Tumulti in Aula 2. La fiducia sulla manovra passa di notte tra le proteste ‘futuriste’ delle opposizioni

Tumulti in Aula 2. La fiducia sulla manovra passa di notte tra le proteste ‘futuriste’ delle opposizioni

30 Dicembre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico qui un secondo articolo, dopo quello uscito ieri, e scritto sempre per Quotidiano Nazionale, sui ‘tumulti in Aula’ durante l’approvazione della manovra economica alla Camera dei Deputati. 

 

 

Ma nun ce l’avete’ na casa, ’na famiglia?!”

Il cronista di Palazzo –romano, romanissimo – si rivolge così ai parlamentari che, alla Camera dei Deputati, sono in procinto di fare notte per approvare (ieri sera dopo le 2130, il voto di fiducia, oggi il voto finale sul provvedimento) la prima legge di Bilancio del governo gialloverde

 

La seduta è sospesa

 

Deputati di ogni ordine e grado, oltre che di ogni partito, annuiscono tristi. Non si contano più, ormai, i voli e i treni ‘sconvocati’ e poi ripresi last minute ma che rischiano di far saltare agli onorevoli il Santo (e Sacro) Cenone in famiglia causa allungamento dei tempi di discussione dentro l’Aula. Ma le opposizioni, Pd e FI su tutte, vogliono dimostrare agli italiani “lo sfregio inferto alla Costituzione” e quindi decidono di ‘tirarla in lungo’ il più possibile, sfruttando le pieghe del Regolamento parlamentare che, a un’opposizione capace di fare il suo mestiere, offre mille scampoli e risorse.

E così anche ieri l’Aula di Montecitorio diventa ‘un cinema’, anche se lo spettacolo inizia tardi, solo dopo le ore 17. L’atmosfera, già satura degli strascichi delle polemiche del giorno precedente, si scalda in un attimo. I deputati di LeU si presentano al voto con la Costituzione in mano, il clima è elettrico, i leghisti guardano con aria di pena e di sufficienza i grillini che si scaldano molto, in Aula, ma stavolta, a fare la parte del leone, non è il Pd, ma FI. Temendo di essere ‘oscurati’ dalle proteste dem, che vanno in scena dal mattino presto davanti piazza Montecitorio, gli azzurri prima indicono una conferenza stampa, poi, in Aula, mostrano muscoli (e toraci) per ‘andare oltre’ nella loro protesta.

 

silvio_berlusconi_FI

Il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi

 

Ed ecco che, subito dopo che Giorgio Mulé annuncia che “questa manovra ve la votate con il nostro disprezzo”, segnando una divaricazione netta e, forse incolmabile, con la Lega, a un certo punto, e come un sol uomo, i deputati azzurri lasciano i loro seggi e si catapultano verso i banchi del governo (e della Presidenza) esibendo, vestite sopra le giacche  e le cravatte d’ordinanza, delle pettorine blu che recitano “Basta tasse” e Giù le mani dalle pensioni”.

 

teresa manzo

Teresa Manzo

 

E lo fanno mentre aveva appena iniziato il suo intervento, a nome dell’M5S, Teresa Manzo, di fatto interrompendola e scatenando la bagarre. Il presidente Fico non espelle gli azzurri dall’aula, mostrandosi tollerante almeno verso FI (non farà lo stesso con il Pd), si limita a sospendere la seduta. Intanto, con un timing perfetto, Berlusconi dirama un comunicato in cui annuncia che, a gennaio, “i gilet azzurri indossati dai nostri parlamentari saranno nelle piazze delle città italiane”.

Il Pd, a questo punto, pur se per nulla spiazzato (ormai i big dem parlottano amichevolmente, e ogni giorno, per concordare tattiche e strategie sia con gli azzurri che con i deputati di Fratelli d’Italia come Crosetto, Rizzetto e Rampelli, a loro volta durissimi nella polemica anti-governo), decide che è giunto il momento di riprendersi la scena.

 

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Emanuele Fiano (Pd) detto Lele

 

Il capogruppo dem, Graziano Delrio, parla di “una delle pagine più buie per la democrazia”, ma è il ‘solito’ Lele Fiano (ormai, con Enrico Borghi, diventato la bestia nera sia di Fico che dei grillini) che diventa paonazzo quando sempre la Manzo (M5S) si rivolge ai banchi dem dando loro dei “truffatori” (Di Maio, dalla sua pagina Facebook, esprime identico concetto, peraltro). Fiano se la prende, però, e giustamente, con Fico: lo accusa di “non essere più il presidente della Camera”, ma solo dell’M5S perché non ha stigmatizzato “le accuse infamanti che i suoi ci rivolgono impunemente”.

Fico M5s

ROBERTO FICO PRESIDENTE DELLA CAMERA

 

Fico prima ribatte “io difendo la parola di tutti”, poi ammette: “Riguarderò il resoconto stenografico, se ci sono offese le sanzionerò”. Il ‘cinema’, a questo punto, finisce , o meglio va scemando. Si inizia con la prima ‘chiama’ per la fiducia, che però le opposizioni disertano, rispondendo solo alla seconda ‘chiama‘ per mangiarsi altro tempo.

La fiducia, in ogni caso, passa bene, con 327 sì di Lega e M5S contro 228 no (Pd, FI, FdI, gruppo Misto) e un astenuto. Poi tocca votare ben 244 ordini del giorno. Si finisce a notte fonda, ma il risultato era già scritto. Oggi il voto finale.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2018 sulle pagine del Quotidiano Nazionale.