Corsa al Colle 20. Il Grande Sollievo. Tolto Berlusconi, il Pd intigna su Draghi, i 5Stelle recalcitrano. Avanza Casini…

Corsa al Colle 20. Il Grande Sollievo. Tolto Berlusconi, il Pd intigna su Draghi, i 5Stelle recalcitrano. Avanza Casini…

23 Gennaio 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

Corsa al Colle/20. Il Grande sollievo per la mancata candidatura del Cavaliere, ma il Pd intigna su Draghi, i 5Stelle non lo vogliono. Intanto si fa largo la candidatura di Casini…

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Nb: l’articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2021 sulle pagine del Quotidiano nazionale in forma più ridotta

 

Il generale sollievo dei dem per il ritiro della candidatura del Cav

Il Cavaliere getta la spugna

Il sollievo per il ritiro ufficiale della candidatura di Silvio Berlusconi non fa fare salti di gioia, al Pd. “Draghi deve andare avanti, resti premier” è il in cauda venenum del Cavaliere messo a verbale, che ora punta a un nome di “vasto consenso” che, però, è chiaro, nasce come candidatura solo di quel campo, non concordata col centrosinistra. Letta è molto seccato dall’ennesima impasse che fa il paio con il ‘niet’ a Draghi che arriva dai 5s. Con Salvini, che dovrebbe vedere oggi, voleva avanzare, oltre Draghi (prima scelta), i nomi di Amato e Casini, ponendo il veto su Casellati e Moratti, ma i 5Stelle sono in pieno marasma. Per ora, però, il Pd preferisce prendersela con il Cav.

Letta e Salvini

Letta e Salvini

L’incontro in programma tra Letta e Salvini, per oggi, che molti considerano decisivo nella partita, per ora resta in stand by, non è confermato. Il segretario Pd tiene alta la guardia, ma rilancia: “Il centro destra non è maggioranza e non ha quindi diritto di prelazione sul Quirinale. Ora col ritiro di Berlusconi e lo scontro deflagrato all’interno del centrodestra tutto è chiaro. Ora ci vuole accordo alto su nome condiviso e Patto di legislatura”. Se non vuole “danneggiare il Paese” il centrodestra “ragioni sul patto”, avvertono dal Nazareno, felici di infilarsi nelle divisioni altrui dopo anni di proprie. “Con il ritiro di Berlusconi facciamo un passo avanti e cominciamo un serio confronto tra le forze politiche per offrire al Paese una figura di alto profilo, autorevole, ampiamente condivisa”, scrive, sollevato, su Twitter Giuseppe Conte.

Matteo Renzi appoggerà Letta

Matteo Renzi

Mentre Matteo Renzi, che nelle prossime ore dovrebbe rivedere Letta, ai suoi predica “calma e gesso”: ora, è convinto, si apre uno spazio politico in cui giocare da protagonista (lui).

“Il centrodestra da settimane sta bloccando il Paese col suo impossibile assalto al Colle. Un assalto che respingiamo e non consentiremo” recitava, invece, all’inizio, come una scudisciata, la nota del Nazareno uscita troppo presto, del tutto fuori sincrono, quando il vertice era appena iniziato e sembrava Berlusconi non volesse fare passi indietro. Segno del nervosismo che tracima a piene mani.

I 5Stelle, in pieno marasma, dicono prima no a Draghi, poi “non pongono veti”, poi fanno trapelare tutti i loro dubbi sul premier…

L'ex premier Giuseppe Conte

L’ex premier Giuseppe Conte

Non bastava, tuttavia, il coup de theatre di Silvio Berlusconi che lascia in pieno impasse la destra. Ci si mettono pure i 5Stelle, al cui spettacolo il Pd assiste irato e assai attonito, preoccupatissimo.

Succede che, ieri mattina, Giuseppe Conte riunisce la cabina di regia dei 5 stelle, in attesa di incontrare oggi, alla Camera, i grandi elettori del M5s. I dubbi sulla candidatura di Mario Draghi escono fuori subito, ‘dritti per dritti’ si dice a Roma. La tenuta dei gruppi pentastellati, che non ‘reggerebbero’ all’idea di vedere Draghi al Colle, è la sola, massima, priorità.

Salvini e Meloni

Salvini e Meloni

Conte, che ieri ha sentito anche Giorgia Meloni, dopo aver visto, l’altro ieri, Matteo Salvini, stamane parteciperà al vertice con Enrico Letta e Roberto Speranza, ma il guaio è che non vi porterà una posizione unica né univoca del M5s.

“Nessun veto su Draghi”, dicono, ma tanta paura che esca lui

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L’ex ministro alla Giustizia nel governo Monti Paola Severino (Photo Mauro Scrobogna /LaPresse)

E se fonti dell’incontro di ieri provano a smussare (“non ci sono veti sul nome dell’attuale premier”), i 5 stelle stanno pensando ancora all’ipotesi di un candidato di bandiera, non concordata con il Pd. Tra le ipotesi che circolano, l’ex ministro Severino e il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, che andrebbe bene all’inizio, ma se si aprirà un confronto vero con il centrodestra è più probabile che si scelga la scheda bianca, come ha già deciso di fare Iv (ormai remota l’ipotesi di uscire dall’Aula).

Mario Draghi andrà al Colle?

Mario Draghi andrà al Colle?

La preoccupazione dei pentastellati è quella di aprire “una crisi (di governo, non sul Colle, ndr.) al buio” e intorno a questa paura ruota il resto. “Draghi resti a palazzo Chigi” è la richiesta – forte, pressante, univoca – che arriva da quasi 160 parlamentari su 232 per continuare il suo lavoro. Se non è “un veto”, come si nega, non si capisce come declinarlo, in lingua italiana. La possibilità di mandare Draghi al Colle resterebbe in piedi solo in caso di drammatica impasse, scenario che, peraltro, sta per materializzarsi, lato centrodestra.

peones

I peones

I 5Stelle chiedono “una figura di alto profilo”, questo si limiterà a dire oggi Conte a Pd e LeU, purché non sia Draghi. La paura che attanaglia molti peones e anche diversi big è sempre quella, le elezioni anticipate, ma anche un’altra, reale: “qualsiasi figura indicata come premier in una partita in cui non c’è una prospettiva di patto di fine legislatura rischia di essere divisiva”.

La follia di credere ancora, da parte dei 5Stelle, nel Mattarella bis

non ci sto mattarella

Un nutrito gruppo di parlamentari, sia alla Camera che al Senato, continua a ritenere – contro ogni evidenza, anche plastica (gli ‘scatoloni’ al Colle sono già pronti) che una possibile convergenza si possa ricercare sul ‘Mattarella bis’ anche con FI, Lega e FdI. Il prossimo passaggio del M5s sarà l’assemblea dei grandi elettori che si terrà stasera alle ore 21.

franchi tiratori

In campo franchi tiratoriMario dragh

Vero è, però, che un’altra parte M5s, però, ha aperto al premier (i dimaiani, e sono circa 60), ma non bastano comunque. Nel Movimento si mettono, ovviamente, in conto i franchi tiratori, ma così accadrà anche nelle altre forze politiche. Magra consolazione, peraltro, a dirla tutta…

La candidatura di Draghi resta in campo, nonostante il Cavaliere

Casini & Draghi

Casini & Draghi

Nei gruppi parlamentari c’è chi torna a credere nella candidatura di Pier Ferdinando Casini – sembra che il Pd ci punti davvero, e che il M5s non si opporrebbe – e chi spera ci si avviti fino ad arrivare a Sergio Mattarella. Ma la candidatura di Mario Draghi, avvertono dalle segreterie, è del tutto in campo, perché ogni nome alternativo – soprattutto se sostenuto da una maggioranza ristretta – rischia di far saltare il governo. E il Mattarella bis potrebbe arrivare solo di fronte a uno stallo irreversibile.
Chi lavora per Draghi al Colle non è rimasto fermo, nelle ore dell’attesa per l’annuncio di Berlusconi. Il premier è silente e lontano dai palazzi della politica, nella sua Città della Pieve.
Ma i contatti proseguono, si cerca di costruire il terreno per un accordo sul governo. Viene considerata superabile l’ostilità del Cavaliere al trasloco di Draghi da Chigi al Quirinale.

Quirinale, il salone dei Corazzieri

Quirinale, il salone dei Corazzieri

Mentre fa ben sperare che né Salvini né Meloni pongano veti sul nome del presidente del Consiglio. La pretesa, osserva un draghiano, di mandare avanti il governo a ogni costo, qualunque sia l’esito del voto sul Quirinale, non regge. Se la maggioranza si spaccherà sul nome del presidente (come potrebbe avvenire su Casini, vista la contrarietà in partenza del M5s), la caduta del governo sarebbe automatica, come ha avvertito per primo Draghi.

Quale profilo di nuovo governo e nuovo premier il busillis…

garanzie

I leader chiedono garanzie

Ma anche andare avanti come se nulla fosse, in un anno pre-elettorale, potrebbe reggere per qualche settimana o mese – avverte più d’uno – ma poi precipitare tutti verso elezioni anticipate, se come probabile Draghi si rifiutasse di scendere a compromessi con le richieste dei partiti. Il nodo per Draghi però resta il premier e la formula del nuovo governo.

casini cartabia

Casini & Cartabia

Perché è vero che non si può preconfezionare la squadra dei ministri, ma è anche vero che i leader chiedono garanzie, di un esecutivo a più forte impronta politica. Sarebbe stato sondata, per ora senza successo, la disponibilità di Casini a prendere la guida del governo. Così come continuerebbero a non convincere i nomi di Marta Cartabia (in forte ascesa nei rumor), Vittorio Colao o Daniele Franco (che non vorrebbe traslocare a Chigi).

m5s bandiera4 fg

Le prossime quarantotto ore, sottolinea un dirigente M5s, saranno decisive: non si può escludere la rottura, ma neanche un’intesa larga con il centrodestra, probabilmente dalla quarta votazione, ma c’è chi ancora confida – ad oggi contro ogni evidenza – ci sia spazi nelle prime tre. Il che, oggettivamente, è davvero sognare troppo.