamente, Conte. Un suggello, con bacio e salamelecco, a Grillo. 

Base riformista non solo ha preso le distanze dalle accuse di Grillo ma ritiene che occorra una riflessione sulla possibilità di un accordo alle amministrative con i pentastellati. Il voto è ancora lontano ma se a Roma la situazione è cristallizzata con la sindaca Raggi che non ha intenzione di fare un passo indietro, si va a rilento per trovare un’intesa anche nelle altre città. Da Torino a Napoli, l’alleanza con i 5Stelle non decolla e rischia di naufragare dappertutto mentre a Milano il sindaco uscente, Beppe Sala, proprio non li vuole i 5stelle. Inoltre, c’è tensione tra il Pd e Renzi sulla candidatura lanciata dal leader di Italia viva a Bologna, Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro: “La mia è una candidatura indipendente e autonoma, è la scelta di un’amministratrice la cui storia parla per sé. Non ho né padri né padrini”, assicura lei. La candidatura di Conti, in realtà, viene considerata positiva anche da Base riformista. “Nel Pd non ci sono donne candidate e lei potrebbe essere una ottima scelta”, spiega un esponente dem ex renziano. L’idea sarebbe quella di un ticket con Aitini, il candidato dem che, alle primarie, avrebbe dovuto sfidare il campione del sindaco uscente, Merola, Lepore, che ora brucia e si tormenta davanti all’idea – assai probabile – di perdere contro la Conti. La quale, detto per incidenza, un’alleanza con i 5Stelle non la farà mai e i pentastellati già la rifiutano. 

Morale, il Pd chiede a Conte un’accelerazione per poter affrontare i dossier aperti, comunali in testa, ma un pezzo di partito si chiede ‘cui prodest?‘ e il tempo, come la pazienza, inizia a scarseggiare.

Big 5stelle in tensione, il nuovo progetto del Movimento è fermo

M5S_logo

Ma è tra i 5Stelle che lo sconcerto e preoccupazione per l’ultima sortita di Beppe Grillo sono massimi: oltre a mettere in “serio imbarazzo” i parlamentari- come dice qualcuno tra i pentastellati -, rischia di imprimere una battuta d’arresto all’atteso processo di rilancio del Movimento con la nuova leadership di Giuseppe Conte. L’ex premier è rimasto a lungo in silenzio prima di decidersi, in serata, di prendere sostanzialmente le distanze dal fondatore del M5S pur capendone lo stato d’animo. E l’ex capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, resta formalmente silente, il che è assai singolare.

camera transatlantico

Il Transatlantico

In Transatlantico tra i capannelli dei parlamentari non si è parlato d’altro per ore. Del silenzio dei “big” e delle possibili ricadute politiche, soprattutto nei rapporti con il Pd, che reclama da Conte un’accelerazione del processo di transizione del Movimento. Un percorso che lo “smarchi” nei fatti dal Movimento targato Grillo (e, alla lontana, Casaleggio). I gruppi dei 5 Stelle scalpitano. Aspettano un chiarimento sull’organizzazione del nuovo partito, sui ruoli ed anche sulla strategia politica. Non fosse altro che per iniziare a mettere in ordine qualche casella in vista, ad esempio, delle prossime amministrative. “Non abbiamo nessuno che sia deputato a parlarne e a trattare” si lamenta infatti un deputato. Non lo è Conte, non ancora insignito della carica di capo politico.

vito crimi

Vito Crimi

Crimi, a cui un Tribunale ha già tolto la rappresentanza legale. Il “reggente” prova a tenere insieme il Movimento come può ed ha anche avviato la sua controffensiva legale: il 30 aprile in Corte d’appello a Cagliari verrà infatti discusso il reclamo di Crimi contro la nomina del curatore legale che ha preso il suo posto. C’è stata una prima udienza il 9 aprile dove la difesa di Crimi ha chiesto un rinvio proprio per replicare, ma il tempo corre e il rinvio potrebbe arrivare a giochi fatti.

A giorni, dovrebbe arrivare proprio a Beppe Grillo la sollecitazione della Procura di Cagliari ad indire le votazioni per la nomina del “direttorio“, l’organismo di governance del Movimento che allo stato è l’unico autorizzato dallo Statuto M5s. E’ un atto previsto dal codice di procedura civile che i magistrati sono tenuti a compiere per legge (per la ricostituzione della “normale rappresentanza“), anche se ciò rischia di comportare un’interferenza nel processo di organizzazione di una forza politica. Ma forse, anche per questo, Conte continua a rinviare il lancio del nuovo M5s e resta alla finestra. Il guazzabuglio legale in cui annaspa il M5s è forse più complicato di quanto l’avvocato pugliese si potesse mai aspettare. Né è stata definita la querelle con Rousseau: dopo la comunicazione del nuovo regolamento sul trattamento economico dei parlamentari, con la definizione dell’ammontare da versare (1500 euro contro i 300 mensili che venivano dati a Rousseau), tra l’altro, per il “mantenimento delle piattaforme tecnologiche“, nel week-end il gruppo di Montecitorio ha dovuto ripetere la votazione per l’indicazione dei candidati parlamentari da inserire in alcune commissioni. Il primo tentativo di voto con Google Form è stato annullato perché i voti risultavano visibili nel corso del procedimento. Un passo falso a cui guarda con sottile piacere Casaleggio che continua a considerare Rousseau come imprescindibile per il futuro del Movimento.

La mania del complotto: Becchi e il solito ‘chi c’è dietro?!’

Paolo Becchi

Paolo Becchi

Ma nel magico universo-mondo grillino – un mondo parallelo e ultroneo, una realtà ‘aumentata’ – come si sa va di moda la teoria del ‘complotto’. Figurarsi su una storiaccia come questa. Ed ecco che, difendendendo il video di Beppe Grillo che difende il figlio Ciro dalle accuse di stupro, secondo Paolo Becchi, ex ideologo del Movimento, dietro c’è “una trappola” e la vicenda, al di là del lato giudiziario, ha un significato squisitamente “politico“. C’è un problema di strane “coincidenze”, spiega il professore, grande esperto di M5s e dintorni, intervistato da “LoSpecialeGiornale”.

Legittimo indignarsi per i toni di Grillo che oggi si riscopre di colpo garantista – spiega – così come dell’assoluta mancanza di rispetto nei confronti della presunta vittima dello stupro. Ma soffermarsi unicamente su questi aspetti sarebbe oltremodo superficiale“, dice Becchi. La vera domanda da porsi, suggerisce, è un’altra: “Come mai questa notizia dopo essere stata ignorata per due anni, oggi è improvvisamente uscita fuori?“. Insomma, il clamore mediatico ri-sollevatosi nei giorni scorsi dopo mesi e mesi di silenzio impenetrabile e che ha spinto poi Grillo a pubblicare il suo famigerato video sui social è quantomeno “sospetto”. “Le date non sono certamente casuali. Nell’estate del 2019 c’è stata infatti la crisi del Conte 1 con l’uscita della Lega dalla maggioranza, e Grillo in quelle settimane è diventato il principale sponsor dell’alleanza con il Pd – ricorda Becchi -. Per ben due anni questa vicenda è praticamente rimasta chiusa nel cassetto, nessuno ne ha parlato, e appare un’altra strana coincidenza il fatto che durante questo lungo periodo di silenzio ci sia stato il Conte 2 con Grillo che è intervenuto varie volte per salvare l’alleanza con i dem, mettere a tacere il dissenso nel Movimento, benedire l’operato di Conte, incoraggiare i militanti a votare su Rousseau tutto ciò che era in aperta contraddizione con le origini. Il tutto per salvare l’alleanza giallorossa“.
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Davide Casaleggio, a capo della “Casaleggio&Associati”

Insomma, giornaloni e sinistra avevano ben poca convenienza a cavalcare un’inchiesta che, comunque andrà a finire, rappresenta una fonte di evidente imbarazzo per il comico grillino. 

La risposta è da ricercare secondo Becchi nella “guerra all’interno del Movimento fra la vecchia guardia, rappresentata da Grillo, e la nuova incarnata da Conte, con il secondo che sembra ormai deciso ad azzerare il Movimento 5 Stelle per costruire un partito ex novo, moderato, liberale, ecologista all’interno del centrosinistra“. “Dopo aver estromesso Davide Casaleggio con l’aiuto determinante di Grillo – conclude Becchi -, adesso qualcuno sta cercando di far fuori politicamente lo stesso Grillo sfruttando l’inchiesta giudiziaria contro il figlio che in realtà è ancora agli inizi. Chi ha fatto trapelare la notizia? Di certo chi l’ha riesumata lo ha fatto con il chiaro intento di strumentalizzarla politicamente“. E la rabbia di Grillo non è solo quella di un  padre ferito e in ansia per le sorti del figlio, ma legata anche alla “consapevolezza di essere lui l’obiettivo dell’operazione“.

Sarà, ma – complottismo per complottismo – allora è il caso di ricordare che la magistratura inquirente per due anni di governo Conte due (premier grillino Conte, e ministro alla Giustizia grillino, Bonafede) resta ferma, immobile, ma appena Conte (e Bonafede) cadono si scatena e ritira fuori il caso. Come se per due anni qualcuno avesse taciuto e insabbiato e ora, invece, può de-insabbiare.

Il ‘Ciro-Gate’, una vicenda triste e squallida. Riepiloghiamola

ciro grillo

Ciro grillo su Instagram e il commento shock

Ma che cos’è il ‘Ciro-Gate’ (da Ciro Grillo, figlio 19novenne del Fondatore, l’Elevato, Beppe)?

E’ il caso scoppiato da due giorni dentro e fuori la famiglia di Beppe Grillo e non accenna a scemare. Inutile rivangare, rimestare nel torbido dei contorni – scabrosi, pruriginosi, a dirla tutta: orrendi – di una vicenda triste, bieca, abbastanza infame, assai volgare, e questo a prescindere da tutto, che da due anni è finita sotto la lente della magistratura. Secondo l’accusa (la procura della Repubblica di Tempio Pausania), Ciro Grillo – 20 anni, una passione per le moto, le auto, le moto d’acqua, figlio di Beppe e di Parvin Tadjik, di origine iraniana, seconda moglie del Comico/l’Elevato/il Fondatore/etc., che di figli ne ha ben quattro – a luglio del 2019 ha stuprato, in solido con altri tre amici (quattro in tutto), una ragazza italo-svedese di anni 19, S. J. (studentessa, e non ‘modella’, come venne detta, all’epoca, da certa stampa compiacente, come se stuprare una ‘modella’ fosse meno grave) che aveva incontrato, con altri amici e amiche in una ‘discoteca di zona’ (il Billionaire di Flavio Briatore).

Il figlio di Beppe Grillo indagato per stupro di gruppo 1280x720 1

Ciro grillo Beppe Grillo e consorte

Portata nella villa della famiglia Grillo, a Porto Cervo, Costa Smeralda (anche lo ‘Psiconano’, alias Silvio Berlusconi, come lo chiamava Grillo, ha una villa in Costa Smeralda e andava in discoteca: il fatto, in sé, non costituisce reato), lì – mentre la signora Grillo dormiva il sonno del Principe di Condé (cioè il sonno dei Giusti), e dunque, ovviamente, “non ha sentito nulla” – e dopo una notte ‘brava’ S. J. sarebbe – e qui il condizionale è d’uopo – stata stuprata e ripetutamente dai ragazzi – i quali, si sa, ‘so’ ragazzi’ – tutti esponenti della ‘Genova bene’ (cioè, tutti figli di professionisti: e anche questo fatto non costituisce, a oggi, reato). La ragazza denuncia il (presunto) reato ‘solo’ dopo otto giorni e la procura della Repubblica – un procuratore, quattro sostituti, reati minori, di solito, quelli che capitano di routine, mai imputati eccellenti e, anzi, molto tatto per un ‘figlio di’ – ci mette ‘solo’ due anni per decretare il rinvio a giudizio. Testimonianze, prove, interrogatori vengono fatti al rallentatore, con molta calma, nessuna fretta. Per aspettare la chiusura delle indagini bisogna aspettare, pazienti, il novembre del 2020. Nel frattempo, spunta un video che offre riscontri alle dichiarazioni della ragazza, video – orribile – sul quale sorvoleremo, ma che Grillo ha visto perché, nella suadenuncia pubblica, lo cita e proprio grazie ad esso sminuisce la denunciante.

Beppe Grillo

Beppe Grillo

E qui, però, il caso – da giudiziario – si fa politico perché il buon Beppe, nel suo (delirante) video di accuse (alla Procura? Alla Magistratura tutta? Al complotto di Oscure Potenze Anti-Movimento?) parla di “ragazzi in mutande col pisello di fuori”, della “ragazza” che “dopo è andata a far kitesurf” e altre amenità sessiste, volgari, offensive, oscene che indicano quanto Grillo consideri e tenga in palmo di mano ‘la voce delle donne’ (stuprate). In un delirio di furia, e di dolore, Grillo urla la sua rabbia, posta pure l’hastag #freeciruz (il figlio) come se si trattasse di un negro picchiato dalla polizia a Minneapolis e buttato in galera e, infine, capolavoro, urla – come i militanti antirazzisti davanti agli arresti dei migranti ‘Arrestateci tutti’, come i valsusini in Val di Susa – “Se dovete arrestare mio figlio perché non ha fatto niente, allora dovete arrestate anche me perché ci vado anche io in galere”. Amore filiale, si capisce, di un padre che si sente umiliato, offeso, arrabbiato. Peccato per quelle paroline “non vi pare strano che ha denunciato così tardi?” in scherno alla ragazza che era “consenziente” con “ragazzi col pisello di fuori che si stanno divertendo. Quattro coglioni, non stupratori”. Ecco, Grillo ne becca storte tre in una sola: offende – e villipende – tutte le donne, mostrandosi maschilista, sciovinista, retrogrado; attacca la Magistratura a testa bassa solo perché ‘osa’ toccare (dopo due anni e con tutto il tempo passato affinché potessero trovarsi solidi alibi) lui, un ‘Potente’, attaccato in nome di strani e indimostrabili ‘Complotti’ di Entità Superiori; mette in un imbarazzo cosmico e infinito, all’ennesima potenza, tutto il Movimento, tutti i pentastellati (donne in primis) e pure il povero Giuseppe Conte, che ieri prova a uscire da un – imbarazzatissimo – silenzio con parole vaghe, generiche, sostanzialmente vuote e pure inutili.

processo

Insomma, Grillo ha combinato, tutto da solo, un bel guaio e, alla fine della fiera, manco ha aiutato il figlio. Il quale se la dovrà vedere con la Giustizia e che ha diritto al suo ‘giusto processo’. Lo stesso ‘giusto processo’ che Grillo e grillini, per anni (anzi, decenni) hanno negato a molti politici (e non) ‘colpevoli’ di reati assai minori. Perché – sì è un giudizio questo – restiamo dell’idea che tra l’abuso d’ufficio o il ‘traffico d’influenze’ e lo stupro resti un abisso umano, etico, sociale, assai incolmabile.