“Ottobre è vicino!”. La crisi di governo si consuma in un giorno, Salvini rompe, Conte s’indigna. Si va a votare

“Ottobre è vicino!”. La crisi di governo si consuma in un giorno, Salvini rompe, Conte s’indigna. Si va a votare

9 Agosto 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Una crisi di governo rimasta nell’aria per l’intera giornata precipita a sera nella sua ineluttabile fine: il voto anticipato.

 

E’ fatta, si vota a ottobre. Non era mai successo prima…

Votazioni ad ottobre

Votazioni ad ottobre

 

In Italia si voterà in ottobre – in una domenica compresa tra il 13, il 20 o il 27 ottobre, dipende da quando verranno sciolte le Camere, servono almeno 55 giorni (tra i 45 di minima e i 70 di massima, a far data dal giorno dello scioglimento del Parlamento per indire i relativi comizi elettorali – il che non succedeva dal 1919, elezioni pre-repubblicane e in cui fecero il loro esordio i Fasci di combattimento di Benito Mussolini, ma che segnarono l’affermazione dei partiti di massa PPI e PSI.

Salvini come Mussolini?

Salvini come Mussolini?

Altre epoche, un’altra storia. Il leader leghista, Matteo Salvini, chiude, con una nota, ogni illazione su presunte tentazioni di ‘rimpastone’, che pure sono corse per tutto il giorno, dopo essersi chiuso, per un’ora, a palazzo Chigi, con il premier, ormai dimissionario, Giuseppe Conte. “Andiamo subito in Parlamento, una maggioranza non c’è più, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori intima il vicepremier al premier.

conte salvini

Sfida Salvini, Conte

Anche a costo di richiamare i parlamentari dalle vacanze”, aggiunge Salvini, che poi in serata, da Pescara, inviterà – anzi, sfiderà – i parlamentari a “venire in Aula la prossima settimana” per “giustificare lo stipendio che prendono”. Una sfida in piena regola, quella di Salvini, che vuole così provocare i 5Stelle, ma soprattutto accelerare il più possibile la ‘pratica’ voto, rendere effettive le urne il prima possibile.

 

Le Camere sono chiuse, ma verranno riaperte presto…

Il Governo Craxi

Il Governo Craxi

Sembra impossibile, visto che le Camere sono chiuse (fino al 2 settembre le commissioni e fino al 9 l’Aula, in teoria), ma si può fare. E c’è pure il precedente: per riconfermare la fiducia al I governo Craxi le Camere furono riconvocate in un battibaleno, nel giro di 48 ore, il 13 agosto 1983.

Conte da Mattarella

Conte da Mattarella

E dire che, il povero Conte, le ha provate tutte per evitare l’inevitabile: di mattina presto era salito al Colle per spiegare a Mattarella, che lo attendeva speranzoso, lo ‘stato dell’arte’, assicurandogli che “ci sono ancora dei margini per trattare con la Lega”. I 5Stelle anche già alambiccavano su un Conte bis, la riscrittura del contratto di governo, quante teste di ministri ‘sgraditi’ (Toninelli, Trenta, Costa, Bonafede, persino Tria…) offrire alla fame di Salvini, pur di saziare la ‘bestia’ feroce.
Tutto inutile, però.

Salvini dice addio a Conte

Salvini a Conte: “Non me ne volere –gli dice – ma il tuo governo è arrivato al capolinea”

Conte mette sul piatto persino la flat tax, oltre che la ‘testa’ di molti suoi ministri, ma Salvini non abbocca: Non me ne volere –gli dice – ma il tuo governo è arrivato al capolinea”.

 

Conte mette sul piatto di tutto, Salvini apre la crisi lo stesso

Salvini dal capo dello stato Mattarella

Salvini dal capo dello stato Mattarella

Salvini non si lascia abbindolare, tetragono. Si chiede anche perché, formalmente, Mattarella non la apra lui, la crisi, dando vita a consultazioni formali al Colle. Forse digiuno di diritto parlamentare, Salvini non sa che non può essere il Colle ad aprire la crisi, ma il presidente del Consiglio, dimettendosi, o un partito di maggioranza, ritirando i suoi ministri, la ‘delegazione’ di governo.

Il colloquio decisivo tra Conte e Salvini

Il colloquio decisivo tra Conte e Salvini

La crisi resta avvolta nel limbo per ore, fino al colloquio decisivo tra Conte e Salvini con Di Maio chiuso nella sua stanza perché “quell’altro” si rifiuta anche solo di vederlo. 

Quirinale, lo studio del Capo dello Stato

Quirinale, lo studio del Capo dello Stato

Al Colle, dove pure sanno che “il governo già non c’è più, la crisi non è formale, ma sostanziale”, preparano lo studio della Vetrata, dove – forse già nella prossima settimana – si terranno le consultazioni di rito, quelle formali, ma sola una volta che, cioè ‘dopo’ che, il premier e il suo governo si sarà dimesso, a questo punto davanti alle Camere, e avrà incassato una prevedibile sfiducia da parte della Lega e una altrettanto prevedibile fiducia dell’M5S, che però non basterà.

 

Al Quirinale, dopo Conte, sale Fico (la Casellati è in ferie…)

Conte sale al Quirinale

Conte sale al Quirinale

Intanto, sale al Quirinale, dopo Conte, il presidente della Camera, Roberto Fico, mentre la presidente del Senato, Casellati – poverina – “è fuori Roma” e non se la sente di interrompere le vacanze, ma è semprein contatto col Colle” (sic). Il vero braccio di ferro si consuma sulla ‘parlamentarizzazione’ della crisi: Conte vuole farsi sfiduciare ‘davanti al Paese’, cioè dalle Camere, il Colle acconsente, Salvini nicchia. Poi, appunto, il colloquio decisivo: Salvini accetta che Conte vada, ma “al più presto”, cioè anche prima di Ferragosto, davanti alle Camere e Conte capisce che il governo è finito.

Roberto Fico

Roberto Fico sale al quirinale da Mattarella

Nella nota ufficiale della Lega si chiarisce: “Inutile andare avanti a colpi di NO e di litigi, come nelle ultime settimane, gli Italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di ‘Signor No’. Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni” è l’epitaffio di Salvini sull’alleanza gialloverde e sull’operato del governo guidato da Conte.

Di Maio ci prova: “le Camere votino il taglio dei parlamentari”

Montecitorio_Camera_dei_deputati

Vista dall’alto dell’aula di Montecitorio

A stretto giro arriva la replica di Di Maio, che in sostanza dice “siamo pronti”, “non abbiamo paura” delle urne: “Noi siamo pronti al voto, la Lega ha preso in giro Paese, Della poltrona non ci interessa nulla e mai ci è interessato”.

Locuzione latina

In cauda venenum è una locuzione latina il cui significato letterale è «Il veleno [è] nella coda»

Ma si registra, nella nota di Di Maio, anche una in cauda venenum: “Prima votiamo il taglio dei parlamentari. C’è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. E’ una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l’opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto”.

 

Ma la Lega non ha mai voluto far passare la Fraccaro

Riccardo Fraccaro

Riccardo Fraccaro

Il capo grillino chiede, cioè, di anticipare il voto sul ddl costituzionale per il taglio dei parlamentari, la cd. Riforma Fraccaro, voto già calendarizzato per il 12 settembre nell’aula della Camera dei Deputati. Un voto che la Lega non vuole affatto: Salvini vuole andare alle urne facendo il pieno dei parlamentari su 945 scranni totali e non su quelli della riforma (600, -345).

Rosatellum_dummies

Il sistema elettorale Rosatellum “for dummies”

La richiesta di Di Maio, peraltro, banalmente, è impossibile: le Camere verranno convocate solo per l’atto di sfiducia al governo, mica riprendono la loro ‘normale’ attività legislativa, non avranno altri punti all’ordine del giorno oltre che quello. Quindi, per la riforma Fraccaro, se ne parla un’altra volta: ‘altro giro, altra corsa’. Il prossimo Parlamento, che segnerà la nascita della XIX legislatura repubblicana (la XVIII verrà ricordata come la più breve di tutta la storia: un anno e pochi mesi, un record che, probabilmente, sarà imbattuto), verrà eletto, ancora una volta, con 945 parlamentari (630 deputati e 315 senatori, più i sei senatori a vita, cioè 321), e si voterà con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum (un mix composto da tre quarti di seggi eletti con il sistema proporzionale sulla base di collegi plurinominali e un quarto di collegi uninominali con il maggioritario secco).

 

Di Battista sputa fiele, il Pd assicura che “è pronto”

Di Battista attacca Salvini

Di Battista attacca Salvini

Attacca Salvini a testa bassa Alessandro di Battista, che rispunta fuori – voglioso di prendere le redini del Movimento in vista delle urne e candidarsi lui a premier, dato che difficilmente Di Maio potrà farlo di nuovo – via Facebook: “Questo politicante di professione (Salvini, che non nomina, ndr.) manda tutto all’aria per pagare cambiali a parlamentari terrorizzati dal taglio delle poltrone o agli amici del ‘suocero’ Verdini. Se la fanno sotto per la riforma della prescrizione che entrerebbe a breve in vigore”.

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

Si dicono pronti alla sfida delle elezioni sia Forza Italia, che spera di essere inglobata nel ‘nuovo’ centrodestra a trazione salviniana (e meloniana) che, ovviamente, Fratelli d’Italia, ma anche i dem.

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Con un post su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, assicura: “Siamo pronti alla sfida. Nelle prossime elezioni non si deciderà solo quale governo ma anche il destino della nostra democrazia, della collocazione internazionale del nostro Paese. Il Pd chiama a raccolta tutte le forze che intendono fermare idee e personaggi pericolosi. Da subito tutti al lavoro, insieme, per fare vincere l’Italia migliore”.

Matteo Renzi

Renzi pensa ad un partito tutto suo

Zingaretti lancia anche un ‘appello’ a Matteo Renzi affinché “ci affianchi in questa battaglia”, ma l’ex leader pensa già di mettersi in proprio e di lanciare un partito tutto suo.

Salvini andrà da solo, al massimo con la Meloni…

Salvini e la Meloni

Salvini e la Meloni

Ma se il centrosinistra proverà a mettere insieme i cocci di vecchie alleanze ormai quasi estinte (da Mdp a LeU-SI) a sinistra fino ai centristi cattolici e moderati al suo centro, il leader del Carroccio non solo ha già in mente un giro per tutte le provincie del Paese, ma sogna una corsa in solitaria, spinto più che mai dai sondaggi che fin dal mattino compulsa nel suo studio al Viminale. “Siamo al 38%, ma in due mesi di campagna elettorale possiamo toccare il 40%”. esulta con i suoi. Il dado è ormai tratto.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Non a caso, a sera, a Pescara, ripeterà con insistenza che non ha nostalgia “di governi del passato”, che è un chiaro riferimento agli esecutivi di centrodestra di vecchio conio, quelli con Silvio Berlusconi. Forse solo la Meloni si ‘salverà’ ed entrerà nell’alleanza, ma Forza Italia forse no.

 

Il protagonista della crisi, ora, diventa Mattarella

Il protagonista della crisi, ora, diventa Mattarella

Il protagonista della crisi, ora, diventa Mattarella

A questo punto, però, il protagonista della crisi diventa uno solo, Mattarella: darà vita – questo è il pronostico che fanno molti – a un governo che si potrà definire non ‘balneare’ (ce ne sono stati, nella storia repubblicana, ma segnavano solo il passaggio tra un governo e l’altro), ma ‘elettorale’, nel senso che si limiterà a traghettare il Paese alle urne. Esempi di governi del genere, invece, nella storia, ce ne sono assai pochini. Il Colle, però, non vuole che siano Conte (e, soprattutto, Salvini, dalla postazione del Viminale) a governare e a gestire il processo elettorale (presentazione di simboli, liste, candidati). Si tratterà, dunque, non di un governo ‘tecnico’ e neppure, tantomeno, di un ‘governo istituzionale’ o ‘del Presidente’, ma di un governo ‘di minoranza’, che cioè nascerà già morto, in quanto privo della fiducia delle Camere e che, quindi, non potrà fare che quasi nulla. 

manovra_economica_simbolo

La Manovra Economica

Per fare la manovra economica bisognerà, dunque, aspettare il nuovo governo che, se tutto va bene, non arriverà prima di metà novembre. Infatti, dal giorno del voto – anche ove si tenesse a metà o fine ottobre – devono passare almeno 20 giorni fino all’insediamento delle nuove Camere, poi bisogna eleggere i nuovi presidenti di Camera e Senato e, nel frattempo, formare i gruppi parlamentari, senza i quali è impossibile dare il via alle consultazioni per formare un nuovo governo.

 

Il rischio concreto dell’esercizio provvisorio dei conti pubblici 

Documento programmatico di Bilancio

Documento programmatico di Bilancio

 

Il rischio di sforare il 31 dicembre e di dover ricorrere all’esercizio provvisorio dei conti dello Stato si fa concreto. Di certo, verranno ‘sforati’ tutti gli impegni con la legge di Bilancio e con la manovra economica da presentare alla Ue: il 27 settembre, data di presentazione del Def, il 15 ottobre, data in cui si manda la Legge di Stabilità a Bruxelles e il 20 ottobre, quando inizia la sessione di bilancio che, di solito, si conclude sotto le festività di Natale proprio per evitare l’esercizio provvisorio.

La tempesta valutaria e le fibrillazioni dei mercati e delle Borse sono già in arrivo

La tempesta valutaria e le fibrillazioni dei mercati e le Borse sono già in arrivo

La tempesta valutaria e le fibrillazioni dei mercati e delle Borse sono già in arrivo, e aumenteranno…


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo blog il 9 agosto 2019