Decreto Sicurezza 2. Sindaci in guerra contro Salvini, tensione tra Lega e 5Stelle, divisi pure i giuristi. Un’altra giornata di ordinario caos istituzionale

Decreto Sicurezza 2. Sindaci in guerra contro Salvini, tensione tra Lega e 5Stelle, divisi pure i giuristi. Un’altra giornata di ordinario caos istituzionale

4 Gennaio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico qui due articoli usciti oggi sul Quotidiano Nazionale alle pagine 4 e 5 che trattano della ‘ribellione’ dei sindaci italiani nei confronti del decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Salvini e delle posizioni dei costituzionalisti, divisi a loro volta, sulla liceità delle forme di ‘disobbedienza civile’ che ha assunto la protesta dei sindaci ‘ribelli‘. 

 

  1. Lo scontro politico tra i sindaci ‘ribelli’ e il Ministro Salvini si allarga a macchia d’olio e crea tensioni dentro la maggioranza

 

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando

 

La ‘disobbedienza civile’ dei sindaci di alcune importanti città italiane (Palermo, Napoli, Parma, Firenze, Reggio Calabria, etc.) nei confronti del decreto Sicurezza voluto dal ministro Salvini, approvato dal Parlamento e firmato dal Capo dello Stato – il quale non eccepì, all’epoca, cioè a fine dicembre 2018, alcun rilievo di costituzionalità – non solo si allarga a macchia d’olio, ma si va, in un lampo, trasformandosi in uno scontro politico di prima grandezza che coinvolge sia gli alleati di governo (la Lega, ovviamente, sostiene il decreto, come pure i sindaci di centrodestra, mentre alcuni sindaci a 5Stelle sono pronti, a loro volta, a protestare contro il decreto, decreto che diversi parlamentari o non hanno votato, in sede di esame parlamentare, o che ora, a scoppio ritardato, bocciano…) che le opposizioni, stavolta divise (il Pd appoggia la protesta dei sindaci, anzi: la promuove, mentre FI è a favore del decreto e FdI si dice addirittura pronta a denunciare i sindaci ‘ribelli’), sia il premier Conte, intervenuto ieri nel tentativo di mediare (e di distanziarsi, almeno in parte, da Salvini, il quale non ha affatto gradito) che il Colle.

 

Gianfranco Miccichè

Gianfranco Micciché

 

Il Quirinale il decreto Sicurezza lo ha firmato e resta silente, ma trapela la sua ‘preoccupazione’. Infine, nascono alleanze inedite come quella che vede, almeno in Sicilia, il Pd e FI andare a braccetto: Gianfranco Micciché, infatti, si schiera contro Salvini e con Orlando e tuona contro una legge che definisce ‘fasciatissima’ e contro la quale ritiene giusto ribellarsi come il dem Faraone. 

E così, dopo una nuova giornata di alta tensione, interviene Palazzo Chigi, nel ruolo del pompiere: “Se l’Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicative – recita una nota – ben venga la richiesta di un incontro con il Governo cui sono pronto a partecipare insieme al ministro dell’Interno.

salvini 3 milioni facebook

Matteo Salvini e Facebook, tre milioni di Follower

 

Inaccettabili, invece, sono le posizioni degli amministratori locali che hanno dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato: disapplicare una legge è come violarla”. Ma, tanto per non sbagliarsi, a stretto giro arriva una nuova dichiarazione di fuoco del titolare del dicastero dell’Interno: “Amici dei clandestini, traditori degli italiani!”, scrive Salvini su Facebook, riferendosi ai sindaci ‘disubbidienti’, giusto per far capire a tutti che, ‘lui’, di aprire ‘tavoli’ con l’Anci e con i sindaci ‘ribelli’ non ha davvero alcuna intenzione.

 

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Il presidente della Camera, Roberto Fico, convocato al Quirinale per ricevere un mandato esplorativo durante la crisi di governo del 2018

 

E così, i toni restano più che accesi. “Tutti i regimi hanno iniziato dalle leggi razziali”, attacca il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il quale annuncia di voler ricorrere al “giudice ordinario” nella speranza di arrivare fino davanti alla Consulta e che, poi, questa dichiari ‘incostituzionale’ la legge voluta da Salvini. Esattamente la ‘strategia’ che il Pd sta consigliando a tutti i suoi sindaci. “Stiamo valutando la strada per arrivare alla Consulta”, ribadisce infatti il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che promette invece di ‘svuotare’ il decreto Sicurezza, di fatto disapplicandolo, strategia che Matteo Renzi giudica la più corretta perché – spiega nella sua Enews – le leggi dello Stato si rispettano sempre, anche quando non ci piacciono”, differenziandosi in modo significativo, dunque, dalla posizione ‘barricadiera’ scelta dal Pd probabilmente anche in chiave congressuale dato che, come si vede, Zingaretti Martina stanno cavalcando la tigre della protesta.

il sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris

 

“Il linguaggio di Salvini è indegno di un ministro dell’Interno” rincara la dose il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Da Milano, Beppe Sala, che si è messo alla testa dei sindaci ‘trattativisti’, dice invece: “Salvini ci ascolti e riveda il decreto”. Altrettanto dura la polemica tra il sindaco di Bari, e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, e lo stesso Salvini. Decaro lo sfida dicendo che “Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia siamo pronti a restituirgli, con la fascia tricolore, i problemi che quotidianamente affrontiamo”.

 

Salvini fa diramare una velenosa nota in cui ricorda che proprio Decaro, a inizio del 2017, aveva sollecitato – in quel caso al suo predecessore, Minniti – l’intervento del Viminale perché “l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo è un problema, soprattutto per i piccoli comuni”. In soccorso a Salvini, arriva Di Maio (“La protesta dei sindaci è solo campagna elettorale” taglia corto l’altro vicepremier), ma i problemi, dentro.i 5Stelle, non mancano.

Mai convinti fino in fondo dell’opportunità di varare un decreto Sicurezza così duro, è grossa la pattuglia pentastellata che, alla Camera come al Senato, prima ha espresso molti dubbi sul testo e, in alcuni casi, è arrivata a votare contro o ad astenersi, sul testo finale, subendo le reprimente dei probiviri 5Stelle che, almeno in un paio di casi (De Falco e Nugnes), sono arrivati ad espellere i due senatori o a sanzionarli duramente, ma che in altri casi non sono, per ora, intervenuti, perché i parlamentari ‘ribelli’ sono molto vicini al presidente della Camera, Roberto Fico, il quale non ha mai fatto mistero di non ‘amare’ il decreto Sicurezza (e non lo ha neppure votato).

 

Filippo Nogarin sindaco di Livorno

Filippo Nogarin, sindaco di Livorno

 

Inoltre, diversi sindaci pentastellati (il caso più eclatante è Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, da sempre contrario al decreto Sicurezza, ma anche Francesco De Pasquale, sindaco di Carrara, e anche altri), pur dicendo che si atterranno alle disposizioni prevista dal decreto e non lo disapplicheranno, ne denunciano la sostanziale ‘inumanità’.

 

Francesco De Pasquale sindaco di Carrara

Francesco De Pasquale, sindaco di Carrara

 

E dato che la questione legata al decreto Sicurezza si intreccia, inevitabilmente, con quella degli sbarchi di migranti e, in particolare, delle due navi della ong tedesca, Sea Watch, che non riescono a sbarcare il loro carico di profughi, con Di Maio che chiede di accogliere “almeno donne e bambini” mentre Salvini continua a ripetere che “i porti sono chiusi”, le tensioni sono destinate a ripercuotersi, alla ripresa dei lavori parlamentari, in seno ai due partiti di maggioranza.

 


 

2. Anche l’Anci ormai è una polveriera. Il punto di vista di giuristi e costituzionalisti, peraltro divisi: ‘cosa rischiano’ i sindaci ribelli.

 

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Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il premier, Giuseppe Conte

 

I sindaci ‘ribelli’ di cinque importanti città italiane (Palermo, Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma) rischiano di essere ‘sospesi’ e sostituiti dai prefetti. Intanto, una serie di sindaci già definiti ‘trattativisti’ (il primo cittadino di Milano, Sala, ma anche i sindaci di città minori ma ugualmente importanti come Cesena e Ferrara) chiedono a Salvini di “rivedere il decreto” e di aprire un tavolo di trattativa con il governo.

 

Antonio Decaro Anci Sindaco

Il presidente dell’Anci, e sindaco di Bari, Antonio Decaro

 

Identica richiesta già partita dal presidente dell’Anci, e sindaco di Bari, Antonio Decaro. Ma proprio Decaro viene messo nel mirino e contestato fino al punto da chiederne le dimissioni da una lunga serie di sindaci (tutti, ovviamente, targati centrodestra) che non si sentono più rappresentati dal loro presidente, sindaco di fede dem, e che chiedono “l’immediata convocazione dell’organismo” (peraltro, il comitato direttivo dell’Anci è già previsto per il 10 gennaio). Tra i sindaci ‘pro-Salvini’ ci sono i due vicepresidenti dell’Anci, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti, e Matteo Bianchi (Morazzone), il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, Alessandro Canelli (sindaco di Novara) e molti altri ancora.

 

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I due vicepremier del governo Conte, Salvini e Di Maio

 

Salvini ha già detto che i sindaci che non applicheranno la legge saranno denunciati

 

In effetti, è proprio così: i sindaci che, come Orlando, tradurranno in ordinanze scritte la loro protesta ‘civile’ rischiano grosso già ora, cioè una denuncia per abuso d’ufficio.

Come si vede, la questione è, oltre che politica, giuridica. E, ovviamente, i costituzionalisti vengono chiamati in causa. Il professor Michele Ainis sostiene, senza mezzi termini, che i sindaci che non applicano il decreto Sicurezza “rischiano di perdere l’incarico. Possono essere denunciati dai prefetti per abuso d’ufficio – spiega Ainis all’Agi – e possono anche essere rimossi dall’incarico perché il Testo Unico degli Enti Locali, all’articolo 142, prevede che, quando un sindaco si renda colpevole di gravi violazioni della legge, il ministro dell’Interno con un decreto lo possa rimuovere”.

Michele Ainis

Il Professor Michele Ainis

 

Non solo. “La norma – sottolinea Ainis – contempla che possano essere i prefetti a sospendere i sindaci. E’ lecito avere dubbi sulla legittimità costituzionale della legge nella misura in cui nega agli immigrati alcuni diritti fondamentali – prosegue – ma in base al nostro ordinamento sindaci o amministratori locali non possono sostituirsi alla Corte Costituzionale, stabilendo cosa sia o non sia costituzionale. Questo compito spetta alla Consulta, altrimenti si determina una fuga dalla legge”. Sono d’accordo con i sindaci, invece, – conclude Ainis – se la loro iniziativa è un modo per interpellare la Corte Costituzionale e andare a un giudizio di costituzionalità sulla legge”.

 

cesare mirabelli presidente consulta

Cesare Mirabelli, Presidente Emerito della Consulta

 

Ma può un sindaco disubbidire a una legge dello Stato? Per un ex presidente della Consulta come Cesare Mirabelli ‘no, non può’ (“I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi. I sindaci stanno compiendo degli atti illegittimi”), mentre per un altro ex giudice della Consulta, Sabino Cassese, ‘sì, può’ (“il decreto Sicurezza non modifica esplicitamente la legge del 1998 che consente agli stranieri di essere iscritti all’anagrafe”) e, inoltre, l’atto di disobbedienza “favorisce il ricorso alla Consulta”, unico organismo titolato a decidere sulla costituzionalità di una legge e anche unico punto su cui tutti i costituzionalisti concordano.

Sabino Cassese

Ex Giudice Sabino Cassese

 

Ovviamente, il costituzionalista e, oggi, deputato del Pd, Stefano Ceccanti, coglie al balzo la palla alzata da Cassese: “L’iniziativa dei sindaci è preziosa. Consentirà di arrivare presto alla Corte costituzionale, a cui non basterà certo l’argomento del ministro Salvini secondo cui la legge è stata firmata dal Presidente Mattarella”. Resta però, appunto, proprio questo il punto. Mattarella ha firmato quella legge e, oggi, tutti vogliono ‘tirare per la giacchetta’ il Quirinale.

 


 

NB: Questi due articoli sono stati pubblicati alle pagine 4 e 5 del Quotidiano Nazionale il 4 gennaio 2018.