E se, a togliere tutti dai ‘casini’, arrivasse ‘Pierferdi’? Un Casini, per il Quirinale, si ‘porta sempre’…

E se, a togliere tutti dai ‘casini’, arrivasse ‘Pierferdi’? Un Casini, per il Quirinale, si ‘porta sempre’…

11 Dicembre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

E se, togliere tutti dai ‘casini’, arrivasse ‘Pierferdi’? Un Casini, per il Quirinale, si ‘porta sempre’… Le mosse dei principali leader si ingarbugliano. Il ‘rovesciamento delle alleanze’ (Meloni&Letta, Salvini&Renzi, manca solo Conte&Berlusconi) e la chance: se i candidati forti cadranno, sarà il suo turno…

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Nb: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie The Watcher Post l’11 dicembre 2021

 

E se arrivasse al Quirinale un presidente in puro stile diccì?

E se il prossimo presidente della Repubblica fosse bolognese doc, oltre che tifoso del Bologna?

E se il prossimo presidente della Repubblica fosse bolognese doc, oltre che tifoso del Bologna?

E se il prossimo presidente della Repubblica fosse bolognese doc, oltre che tifoso del Bologna? In fondo, non è mai successo, notava l’altro giorno, il quotidiano Il Resto del Carlino, che di Bologna e dintorni è il giornale principe. Sarebbe anche ora, in fondo. Le quotazioni di Pierferdinando Casini (classe 1955, una vita nella Dc, fondatore del CCD prima e dell’Udc poi, presidente della Camera dei Deputati dal 2001 al 2006, una legislatura che, come sempre capita quando c’è di mezzo Casini, fu di tutto riposo, placida, serena, sempre lo stesso governo, mai un problema…), salgono in maniera discreta e silenziosa ma con ritmi e modalità costanti.

Chi è per davvero Pierferdinando Casini, decano del Palazzo

Chi è per davvero Pierferdinando Casini, decano del Palazzo

Chi è per davvero Pierferdinando Casini, decano del Palazzo

Casini è autorevole, esperto, capace, conosciuto, dalle solide relazioni in Italia come all’estero. Una prima vita passata nella Dc di destra, quella forlaniana e un po’ bigotta (ma lui, mai: anzi, abbastanza libertino, nella vita privata) e una seconda vita passata dentro il centrodestra, per poi essere eletto, alle ultime politiche, con i voti del centrosinistra, è sempre rimasto un uomo di centro moderato. Cattolico, ma non bigotto. Non di primo pelo (è stato, ininterrottamente), il che vuol dire d’esperienza e di mestiere. Profondo conoscitore dei meccanismi parlamentari, e non solo perché ex numero tre della Repubblica, a Montecitorio, ma anche perché presidente di varie commissioni (Banche, ora Esteri, dell’Unione interparlamentare, etc.).

Mattarella e Casini, deputato dal 1983 e, poi, senatore dal 2013: 35 anni, il record tra gli attuali parlamentari italiani

Mattarella e Casini, deputato dal 1983 e, poi, senatore dal 2013: 35 anni, il record tra gli attuali parlamentari italiani

Dalle solide relazioni dentro la Ue e il PPE (è stato presidente dell’Internazionale democristana) come dentro le alleanze internazionali dell’Italia (Usa e Nato), amico di tutti e nemico di nessuno (papi e massoni, cardinali e banchieri, cinesi e Nato), Casini ha le carte in regola, per il Colle. Certo, Dagospia lo chiama ‘Pierfurby’ a causa delle sue eccessive, spregiudicata, abilità manovriere, che ha sempre saputo dimostrare. E, sul piano etico-morale, se di Berlusconi si temono le ‘corazziere’, al Quirinale, anche Casini ha il suo tallone d’Achille.

Casini e la moglie Azzurra Caltagirone, sposati separati divorziati, ancora insieme.. poi boh

Casini e la moglie Azzurra Caltagirone, sposati separati divorziati, ancora insieme.. poi boh

Il suo divorzio da Azzurra Caltagirone – prima sposati, poi divorziati, poi di nuovo insieme, poi non più, poi forse… – è stato chiacchierato, ma lui ama la sua famiglia, personale e allargata, adora le figlie, si fa fotografare nelle pose più ilari, su Instagram, è uomo di mondo, ma anche consapevole di sé, dei mezzi che ha e pure di quelli che non possiede… Senza dire del fatto che, su Casini, non grava l’ombra di una condanna e neppure un’inchiesta di nessun tipo (penale, contabile, amministrativo).

 

Chi meglio di Casini è ‘garanzia’ di stabilità per la legislatura? Se gli altri candidati cadessero come birilli, sarà il suo turno

Chi meglio di Casini è ‘garanzia’ di stabilità per la legislatura?

Chi meglio di Casini è ‘garanzia’ di stabilità per la legislatura?

Per dire, chi meglio di Casini potrebbe, con abilità, doti di persuasione, l’esperienza di politico navigato che ha conosciuto tante, e molto e complicate, fasi della storia repubblicana, convincere partiti e Parlamento a ‘dare i numeri’ per ricompattarsi, al governo, con Draghi o altri?

Amato Craxi

Amato Craxi

Nessuno. Tranne, forse, il ‘dottor sottile’ della storia italiana, Giuliano Amato, raffinato studioso prestato alla politica, socialista autonomo quanto anche vicino a Bettino Craxi, le cui doti sono apprezzate a destra e sinistra tanto che, nel 2015, fu a un passo dal salire al Colle prima che Renzi ‘strambasse’ (arrivò Mattarella). E così, proprio di Casini e di Amato, si parla, in questi giorni e settimane di frenetico ‘toto Colle’.

salvini renzi

I due Matteo

Del resto, anche vari leader non vogliono ‘correre’ al voto. Non Matteo Salvini, che spera che la Meloni si sgonfi, col tempo, nei sondaggi. E non Matteo Renzi, che dal voto anticipato finirebbe, con il suo centro ancora troppo gracile, schiacciato tra i due grandi poli, specie se non si cambiasse la legge elettorale con un proporzionale utile a rendere il centro attrattivo.

Salvini e Renzi avrebbero stretto un ‘patto’ sulla candidatura di Casini o, in subordine, di Amato. Servono i voti del centrodestra compatto, però, più quelli del ‘pattuglione’ neo-centrista (Iv-Coraggio Italia-Azione∓Europa, 80ca), il che non è facile. Berlusconi ci spera e Draghi pure, nell’ascesa al Colle, ergo la candidatura Casini potrebbe prendere quota solo dal IV scrutinio, quando i candidati di bandiera (Berlusconi) e quelli istituzionali (Draghi) saranno stati bruciati dai franchi tiratori o dai veti incrociati tra partiti.

Silvio Berlusconi Leader di Forza ItaliaSilvio Berlusconi Leader di Forza Italia

Silvio Berlusconi Leader di Forza Italia

Ma potrebbero cadere, per una ragione o per l’altra, tutti gli altri candidati, e come birilli. Draghi perché nessun partito vuole dargli troppo ‘potere’ e perché i peones vogliono tenerlo al Colle come assicurazione di lunga vita. Berlusconi perché impallinato dai franchi tiratori. I vari ‘quirinabili’ di scuderia dem perché stavolta sono provvisti di troppi pochi voti, già di partenza (i vari Gentiloni, Sassoli, ma pure Prodi, Bindi).

Salvini, a quel punto, se non l’ha già fatto ora, come pure si dice, si accorderebbe direttamente con Renzi, oltre che con Meloni e Berlusconi, lasciando Conte e Letta, Pd e M5s nell’angolo e, per entrambi, sarebbe fonte di pura soddisfazione. Ecco, in questo caso entra in scena il… centro… che può determinare, sommandosi al centrodestra, l’elezione di un presidente neocentristra, appunto.

Ma cosa pensano a destra e a sinistra di Casini? La nuova coppia Letta&Meloni non lo ama affatto e vuole Draghi…

Mario Draghi

Mario Draghi

Ma se un presidente ‘di livello’ e di statura (tranne Casini e Amato) francamente non si vede – almeno ai nastri di partenza, tolto Draghi, ovviamente sono tante anche le controindicazioni.

A Roma, in piazza Risorgimento, è in corso “Atreiu”, la festa nazionale di Fratelli d’Italia: i candidati presidenti sono altri. La leader di FdI, Giorgia Meloni, freme dalla voglia di andare a votare e pensa che solo spostando Mario Draghi da palazzo Chigi al Quirinale possa ottenere lo scalpo delle elezioni anticipate perché – ragiona – “nessun altro governo, dopo Draghi, è possibile”.

arancione meloni draghi

Pure il segretario del Pd, Enrico Letta, non punta, per ora, su Casini, anzi: proprio per nulla (è troppo amico di Renzi, oltre che di Salvini…), ma – ospite, ieri, proprio ad Atreju – si limita, per ora, solo a escludere la candidatura di Berlusconi (il quale, invece, ci spera eccome e da mesi ha sguinzagliato i suoi a cercare voti per lui e dopo giorni di beauty farm a gennaio si trasferirà nella sua villa sull’Appia, che sarà il suo quartier generale per cercare la scalata al Colle) e a ribadire che “per il Quirinale è un vantaggio per tutti avere la più larga condivisione e, se così non fosse, sarebbe un grave danno per il Paese”. Una chiara apertura di credito alla Meloni e a FdI, tanto per ribadire quella ‘corrispondenza di amorosi sensi’ che, ormai, tra i due, è letteratura, e che vede come due ‘fronti’ di alleanze capovolte e contrapposte: Letta&Meloni da un lato, Salvini&Renzi dall’altro (Conte, fosse furbo, si farebbe alleato di Berlusconi, ma non lo è….).

enrico letta

Enrico Letta

Ma Letta, a differenza della Meloni, ritenendo che “Draghi sta facendo bene”, aggiunge che “se resta a palazzo Chigi è positivo”. Ergo, non vuole toglierlo da lì per spedirlo al Colle, come Meloni o almeno così dice in pubblico, ad Atreiu.

Eppure, la ‘tentazione’ di correre a urne anticipate anche per Letta, pur se la tiene ancora assai coperta, è molto forte: il nuovo segretario dem si eleggerebbe gruppi parlamentari a sua immagine e somiglianza, cosa che oggi non è, e, soprattutto, mantenendo una legge elettorale di impianto maggioritario (il Rosatellum o una nuova), potrebbe correre lui da candidato premier. Non foss’altro perché la lingua batte dove il dente duole: Letta è lì, a Chigi, che vuol tornare.

Meloni padrona di casa ad Atreju

Meloni padrona di casa ad Atreju

Ed è lì che vuole andare anche Giorgia Meloni che, invece, non vede bene l’ascesa di Casini perché – dicono i suoi – “quello all’atto di formare il governo, pur di non dare l’incarico a Giorgia si potrebbe inventare qualsiasi formula di governo di salvezza nazionale o di tutti tranne lei. E, magari, riuscirebbe a fregarci pure col sorriso”. Insomma, la Meloni continua a puntare su Draghi anche perché da nessun altro presidente – Casini in testa – potrebbe ottenere lo scioglimento anticipato delle Camere, il suo vero obiettivo.

Salvini&Renzi contro Giorgetti&Di Maio. Gioco degli specchi e il rovesciamento delle alleanze dentro e fuori i partiti.…

Salvini & Renzi

Salvini & Renzi

Un gioco di specchi, quello tra i maggiori leader, che spacca anche i partiti al loro interno. Si va da Salvini, che non vuol correre presto al voto per non offrire il destro alla Meloni di acquisire, dati i sondaggi attuali, la leadership del centrodestra, e a cui un Casini presidente andrebbe benissimo, anche perché non scioglierebbe mai le Camere e, a naso, non ama la Meloni (che lo ricambia…).

Senza dire dello ‘schiaffo’ che sarebbe per Silvio, vedersi scavalcato da uno di cui mai si è fidato, più giovane di lui, ma donnaiolo e scaltro uguale.

Daniele Franco

Il Ministro Daniele Franco

Fino a Giancarlo Giorgetti, che vedrebbe bene Draghi al Colle per diventare lui super-ministro economico del prossimo governo  (e, un domani, commissario Ue all’Economia) dopo il Draghi I. Un Draghi II, sotto mentite spoglie, cui Draghi, dal Colle, darebbe l’incarico per proseguire la legislatura: in questo schema, Daniele Franco diventerebbe premier in quello che Giorgetti ha già chiamato un ‘semipresidenzialismo’ di fatto, con Draghi che, dal Colle, è come se dirigesse pure il governo seppur per ‘interposto’ premier.

Insomma, Giorgetti pensa a sé e Salvini pure, ma gli interessi dei due sono molto divergenti, come si vede da tutte le ultime mosse, in Ue e in Italia, con Salvini che, temendo che Giorgetti prenda troppo piede e potere, potrebbe correre verso il voto anticipato, pur di stroncarne le ambizioni.

Giorgetti Di Maio

Nella foto Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti
Photo Roberto Monaldo / LaPresse

A Luigi Di Maio (ma non a Giuseppe Conte, assai tentato, invece, dall’ipotesi voto anticipato) un Casini presidente andrebbe benissimo: Draghi resterebbe a palazzo Chigi e lui alla Farnesina, senza dire che il polo ‘liberal-moderato-centrista’ che Di Maio sogna come ‘evoluzione’ futura dei 5Stelle (scalzandone dalla guida Conte, ovviamente, e prendendola lui) è come un invito a nozze, per uno come Casini, un antico sogno… Per altrettante ed evidenti ragioni, Conte – che punta al ‘voto subito’ e a ‘congelare’ Draghi al Colle, non a Chigi – non ama uno come Casini, che chissà quante se ne inventerebbe prima di arrendersi all’idea di dover sciogliere le Camere.

Casini e Renzi con le mascherine al Senato

Casini e Renzi con le mascherine al Senato

Ma è Renzi, ovviamente (e non Carlo Calenda, assai più fumantino e avulso dai ‘veri’ giochi di Palazzo), il vero king maker dell’operazione “mettiamo nei Casini il Quirinale”… Un po’ per poter dire che, anche questo nuovo Capo di Stato, lo ha tirato fuori lui, dal cilindro, e un po’ perché sa che Casini, dal Colle, in modo assai discreto, ma gli darebbe una bella mano a ri-legittimarsi e a costruire un ‘nuovo centro’.

giovanni_gronchi_quirinale

Giovanni Gronchi, il secondo presidente della Repubblica (1955-1962)

Proprio come Giovanni Gronchi aiutò i governi Moro e Fanfani a costruire l’alleanza col Psi e il centrosinistra… Inoltre, un nuovo centro – quello che vagheggia Renzi con la sua Iv, sommandovi, un po’ a forza, Azione di Calenda, +Europa di Della Vedova (e Bonino), Coraggio Italia di Toti e di Brugnaro, ma anche pezzi minori di centrodestra come l’Udc di Lorenzo Cesa, Noi con l’Italia di Lupi e persino l’ala liberal e moderata di FI (Carfagna), eleggendo Casini, con i suoi voti determinanti (tra gli 80 e i 100 Grandi elettori sui 1009 totali) – potrebbe condizionare il centrodestra del futuro e costruirne uno ‘moderato’ e ‘centrista’ che, ovviamente a Renzi e ai centristi, ma anche a Salvini, sempre più lontano dalla Meloni, potrebbe convenire, desiderare e accarezzare.

berlusconi al telefono

Berlusconi al Telefono

Sempre che, ovviamente, Silvio Berlusconi non riesca nella sua folle impresa di farsi eleggere ‘per davvero’ al Quirinale o che tutti quanti non si mettano d’accordo per mandare davvero Draghi al Quirinale, ma solo già alla prima votazione. Dopo, sarebbe troppo tardi.

Al decimo e più scrutinio, non resterebbe altro che richiamare Mattarella che, volente o nolente, sarebbe ‘costretto’ al bis

Al decimo e più scrutinio, non resterebbe altro che richiamare Mattarella che, volente o nolente, sarebbe ‘costretto’ al bis

A quel punto, o spunta davvero un nome mediano e salvifico come quello di Casini o sono ‘casini’ per tutti e si rischia di consumarsi, scrutinio dopo scrutinio, uno scenario patetico e sconsiderato, con la pandemia che bussa alle porte di nuovo, i venti di guerra a Est e a Sud pure e la ripresa economica che stenta. Al decimo e più scrutinio, non resterebbe altro che richiamare Mattarella che, volente o nolente, sarebbe ‘costretto’ al bis.