“L’editto di Sabaudia”. Salvini apre la crisi: o rimpasto o urne. Timing e ragioni del voto anticipato

“L’editto di Sabaudia”. Salvini apre la crisi: o rimpasto o urne. Timing e ragioni del voto anticipato

8 Agosto 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

La crisi di governo, di fatto, è già aperta. Formalmente no, ma sostanzialmente sì. La maggioranza di governo non c’è più perché si è liquefatta nel voto sulla Tav: il capogruppo leghista Massimiliano Romeo, durissimo, dopo aver limato il suo discorso, riga per riga, con Salvini, si alza in aula annuncia che “con questo voto ci saranno conseguenze politiche”.

 

Una giornata drammatica. Il voto sulla Tav, poi tutti a litigare a palazzo Chigi

 

si tav

SI TAV

Un voto che non ‘impegna’ il governo, è vero, ma segna la crisi della maggioranza su un tema cruciale come le infrastrutture. E la maggioranza di governo, che sul dl Sicurezza bis, aveva incassato la fiducia del Senato solo il giorno prima, non c’è più.

 

Decreto di sicurezza Bis

Decreto di sicurezza Bis

La Lega vota con le opposizioni, l’M5S vota da solo…

 

giuseppe conte

Giuseppe Conte

 

Conte assente (e totalmente evanescente), Salvini entra, parla con i suoi e se ne va, senza dire una parola (fatto per lui inusuale) fino a sera, a quello che passerà alla storia come “l’editto di Sabaudia”, durissimo e fatto solo dopo aver incontrato Conte a Chigi.

 

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

 

Di Maio viene e se ne va scurissimo in volto, poi si rinchiude a palazzo Chigi: l’M5S prima convoca una riunione congiunta dei gruppi parlamentari, poi la sconvoca perché tanto, dopo le parole di Salvini da Sabaudia, c’è poco da capire e molto da reagire:  o i 5Stelle accettano il diktat draconiano del leader leghista o si va tutti a casa.  

 

La minaccia di Salvini a Conte: o rimpastone o voto subito

 

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Il premier, Giuseppe Conte, e il vicepremier, Matteo Salvini

 

Chiuso in un granitico silenzio, Salvini fa crescere tutto il giorno l’attesa per il suo comizio serale a Sabaudia, ma poi si infila a palazzo Chigi, parla con Conte (senza, però, incrociare, anche solo per sbaglio, Di Maio, a sua volta lì presente, nel suo ufficio, e chiuso in conciliaboli con i suoi) e, di fatto, ne esce con la promessa di un ‘rimpastone’ di governo che dovrebbe cambiare così profondamente volto all’esecutivo che ne potrebbe nascere solo un ‘Conte bis’.

 

La cadrega, ovvero la sedia, la poltrona da non abbandonare

La cadrega, ovvero la sedia, la poltrona da non abbandonare

 

Secondo i desideri del leader leghista, infatti, dovrebbero lasciare la loro ‘cadrega’ non solo il povero Toninelli, ormai pungiball non solo dei leghisti, ma pure dei grillini, ma anche la Trenta, Costa, Bonafede e persino di Tria… “Programma e ministri nuovi” è il diktat di Salvini, o il voto.

 

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Il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5S)

 

Quindi, o un radicale cambio di rotta o le urne. Troppo alte le richieste e le pretese di Salvini, per i 5Stelle: vorrebbe dire perdere ogni dignità, genuflettersi, umiliarsi. Troppa roba e troppa tutta insieme.

 

Tutto ruota intorno alla riforma Fraccaro: se passa o no

 

fraccaro riforme

Fraccaro e la riforma

 

Prima di capire cosa può accadere, in caso di fine della legislatura e scioglimento del Parlamento (le Camere, meglio ricordarlo, sono chiuse per ferie…) è bene spiegare il perché di questa drammatizzazione in pieno agosto. Tutto ruota attorno a una data: a partire dal 9 settembre, e fino almeno al 12, alla Camera si voterà – è l’ultimo passaggio, cioè la quarta e definitiva lettura– la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari: da 945 (630 deputati e 315 senatori), quanti sono oggi, diventerebbero 600 (400 deputati e 200 senatori), con un taglio netto di ben 345 scranni.

 

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La Camera dei Deputati, vista dell’Aula vuota

 

Ma al di là della battaglia (e della retorica) anti-Casta del M5S che questa riforma ha proposto e tenacemente voluto (infatti il ministro proponente è Riccardo Fraccaro, M5S), il problema è il cosiddetto ‘combinato disposto’ di questa riforma e dell’attuale legge elettorale, il Rosatellum.

Il risultato, infatti, delle due norme, prese insieme, favorisce Salvini e la Lega perché i collegi più ampi che si determinano producono, specialmente al Senato, una torsione maggioritaria con soglie di sbarramento implicite ma altissime che favoriscono il partito più grande e, ovviamente, la coalizione.

 

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Eppure, solo da poco Salvini ha capito che l’avvio dell’iter della complessa riforma costituzionale (l’eventuale referendum, che ha tre mesi di tempo per essere richiesto, e la ridefinizione dei collegi per adeguarli al Rosatellum, che ne richiede altri due, di mesi) di fatto imbullona la legislatura per altri sei mesi buoni. Per non dire della necessità di scrivere e far votare la manovra economica.

 

giugno 2020

Giugno 2020

 

Due impedimenti grossi come una cosa sulla strada del voto. Se ne riparlerebbe, per votare, a giugno del 2020, non prima. Inoltre, Salvini ha capito che, a quel punto, poiché la il combinato disposto della Fraccaro e del Rosatellum favorisce solo lui e la Lega, è probabile che si apra presto, in Parlamento, il dibattito su una nuova legge elettorale.

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L’ex leader del Pd Matteo Renzi

 

E in Parlamento, in un minuto, può spuntare una maggioranza per il proporzionale puro, la legge che in assoluto lo penalizza di più, come ieri faceva notare, ai cronisti, lo stesso Matteo Renzi. Insomma, per la crisi di governo, siamo al più classico “adesso o mai più”.

 

Il ruolo del Capo dello Stato nella gestione della crisi

Le colonne d'Ercole

Le colonne d’Ercole

 

E se le colonne d’Ercole del 9 settembre spiegano il perché della drammatizzazione della crisi il 7 di agosto, i giorni che verranno sono invece un’incognita sulle modalità e sui tempi di una eventuale crisi, da fare a Camere chiuse. E qui c’è uno snodo cruciale che riguarda il ruolo del capo dello Stato. Tra i 5 Stelle circola la data del 13 ottobre per il voto anticipato: tutti sanno che le richieste di Salvini sono, e saranno, “inaccettabili”. Il che significherebbe, calendario alla mano, che le Camere dovrebbero essere sciolte entro il 20 agosto. Crisi, consultazioni, scioglimento e indizione dei comizi elettorali in 15 giorni. Tutto qui, però, ruota attorno a una questione: la crisi verrà o meno “parlamentarizzata”?

 

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Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella

 

Il capo dello Stato riterrà necessario rispedire il governo alla Camere per verificare se goda, o meno, della loro fiducia, oppure si limiterà a formare un governo di transizione (‘balneare’, di fatto) che porti il Paese a urne anticipate senza ascoltare le Camere e, dunque, aprendo una crisi extraparlamentare?

 

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Il ministero del Viminale

 

Al momento sono troppe le incognite, a partire dal “che farà Conte” (si dimetterà e basta o chiederà di andare alle Camere?), ma un fatto va registrato. Se un governo cade in Aula, di prassi, è quello stesso governo che, resta in carica per il disbrigo degli affari correnti e porta il Paese al voto. Cioè, si andrebbe alle elezioni con Salvini al Viminale e quindi da controllore dell’intero sistema di voto.

 

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Salvini in Tour

 

Per andare al voto con un Viminale più “neutro”, a garanzia di tutti, è necessario che ci sia un “governo elettorale” che traghetti il Paese alle urne in modo ordinato, si pensa giustamente al Colle. Ecco perché, dunque, è meglio – o sarebbe meglio – che Conte non vada in Aula, nei desiderata del Quirinale. Poi, a sera Salvini va a palazzo Chigi, parla con Conte e spunta l’ipotesi del rimpastone, l’assemblea dei Cinque stelle slitta alle dieci di sera fino a che viene sconvocata. Il senso dell’editto di Sabaudia è chiaro: o rimpastone o voto, e cioè ‘o fate tutto quello che dico io sempre o addio’.

 

I passaggi formali di una eventuale crisi di governo

I passaggi formali di una eventuale crisi di governo

I passaggi formali di una eventuale crisi di governo

 

Ma quali sono tutti i passaggi e tutti gli step che, dal giorno della crisi di governo con le dimissioni formali del presidente del Consiglio, portano fino a nuove elezioni politiche? Sono disciplinati dalla Costituzione, da leggi ordinarie e dalla prassi istituzionale ormai consolidata. E la crisi più pazza del mondo si potrebbe davvero aprire in pieno agosto, con gli italiani, parlamentari in testa, in ferie?

Il Capo dello Stato ha fermato le sue, di ferie, che dovevano iniziare ieri, a data da destinarsi, ma le Camere sono chiuse e i normali lavori d’aula ripartiranno solo dal 9 settembre. Una crisi di governo in piena estate non si era mai vista e in autunno in Italia non si vota dal… 1919.

 

elezioni politiche anticipate

Le elezioni politiche anticipate

 

Nulla, in teoria, osta a elezioni politiche anticipate in qualsiasi data vengano fissate. Conta solo la volontà di uno dei partiti della maggioranza (la Lega?) di togliere la fiducia al governo che sostiene e alla scelta del Capo dello Stato di indire nuovi comizi elettorali, una volta verificata l’impossibilità di far nascere un nuovo governo, tentativo che il Colle compirà comunque, questa è una certezza, anche se è molto probabile non vada in porto.

 

La caduta del governo Prodi

La caduta del governo Prodi

Una crisi di governo si può innescare in due modi: per via parlamentare (il governo viene battuto in Aula, come è successo al I e al II governo Prodi) con un partito di maggioranza che lo sfiducia, o per via extraparlamentare, come è quasi sempre accaduto, nella storia della Repubblica. In entrambi i casi, il presidente del Consiglio ne prende atto e sale al Colle per rassegnare le dimissioni. Nel primo caso si va al voto, mentre solo nel secondo caso, può chiedere di verificare se gode ancora della fiducia delle Camere: si chiama ‘parlamentarizzazione’ della crisi.

 

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Matterella e Conte

 

Conte potrebbe chiedere a Mattarella di seguire questa via: il voto sulla Tav non impegnava il governo che, invece, nel voto di fiducia sul dl Sicurezza bis, ha preso 160 voti, uno sotto la maggioranza assoluta (161), ma comunque fiducia. Il governo potrebbe ‘salvarsi’ con un mini-rimpasto di governo (via Toninelli, per dire), senza neanche passare per le Camere, o con un rimpasto vero e proprio (due o più ministri che cambiano, cioè la richiesta fatta da Salvini), ma qui scatterebbe la richiesta di Mattarella, a Conte, di formalizzare il rimpasto con un passaggio alle Camere per verificare se gode ancora della loro fiducia e sostegno.

 

Se ne parlerebbe, in questo caso, a settembre, non prima

Se ne parlerebbe, in questo caso, a settembre, non prima

Se ne parlerebbe, in questo caso, a settembre, non prima. Se, invece, la crisi fosse insanabile e, esauriti altri tentativi, non vi fosse che il ricorso alle urne, lo scenario cambia. Il Capo dello Stato, sentiti i presidenti delle Camere e dopo le consultazioni di rito, anche brevissime, indice le elezioni.

 

I tempi necessari e improrogabili per votare a ottobre

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La facciata principale di Palazzo Montecitorio, a Roma, sede della Camera dei Deputati

 

Il tempo minimo che deve intercorrere necessariamente dal giorno dallo scioglimento delle Camere alle urne è di 45 giorni mentre quello massimo è di 70 giorni, ma il Viminale se ne prende sempre, di solito, 55/60 da quando votano gli italiani all’estero che richiedono più complesse operazioni di voto.

 

decreto del Presidente della Repubblica

decreto del Presidente della Repubblica

 

A quel punto, il Cdm si riunisce per approvare il dpR (decreto del Presidente della Repubblica) con cui viene fissata la data del voto. Ma il cdm di quale governo? In teoria, come è prassi, quello dimissionario, cioè Conte, ma si dice che Mattarella imporrebbe un governo tecnico (che, dato il periodo, sarebbe un “governo balneare”) per portare il Paese al voto ‘in modo ordinato’ ed evitare che i partiti oggi al governo (M5S e la Lega, che ha il Viminale) gestiscano il procedimento elettorale.


Sarà così? Si vedrà…

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Ferragosto, le Camere dovrebbero essere sciolte a ridosso di questo periodo

 

Per la data del voto, invece, bisogna considerare le possibili ‘finestre’ elettorali utili per votare dopo l’estate. Sono, di fatto, tre. La prima è il 13 ottobre, ma è implausibile: le Camere dovrebbero essere sciolte a ridosso di Ferragosto. Per votare il 20 ottobre, le Camere vanno sciolte subito dopo Ferragosto, tra il 20 e il 22 agosto. Infine, per votare l’ultima domenica di ottobre, il 27, le Camere potrebbero essere sciolte, al più tardi, il 27-28 agosto.

Si può andare avanti così, nel fare di calcolo, ma è chiaro che, più ci si inoltra nell’autunno e più le elezioni si allontanano. Il problema è che, il 12 settembre, in aula alla Camera, va in ultima lettura la riforma Fraccaro che abbisogna di almeno sei mesi. Per votare, se ne riparlerebbe a giugno del 2020.

 

L’altro timing decisivo, quello della manovra economica

Manovra economica 2020

Manovra economica 2020

 

Da non dimenticare il timing della manovra economica, cioè la Legge di Stabilità del 2020. La tempistica di eventuali elezioni in autunno dovrebbe, infatti, tener conto anche delle scadenze legate alla sessione di Bilancio. A settembre, alla ripresa dell’attività parlamentare e governativa dopo la pausa estiva – sempre che l’esecutivo non cada prima – ad attendere il governo ci sarà la Nota di aggiornamento al Def che va presentata alle Camere entro il 27 settembre.

 

Documento programmatico di Bilancio

Documento programmatico di Bilancio

 

Il Documento programmatico di Bilancio, ovvero l’ossatura della manovra economica, va invece inviato alla Commissione Ue entro il 15 ottobre, mentre la Legge di Bilancio vera e propria deve essere presentata alle Camere entro il 20 ottobre. Scadenze che, sulla carta, presuppongono l’esistenza di un governo in carica, pieni poteri, la forza di varare la manovra e ‘contrattarla’ con la Ue.

 

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La sede del Parlamento europeo di Bruxelles vista dall’esterno.

 

E’ possibile chiedere all’Europa una ‘dilazione’ dei tempi del Documento programmatico di Bilancio, giustificata proprio dalla crisi di governo e dalle elezioni (la manovra deve essere approvata entro il 31 dicembre), ma solo se dalle urne uscisse una maggioranza ben definita che in poche settimane porti alla nascita del nuovo esecutivo. Altrimenti, servirebbe un lasso di tempo più lungo per consentire le normali trattative tra forze politiche così da arrivare alla nascita di un nuovo esecutivo.

 

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Foto di gruppo durante il giuramento del governo Conte al Quirinale, Roma, il 1 giugno 2018 (foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

 

E’ stato il caso del governo Conte: dal giorno delle elezioni al giuramento sono trascorsi tre mesi. La scadenza che, tuttavia,  resta tassativa è quella del 31 dicembre, data entro cui il Parlamento italiano deve approvare la legge di Bilancio per evitare l’esercizio provvisorio dei conti pubblici dello Stato, vera iattura per il Paese.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato in esclusiva per questo blog l’8 agosto 2019